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Un mondo nuovo

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Messaggi del 13/06/2017

Molti sono immigrati

Post n°2237 pubblicato il 13 Giugno 2017 da namy0000
 

‹‹Molti sono immigrati in modo irregolare, sia della mia famiglia sia del mio villaggio. Ho un fratello che è partito. Prima ha comunicato attraverso Facebook con persone partite prima di lui. questi stavano cercando di mostrare com’era la loro vita attraverso il Web. Sembrava che stessero molto meglio, e le persone che vivono qui ci credono. Così, anche mio fratello ha detto a nostra madre che sarebbe partito. Ma, dopo qualche giorno, ha chiamato al telefono, dicendo che la gente che lo trasportava voleva soldi, altrimenti lo avrebbero ucciso. Nostra madre non ne ha, ma è riuscita a mettere insieme 100.000 birr (circa 4.000 euro) e li ha mandati, dicendo “La sua vita è più importante di ogni altra cosa”. Ora è in Germania, ma dopo il viaggio non ha fatto niente per aiutare la famiglia, è senza documenti e non può lavorare. Altri sono andati con lui e ne abbiamo perso le tracce. Non possiamo nemmeno piangere, perché non sappiamo se sono vivi o no››, sono le parole di Asrouk Mohamed, di Agarfa, cittadina nella provincia di Bale, a 450 chilometri da Addis Abeba, in Etiopia. (FC n. 24 dell’11 giugno 2017).

 
 
 

RisorgiMarche

Post n°2236 pubblicato il 13 Giugno 2017 da namy0000
 

Neri Marcorè, attore, di Porto Sant’Elpidio, si sta dando molto da fare per la sua terra colpita dal terremoto, le Marche, sia con la sua immagine (Marcorè è uno dei 25 testimonial della Regione), sia con un progetto concreto per stare vicino alla gente e per portare un po’ di serenità a quanti sono stati colpiti dal sisma. Per “RisorgiMarche” ‹‹un’iniziativa di rinascita dopo il terremoto. Si tratta di 13 concerti acustici di diversi artisti che hanno dato gratuitamente la propria disponibilità. Abbiamo individuato dei luoghi, in accordo con la Protezione civile, abbastanza vicini alle zone più colpite dal terremoto, ma che fossero anche emblematici, dove allestire le esibizioni. Mi sono chiesto cosa potessi fare di concreto per riportare il turismo che è crollato in tutte le Marche. Ma, oltre a far arrivare i turisti e rilanciare l’economia, questo è essenzialmente un modo per portare una giornata diversa, un sorriso alle comunità che sono state sconvolte da un giorno all’altro. Si tratta di stare vicini alla gente richiamando altra gente. Tanti sono gli artisti che hanno dato la loro disponibilità. Mi piaceva che questo “risorgimento” partisse a Forca di Presta, ai piedi del Monte Vettore, vicino Arquata, perché la prima scossa ha colpito con violenza proprio Arquata. Sarà un festival ecosostenibile, all’aria aperta, con luce naturale. Gli spettacoli inizieranno alle cinque di pomeriggio. In questi splendidi parchi, sui cui prati la gente potrà sistemarsi con plaid e cuscini, si raggiungeranno a piedi. Sarà una vera festa. Senza dimenticare che i produttori locali colpiti dal sisma potranno vendere e far conoscere le loro specialità nei mercatini appositamente allestiti nel tragitto tra sito del concerto e parcheggi. Non nasce per risolvere le problematiche dovute al terremoto. Sarà una festa della vicinanza, dell’accoglienza, della solidarietà››” (FC n. 24 dell’11 giugno 2017).

 
 
 

Il metodo Rondine

Post n°2235 pubblicato il 13 Giugno 2017 da namy0000
 

“Il "metodo Rondine" cresce formando ragazzi da Paesi e popoli in conflitto a incontrare l'altro senza pregiudizi. Un'esperienza che la Cittadella della Pace ora propone anche ai liceali del 4° anno.

