Messaggi del 16/03/2017
“Più grave dell’odio è l’amore vissuto con ipocrisia; è egoismo mascherato e travestito da amore. L’amore vero, invece, come ci insegna San Paolo, “è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa” (1Cor 13,4-7)” ha detto papa Francesco nell’udienza del 15 marzo 2017. |
Francesco Corda, classe 1935. È un uomo dolce, dal sorriso largo, gli occhiali tondi e i pochi capelli bianchi. Fondatore dell’Associazione “Effatà-Apriti!”, che si occupa fin dagli anni 1980, da oltre 40 anni, dei poveracci di Milano. “Tutto nacque nel 1968, quando mi sono trasferito in questa parte della città. Una delle prime cose che ho fatto è stato guardarmi intorno, alla ricerca di qualche attività di aiuto ai poveri con cui collaborare. Ho sempre avuto un po’ la fissa dei poveracci, fin da piccolo, quando sono rimasto orfano e in tanti si sono presi cura di me. Sì, è nata così: sentivo il dovere di restituire un po’ della cura che avevo ricevuto...”. Nato e cresciuto in Sardegna con i fratelli e gli zii, lì ha studiato ed è divenuto perito chimico. Il servizio militare l’ha portato a Milano, da dove non è più ripartito. Quando è arrivato a Città Studi, stava lavorando come ricercatore alla Montecatini, era riuscito a frequentare l’università serale e conseguito il titolo di ingegnere chimico e aveva alle spalle un’esperienza di volontariato con gli anziani soli dell’Istituto Palazzolo. “Alla chiesa di san Pio X, da poco tempo avevano incominciato a organizzare una cena per i senza dimora il martedì sera: erano i primi anni della “Cena dell’amicizia” e dal 1969 iniziai a fare il volontario. Sono stati anni vivaci: organizzavamo le cene; si facevano raccolte fondi e autofinanziamento. Poi cominciai a partecipare alle prime Commissioni “grave emarginazione”: partecipavano i rappresentanti di chi si occupava dei senza dimora; all’epoca eravamo noi, Ermanno Azzali e fratel Ettore. Poi, nel 1984, pensai che valesse la pena di provare a unire le forze di chi voleva impegnarsi nel campo del sociale e del gruppo giovani – allora molto numeroso – impegnato in una vivace attività culturale. Una ventina di quei giovani accettarono la sfida e pensarono di proporre qualcosa agli uomini che allora si accampavano per dormire in piazza Leonardo Da Vinci. Scelsero di proposito di organizzare una cena per loro il martedì, la stessa sera in cui già la “Cena dell’Amicizia” apriva le sue porte, per poter intercettare e seguire altre persone: l’idea non era solo di dare un pasto, ma di creare occasioni per stare insieme in un clima amichevole, e far sapere loro che c’erano persone a cui importava la loro vita, e che volevano poterle aiutare oltre l’occasionale pasto. Così nacquero le prime cene, nell’ottobre 1984, organizzate da quel gruppo che prese il nome di “Gruppo Emmaus”. Poi, questo gruppo è diventato un’associazione con il nome “Effatà-Apriti!”. Alle prime cene, partecipavano sette o otto senza dimora, ma con il tempo, il numero degli amici è cresciuto, e oggi sono una trentina i presenti alla cena del martedì e un’accoglienza notturna per 4 ospiti, amici accompagnati all’autonomia e alloggi indipendenti, un centro diurno. È una storia scritta da tante persone, ognuno con il suo piccolo o grande impegno, ma che ha una trama feconda. |
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