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Urania Global Village Project

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Caratteristiche generali dei progetti di ricerca dell'URANIA Global Village project

Post n°5 pubblicato il 07 Ottobre 2010 da rucal

 

DEFINIAMO LE CARATTERISTICHE GENERALI DEI PROGETTI DI RICERCA CHE DIVERRANNO OPERATIVI CON LA NOSTRA RETE DI TELESCOPI IN GESTIONE REMOTA

 

Inizi ottobre: Marco Thomas ha iniziato i lavori di ripristino del telescopio. Qualche problema meccanico è stato individuato nella frizione. Occorrerà anche verificare il periodismo del traino in AR. Ha anche recuperato un obiettivo per uno dei due astrografi. E’ positivo che non ci siano grossi inghippi nella meccanica! Nei prossimi giorni Thomas parlerà con Salvo Massaro per cominciare ad impostare l’interfacciamento con RICERCA 4.

Salvo mi informa di aver apportato qualche miglioria al software.

Discutiamo anche dei progetti di ricerca. Possiamo così definire una serie piuttosto consistente di attività osservative che qui riassumo.

 

1.      Studi sui transiti di pianeti extrasolari: l’intervallo delle magnitudini delle stelle è : 6-12, mentre la profondità dei transiti si aggira attorno a 10 mmag. L’osservazione dei transiti  extrasolari non è prerogativa esclusiva dei grandi telescopi o dei satelliti in orbita. Tutt’altro! possiamo dire (come ho fatto rilevare in un articolo apparso recentemente su L’ASTROFILO:  http://www.eanweb.com/Astrofilo_articoli/Calanca_n_17_ASTROFILO.pdf) che questo settore di punta dell’astronomia del secondo millennio è anche aperto al contributo degli osservatori che dispongono di telescopi di modeste dimensioni, purché muniti di sistemi di ripresa digitale con tecnologia CCD o CMOS. Un osservatore terrestre può rilevare dei pianeti in transito di taglia confrontabile ai raggi di Giove e Saturno, mentre dallo spazio sarà possibile individuare pianeti di tipo terrestre. Il metodo dei transiti sarà accessibile anche ai piccoli strumenti se il target della ricerca riguarderà pianeti di grandi dimensioni e di corto periodo. Possiamo indicare due tipi di approccio alle osservazioni. Il primo riguarda la fotometria di un gran numero di stelle, con l’intento di rilevare, in un campo fittamente popolato, dei nuovi pianeti in transito.

L’altro, invece, prevede di realizzare la fotometria di una singola stella per appurare se il pianeta, la cui probabile presenza è evidenziata dalle misure della velocità radiale, periodicamente la occulta (ovviamente in modo parziale con una diminuzione della luminosità dell’1% circa). Il metodo dei transiti richiede che si eseguano dei campionamenti frequenti (dell’ordine di uno ogni 2 o 3 minuti) delle stelle in esame, con una elevata precisione fotometrica differenziale, valutabile intorno a 2 o 3 milli-magnitudini. E’ chiaro perciò che le immagini digitali che si raccoglieranno durante le notti d’osservazione, per poi essere misurate in modo utile, devono essere di alta qualità fotometrica. Sono possibili due approcci distinti di ricerca, entrambi messi in pratica da diversi Team di ricerca in tutto il mondo. Quello a “campo piccolo e profondo” (con telescopi “grandi”, alto rapporto Segnale/Rumore per magnitudini fino alla 16-17a) e quello detto a “campo largo e stelle brillanti” (telescopi o teleobiettivi di ridotte dimensioni, campo di vista molto ampio, anche di diversi gradi quadrati e con magnitudini misurabili fino alla 12-13a). Il secondo permette un miglior “ritorno” scientifico in quanto le stelle sono sufficientemente brillanti per essere seguite con la spettroscopia. E’ anche il metodo scelto per il nostro progetto.

Concentreremo la nostra attenzione sulle zone di cielo in prossimità del piano galattico, densamente popolate, dove ci si può attendere una densità stellare tipica, effettivamente misurabile, di circa 200 stelle per grado quadrato. Ribadisco che intendiamo, per misurabili, le stelle di magnitudine compresa tra 9 < V < 11,  la cui eventuale variazione di luminosità non sia inferiore all’1%. Sono di un certo interesse per la ricerca anche gli ammassi aperti, all’interno dei quali è stato stimato la possibilità di rilevare, anche con strumentazione non professionali, pianeti di massa 1,5 volte quella di Giove. Dopo aver individuate il campo di ricerca, si tratterà di riprenderlo per ogni notte serena, e per  almeno due mesi (complessivamente, almeno 20 notti d’osservazione per ogni campo). Si dovrà tener presente quanto segue: si realizzino un numero minimo di 50 flat field, per abbattere il Poisson Noise), e almeno 20 dark frame e bias; Le riprese avranno una durata minima di 120 secondi, in modo da ridurre l’effetto della scintillazione; tenere sempre inserita l’autoguida; riprendere per almeno 5 ore ogni notte (70-80 immagini circa); conservare i file in formato FITS; Si sospendono le osservazioni per una settimana circa, intorno alla Luna piena, quando la luce diffusa dall’astro riduce il numero delle curve di luce di alta qualità. Per il nostro progetto stiamo pensando ad una procedura che consenta l’elaborazione di  una serie, piuttosto ampia, di immagini digitali di un medesimo campo stellare, raccolte durante una notte d’osservazione, al fine di individuare il segnale periodico prodotto, nella curva di luce, da un transito di un esopianeta. Essa sarà inglobata in una versione futura del software RICERCA.

