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Un mondo nuovo

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Messaggi del 14/10/2017

Ion, morto per amore

Post n°2373 pubblicato il 14 Ottobre 2017 da namy0000
 

Ritengo che il suo sia un vero e proprio martirio, ha sacrificato la vita per la madre. Il fatto si era svolto così: l’assassino, di cui non farò il nome, era abituato a ubriacarsi e a picchiare la moglie Elizaveta. Aveva denunciato il ripetersi delle violenze, ma invano. Il figlio di 19 anni, figlio adottivo dei due, era in allarme. A notte fonda il padre non era ancora tornato nella casa di Remanzacco, in provincia di Udine: aveva intuito il perché. E si era attrezzato. Questa volta avrebbe impedito la consueta tortura della mamma.

La donna si era rifugiata dietro il figlio. Il marito, infuriato per non riuscire a usare i pugni su di lei, afferrò un coltello da cucina. E cercò di slanciarsi per colpire. Il ragazzo ha fatto da scudo, da armatura filiale, e il suo cuore è stato trafitto. La madre era salva, ferita ma salva. L’ergastolo dei due primi gradi di giudizio non vale più. Non c’è più scritto sulla scheda personale “fine pena mai”. Io credo che sul nome di quel ragazzo debba essere scritto “fine gloria mai”, come l’amore che non finisce.

Non ho ancora scritto il suo nome. Boris ha faticato a trovarlo.  Si chiamava Ion. Era di una famiglia moldava.



Leggi di Più: Niente ergastolo per uccisore del figlio adottivo | Tempi.it 
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Loris, caro fratello

Post n°2372 pubblicato il 14 Ottobre 2017 da namy0000
 

Loris, caro fratello, hai voluto farci partecipi della tua vita e noi te ne siamo veramente grati. Siamo tutti poveri «pellegrini dell’Assoluto», abbiamo continuamente bisogno di imparare a vivere meglio e lavorare per rendere migliore il mondo che lasceremo in eredità ai nostri figli. Dopo la lunga lettera che hai voluto indirizzarci, risponderti è un dovere. Per quanto ci scervelliamo non sapremo mai perché una persona arriva a vivere cento anni in buona salute e un’altra invece è costretta a fare a pugni con la morte ogni giorno per strapparle dalle grinfie un pizzico di gioia. Basta, poi, assistere a un dibattito politico, filosofico, religioso per accorgersi che le posizioni sono tante e tanti anche gli imbrogli che, purtroppo, vengono perpetuati sulla pelle della gente da altra gente senza scrupoli. A pagare il prezzo più alto, come sempre, sono i più poveri, i malati, gli anziani, i bambini, i piccoli non ancora nati. Coloro, cioè, che hanno meno voce o non l’hanno affatto. Hai sofferto troppo, Loris. Troppo.

Leggendo la tua storia, non abbiamo potuto fare a meno di abbassare lo sguardo e chiederti perdono. I credenti sanno che agli occhi di Dio niente va perduto. In modo misterioso ma vero la sofferenza, come seme nascosto, germoglierà e darà vita ad altra vita. Non chiedermi come accada, non te lo saprei spiegare. Per questo motivo, soprattutto quando si tratta della vita, la nostra, quella dei nostri contemporanei o dei fratelli che abiteranno la terra dopo di noi le nostre posizioni sono estremamente serie, pacate, rispettose, ponderate. Per noi la vita unica e irripetibile è un bene da salvaguardare. Sempre, anche quando si fa pesante. Anche quando vorremmo gridare al mondo l’ingiustizia di cui siamo rimasti prigionieri. Lo so, è facile parlare quando il corpo e la mente obbediscono ai tuoi comandi.

Quando sei amato, cercato, coccolato. Per questo motivo parliamo sottovoce. Un sussurro appena, nel rispetto di chi, come te, non ce la fa più a tirare avanti. Non avevi ancora 20 anni, in quel giugno del 1977 quando sei rimasto vittima di un incidente stradale. Da allora la sofferenza è diventata tua inseparabile compagna. Sei stato forte, hai lottato, ti sei impegnato nel sociale e in politica. C’è ancora tanto da fare per far capire a chi cammina sulle sue gambe che i parcheggi per i fratelli disabili debbono essere lasciati liberi; che le barriere architettoniche vanno abbattute perché tutti hanno diritto di entrare in chiesa, a scuola, in macelleria, in banca... Abbiamo ancora tanto da imparare, Loris. Abbiamo bisogno di maestri come te per non cedere a pigrizia, negligenza, egoismo, menefreghismo. Non te ne andare. «Resta qui con noi» cantiamo nelle nostre parrocchie rivolti al Signore Gesù. Mi piace oggi rivolgerle a te queste parole. Resta qui con noi, Loris. Nella tua lettera c’è qualcosa che deve essere approfondito. Alle sofferenze fisiche che andavano crescendo di giorno in giorno si è aggiunto il dolore immenso della separazione da tua moglie. Non ce l’ha fatta. È andata via.

