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Dove correre a Formentera? Per chi sceglie Formentera, dove andare a trascorrere una vacanza, all’insegna del relax, ma continuando a praticare sport, ha scelto bene. L’isola di Formentera è proprio ciò che ci vuole! Appartiene all’arcipelago spagnolo delle Isole Baleari ed è vicina (20 min. di traghetto) alla più blasonata Ibiza. Il paesaggio, non mostra grandi dislivelli (192 m. Max) ed è per gran parte piatto, direi che è adatto a chi fa Triathlon. Come in tutte le isole è battuta dal vento, con vegetazione bassa mista a lande desolate, terreni adibiti al pascolo, delimitati da muretti in pietra a secco. L’unico percorso, che vi consigliamo fare (io e Mommi), sotto una fitta pineta, è quello che da Calò de S.Agustì arriva fino al Mirador, in soli 100 - 150 m di dislivello e via via, di seguito fino a El Pilar de la Mola, in 5 km. Da qui, prolungando di 2 km, si può raggiungere il Faro de la Mola. Cosa importante, secondo il nostro giudizio, la maniera migliore per spostarsi sull’isola, senza stress, è la bicicletta. Sull’isola girano tutti in moto, sono molte le agenzie di noleggio, ma voi……non fatevi prendere dalla pigrizia!! E’ davvero divertente pedalare per lungo, circa 18 km da Port de Savina al faro de La Mola e largo, circa 15 km da Es Pujols al Far de Cap de Barbaria! Si evince perciò che è abbastanza facile muoversi, basta seguire le piste ciclabili e scegliere la propria spiaggia, una volta a nord e una volta a sud! Tra i percorsi da fare, dove è possibile correre, partendo da Es Pujols e ritorno, vi indichiamo il giro completo dell’Estany Pudent, grande lago salato di circa 10 km di circonferenza, metà su asfalto e metà su sterrato, dove potrete incontrare aironi, cormorani, sarghentane (lucertole) e qualche lepre che vi attraverserà il sentiero. Il percorso è molto aperto e quindi assolato; se non avete fatto tardi in discoteca, vi consigliamo di uscire presto ad allenarvi! Per allungare il ….brodo, si può fare il tratto su strada, partendo da Es Pujols, mezzo giro di lago fino a Port de La Savina, poi proseguire in direzione di un altro lago, più piccolo, Estany des Peix, considerato una riserva naturale. Seguendo il sentiero sterrato, si può anche raggiungere Punta de la Gavina, con la sua torre di avvistamento in un totale di 10 km ad andare, più 10 km di ritorno. Se si vuole evitare l’asfalto, si può sfruttare il vecchio Camì de La Mola, partendo da Sant Francesc Xavier, fino all’altezza di Calò de Sant Agustì, percorso parallelo alla strada principale che va da ovest ad est, di km 6, facendo ritorno a S.Francesc sono 12 km, oppure al ritorno si può deviare per il lago Estany Pudent, giro completo del lago, per un totale di km 26, terminando la corsa sempre a San Francesc. Terminare gli allenamenti con un tuffo nell’acqua di colore blu, di un mare caraibico, è bellissimo! Basta attrezzarsi, con zaino e riserva d’acqua, si può vivere questa esperienza ogni giorno in spiagge diverse; tra quelle a noi più care c’è Platja de Migjorn entrando da Es Arenal e Platja de ses Illetes seguendo il sentiero delle Ses Salines, entrambe frequentate da naturisti!! ….e non. Guidobaldi Massimo
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Staffetta – Pellegrinaggio Roma - Cascia
Sono nove i dipendenti del Comune di Roma che si apprestano a ricevere il saluto, sotto la statua equestre del Marco Aurelio al Campidoglio, da parte dell’Onorevole Alessandro Cochi , consigliere comunale con delega allo Sport. Presenti al via della Staffetta-Pellegrinaggio da Roma a Cascia: Tagarelli Monica, Matteotti Bruno, Guidobaldi Massimo, D’Ambrosi Fabio, Napoleone Gabriele, Tomassi Antonio, Gennaretti Alessandro, Bordi Elio e Girometti Emiliano. Dopo le foto di rito, si parte di corsa, alternandosi uno ogni ora per un lungo pellegrinaggio di circa 150 km! Ci accomuna un forte sentimento religioso che va oltre il gesto atletico. Altro obiettivo è quello di portare un messaggio di pace tra i popoli, che insieme alla bandiera italiana, viene anche manifestato indossando dei copricapo come simboli tradizionali. Siamo tutti coscienti del grosso impegno e di quali difficoltà andremo ad affrontare, ma tra noi c’è gente, come il sottoscritto, esperta in questo genere di iniziative. Tutto ciò suscita ilarità e scetticismo da parte dei colleghi che attendono