 

2.      Stelle variabili, qui ricordiamo che circa l’80% delle stelle variabili con luminosità inferiore alla 13 a magnitudine è tuttora sconosciuta. Nell’ambito del nostro progetto includiamo inoltre la survey delle seguenti categorie di oggetti “variabili”:

Flare e superflare: le stelle a brillamento sono indicate anche come variabili UV Ceti. Le flare stars sono generalmente delle nane rosse; anche Proxima Centauri, la stella a noi più vicina è una flare star. Di particolare interesse lo studio dei superflare, fenomeni molto rari che riguardano stelle simili al Sole (classi spettrali F8-G8). Studi recenti hanno consentito di creare un breve elenco di superflare, fenomeni ad altissima energia prodotta e di breve durata. Il 27 aprile 1939 la stella HR 4550 (G8 V), che ha uno dei moti propri più elevati, mostrò su alcune lastre, un aumento di luminosità di 0.6 magnitudini, con una durata del fenomeno di appena 18 minuti. Altre stelle di tipo solare, con magnitudini comprese tra la 5 e la 10,  hanno subito variazioni consistenti di luminosità, a livello spettroscopico o nella banda X, per un periodo di qualche decina di minuti, più raramente su di un intervallo di qualche giorno.

I superflare osservati, riguardanti stelle di tipo solare, hanno un particolare interesse perché ci consentono di analizzare le conseguenze di tale evento su eventuali pianeti orbitanti. I calcoli dimostrano che un superflare della durata di un’ora può avere effetti devastanti su di un pianeta, simile alla Terra, posto ad una distanza di 1 AU dalla sua stella. Ciò che effettivamente potrebbe accadere dipende dalla costituzione dell’atmosfera planetaria e dalla banda spettrale e dall’energia emessa durante l’evento.

Ad esempio, un’emissione di energia ionizzante pari a 1036 erg potrebbe distruggere fino all’80% dell’ozono, se la composizione dell’atmosfera fosse simile a quella terrestre. Secondo alcuni autori, nel passato i flare solari hanno causato significative variazioni nella distribuzione dell’ozono nell’alta atmosfera. Studi condotti sul flare magnetico solare del 1-2 settembre 1859 (fortunatamente non si trattò di un superflare, l’energia coinvolta era in quel caso diverse migliaia di volte inferiore), avrebbe causato una diminuzione del 5% dell’ozono su di una scala temporale di alcuni mesi. I superflare stellari potrebbero avere un ruolo fondamentale nell’evoluzione della vita sui pianeti. Nel passato, alcune estinzioni della vita terrestre potrebbero essere state causate da superflare particolarmente energetici. Forse, in molti casi, sono gli stessi superflare a fornire l’energia necessaria alla creazione di nuove molecole organiche.  

 

3.      Ricerca di supernovae: per questo tipologia di ricerca si sfrutteranno le caratteristiche avanzate del software ATC, incluso nel pacchetto di RICERCA. Riassumiamo brevemente la procedura automatica di RICERCA per dare un’idea della qualità della nostra survey:

  • Visualizzazione dell’oggetto di turno della lista d’osservazioni con i relativi dati.
  • Caricamento della schermata di controllo del telescopio.
  • Puntamento dell’oggetto.
  • Caricamento del software di controllo della camera CCD.
  • Eventuale auto-centro  dell’oggetto precedentemente puntato.
  • Eventuale ripresa dell’immagine astronomica  per il confronto con  
  • l’immagine master.
  • Ripresa dell’immagine astronomica con il tempo d’integrazione pre-impostato.
  • Caricamento del programma d’archiviazione dove possono essere salvati tutti i dati.
  • Salvataggio dell’immagine e dei relativi dati che la corredano.
  • Aggiornamento della lista d’oggetti selezionata.
  • Puntamento dell’oggetto successivo appartenente alla lista d’osservazioni.

Per rilevare l’eventuale presenza di una supernova, il software avvia una scansione, pixel per pixel, nell’intorno di ogni galassia. L’algoritmo cerca sorgenti di tipo stellare con un profilo gaussiano, adoperando come parametro di selezione il valore del rapporto Segnale/Rumore relativo. Qualora sia rilevato un segnale, inizia la ricerca di una eventuale controparte, nella medesima posizione, nell’immagine di confronto.

Se la ricerca della controparte fallisce il software “segnala” l’immagine come sospetta. Al termine dell’analisi nell’intorno delle galassie catalogate, il software esegue una ricerca nella restante porzione del frame.

Per evitare i falsi rilevamenti, il programma verifica, in presenza di segnali sospetti, la coincidenza con asteroidi noti, oppure, ne ricava un profilo fotometrico. Il successivo “blink” delle immagini così processate, con quelle di confronto, consente all’esaminatore di verificare direttamente l’eventuale presenza di una SN.

