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Gli islandesi si svegliano esterrefatti
Post n°1732 pubblicato il 16 Maggio 2016 da namy0000
“Il 7 ottobre 2008, gli islandesi si svegliano esterrefatti. I supermercati sono vuoti. Dall’inizio dell’anno, la corona islandese ha perso la metà del suo valore rispetto all’euro e i prezzi sono saliti vertiginosamente. Le aziende hanno chiuso. Le banche sono crollate. In pieno caos, il governo è stato costretto a decidere: abbandonare le banche o abbandonare la popolazione? Il primo ministro Geir Haarde approva una legge d’emergenza con cui lo Stato prende il controllo del sistema bancario per proteggere i conti degli islandesi. ‹‹Che dio ci benedica››, si lascia sfuggire. Per la prima volta in 25 anni, un paese dell’Europa occidentale chiede aiuto al Fondo Monetario Internazionale. L’Islanda è isolata dal mondo. Il crollo del 2008 crea un’opportunità inattesa. ‹‹Le crisi sprigionano un’energia speciale. È il momento di cambiare››. La situazione è terribile. Superato il trauma, nel Paese qualcosa comincia a muoversi. Gli islandesi si ritrovano negli atelier, ai concerti, alle terme. Da 12 secoli sopravvivono sulla loro isola ghiacciata. Sono 320.000, come una grande famiglia. Il loro Paese è il più felice al mondo, sono ottimisti per natura. Scottati dal fallimento, vogliono riprendere il controllo della loro storia, ridare forza a una democrazia in crisi. Birgitta Jónsdóttir, dopo un’adolescenza punk, la crisi del 2008 l‘ha convinta a impegnarsi in politica. Oggi è in testa ai sondaggi con il Partito pirata, e se diventerà premier promette una rivoluzione. La situazione resta difficile. Con il fallimento della banca online Icesave, che ha fatto perdere 2,7 miliardi di euro ai risparmiatori britannici, il Regno Unito fa pressione sull’Islanda perché rimborsi i creditori, ma è tecnicamente impossibile. Il primo ministro britannico Gordon Brown inserisce il Paese nella lista degli stati terroristi e congela tutti i suoi beni nella City. Vengono estratti a sorte 950 cittadini che avranno il compito di definire i principi di base di una nuova costituzione. Un’assemblea costituente di 25 rappresentanti eletti redige un testo con una consultazione popolare. La nuova avventura appassiona il Paese. Su internet chiunque può dire la sua sulla separazione dei poteri, sulla trasparenza, sull’accesso all’informazione e sulla tutela dell’ambiente. Quattro mesi dopo, la nuova costituzione è adottata con un referendum. È un periodo incredibilmente pieno di iniziative e partecipazione. L’Islanda è al centro dell’attenzione. Nel 2009, Julian Assange sbarca sull’Isola in cerca di un luogo sicuro per i server di Wikileaks, e lancia l’idea di rendere il Paese l’equivalente di un paradiso fiscale per la libertà d’espressione. Birgitta ha un sussulto: nella proposta di Assange, vede un modo per dare all’Islanda una ragione d’esistere sulla scena mondiale. L’Isola ha grandi spazi per ospitare i server, aria ghiacciata per raffreddarli ed energia geotermica per alimentarli quasi gratuitamente. Birgitta presenta Assange al governo che, attraverso la risoluzione Icelandic modern media initiative (Immi) s’impegna a trasformare l’Islanda in un paradiso della libertà digitale. Con le sue relazioni pericolose, la sua brutale franchezza e le sue idee radicali, Birgitta vuole scuotere la politica. Nel 2013, diventato il primo produttore mondiale di elettricità per abitante, il Paese riscopre la crescita, abbatte la disoccupazione e ripaga in anticipo il prestito dell’Fmi. Nel frattempo, molti islandesi sono emigrati e quelli che sono rimasti devono fare più di un lavoro per vivere. Il Paese ha debiti per circa cento miliardi di euro, i flussi di capitale sono bloccati per stabilizzare la moneta e il sistema sanitario è in condizioni terribili. Sfinito da 3 anni di mandato, il sindaco di Reykjavik fugge negli Stati Uniti. Una vita molto difficile e travagliata quella di Birgitta, che è allo sbando, non sa che direzione dare alla sua vita. il teatro e la scrittura assorbono tutte le sue energie. Internet sbarca in Islanda con grande clamore. Le aziende del settore assumono senza sosta. Nel 1995, Birgitta comincia a lavorare per un provider e impara a programmare. Internet è una liberazione. Pubblica senza bisogno di trovare un editore e comincia a comunicare con migliaia di persone. Crea e scambia gratuitamente, mescola arte, poesia, musica, politica. Internet la salva dalla solitudine e le dà da vivere. Si rimette a scrivere, si aggrappa alle parole, trova la pace. Sono Bush e la sua reazione all’11 settembre 2001 a spingerla a entrare in politica. Armata delle sue poesie, coglie l’occasione per esprimere la sua collera contro la guerra e l’apatia generale. ‹‹Spesso mi sono chiesta perché ho sofferto così tanto. Ora lo so››” (Flore Vasseur, XXI, Francia, da Birgitta Jónsdóttir, pirata dei ghiacci, Internazionale n. 3 del 17 genn. 2016). |
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