la partenza! Il fisico non manca e nemmeno lo spirito. Altro scoglio da superare è come uscire da Roma, superare il traffico cittadino non è impresa da poco! Non a caso tra i partenti ci sono agenti di Polizia Municipale, che conoscono il territorio e le opportune alternative. La scelta del percorso ha avuto uno studio attento, prima di partire, proprio per salvaguardare l’incolumità di tutti. Si opta per la pista ciclabile esistente sulle rive del Tevere, che condurrà la prima frazionista, accompagnata da Tomassi in bici, Tagarelli Monica. Essi giungono a Via di Villa Spada dopo 13 km circa dal Campidoglio. I successivi frazionisti Bordi Elio, Girometti Emiliano e Matteotti Bruno in bici, si trovano a percorrere quindi parallelamente la SS.Salaria, fino alla Borgata Fidene, per poi riscendere sulla Salaria stessa. Superato il cavalcavia del G.R.A., la statale sembra abbastanza libera dal traffico veicolare e ben illuminata fino a Monterotondo Scalo. Qui il percorso non presenta rilevanti condizioni di disagio e non richiede grosso impegno fisico agli staffettisti, in quanto è sufficientemente piatto. Non è voluto, ma il primo vero tratto impegnativo capita a D’Ambrosi (memore dell’edizione 2007) che conclude la sua ora di corsa in prossimità di Passo Corese, maledicendoci! Oramai il traffico veicolare va scemando e i prossimi ad avvicendarsi sono avvantaggiati per ciò che riguarda la temperatura serale, ma non per quello che riguarda le variazioni altimetriche! E’ la volta del sottoscritto e di Napoleone Gabriele, chiamati a superare un tratto di strada molto impegnativo che va da Poggio Nativo a Poggio S.Lorenzo. La nottata scorre veloce sotto un cielo limpido e stellato, dove fanno apparizione le lucciole!! (da non confondere!)…insetti di cui a Roma, da tempo se ne sono perse le tracce. Direi più che colleghi! L’atmosfera è un’altra; sembra esserci conosciuti e frequentati da chissà quanto tempo! Nasce un’intesa quasi perfetta, ognuno di noi è pronto a dare il meglio di sé, anche senza esperienze pregresse. Da dove provengano tali energie è inspiegabile! Ci troviamo a transitare nella Valle Santa e nei territori del Cammino di S.Francesco, ma per notare i paesaggi e godere dei bellissimi panorami, si dovrà attendere le ore 4:30’, dopo che si è superati Rieti con le sue caratteristiche mura perimetrali e la zona dei Laghi Lungo e Ripasottile, sullo sfondo il Terminillo con le vette ancora innevate! Si raggiunge Apoleggia, Morro Reatino piccoli centri abitati, posti dopo interminabili salite, che solo il mitico “Pirata” Tomassi Antonio può vincere! Fortunati nella prima loro frazione di corsa, Tagarelli e Bordi assaggiano anche loro le asperità. Non ancora terminata la salita di Bordi, interviene un indiavolato Matteotti, redivivo aggiungerei, dopo aver smaltito la fatica della prima sua frazione, che gli aveva causato crampi e per questo aveva viaggiato nel furgone – ammiraglia, disteso nell’abitacolo, gambe all’aria!! Solo 7 sono i km percorsi in circa 40’, da Matteotti, arresosi poco prima della Torre del Fuscello, punto con più alto dislivello positivo (1050 m) di tutto il tracciato. Sono appena le ore 5:19’ del mattino del 22 maggio 2009 e fa anche leggermente freddo. E’ il turno di Gennaretti Alessandro che dopo aver scollinato, si lancia in direzione di Leonessa transitando sul lungo e altissimo Viadotto della Val Nerina. Al bivio per Monteleone di Spoleto, mancano 21 km per Cascia. Notiamo, dal respiro di Gennaretti, che all’esterno l’aria è davvero fredda, a confermare ciò è il sottoscritto che gli da il cambio, percorrendo gli ultimi 17 km affiancato prima da D’Ambrosi e successivamente da Girometti e Bordi. Insieme si percorre la valle di Monteleone di Spoleto e le sue fredde gole, con bei tratti di salita su tornanti di media montagna. Gli ultimi 5 chilometri in direzione di Cascia, sono tutti in discesa . Le andature aumentano ed è Matteotti, desideroso di esserci, a non tenere il passo….dopo il gran premio di montagna, lo sprint finale!!!.. L’ultimo chilometro ci sembra di non toccare il duro asfalto che ci conduce trionfanti e soddisfatti alle ore 8:41’ (dopo 13 ore circa) al centro di Cascia. Giusto in tempo, prima che per ordine pubblico, venga chiusa la strada per permettere il passaggio della processione storica, classica rappresentazione nel giorno dedicato a S.Rita.