 

4.      Meteoriti e bolidi e asteroidi “killer”: frequenza, luminosità e direzione. Nel momento in cui scrivo, non pare che vi siano ricerche in atto finalizzate ad individuare quei corpi celesti, denominati asteroidi “killer”, a rischio di impatto con il nostro pianeta. Tali oggetti hanno una taglia compresa tra i 10 e i 50 metri, dimensioni che sono dello stesso ordine di grandezza dell’evento Tunguska. Anche se non è molto probabile che un Tunguska-class  possa colpire il nostro pianeta nel prossimo decennio, sarebbe però assai imbarazzante, per la comunità astronomica, se ciò avvenisse, in barba alle probabilità, senza che vi sia stato, prima, alcun serio tentativo per cercare di individuarne l’esistenza!  Un simile impatto avrebbe un effetto catastrofico almeno a livello locale, con un’energia sprigionata equivalente all’esplosione di una bomba termonucleare di 10 megaton (500 volte la bomba di Hiroshima). Un progetto finalizzato all’identificazione, pre-collisione, di queste grosse “pietre cosmiche” deve basarsi su di un’analisi preliminare che qui sintetizziamo. In primo luogo, cerchiamo di stimare la frequenza statistica d’impatto di un asteroide Killer delle dimensioni di D = 10 metri.

I calcoli si basano sui lavori di  Brown e Ivezić che concordano abbastanza bene tra loro. L’espressione utilizzata per determinare la frequenza N è: N ~0.1(D/10m)-2.5 anno-1; essa ci dice che si ha una collisione di un asteroide di 10 metri con la Terra, in media, una volta ogni 10 anni. Un simile oggetto, in rotta di collisione con la Terra, in 24 ore copre una distanza pari a 4LD (LD, Lunar Distance), ad una velocità di 20 Km/s. Questo è un intervallo di tempo molto ridotto per segnalare il pericolo di un impatto. La magnitudine apparente V di un oggetto con diametro D (in m) e collocato in direzione del punto anti-solare e ad una distanza d (AU), si stima con questa espressione:  V ~ 18-5log[(D/10m)x(0.01 AU/d)], dove AU è la distanza in unità astronomiche. Una stima della magnitudine deve tenere conto che la Luna piena ha magnitudine -12.3 e che una roccia di 10 metri alla distanza della Luna ha V = 15, assumendo che il suo albedo sia simile a quello lunare. Per individuare da Terra un asteroide Killer le migliori condizioni si hanno quando la Luna è piena. Ai quarti di Luna la luminosità apparente dell’asteroide è minore di dieci volte mentre diviene invisibile del tutto durante la Luna nuova. La Terra però è costantemente bombardata da tutte le direzioni. Una soluzione è sicuramente quella di collocare nel punto lagrangiano L1 un Osservatorio con il compito di monitorare gli asteroidi Killer. Allo stesso tempo, sarebbe opportuno attivare, sulla superficie terrestre, una sorveglianza costante del cielo, condotta da alcune decine di piccoli Osservatori (diametro telescopio <50cm). Uno degli obiettivi del progetto è di partecipare, in ambito internazionale, a questa importantissima attività di sorveglianza che, secondo la NASA, servirebbe per individuare tutti e 20000 asteroidi “killer” in potenziale rotta di collisione con la Terra.

 

5.       Rilevamento della controparte ottica di GRB e di “optical flash” di origine sconosciuta. I Gamma Ray Burst (GRB) sono intensi lampi di raggi gamma che possono durare da pochi millisecondi a diverse decine di minuti; essi costituiscono il fenomeno più energetico finora osservato ed hanno anche una frequenza abbastanza elevata (all'incirca uno al giorno). La loro distribuzione nel cielo è isotropa. Il lampo gamma più lontano finora osservato, GRB 090423, è avvenuto ad una distanza di oltre 13 miliardi di anni luce dalla Terra.

Nel 1997 si è aperta una nuova fase nello studio di questi oggetti celesti con la scoperta del primo afterglow, l'emissione residua associata ad un GRB e visibile in tutte le bande spettrali. Il nostro sarà un progetto ottimizzato per la ricerca della radiazione ottica emessa contemporaneamente all’evento GRB.

L’osservazione sarà attivata dalla comunicazione in tempo reale fornita dal GCN (GRB Coordinate Network, http://gcn.gsfc.nasa.gov/), un sistema della NASA in grado di fornire le coordinate dell’evento con un errore di alcuni primi d’arco. MAASS sarà programmato per allertarsi ed essere disponibile entro qualche minuto dalla ricezione del messaggio (si conta di poter avere il sistema pienamente operativo in meno di un minuto).

Le riprese del campo che contiene il GRB saranno eseguite dai due teleobiettivi, muniti di camere digitali CMOS, che opereranno in parallelo al telescopio S-C di 25cm, sul quale invece lavorerà una camera CCD classica. Per avere un elevato livello di risposta, la montatura sarà movimentata da motori passo-passo e lettori angolari costituiti da encoder incrementali. La massima accelerazione sui due assi sarà di circa 15°/sec2 in AR e 20°/sec2 in decl. La massima velocità di puntamento sui due assi sarà di 35°/sec. Con questa velocità, il telescopio si muoverà da orizzonte ad orizzonte in 8 secondi.

Una sequenza standard di immagini consisterà di due esposizioni di 90 secondi, shiftate di 10 pixel per evitare la sovrapposizione di eventuali fotoelementi difettosi. Nei minuti successivi alla segnalazione di un GRB, inizierà una sequenza di acquisizione di immagini di 10, 5, 10, 20, 80 e 60 secondi. MAASS project potrà contare, almeno nelle sue prime fasi operative, su di un sistema molto simile al BART, nella repubblica Ceca e BOOTES-1, BOOTES-1B, entrambi in Andalusia, Spagna.

