“ Ci vuole coraggio!”
Andrè mi guardò di soppiatto quasi a non volermi ferire con quella sua affermazione dai toni decisi.
“ Ci vuole coraggio Lu, lo sai bene! “
Lo fissai. Seppur avesse oltrepassato la quarantina solo da qualche mese, ai miei occhi parve tristemente invecchiato. La sua vita negli ultimi anni era stata una collezione pressoché infinita di scatole cinesi ciascuna delle quali ne conteneva una più piccola, e poi un'altra ancora, ed ognuna di quelle scatole in fondo era solo un contenitore vuoto.
Lo scrutai ancora. Poi mi girai lasciandolo alle mie spalle, feci qualche passo e mi soffermai a pensare a cosa rimanesse di lui e di quella vita. Gli innumerevoli fogli sparsi sul tavolino del soggiorno ne erano la risposta. Qualche multa non pagata, le ricevute dell'affitto, quelle del gas e gli infiniti esami di una malattia il cui nome gli era rimasto marchiato sulla pelle. Ecco cosa restava di lui, pezzi di carta anonimi e dalla calligrafia fredda, qualche spicciolo ed il sogno di una vita diversa, ero quasi certo che non potesse amare tutto ciò.
“ Ci vuole coraggio!”
Lo sentii ancora una volta ribadire e mi sforzai di capire a cosa si riferisse.
Andrè lo conosco fin dalla nascita, è un uomo tranquillo, senza troppi grilli per la testa. Dei primi anni passati insieme ho un ricordo molto vago, ricordo bene però gli anni dell'adolescenza e dei primi amori. Lui da subito a cercare il grande amore, la donna perfetta, sempre così critico nei miei confronti, che invece genio e sregolatezza, a dire il vero più sregolatezza che genio, ero pronto a buttarmi a capofitto su ogni preda.
Mi pare di sentirle ancora le sue parole “Lascia perdere non è per te“ e valeva per ogni donna che incontrassi. Si dilettava a darmi lezioni di vita, di quella vita che lui riteneva adeguata. Una vita di contegno. Poi però ogni tanto succedeva che entrambi ci si innamorava della stessa dama ed allora erano battaglie, anzi direi vere e proprie guerre fratricide. Nulla era lasciato al caso. Ognuno con le proprie mosse. Niente regole. Nessun limite. Questo lo avevamo stabilito fin da subito con un patto inossidabile. Un patto di sangue. Avremmo sempre lasciato il libero arbitrio.
Ah che magnificenza il libero arbitrio!
Quante vittorie vanto. Già perché le donne, lo sapete tutti, amano i bastardi.
“Vero Andrè?” Sghignazzai.
Non rispose. Dovevo averlo toccato nell'animo.
Credo si ricordi ancora di quando, in un momento di follia, gli mandai a puttane, per una piccola ed insignificante ragazzina..
“ Zitto! “
“ Fai silenzio! “
“ Non è storia che si può raccontare.”
Andrè con la sua voce bassa mi zitti.
Stavolta capii che l'avevo ferito. Avevo toccato il suo orgoglio. L'orgoglio di un uomo saggio.
Avevo riportato alla memoria uno squarcio indelebile. Il sogno spezzato di una vita morigerata. Il sogno di una vita attesa, agognata, desiderata. La sua vita. Sono un maestro in questo e Andrè lo sa bene. Amo distruggere. Sono nato per distruggere. Vite, cuori, famiglie, qualunque cosa, è come se un demone si fosse impossessato di me, della mia anima e ne tiri da sempre i fili. In fondo però il lavoro sporco l'ho sempre fatto io.
“ Chi ci ha messo sempre la faccia? “
“ Chi raccoglieva le lacrime dei rifiuti? “
“ Chi si sbracciava alla ricerca di nuove emozioni ? “
“ Chi sudava dentro le lenzuola? “
Mi guardò con aria compassionevole, non so se mi avesse mai perdonato per quella follia, ma un patto è un patto, e nel mio cuore sapevo che non poteva fare a meno di me. La sua esistenza sarebbe stata altrimenti, un'inutile e noiosissima routine.
Io l'ho svezzato, portandolo sull'uscio dei migliori vizi.
“ Chi credete che gli abbia mai insegnato l'arte amatoria ? Ed i piaceri della carne? Ed Il fumo, l'alcool.... e le puttane?“
Fosse stato per lui non avremmo mai apprezzato il gusto di un Mojito.
“ Ci vuole coraggio.” Ancora una volta si rivolse a me.
“ Che ne sai tu del coraggio.” Sbottai indispettito. “ Io ti ho insegnato ad averne “ dissi, dopo preso dalla rabbia mi affacciai alla finestra ad ammirare il mare.
Ah! Il mare. Mi resi conto in quel momento di non aver mai imparato a nuotare.
Ebbi a pensare che forse Andrè avesse ragione. Avevo paura, ma non di morire, alla morte ci si fa l'abitudine. Tornai cosi davanti allo specchio, guardai quel viso invecchiato e capii cosa mi stesse dicendo.
“ Ci vuole coraggio per ritornare ad amare “
Un patto è sempre un patto. insieme fino alla morte mio odiato alter ego.
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