Massimo Guidobaldi
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105 The Abbotts Way Ultra Trail Tanti sono i chiamati……pochi gli eletti!!
L’Abate Guidobalduccio da Pontremoli…un “vecchio” pellegrino (vecchio per saggezza, ma non per età) esperto in lunghe traversate, fatte soprattutto all’estero, accolse l’invito di frate Luigi Groppi da Piacenza (famoso nell’arte pasticcera), a ripercorrere l’antica “via degli abbottati”, che conduceva a Roma. Una volta giunti in Piazza del Campidoglio (si racconta fossero le 3 di notte) dove era posto il convento dei frati francescani, il priore Fra’ Massimo li ospitò nel grande refettorio, per gustare e dividere con gli altri confratelli tutto quello che erano riusciti a racimolare di mangereccio lungo il tragitto (abbottati, perché appartenenti all’ordine dei frati cercatori, famosi per le loro abbuffate anche in tempi di carestia!). La storia narra che il frate terziario Elio dai “Racconti” Piccoli (da non confondere con Elio e le storie tese!), parlò a Luigi di un nuovo percorso in Lunigiana da fare a ritroso, da Pontremoli a Bobbio, dalla Toscana all’Emilia-Romagna di 125 km su sterrate, pietraie, sentieri fangosi e molto spesso con forti dislivelli. …….non si sa bene quali peccati dovesse espiare, ma il Guidobalduccio volle comunque provare questa nuova esperienza. Incontrò, proprio nel castello di Pontremoli, altri viandanti e fratelli provenienti da varie regioni, che vollero incamminarsi insieme a lui……..
……Anno 2009 …….Luigi Groppi mi ha parlato di una gara di 125 km in due tappe che si svolge da Pontremoli a Bobbio e che ripercorre tratti della Via Francigena, la via fu attraversata nel medio evo dagli Abati irlandesi per raggiungere Roma, ma utilizzata anche per gli spostamenti fra i loro possedimenti monastici. L’organizzatore Elio Piccoli è un suo amico e dopo qualche e-mail per richieste e informazioni varie sulla gara, mi ritrovo a partire da Roma insieme ad altre 20 persone, incuriosite. La formula prevedeva due tappe, una da 65 km e una da 60 km, da fare anche a staffetta in coppia. Il primo maggio c.a. a Pontremoli, dopo aver ritirato i numeri di pettorale e i pacchi gara, prendiamo posto per dormire su letti a castello, nelle sale dello stesso castello di Pontremoli (che bel giochino di parole!?). Il giorno seguente, circa 170 concorrenti sono pronti a partire. Saranno 13 le ore di tempo massimo, per portare a termine la prima tappa. Qualcuno di noi è un po’ preoccupato, forse è un tempo troppo stretto! Il percorso della prima tappa prevede subito qualche km di salita su asfalto; il panorama su Pontremoli e la sua rocca è stupendo. Mi sembra però di notare una certa eccitazione da parte di tutti i presenti; non credo sia il criterio e ne lo spirito giusto di affrontare una gara a tappe, soprattutto questa che prevede due ultramaratone! Mi ritrovo a correre con l’amico guerriero Alessandro Tarallo; dosare le nostre forze è prioritario, temporeggiare è saggio ed Alex ne conviene. Intanto sfrecciano i concorrenti dei team, coppie di atleti che si alternano ogni 30 km. Un impegno serio ovviamente, ma meno gravoso di chi deve farne 65 e 60 di km! Forse no tutti hanno compreso bene la difficoltà dei primi 800 m di dislivello positivo nei primi 20 km! Senza pensare ai successivi 600 m di discesa, per poi salire nuovamente per altri 600 m fino a raggiungere il 45° km. Coscienti di non trovare un terreno favorevole, per asperità e lunghezza, io e Alex, procediamo cercando di correre sui tratti di pianura e controllare l’inerzia in discesa, sulle salite, si cammina ma senza impegnarle troppo. Questo ci permette di fare attenzione alle segnalazioni sul percorso e non incorrere in errore. Proprio nei percorsi più lunghi spesso ci si deconcentra e si