Con un’unica differenza: anziché CCD al fuoco dei teleobiettivi, si impiegheranno camere digitali commerciali CMOS. BART attualmente utilizza un telescopio S-C di 25cm con un CCD 1024x1024; FOV = 28’x28’ (mlim = 17.5, 60s filtro R). In parallelo un teleobiettivo Maksutov-Cassegrain, 89mm, F = 500mm, sensore CCD 3088x2056; FOV = 3.1°x2.1° (mlim = 16, 60s). BOOTES-1B utilizza uno S-C di 30cm dotato di una camera CCD 1536x1024 (FOV = 27’x28’); dall’entrata in servizio (settembre 2006) ha rilevato cinque GRB (Jelínek 2010).     BART ha osservato numerosi GRB tra il 2002 ed il 2007, alcuni di magnitudine

inferiore a V = 15, con tempi di risposta, in alcuni casi, di poche decine di secondi

dall’annuncio GCN.

 

6.      Ricerca di nuove comete.  URANIA Project ha le giuste caratteristiche per eseguire una ricerca automatica di comete. Tutti gli strumenti ottici che saranno disponibili a Monterosso potranno essere utilizzati per questa tipologia di ricerca.  La tecnica osservativa impiegata richiede l’esecuzione di riprese digitali su aree contigue di cielo con tempi di integrazione compresi tra 60 e 90 secondi e, dopo l’acquisizione di una serie di aree, tornare sulla prima di queste, per ripetere la scansione. Si otterranno delle coppie di immagini delle stesse aree di cielo che potranno essere confrontate sia visualmente, con un blinking, sia in modo automatico. Si prevede di poter coprire alcune centinaia di gradi quadrati del cielo per ogni notte d’osservazione. Si potranno anche sperimentare delle interessantissime ricerche “miste”. Supponendo di voler fare simultaneamente una ricerca di SN e di comete luminose, si preparerà, ad esempio, una lista di 150 galassie da esplorare nel corso di una singola notte. I due teleobiettivi (F =400mm) disporranno di digicam con sensori CMOS 15x22mm, e FOV = 2°x3° ciascuno. La strategia di ricerca prevede di eseguire una ventina di immagini di galassie e, simultaneamente con i teleobiettivi, i campi adiacenti. Quindi si  ritornerebbe di nuovo sulle stesse galassie, per una seconda scansione, dopo una trentina di minuti. In pratica, nel corso di una notte, si otterranno 300 immagini di 150 galassie  allo S-C di 25cm e 600 immagini con i teleobiettivi. La copertura di cielo, ottenuta con i teleobiettivi nel corso di una notte, sarà pari a circa 1700 gradi quadrati, ovvero 1/13 della volta celeste con una magnitudine limite intorno alla 14. L’unica avvertenza è di scegliere le galassie in modo da evitare una troppo marcata sovrapposizione dei campi coperti dai teleobiettivi. 

 

 
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Inizio dei lavori di preparazione del telescopio, Salvo ha implementato RICERCA 4

Post n°4 pubblicato il 26 Settembre 2010 da rucal

13 settembre: Roberto Musmeci mi informa sui ritardi nella realizzazione del video che gli avevo richiesto per documentare lo stato attuale delle strutture dell’Osservatorio di Monterosso Almo. Mi dice che ha un appuntamento con il sindaco di Monterosso per domani, 14 settembre, per sottoporgli i preventivi di spesa riguardanti il ripristino dell’Osservatorio.

Ripensando all’ultimo fecondo colloquio con Marco Thomas ho cominciato a fantasticare sulla fattibilità dei progetti di ricerca di telescopi automatizzati in remoto. Mi sono anche chiesto se sul mercato internazionale della strumentazione astronomica, professionale o semiprofessionale, è presente un qualche produttore di Osservatori automatici, in gestione remota, acquistabili chiavi in mano, ai quali fare ricorso (se si dispone di un adeguato budget) nel caso ci si orientasse verso programmi di ricerca basati su survey a grande campo e per lunghi periodi di tempo. Se il nostro progetto dovesse avere il successo sperato, uno dei possibili sviluppi potrebbe riguardare l’applicazione commerciale del know how acquisito, a livello scientifico e tecnologico.

L’azienda RP ASTRO ha le caratteristiche giuste per progettare e produrre in piccolo serie queste “unità” osservative, che potrebbero essere costituite da una gamma di telescopi con diametri che potrebbero variare tra i 30 e i 60 cm, corredati da uno o più astrografi, muniti di camere CCD o digicam, messe a fuoco motorizzate, computer incorporati, coperture ad apertura/chiusura pilotate in remoto e sensori meteo. L’idea mi sembra particolarmente interessante!

 

16 settembre: Marco Thomas conferma l’acquisto di un LX200 di 30cm, usato, che sarà opportunamente modificato per le survey previste dal nostro progetto. Il telescopio dovrebbe poi essere installato o in Piemonte, oppure il Valle d’Aosta. E’ su questo strumento che si faranno i test hardware e software necessari per definire la corretta configurazione per l’esecuzione dei progetti di ricerca. Ci auguriamo di poter attivare anche il telescopio di Monterosso Almo. Sarebbe un bel colpo fare delle sperimentazioni alle due estremità d’Italia!

Ora dobbiamo attivare il team di ricerca. Indicando i nomi e possibilmente trovando sulla via degli osservatori motivati ed interessati a conseguire dei risultati importanti.

 

18 settembre: “La Notte della Luna”  ha avuto un buon successo, anche se a S. Giovanni Persiceto pioveva!

Ma anche Jacky, a la Réunion, ha avuto seri problemi meteo: nuvoloni minacciosi attraversavano il cielo, velocissimi, creando un bell'effetto scenografico intorno alla Luna, ma che non erno altrettanto affascinanti a livello scientifico!