 

«Quando si dà fiducia ai giovani, e li si aiuta a liberarsi dai pregiudizi, l’incontro con l’altro fa miracoli. Alla fine, il nostro "segreto" è tutto qui». Facile a dirsi. Ma Franco Vaccari sa bene che il "metodo Rondine" è un piccolo grande miracolo, anche se mentre ne parla non fa che sorridere e dispensare battute, come a non darsi importanza. L’evento annuale alla Cittadella della Pace, che si è concluso domenica 11 giugno 2017 dopo quattro giorni fitti di appuntamenti nel borgo incantato a un passo da Arezzo dove Rondine ha spiccato il volo vent’anni fa, passa in rassegna i frutti sempre nuovi di cui è capace questa intuizione concreta ed efficace che dal 1997 ha formato 180 giovani provenienti da Paesi in conflitto. L’idea-guida è sempre la stessa, e sempre più attuale: far convivere per il tempo degli studi universitari in Italia ragazzi che a casa loro non si rivolgerebbero la parola, divisi dall’odio tra etnìe e popoli contrapposti. Nello Studentato internazionale di Rondine la logica è tutta un’altra, e i ragazzi ne sono conquistati tanto da diventare ambasciatori dello spirito che incarna un’utopia in cammino mettendosi al suo servizio, al petto la Rondine d’oro assegnata a chi imbocca la via del ritorno con uno sguardo tutto diverso dal viaggio d’andata…” (Francesco Ognibene, Avvenire, lunedì 12 giugno 2017). 

 
 
 

Di giorno in giorno

Post n°2234 pubblicato il 13 Giugno 2017 da namy0000
 

Raffaele era arrivato al Samaritano di Verona dopo più di dieci anni sulla strada, con la salute minata da una malattia che peggiorava di giorno in giorno. Era riuscito, grazie all’aiuto di volontari e operatori, a liberarsi dalla dipendenza dall’alcol, a recuperare il rapporto con alcuni membri della sua famiglia e a raggiungere una certa serenità. A questo punto, si era pensato per lui un luogo meno strutturato del dormitorio, che gli consentisse ritmi di vita adeguati alla sua situazione. la casa famiglia di S. Maria in Stelle, che allora stava nascendo, era il luogo giusto. Da tempo si lavorava in rete con il parroco, che a sua volta preparava il terreno della comunità, già “fertile” e sensibile all’accoglienza. Era il momento di partire. È stato facile coinvolgere Raffaele, perché lui per primo cercava di entrare in relazione. Sapeva comunicare, senza mai nascondere il suo passato e la sua situazione, fin dall’inizio. Raffaele ci ha dato moltissimo. È stato un cammino lungo. L’équipe del Samaritano ed i volontari hanno seguito passo passo questo cammino. E hanno visto Raffaele mettere sempre più radici fra quelle colline. Tant’è che dopo l’uscita dalla casa famiglia, negli ultimi due anni della sua vita, è rimasto a vivere a S. Maria, in una casa messa a disposizione dal parroco. Ne era orgogliosissimo. Lì è davvero rifiorito. Teneva tantissimo alla sua casa, che era sempre pulita e in perfetto ordine. Che entusiasmo e che impegno ci ha messo per sistemarla, meticolosamente, com’era il suo stile. Il parroco gli aveva affidato il compito di tenere in ordine i locali della parrocchia, e lui lo faceva con una scrupolosità incredibile. Si comportava sempre con grandissimo rispetto ed era sempre disponibile ad aiutare. ‹‹Vada, qui ci penso io››, diceva. Ed era vero. L’ultimo periodo della sua vita è stato sempre più difficile per il progredire della sua malattia. ‹‹Io sono rinato. Raffaele di prima non esiste più, io sono un’altra persona ora. Prima non c’ero, ora ci sono››, diceva, lucido nel descrivere la propria situazione, ma senza mai indulgere al rimpianto o all’autocommiserazione. Lui per primo donava fiducia a tutti. A volte la somma dei nostri sforzi non è uguale al risultato ottenuto: il risultato va ben oltre. Come chiedere dall’ospedale – telefonando in corridoio, perché gli interessati non sentissero – un po’ di biancheria di ricambio. Non per lui, ma per i suoi vicini di stanza, che facevano ‹‹la vita che io facevo prima››, e non avevano nulla... Raccomandava a Fiorenza, l’amica che l’ha accompagnato fino all’ultimo, ‹‹don Paolo ha tanto da fare, bisogna aiutarlo, non lasciatelo solo››, quando sapeva che lui non avrebbe potuto farlo. L’ultimo giorno della sua vita, il 24 dicembre 2013, non era stato facile convincerlo ad andare in ospedale. Il parroco voleva andare con lui, ma lui: ‹‹No, perché lei ha da fare, è la vigilia di Natale››, ha detto. “Soltanto più tardi – racconta Fiorenza – quando ormai era alla fine, e ormai non parlava quasi più, mi ha chiesto: ‹‹Dov’è don Paolo?››. E don Paolo è arrivato. Raffaele è stato sepolto accanto alla chiesa dove ha voluto il suo funerale. (Scarp de’ tenis, nov. 2014).

 
 
 

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