prende il sentiero sbagliato; come è capitato in un paio di occasioni a dei concorrenti, da noi richiamati tempestivamente. Ma pur adottando tutte le precauzioni, davanti a pietraie, zone fangose, insieme ai tratti di fitta boscaglia, dove non filtra luce solare e il fondo è ricoperto da fogliame, che nasconde sassi, rami e radici, si contano già i primi ritiri a causa degli infortuni. Le forti andature inoltre, hanno mietuto altri ritiri. Lo sforzo prodotto, la temperatura elevata, ha in certi casi condizionato le prestazioni, con casi di disidratazione e crampi. Proprio i crampi hanno costretto anche il nostro amico Alcini a fermarsi diverse volte; il nostro aiuto ha consentito a Raffaello di proseguire fino al traguardo della prima tappa, ma non di ripartire il giorno dopo per la seconda tappa. Lungo il percorso si attraversa otto fiumi e tanti altri piccoli corsi d’acqua, tutto ciò ci rallenta in qualche modo la corsa. Avere per lungo tempo i piedi bagnati comporta la formazione di vesciche. Ma l’ottima prevenzione dei precedenti giorni con Akileine, mi ha salvato da ciò. I passaggi nei borghi dei piccoli centri abitati, era per noi un momento felice e di conforto, per l’accoglienza mostrata dai residenti, che mettevano a nostra disposizione le loro prelibatezze. Nei borghi più isolati erano le fontane a ristorarci. La descrizione delle caratteristiche della prima tappa, da parte di Groppi, sono in realtà risultate non veritiere. Ci ha spiazzato anche l’altimetria, che forse faceva riferimento a quella dell’anno scorso. Per cui il dislivello totale è di 6145 m, con 3035 m positivi & 3110 m negativi. Mi ha fatto piacere percorrere un breve tratto con l’amico ritrovato Silvio Arzenton, compagno nel 2007 al Mercantour! Il nostro arrivo a Bardi è accolto in modo festoso, ma bisogna già pensare al recupero fisico e mentale. Dopo la meritata doccia e l’appropriato massaggio nella palestra comunale, si consuma il pasta party in una trattoria convenzionata con l’organizzazione; poi si va a stendere le gambe! E’ domenica 3 maggio, alla partenza della seconda tappa, mancano all’appello i nostri Carlo Ricci per via di una bronchite pregressa; Teseo Mastrangeli per una distorsione ad una caviglia; Armando Andolfi spremuto come un limone, Emiliano Adanti e Antonio Camertoni spremuti come due cedri e giunti all’arrivo della prima tappa a limite del tempo massimo, decidono per il ritiro; Enrico Lo Nigro è arrivato in 12:56’, nella prima tappa, vuole comunque esserci! Non per merito e ne per demerito….tanti sono i chiamati…..pochi sono gli eletti!!! Pochi i sopravvissuti insieme al sottoscritto: Giovanni Battista Torelli, Giovanni Baldini, GianLuca Belardini, Alessandro Tarallo e Enrico Lo Nigro. Il ritiro di Silvio Arzenton lascia intendere la durezza di questa gara! I primi 12 km con 440 m di dislivello positivo sono ben amministrati. Tutti adottano un’andatura a risparmio, per poi sfruttare la discesa che termina a Farini, altro piccolo e bello centro della Lunigiana, bagnato dal torrente Nure. Appena il tempo di fare un fugace ristoro e si riparte. Le uniche persone che condividono con me la lunga salita di 870 m di dislivello di 15 km, sono i frazionisti dei twin team. Dalla Sella dei Generali a 1300 m di altezza, per 1010 m di dislivello negativo, mi ritrovo ad avere una buona azione di corsa, ma in solitaria, perché i componenti dei team, più freschi, procedono più velocemente. La cosa che ricordo con più piacere è la grande partecipazione da parte dei concorrenti ritirati che continuavano ad incitarci, fino al ponte che collega le rive del fiume Trebbia e che conduce fino alla piazza principale di Bobbio, dove è posto il sospirato traguardo! Massimo Guidobaldi |
Maratona di Torino …una nuotata di 42 km.