Tra l’altro, a la Réunion nella stessa giornata c’è stato un forte terremoto di magnitudo 5!

Jacky non me ne ha parlato, evidentemente non ci sono stati danni rilevanti.

Per questo nostro progetto gli amici Jacky, Gérard, Thierry si sono dati molto da fare, dovremo ringraziarli sentitamente per l’aiuto e la collaborazione!

Più fortunato Salvo Massaro a Palermo, dove il cielo è stato velato solo a tratti. Tutte le finestre nella pagina del sito EAN (www.eanweb.com/moon_watch_party_streaming.htm ) erano aperte; abbiamo avuto 250 visite, che non è un brutto risultato per  una pessima serata piovosa!

Alle 21:15 Giuseppe Pupillo ha tenuto la sua conferenza, ottenendo un buon successo. Ho poi preso la parola, raccontando un po’ di storia del cannocchiale nel Seicento, con cenni a Galileo  e alla toponomastica lunare introdotta da padre Riccioli (1651). Ho fatto rilevare le notevoli difficoltà nel riconoscere ciò che si osserva ponendo per la prima volta l'occhio al cannocchiale. Ho posto l’accento sull’importanza del background culturale che sta alla base di ogni interpretazione visiva: non “osserviamo” con gli occhi, bensì con il cervello, e ciò che vediamo lo inseriamo in un modello generato dalle nostre esperienze precedenti. La breve conferenza è piaciuta ed è stata applaudita. 

 

20 settembre: Lunghissimo e costruttivo colloquio con Marco Thomas: parliamo di tutti i possibili aspetti del progetto URANIA Global Village, dal punto di vista culturale, scientifico ed organizzativo. Concordiamo pienamente nel dare l'assoluta priorità ad una serie di programmi di ricerca sistematica di SN, comete, variabili e transiti extrasolari. Per lanciare alla grande il progetto dobbiamo ottenere nel breve termine dei risultati consistenti, da pubblicare sulle riviste, nei siti e nei blog. Diamo anche il via all'acquisto dell'LX 200, che a giorni sarà in officina RP ASTRO per le opportune modifiche, riparazioni ed aggiunte strumentali.

Ricevo una mail Jacky dalla Réunion, è entusiasta per aver partecipato al nostro progetto di San Giovanni Persiceto, il Moon Watch Party, ci vuole anche aiutare per cercare una sistemazione per un nostro telescopio in un'area che sta  trattando per l'acquisto e nella quale  installare i telescopi dell'associazione ARECA. Vedremo se l'opzione Réunion in un prossimo futuro avrà degli sviluppi interessanti.

Jacky e la sua associazione potrebbero essere coinvolti nel progetto: dare, da subito, un taglio internazionale all’iniziativa, si potrebbe rivelare, sotto ogni aspetto, una mossa vincente! 

  21 settembre

Roberto Musmeci, che segue l'Osservatorio di Monterosso Almo mi informa sui progressi: pare che l'amministrazione comunale sia  disponibile a finanziare gran parte del ripristino dell'osservatorio. In questo momento manca solamente il preventivo dei collegamenti di rete. Sono state ipotizzate due possibili soluzioni: una rete classica oppure un ponte radio con cui collegare l'intero giardino all'interno del quale sorge l'Osservatorio. In quest'ultimo caso si può sfruttare un piccolo anfiteatro nei pressi dell'osservatorio per la divulgazione.

Roberto appare soddisfatto, perché scrive: “devo dire che tutti qui a Monterosso, dal sindaco e vicesindaco all'opposizione e ai tecnici sono attivi e coinvolti nel progetto, il che mi fa credere che la cosa andrà in porto malgrado le varie pastoie burocratiche”.

 22 settembre

Ho preparato una bozza di piano operativo per i prossimi mesi.

Ho diviso le azioni da intraprendere in due attività che procederanno in parallelo.

 

TELESCOPIO THOMAS

 

1)      ottobre-novembre: Marco Thomas sistemerà il telescopio LX200 di 30cm; aggiungerà due astrografi di 200 mm, possibilmente identici, ognuno munito di digicam (Canon EOS, modello da definire a 12 bit); il 30 cm disporrà di un CCD classico. Marco eseguirà una serie di test funzionali. Oltre a decidere dove installare il telescopio, resta da definire il tipo di copertura e gli eventuali sensori meteo. Il sito potrebbe essere a Coazze (1200 metri, prov. Torino) oppure a Saint Barthélemey, nei pressi dell'Osservatorio della Valle d’Aosta.

2)      Novembre-dicembre: Salvo Massaro si interfaccia con Marco Thomas per testare l’automazione e la remotizzazione del telescopio con RICERCA 4. Salvo gestirà il telescopio da Palermo.

3)      Dicembre-gennaio: il telescopio sarà installazione a Coazze oppure a Saint Barthélemy. Iniziano i test sul campo. Si lancerà il programma di ricerca SN e, in simultanea, la caccia alla cometa, con la procedura descritta alle pp. 13-14 del documento: http://www.eanweb.com/Immagini_RELAZIONE_MAASS/ver_02_MAASS_Project.pdf

Per avere un’idea delle potenzialità del sistema (che sono anche condizionate dal seeing e dal numero di notti serene), occorreranno alcuni mesi di utilizzo, in modo da accumulare diverse decine di ore di osservazione automatica.

4)      Se i risultati di cui al punto 3) saranno soddisfacenti dal punto di vista tecnico e scientifico, allora si costituirà un’associazione che avrà il compito di gestire il telescopio THOMAS, quello di Monterosso Almo, e quanti altri si aggiungeranno nel corso del tempo.

