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Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi di Gennaio 2018

Anche la Pasqua

Post n°2501 pubblicato il 29 Gennaio 2018 da namy0000
 

La preghiera per i miei poveri: tesoro che sale fino al Cielo, Avvenire, Maurizio Patriciello

29 marzo 2016

 

Anche la Pasqua di quest’anno volge al termine. È stata una giornata bella e faticosa. La mente ritorna alle ore vissute. Ho avuto la gioia di celebrare la Veglia pasquale e tre volte la santa Messa. Ho incontrato tanta gente, stretto tante mani, asciugato molte lacrime. Ho confessato e predicato. Quanta grazia! Che il Signore me ne faccia degno. I fedeli sono ritornati a casa, domani riprenderanno a lavorare. Il lavoro. L’ho visto, in piedi, in fondo alla chiesa. Luigi in settimana era disperato. È disoccupato, ha tre bambini e in carcere non ci vuole più tornare. Chiede aiuto a tutti per un piccolo lavoro. Inutilmente. Lo fissavo dall’altare. Era appoggiato al muro, la barba incolta e il viso stanco; mi ricordava il pubblicano del Vangelo. Tento di rimediare alla meglio: assicurare che non manchi il pane in casa, l’uovo di cioccolata per i bambini: piccoli aiuti, deboli argini per non far straripare il fiume. Il riposo del prete non è mai ozioso. Anche nel chiuso della sua stanzetta continua la missione. Uno alla volta gli passano davanti i volti e le storie che ha incontrato durante la giornata e si accorge che sono veramente tanti. La sfilata è aperta dai bambini. Uno spettacolo unico. Alla Messa delle 10 predicano loro; io li aiuto, li guido, poi completo. Riescono sempre a cogliere il cuore della Parola di Dio. Non riescono, però, a capire perché poche centinaia di persone debbano possedere la maggior parte delle ricchezze, rapinando ai poveri il pane da mangiare. I bambini. Credo che davanti a questi campioni di umanità dovremmo tremare tutti. Gesù quando gli toccano i bambini diventa severissimo. Poi vengono gli adulti. Li vedo ancora, seduti nei banchi o in piedi in fondo alla chiesa. Composti, seri, attenti. Ognuno con la sua storia, il suo fardello, la sua fede. Solo in paradiso sapremo quanta forza, quanto coraggio, quanta speranza, la preghiera e i Sacramenti hanno donato, nei secoli, e continuano a donare, a milioni di credenti. Eccoli, i miei meravigliosi compagni di viaggio. A quest’ ora, penso, avranno già cenato e messo a letto i figli. Magari stanno ripensando alle parole del Vangelo, o, stanchi, sono già caduti tra le braccia di Morfeo. Il pensiero che c’è un Padre che ci ama e veglia su di noi mi fa venire le vertigini. No, non siamo foglie secche abbandonate ai capricci del vento. Siamo persone create, rispettate, onorate e amate da Dio. Prego per loro. Li chiamo per nome. Ricordo al Signore i loro problemi. Tento, addirittura, di intenerire il Padre del cielo e della terra. Come Mosè mi ritrovo a trattare con lui: «È vero, Signore, Enzo ha sbagliato. Ma tu devi tener conto della sua situazione. Non ha mai ricevuto una carezza, non ha conosciuto i genitori, la vita con lui non è stata tenera». Continuo, fino a quando... non scoppio in una risata. E allora cambio tono: «Signore, che strana la mia preghiera, sembra quasi che debba ricordarti quanto sei buono. Come se i tuoi figlioli stessero più a cuore a me che a te. Meno male, Signore, che tu non badi troppo a queste cose». Nonostante la consapevolezza che Dio sa tutto, può tutto, che ha a cuore tutti, so che è importante insistere nella preghiera. Preghiera di intercessione, di rendimento di grazie, di lode. Di adorazione. Il motivo non lo so, mi sfugge. Ma non importa. Bisognerebbe chiedere ai mistici, ai teologi, ai santi. Io so solo che Dio è felice che i suoi figli si aiutino, si vogliano bene, intercedano tra loro. E li spinge verso il bene. E mette nei loro cuori il desiderio di impegnarsi. E moltiplica la speranza. E dà fiato alla carità. Mi basta. Anzi, a dire il vero, è troppo. Ho chiuso da un pezzo la porta della chiesa. Le luci sono state spente. Nel buio una lampada arde davanti al tabernacolo. Mistero della fede. Colui che dal niente ha creato le stelle e il sole è illuminato dalla fiammella di un lumino. Colui che la morte non ha potuto imprigionare si è liberamente imprigionato nei nostri cuori. Ci ama troppo, e come tutti gli amanti vuole rimanere con la persona amata. Si è fatto veramente tardi. Pasqua ha già lasciato il passo alla Pasquetta. Meglio andare a letto. Meno male che il cuore non si addormenta mai. Ne approfitto per chiedergli di ripetere al Risorto che anche noi lo amiamo. Che nostro unico desiderio è fare quello che Lui comanda solo per il nostro bene. Perché «un giorno nei suoi cortili è più che mille altrove». 

