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I bambini di Anna

Post n°2450 pubblicato il 07 Dicembre 2017 da namy0000
 

I BAMBINI DI ANNA. A Nyololo, a 1.800 mt. di altitudine, a dodici ore di macchina da Dar es Salaam, (a oltre 6.000 chilometri dall’Italia), un remoto villaggio della Tanzania, vive e opera Anna Dedola, la volontaria dell’anno 2017 del Premio Focsiv. Responsabile dei progetti del Cope (Cooperazione Paesi emergenti). Anna, architetto, la tesi la portò a studiare i sistemi di costruzione tradizionali africani per migliorarne le tecniche. Venne per questo in Tanzania. E vi tornò perché la missione dei Cappuccini di padre Egidio Guidi le chiese di progettare un asilo. È approdata al Cope nel 2015.  ‹‹Mi prendono in giro dicendo che sono la mamma di tutti i bambini››. ‹‹Ecco perché ho scelto l’Africa››. ‹‹Vedi quella piccola? La madre, Farida, è morta poche settimane fa. di parto. Il cordone ombelicale era avvolto al collo del bambino. Era una dipendente del nostro centro. Avessimo avuto un ecografo decente non sarebbe successo. Ma il nostro è così vecchio che a malapena si vede se il bambino è podalico. Non si può morire così. Eppure in Tanzania avviene. Verrà un giorno in cui non accadrà più››. Anna ha scelto la Tanzania perché non accada più che la sua vicina di casa non sia in grado di accudire il suo bambino, Francesco, che ora è in affido a lei e al suo fidanzato Isack, che ha conosciuto nel 2012 e da cui ha avuto Frida, che adesso ha due anni. Anna, originaria di Telti, un paesino a 12 chilometri da Olbia, ha sposato la Tanzania in molti sensi: come scelta di vita, dato che è qui da 7 anni, e per la vita, perché il futuro marito è tanzaniano come i suoi due figli. Al padre della patria Julius Kambarage Nyerere i tanzaniani devono l’indipendenza dai colonialisti e quasi 60 anni di pace. Ma non certo il benessere. Quasi tutti vivono di un’agricoltura di sussistenza. La speranza di vita è di 51 anni, con un tasso di mortalità infantile pari al 104 per mille. Quasi metà degli abitanti non ha accesso all’acqua e solo il 2% dei giovani prosegue gli studi dopo la scuola primaria. ‹‹Una vocazione? Una scelta? No, direi tante piccole scelte, che mi hanno portato qui››, dice. ‹‹Tutti cerchiamo un luogo dove stiamo bene, e alla fine vi restiamo. Poi nel tempo si cambia e le persone che incontri ti cambiano. Ti ritrovi un giorno che senti come casa tua un luogo che può essere così lontano, in tutti i sensi, da quello dove sei cresciuta. E in fondo anche la fede l’ho ritrovata lungo questo strano percorso. L’ho riscoperta attraverso quello straordinario missionario di padre Egidio, e poi nella fede forte e profonda dei tanzaniani››. 

 
 
 

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