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Messaggi del 14/06/2017

Testimoni

Post n°2239 pubblicato il 14 Giugno 2017 da namy0000
 

2017, Avvenire, martedì 13 giugno 2017. Testimoni. Dodici migranti africani: non partite per l'Europa, è un viaggio infernale. Video della coop di accoglienza «Un sole per tutti» intitolato Lapa-Lapa (la barca). I racconti di 12 odissee per terra e per mare segnate da sofferenza e violenza.

 
 
 

Migrazione fallita

Post n°2238 pubblicato il 14 Giugno 2017 da namy0000
 

“La Ong Comitato Collaborazione Medica di Torino, nell’ambito della campagna di informazione sui rischi dei viaggi della speranza che molti intraprendono per migliorare le loro condizioni. Spettacolo portato avanti dai ragazzi del Club-20-25. Come ci spiega Stefano B., responsabile del progetto: ‹‹Questi ragazzi, tra i 15 e i 21 anni, si occupano di fare sensibilizzazione ai loro coetanei attraverso il teatro e la musica. Abbiamo fatto oltre 20 repliche di questa rappresentazione preparata insieme a un gruppo italiano. La trama racconta la storia di una migrazione fallita dal Bale che finisce in modo tragico nel deserto libico››. E aggiunge: ‹‹Ci ha colpito molto la reazione della popolazione, soprattutto delle madri quando vedono lo spettacolo, moltissime scoppiano a piangere, perché tutti in questa zona hanno un parente all’estero››. Fra i ragazzi del Club-20-25, una voce fuori dal coro. Jemila Abautehmem, 18 anni di Goba. Lei racconta che di partire ed emigrare non ha nessuna intenzione. Sta seguendo i suoi studi per diventare insegnante e vuole restare per fare qualcosa per il suo Paese. Ha degli amici in America, ma anche se la invitassero non ci andrebbe. Kedir, un anziano, un’autorità religiosa, chiede la parola: ‹‹Ho capito che i giovani muoiono e si perdono. Bisogna che il Governo li fermi prima che partano, e da parte vostra chiedete ai Governi stranieri che invece di raccoglierli in mare, è meglio proteggerli prima››. Una vera e propria organizzazione criminale, ben articolata, quella che convince i giovani, promettendo una vita migliore, raccontando ai ragazzi del Bale che la migrazione illegale costa meno. Il “broker” del villaggio, primo anello della catena dei mercanti di uomini, mette in contatto gli aspiranti migranti con un “dallala” (una sorta di mediatore) di Addis Abeba. Lui pensa ai documenti, spesso regolari visti turistici, e poi trova un contatto secondo la destinazione prescelta. Due le direttrici: Paesi Arabi, Gibuti, Yemen (attraversati anche a piedi) e Arabia Saudita come meta finale. Qui, i giovani che sono partiti con molte speranze, vengono privati dei documenti e fatti lavorare quasi come schiavi per pochi euro al giorno, quando va bene. Picchiati, maltrattati, le donne spesso violentate, ma hanno vergogna a raccontarlo quando vengono rimpatriate. Il dramma di molti di loro è proprio questo, essere rimandati a casa. Alcuni si autodenunciano alle autorità per non subire più soprusi; altri, scoperti, vengono caricati sui voli che li riportano a casa. Abate M., 25 anni, pensava a chissà quali meraviglie, e invece si è trovato con un pasto al giorno e senza un dollaro di stipendio. Appena è riuscito, si è autodenunciato alla polizia, e dopo quasi 2 anni, è finalmente tornato a casa. Grazie al programma per i “returnies”, finanziato dall’Agenzia italiana Cooperazione e sviluppo con le Ong Coopi e Ccm che fanno microcredito, Abate M. ora lavora nel negozio di barbiere della sua città. L’Europa è un miraggio più difficile e costoso… I migranti vengono presi in carico da bande di trafficanti sudanesi che li passeranno poi ai libici e infine agli scafisti per questi viaggi della speranza, che spesso diventano di morte… Nel villaggio di Rira, incontriamo Radiya A., 28 anni. Nel 2010 è andata in Kuwait, a fare da baby-sitter e donna delle pulizie. Entrata regolarmente. È stata trattata come una schiava. I figli della famiglia per cui lavorava la picchiavano. Poteva uscire di casa solo con i suoi padroni. Non ha nessun bel ricordo. Nonostante abbia sconsigliato di partire, molti suoi amici, altri hanno seguito la sua strada… Sono tantissimi i giovani che negli ultimi anni hanno lasciato l’Etiopia, soprattutto per motivi economici… Mende B., 24 anni, la sua passione è l’arte. È uno degli attori dello spettacolo e del gruppo Club-20-25. ‹‹Penso che l’Etiopia sia una terra splendida, con grandi potenzialità, ed è per questo che voglio restare qui. Se fossi ricco, vorrei fare il regista e scrivere un libro. Ho familiari all’estero, ma ne ho perse le tracce››” (FC n. 24 dell’11 giugno 2017). 

 
 
 

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