Tu hai compreso. Scrivi: «Mia sorella ha una grave sclerosi multipla… mia madre ha appena compiuto 80 anni e quindi non posso in questo momento contare sul loro aiuto…». Hai ragione. La perdita quasi totale della vista è venuta a peggiorare le tue già gravissime condizioni di salute. L’aiuto che ti veniva in passato dalla regione Veneto non bastava più. Occorreva un passo in avanti. La nostra società può dirsi veramente civile solo quando assume su di sé il dolore e i disagi di chi non è più in grado di badare a se stesso, senza farglielo pesare. Purtroppo non è avvenuto. Nemmeno l’aiuto dei tuoi amici ha potuto far fronte alle nuove esigenze. Scrivi: «Questo mio progressivo peggioramento fisico mi rende difficile immaginare il resto della mia vita in modo minimamente soddisfacente, essendo la sofferenza fisica e il dolore diventati per me insostenibili e la non autosufficienza diventata per me insopportabile. Sono arrivato quindi a immaginare questa scelta, cioè la richiesta di accompagnamento alla morte volontaria, che è frutto di una lunghissima riflessione…». Un pugno in pieno viso, un calcio nello stomaco.

No, Loris, non puoi andare via così. La tua battaglia deve continuare. I tuoi fratelli nella sofferenza hanno bisogno di te. Il tuo j’accuse ci fa male. Tu hai diritto di essere aiutato a vivere non di essere accompagnato a morire. «Il muro contro il quale ho continuato per anni a battermi è più alto che mai e continua a negarmi il diritto a una assistenza adeguata». Con queste parole hai messo il dito nella piaga. È quel muro che deve scomparire per sempre dalla faccia della terra. È quel muro che deve essere abbattuto, anche nelle nostre teste. Con la partecipazione di tutte le persone di buona volontà. E tu, Loris, che hai sferrato la prima picconata, resta con noi, nella nostra memoria, accanto alle sorelle e ai fratelli che soffrono. Per il bene di tutti. (Praticiello, Avvenire 13 ott.2017)

 
 
 

Crazy for football

Post n°2371 pubblicato il 14 Ottobre 2017 da namy0000
 

Giovedì 19 ottobre 2017, alle 19, all’Università Europea di Roma (via degli Aldobrandeschi 190), si terrà la proiezione del film Crazy for football, vincitore del David di Donatello 2017 come migliore docu-film. L’ingresso è libero. Il film, diretto da Volfango De Biasi, è sul tema del calcio. 

È la storia di un gruppo di pazienti psichiatrici di diversi dipartimenti di salute mentale d'Italia. Il loro sogno è quello di partecipare ai Mondiali in Giappone, a Osaka. I pazienti affronteranno diverse sfide sul campo. Nel loro percorso saranno accompagnati dallo psichiatra Santo Rullo, coordinati da Enrico Zanchini (allenatore) e dall’ex pugile Vincenzo Cantatore (preparatore atletico). L’obiettivo, per ognuno, sarà quello di riuscire ad entrare nella rosa dei 12 giocatori che parteciperanno al ritiro e, poi, al Campionato Mondiale di calcio per pazienti psichiatrici.

Alla proiezione del film nell’Università Europea di Roma saranno presenti lo psichiatra Santo Rullo, Francesco Trento, coautore del libro Crazy for football, Giovanni De Cesare e la calciatrice Debora Novellino in rappresentanza del programma Allenarsi per il futuro promosso da Bosch Spa e Randstad. (Avvenire, 13 ott. 2017)

 
 
 

Signore Dio di pace

Post n°2370 pubblicato il 14 Ottobre 2017 da namy0000
 

Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace. E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra! Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen (papa Francesco).

 
 
 

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