 

OSSERVATORIO DI MONTEROSSO ALMO

 

a)      Se non ci saranno problemi gestionali, nel corso dei prossimi 6-8 mesi (presumibilmente), la struttura dell’Osservatorio dovrebbe essere pronta per la remotizzazione, che sarà eseguita da Salvo Massaro e da Roberto Musmeci.

b)      Novembre-dicembre: Marco Thomas metterà mano alle modifiche da apportare al telescopio di Monterosso. Qui c’è un problema economico da risolvere, si conta sull'intervento di uno sponsor. Quando i due telescopi saranno pronti per lavorare simultaneamente, essi potranno fotografare oltre 300 galassie per notte, con la camera CCD, e coprire 4000 gradi quadrati (il 20% della sfera celeste) fino alla 14 magnitudine. Questa imponente massa di immagini, equivalente ad oltre 2 GB/notte di dati, dovranno essere adeguatamente gestiti ed archiviati.

 

COME ORGANIZZARSI PER GESTIRE CON LA MASSIMA EFFICIENZA I RISULTATI PRODOTTI DAI TELESCOPI REMOTI

 

Alcune considerazioni preliminari. In primo luogo, nessuno, in ambito semiprofessionale, si è finora trovato nella situazione di dover gestire un programma osservativo così ambizioso e complesso. Naturalmente, in Italia e nel mondo, esistono numerosi telescopi in gestione remota, spesso a disposizione degli amatori. Non ci risulta, però, che nessuno di questi telescopi sia utilizzato in programmi intensivi di ricerca. Solo occasionalmente essi effettuano survey o scansioni del cielo.

Il loro principale impiego non si discosta per nulla dalle solite riprese “estetiche” dei soliti oggetti, ormai fotografati miliardi di volte e in tutte le salse possibili ed immaginabili!

Essendo probabilmente i primi a concentrarci su queste ricerche, dovremo praticamente inventarci tutto, dalla gestione efficiente dei dati, al modo di comunicare i nostri risultati verso l'esterno nel minor tempo possibile; oppure, come fare a ricevere, in tempo reale, le segnalazioni di eventi imprevedibili e di breve durata, quali i GRB.

E' evidente che pur avendo a disposizione una strumentazione altamente automatizzata, l'ultima parola nella valutazione dei risultati (ad esempio, un'eventuale scoperta) spetta ad un operatore  “umano”.

La gestione di due o più telescopi, la programmazione delle osservazioni e l'analisi dei dati,  richiede la disponibilità di un team di persona fortemente motivate.

Le osservazioni più significative e le scoperte che sono alla portata del nostro sistema saranno opportunamente pubblicizzate, attraverso pubblicazioni cartacee e sul web.

 

24 settembre: Salvo ha finito di implementare RICERCA 4 e me ne invia una copia da testare. Scorro per oltre un’ora le numerosissime funzionalità di questa nuova versione. Il programma è davvero eccezionale! Marco Thomas conta di sistemare velocemente LX200 per poter subito dopo testare il programma. Mi convinco sempre più che il progetto URANIA Global Village ci darà delle grandi soddisfazioni!

 

 
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L'evoluzione del progetto

Post n°3 pubblicato il 16 Settembre 2010 da rucal

L’evoluzione del progetto: Urania Global Village

Nei precedenti due post ho dato informazioni sul lavoro preparatorio, che mi auguro si possa concretizzare nell'URANIA Global Village Project. In questo post farò un po' di cronologia recente del progetto.

 Pare che il 2010 possa diventare un buon anno per questo progetto, che ho chiamato: URANIA GLOBAL VILLAGE PROJECT.

In verità, disperavo di potervi dar vita, specialmente dopo che Ivan Bellia aveva declinato la mia offerta di collaborazione. Confesso che in quell’occasione mi sono sentito deluso e un po’ amareggiato. Le cose sono andate così (si vedano i mail del 21/03/2010 e la successiva risposta del 1° aprile): in un messaggio del 21 marzo a Bellia e a Lanza proponevo di lanciare un progetto che già avevo proposto a Skylive anni prima (tanto per confermare il mio interesse pluriennale per queste problematiche), chiedendogli di munire uno dei loro telescopi di un teleobiettivo di 200mm e di digicam per dare la caccia a comete, novae, variabili, ecc.

 Nello stesso messaggio mi offrivo di scrivere degli articoli, riguardanti Skylive, per le riviste italiane, ma non solo, proponevo di lanciare insieme a loro il progetto “Caccia alla cometa”, infine, sostenevo l’opportunità di organizzare un convegno misto (professionisti/amatori) ottobrino sul tema dell’astronomia digitale.

La risposta di Bellia, arrivata una decina di gg dopo (1° aprile), era scoraggiante.

Nelle sue parole emergeva chiaramente l’intervento dei suoi colleghi, soprattutto quelli impegnati nell’area UAI (Bianciardi ecc.), che si erano dati molto da fare per stopparlo, con la scusa che i telescopi Skylive erano in corso di ricollocazione, perciò non sarebbe stato possibile programmare alcun progetto di ricerca per un bel po’ di tempo.

Invece, per quanto riguardava gli articoli che mi ero proposto di scrivere, l’offerta era stata declinata perché: “se ne occupa già Giorgio Bianciardi”, il ché è sorprendente,  infatti non si è mai visto un articolo di Bianciardi che parli di Skylive!