Con l’aiuto del satellitare e con una carta della città molto approssimativa, io , Torelli e Flaviani, arriviamo in Piazza Castello a Torino e di là all’Hotel Fortino, dove prendiamo possesso della ns camera. Si cena abbastanza velocemente in un ristorantino, La Lampara, nelle immediate vicinanze. Siamo d’accordo con Mauro Firmani, il coordinatore dei pace makers, che ha ritirato per noi i pettorali e ci li consegnerà la domenica prima della partenza. La mattina della gara ci si sveglia sotto un cielo “nordico” tipico d’inverno. Inizia il rito della vestizione…..e ora che mi metto? ……..di solito quando piove si tende a non infagottarsi troppo e come sentenzia il buon Torelli…più roba indossi, più roba si bagna!!…quindi, aumento del carico da trasportare! Flaviani si interroga:….ma come!? Hai ancora il vecchio completino!?…..tu che sei il vice Presidente del Roma Road Runners Club, dovresti dare l’esempio! Hai ragione Nestore!….ma questo è ciò che significa essere attaccati ai colori sociali!!! Si va a fare colazione abbondante, cercando di allontanare qualsiasi crisi di fame in gara. Siamo allineati a Piazza Castello pronti a partire….e piove! Mi accorgo di una cosa….ma, Nestore! Il cip non lo hai messo!?….. Come, dov’era?…..era nella busta insieme al pettorale!…… Rilassati, fai ancora in tempo ad andare a riprenderlo…ammesso che lo trovi! E’ nella busta di carta che Giovanni ha abbandonato al centro Maratona…… Corro! Nestore riesce a partire subito dopo lo start e dopo 2 km mi raggiunge. So di non avere le stesse andature di Nestore e Giovanni, per cui mi lascio trasportare dai pace makers delle 3:45’. Andatura questa, che mi permette di parlare e non soffrire. E’ stato un piacere correre al fianco di Roberto Burtone, grande Presidente degli Amatori Castelfusano e grande lottatore. La cosa strana è che, nonostante le scarpe imbevute dall’acqua dell’insistente pioggia, mi accorgo di avere un passo piuttosto leggero. Passiamo il 21 km abbastanza compatti, si attraversa Orbassano e al 25 km provo a staccarmi dal gruppo, ma non riesco a mantenere un’andatura costante e sulla lunga salita che conduce al 27 km, vengo quasi risucchiato dal gruppo. Al termine della salita, vengo superato da due “schegge impazzite”, con cui avevo fatto qualche chilometro precedentemente…questo è un treno buono, provo ad agganciarli e sembra che la cosa riesca. Mi mantengo alle spalle lasciando loro l’iniziativa di condurre. Non so cosa sia successo e a cosa devo questa immediata reazione, ma so solo che le gambe tengono il ritmo e vado senza accusare problemi fisici. La temperatura fresca, ci permette di proseguire, senza sosta ai ristori. Al 30 km chiedo:….ma è tutta in discesa?….da questo momento in poi, sì!….rispondono. Scatta così, una molla ( credo fosse di acciaio armonico) che mi carica. S’avanza senza profferire parola, la respirazione è regolare e le spalle rilassate. Origliando, i due che mi precedono confrontano i tempi….stiamo viaggiando a 4’50” al km!! Il gesto atletico è notevole, la progressione è micidiale, non si evita più neanche le pozzanghere …dritti verso il traguardo, sempre più vicino….. leggo 3:37’!…non ci posso credere! Non vi dico l’emozione. Segue l’abbraccio finale, in particolare con Battigalli Vincenzo, con cui ho prodotto lo sprint adrenalitico!!! Disconosco quali siano state le impressioni di Giovanni Battista Torelli e di Nestore Flaviani, ma i commenti a fine gara danno: Torelli chiude in 3:08’ con problemi di stomaco quasi sul finire; Flaviani ha amministrato bene la sua gara, nonostante il nervosismo iniziale e un altro contrattempo che ha avuto con il chip (rilevatore di real time), perso in corsa poiché allacciato male sulla scarpa. La cosa divertente è che Nestore ha fatto dietrofront per recuperare il chip ( che gli avrebbero addebitato una volta smarrito)…e lo ha fortunatamente ritrovato! Con esso trova anche un bel traguardo finale con 3:19’……e piove!!!