 
 
 

Al di là di quel viso

Post n°2500 pubblicato il 27 Gennaio 2018 da namy0000
 

“Al di là di quel viso, di quel signore e di quella signora, che vedo in fila per il Pane come un fiume in piena, rinchiusi nel loro XXI° secolo, sono scaglionati migliaia di ascendenti che risalgono fino alla preistoria, poi perdendo l’aspetto umano, fino all’origine stessa della vita sulla terra, dopo gli innumerevoli incroci che fanno di ciascuno una creatura unica. Qualunque ipotesi facciamo sulla strana zona d’ombra dalla quale siamo usciti e nella quale rientreremo, è sempre un errore eliminare dalla nostra mente i dati semplici, le realtà banali, eppure anch’esse così strane, che non  combaciano mai con le nostre realtà. Io li guardo nell’illusione di essere sull’argine, apparentemente in salvo. Ogni giorno, in quei volti anonimi, mi è così evidente il piccolo punto che rappresentiamo sulla Terra. Capisco così bene il nulla che siamo nel susseguirsi di secoli. Con i miei abiti vagamente più belli e l’orologio di marca, sento tutto il ridicolo di un’anima così camuffata, chi si ricorderà di ciò fra cinquanta, anzi un anno? Fin da bambino, sono nato non lontano dal Pane Quotidiano, vedevo la fila davanti a questa casa di legno, fuori dal tempo, sulla circonvallazione. Ora, di notte, ci passo spesso davanti, alla fine dei turni di lavoro, e quella medesima strada è la postazione fissa di prostitute dell’est Europa. Alcuni luoghi hanno un destino che li lega all’emarginazione, al diverso. I cosiddetti poveri o emarginati o più banalmente gli inadatti alle spietate leggi dell’esistere, hanno però affinato una diversa cognizione del tempo, sono sempre in fila, con il caldo e con il freddo, per un pasto, una doccia, un letto, una visita medica, un vestito. In alcune strutture per usufruire dei servizi è necessario sostenere un colloquio, in altre fare una tessera, gli stranieri lamentano pregiudizi nei loro confronti, gli italiani hanno paura dei clandestini che fanno gruppo e li escludono nei dormitori. I poveri esisteranno sempre, non sono meglio né peggio, essenzialmente sono meno competitivi, ognuno è artefice del proprio destino, si deve offrire loro un’opportunità, cominciando col garantire l’essenziale per vivere, senza eccessive elucubrazioni, quello che diamo è semplicemente per noi. Chi affascina sono i filosofi della strada, che per vocazione hanno scelto la panchina e la minestra della carità, sono parchi di parole e non chiedono nulla, accettano con dignità solo il necessario, ma non lo barattano con una vita scandita da obblighi di orario e di comportamento. Il prezzo di questa libertà, senza inibizioni e divieti, è duro, con domicilio la strada, i ponti, la stazione, i parchi. L’epilogo è sempre simile, riportato, alle prime gelate, nella pagina di cronaca del quotidiano locale. Del resto: ‹‹È sempre senza grande clamore che si entra ed esce da questo mondo››, dice Marguerite Yourcenar in Come l’acqua che scorre, e si è ‹‹Sempre da soli››. Ciò che cerchiamo di afferrare prima o poi ci sfugge, chi stringe la sua mano la rende vuota, solo aprendola la si rende piena” (Angelo C., da Perché vado al Pane Quotidiano?, Dic. 2014). 

 
 
 

Il tempo è compiuto

Post n°2499 pubblicato il 26 Gennaio 2018 da namy0000
 

Il Tempo è compiuto: significa “il tempo è gravido”, è pieno. I cristiani sanno che il tempo è carico delle opere di Dio, niente è banale, tutto è nelle mani di Dio Amore. Dai momenti di consolazione fino alle tribolazioni, tutto è denso di Provvidenza. La vita non è mai una struttura vuota.