Bellia concedeva unicamente la disponibilità di Skylive  per fare delle osservazioni di transiti e mi esortava a segnalargli delle possibili collaborazioni per allargare “la nostra rete di telescopi in Italia e nel mondo”. Visto l’andazzo, da allora, non ho più contattato Bellia e Skylive.

 

Il 2 aprile, il giorno successivo alla risposta di Bellia, ho scritto un messaggio a Salvo Massaro (a Palermo, uno dei migliori esperti di software a livello nazionale che si occupano di programmi astronomici), chiedendogli se era disponibile a mettere in piedi una rete di telescopi in gestione remota per attuare i soliti progetti di ricerca (intendo soliti per noi tre quattro amici che ne parliamo da anni, gli altri sono Angelo Angeletti, Mirco Villi, ecc.).

Sapendolo molto preso con un sacco di progetti e di problemi lavorativi, non pensavo che Salvo rispondesse positivamente.

Il 6 aprile mi scrive due righe, piuttosto affannate, nelle quali mi chiede di pazientare perché ora è impegnato. Nel corso dello stesso mese di aprile  abbiamo uno scambio di mail sull’uso di RICERCA, il suo software, del quale mi ha regalato una copia.

In quei giorno Salvo mi informa della possibilità di gestire un Osservatorio astronomico, già esistente, a Monterosso Almo, in provincia di Ragusa. Ospita un Meade LX200 ed ha una cupola Gambato di 2,5m: forse è l’occasione che aspettavamo! Salvo sostiene che per automatizzarlo completamente, necessita di un investimento di alcune migliaia di euro (apertura e chiusura portelloni, sensori pioggia, ecc.), che il Comune di Monterosso, proprietario della struttura, al momento non ha. Inoltre, per poter rendere efficace il telescopio in ricerche di un certo spessore, è necessario munirlo di camera CCD e, a mio parere, di un paio di astrografi in parallelo con sensore CMOS tipo Canon Eos 1000D oppure la 450D o simili.

L’utilizzo di digicam ha un doppio vantaggio: hanno un costo contenuto rispetto alle camere CCD, e la loro superficie è assai estesa, così da coprire un FOV assai ampio, anche diversi gradi quadrati per ogni immagine.

E’ solo così che si può sperare, con buone speranze di successo, di fare scoperte di variabili, comete ed altri oggetti celesti. Pensando alla montatura LX200, mi è venuta l’idea di sostituirla con qualcosa di più adeguato, ovvero una montatura molto più robusta ed efficiente.

Il 10 giugno ne parlo con Boetto della Northek che sembra interessato a fornirci in comodato d’uso un paio di astrografi newtoniani di 108mm f/4 di loro produzione. Quando credo che l’affare sia concluso, la doccia fredda: disponibilità ritirata in men che non si dica!

Purtroppo si ha a che fare anche con situazioni così….

 

Nel frattempo avevo iniziato a scrivere un’ampia analisi del lavoro tecnico e scientifico che si sarebbe potuto realizzare a Monterosso, qualora si  fossero realizzate le modifiche strutturali progettate  da Salvo Massaro. Il progetto, denominato MAASS (Monterosso Almo All Sky Survey) è riportato in un documento utile anche nel caso che il numero di telescopi remoti si dovesse ampliare, cosa che mi auguro vivamente! (il documento è consultabile alla pagina: www.eanweb.com/Immagini_RELAZIONE_MAASS/ver_02_MAASS_Project.pdf).

Il 3 luglio invio la relazione a Salvo Massaro e a Marco Thomas.

Quest’ultimo è stato coinvolto nei nostri progetti grazie all’interessamento dell’amico Salvatore Albano. Thomas , che contatto in Skype  il 23 giugno, è uno dei titolari dell’azienda RP ASTRO. Marco, una persona molto attenta e capace, si interessa subito attivamente del progetto e si offre di realizzare una montatura adeguata allo S-C e degli astrografi previsti per Monterosso Almo.

 

In luglio cerco della strumentazione dismessa (esempio: lenti, obiettivi per astrografi, ecc.), ma comunque utile per il MAASS, eventualmente disponibile presso gli Osservatori INAF. Chiedo all’amico Mauro Dolci che, dopo una verifica nei magazzini di Collurania, mi dice che non c’è nulla di disponibile. Su suggerimento di Roberto Ragazzoni, dell’Università di Padova, il 14 luglio contatto il dr. Giuseppe Leto dell’Osservatorio Astrofisico di Catania, ancora però senza successo.

 

03 settembre: Mario Umberto Lugli mi comunica, per mail, che l’Accademia Nazionale di scienze di Modena non è interessata al progetto Moon Watch Party. E’ un peccato, cadono così alcune idee molto efficaci, quali la mostra delle carte lunari antiche e la diretta web della conferenza in italiano e inglese del prof. Alberto Righini. Non ci si rende conto dell’impatto che certe iniziative possono avere per il prestigio dei proponenti! L’idea che mi sono fatto è che Modena è ormai del tutto inattiva dal punto di vista astronomico, troppo svogliata, senza idee e senza obiettivi, sia a livello dei professionisti, o presunti tali, sia degli astrofili.

In questo stesso giorno ho aperto il blog dell’Urania Global Village Project (http://blog.libero.it/UraniaGV/) per stimolare l’interesse intorno al progetto. Ho inserito un primo post che rifà la storia del Borgo di Urania, che poi si è trasformato in quello attuale, l’URANIA Global Village. Ho dato notizia dell’apertura nella Newsletter e nel giro di 48 ore pare che ci siano stati una ventina di visitatori del blog, anche se non ci sono stati commenti.