Massimo Guidobaldi
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La zona di partenza e arrivo non risulta avere particolari problemi, in quanto è la zona di proprietà dell’Associazione Terra Nostra, un’area attrezzata per il pic-nic, presenta un manto erboso sempre molto curato, con spazio adibito al parcheggio. Quest’area inoltre,può offrire, a chi intende fermarsi dopo gara con la propria famiglia, la possibilità di mangiare, cucinando prodotti (portati da casa) propri usando i bracieri e la legna a disposizione. IMPORTANTE! Chi si presenterà dopo la partenza della gara, prevista per le ore 10:00, dovrà pagare l’ingresso!!
Il via della manifestazione verrà dato proprio dall’interno di questa area (5 ettari) e consentirà agli atleti di entrare direttamente nel sentiero. In caso di pioggia il fondo potrà essere umido ma compatto, per la gran parte del tracciato, fangoso ma praticabile, in alcuni punti all’interno del bosco, per effetto del passaggio delle macchine operatrici che effettuano disboscamenti e raccolta della legna da ardere. Per questo motivo, consiglio di indossare scarpe da trail running, con grip o suola molto scolpita. Se non ci saranno piogge, allora tutto sarà più facile a parte il dislivello di 1087 m. (560m + / 527m -) che caratterizza questo percorso. Con il satellitare sono riuscito a misurare 18 km. Le segnalazioni saranno realizzate con nastro bianco/rosso di Mater-bi (biodegradabile) e bandierine rosse conficcate nel terreno.
Punti difficili del percorso: la salita da Valle Manciola all’ex Casale dei Guardiani; la salita a Colle Iano di circa 1 km; la salita al Maschio delle Faete dalla Madonnella, di circa 1km ; il tratto di cresta sui Monti delle Faete con presenza di rocce, comprendente una breve arrampicata; la discesa sul sentiero del Monte Sarapullero, verso la fine del percorso, caratterizzata da pietre di lapillo arrotondate, coperte dal fogliame. Anche fuori da questi punti, il percorso non permette distrazioni!! Per questo tengo a precisare che chiunque, durante la gara percorresse più di 300 metri senza trovare segnalazioni, è pregato di tornare indietro nell’ultimo punto segnalato o di controllo, dove gli saranno date nuove indicazioni. Alla partenza vi sarà consegnata una piccola road map, carta dettagliata del percorso con alcune segnalazioni e caratteristiche. Fatene tesoro!
Alla gara è stato dato un tempo massimo per concluderla che è di 3:00’! Dopo questo tempo limite non saranno garantiti ne i ristori e ne l’assistenza in caso d’infortunio.
Massimo Guidobaldi |
Ciao Massimo,
Vincenzo Castellano volontario dell' Ecomaratona del Ventasso ventasso@gmail.com
Avrete visto che sull'ultimo numero di Runners World si parla proprio della raccolta di scarpe e fa riferimento ad una associazione Soles4souls.org . Ma non c'è solo questa; One World Running distribuisce scarpe in Africa, Haiti e CentroAmerica (oneworldrunning.blogspot.com). C'è anche Sole Responsibility che invia scarpe usate in Rwanda (soleresponsibilty.org). Infine la stessa La Sportiva in Colorado, ha organizzato una distribuzione e riuso di scarpe per gli homeless (Sportiva.com). La fonte di queste notizie sono prese dalla rivista specializzata americana TrailRunner.
Massimo Guidobaldi |
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