“Il Regno di Dio è vicino”, nel greco del testo “arriva”, si avvicina. È lui l’attore, non sta fermo ad aspettarci, ci sta venendo a cercare.

Questa è una sapienza luminosa, quella per cui so che Dio Amore mi cerca nelle cose. Dio Amore va cercando ciò che è suo, ossia il mio cuore. Mille volte troviamo il senso di quello che ci sta accadendo solo quando finalmente accogliamo che Dio ci sta “lavorando”.

Convertitevi, alla lettera: andate oltre la vostra mentalità. Superate il vostro centro logico. La conversione è una sfida essenziale per il cuore e l’intelligenza. La conversione non è una realtà occasionale, è una chiamata continua. I nostri cuori e le nostre menti hanno bisogno di essere vivaci e flessibili, e non rigidi. È impossibile vivere felici senza conversione, (una fantastica ossessione), senza la libertà di abbandonare le proprie immobilità e assuefazioni. La vita implica lasciarsi cambiare dalle cose. Certamente ci sono delle cose non negoziabili, ma senza flessibilità e apertura, la vita diventa un bunker da difendere.

Tutti noi vediamo il mondo dalla nostra prospettiva, che non è mai definitiva – per quanto ci sembri equilibrata e matura.

 

Lasciarsi cambiare e arricchire costantemente, implicano intelligenza, maturità. (Fabio Rosini, FC n. 3 del 21 genn. 2018). 

 
 
 

Vita matrimoniale

Post n°2498 pubblicato il 26 Gennaio 2018 da namy0000
 

Nella vita matrimoniale si vivono tre momenti: l’illusione, la delusione e la dedizione. Il più bel periodo è quello della dedizione. 

 
 
 

Uno che lasciava il segno

Post n°2497 pubblicato il 24 Gennaio 2018 da namy0000
 

Giulio Rocca è stato ucciso a Jangas, nel nord del Perù, il primo ottobre 1992, gli hanno trovato addosso un foglietto: a lato c’era scritto Jesus; sul retro, la lista della spesa: 4 uova, 10 cipolle, 20 zucche… Tutto attorno, macchie di sangue. ‹‹L’aveva addosso al momento dell’uccisione. È una sintesi della sua vita: l’amore per Cristo e la concretezza del servizio ai poveri››, spiega, mentre lo mostra, Ernesto S., salesiano.

Giulio Rocca, giovane volontario originario della Valtellina, è morto all’età di 30 anni sotto i colpi dei guerriglieri di Sendero Luminoso, che hanno terrorizzato per anni il Perù.

 

È passato più di un quarto di secolo da allora, ma la sua memoria, tanto in Sudamerica come in Italia rimane molto viva. Perché Giulio è uno che lasciava il segno.  Arrivato in Sudamerica come volontario dell’ operazione Mato Grosso, si dichiarava ateo, ma, poco prima di essere ucciso, aveva espresso il desiderio di entrare in seminario. In mezzo, una ricerca spirituale autentica intrecciata al servizio appassionato ai poveri. ‹‹Inizialmente Giulio era critico verso la Chiesa, poi, via via è cambiato. Di certo era uno esigente con sé stesso e che ha cercato molto il senso della vita. Giulio era un ragazzo semplice e generoso. Praticava la povertà. Quando c’era da lavorare non si tirava indietro››. Nelle foto lo vedi sempre in jeans. Amava scherzare. Raccontava barzellette. Ma aveva il fuoco dentro. Scrisse: ‹‹C’è bisogno di tanto entusiasmo per distruggere questo mondo e costruirci sopra qualcosa di grande e di bello. Lo stesso entusiasmo che ci porta a dire con forza il messaggio dell’Omg: dare ai poveri, aiutare gli altri, dando prima le nostre cose e il nostro tempo, poi sempre di più, fino a lasciarsi mettere in croce››. È quanto è accaduto a lui: era finito nel mirino di Sendero Luminoso perché si opponeva alla violenza dei guerriglieri che volevano imporre a poveri la rivoluzione, scacciando i volontari italiani, accusati di addormentare le coscienze. ‹‹Voi siete contro la rivoluzione, la vostra religione è oppio dei popoli, perciò vi dobbiamo eliminare››. Ma Giulio non era il tipo di arrendersi facilmente. ‹‹mentre loro volevano gente sottomessa››. Per questo venne freddato. (FC n. 3 del 21 genn. 2018). 

 
 
 

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