Riconosco che l’argomento di un blog sulla storia di un progetto astronomico è astruso. Sono espresse idee innovative e, comunque, l’interesse dei non specialisti è cronicamente basso.

Sono sempre più convinto che l’astronomia, professionale ed amatoriale, in Italia, soffra molto e sia in netta fase calante, ed è entrata in crisi di idee e di progetti da almeno un decennio.

Intendiamoci, non è che manchino i progetti. E’ la validità di quelli proposti che è fortemente criticabile, perché ciò che appare chiaro è che tutti, nell’ambiente amatoriale, spingono sconsideratamente affinché si realizzino grosse strutture astronomiche.

Quando però ci si rende conto che non è stato predisposto un adeguato programma di ricerca e di divulgazione, allora ci si accorge che la strumentazione installata, volendo essere di uso generale ed universale, in realtà non serve a nulla e che la corsa allo strumento sempre più grande, specialmente per il non professionista, infila il progetto in vicoli ciechi spesso mortali per la vita stessa della struttura.

Pare che a S. Barthelemy sia in corso una ristrutturazione completa degli strumenti, e ciò la dovrebbe dire lunga sulla validità del progetto iniziale, che doveva puntare a creare una sorta di polo regionale didattico-divulgativo e, allo stesso tempo, doveva divenire un centro di ricerca per ambiziosi programmi astronomici, all’inizio per niente ben definiti.

Quando la struttura ha iniziato a lavorare ci si è accorti che parecchie scelte strumentali erano state fatte senza alcuna logica o criterio razionale. Personalmente sono stato sempre molto scettico su quella sfilza di telescopi in configurazione newtoniana che dovevano servire per la divulgazione, erano telescopi vecchi come concezione e poco adatti ad essere gestiti con facilità per accogliere un vasto pubblico di fruitori che si supponeva sarebbero arrivati a frotte per visitare ed utilizzare l’Osservatorio. Ma non mi convinceva neppure lo strumento principale, l’81 cm che mi pare abbia lavorato molto poco…

Ma ci sono altri esempi di progetti in corso che sfuggono da ogni logica culturale e scientifica. Uno di questi è stato promosso dall’UAI che pare voglia realizzare un mega Osservatorio sui monti Sibillini, dotato di un telescopio di 1 metro di diametro (!). La domanda è: riuscirà l’UAI a gestire un telescopio di queste dimensioni e di questo costo e a che cosa servirà? L’UAI non dovrebbe puntare sulla capacità di coinvolgimento delle associazioni e degli Osservatori affiliati, coordinandone il lavoro? Invece si mette a fare in proprio delle attività astronomiche non ben definite: divulgative, didattiche, di ricerca? O tutte e tre le cose insieme?

 

04 settembre: mi scrive Jacky Françoise sui due soliti argomenti: la collaborazione per il Moon Watch Party e la mia richiesta di verificare la disponibilità di ARECA ad ospitare un telescopio dell’UGV. Per il 18 settembre non ci dovrebbero essere problemi, salvo le condizioni meteo che sono difficili da prevedere con una certa sicurezza, sia in Italia, sia a la Réunion. L’installazione di un nostro telescopio in gestione remota è invece una questione complessa, soprattutto perché il club ARECA non dispone di un Osservatorio dell’Associazone. 

 

06 settembre: Mauro Amoretti mi richiama. E’ stato in ferie, ed ha letto solo ora il mio messaggio. Gli spiego che mi serve la consulenza di un commercialista per verificare che tipo di azioni attivare per mettere in piedi un’associazione culturale che possa gestire una serie di telescopi remoti. Mi consiglia di organizzarmi dal punto di vista tecnico e scientifico e di verificare la piega che prenderà il progetto nel giro di qualche settimana. Ci si regolerà in base a come si evolverà la situazione. Ad esempio, se ci saranno appoggi consistenti, si dovrà costituire l’associazione entro breve tempo e senza indugi.

 Nel corso della stessa giornata ho sentito Salvo Massaro, gli ho parlato dell’idea di mettere in diretta web le immagini a grande campo della Luna riprese a Palermo, confrontandole con quelle che provengono da S. Giovanni Persiceto, vedremo se i referenti di Salvo saranno d’accordo.

 

7 settembre: Jacky Françoise mi ha mandato il link di un bel video che riguarda l’automazione del suo Osservatorio a S. Paul, Réunion Island, http://www.astrorun.com/~fjacky/installations_saint-paul/kazthierry.mpeg . Con il cellulare iPhone si connette a una pagina web, con quale pilota l’apertura della copertura del telescopio: molto ben fatto, è davvero bravo! Ho fatto girare il link a tutti i possibili interessati. Mirco Villi scrive entusiasta: dice che sarebbe davvero bello riprendere a far ricerca di SN nell’emisfero australe, dove la probabilità di scoperta è ancora elevata!

 

8 settembre: Mi sento in Skype con Marco Thomas, parliamo della possibilità che un amico comune, Salvatore Albano, molto noto nell’ambiente degli osservatori visuali e nelle riviste di astronoma, possa realizzare una sorta di “servizio” giornalistico durante lo Star Party di St. Barthélemy. Mi sentirò domani con Salvatore per valutare questa opportunità. Mi pare che non ci sia nessuno che abbia pensato di mettere sul web, in diretta o differita, materiale su quello Star Party.

Passiamo poi a parlare dell’Urania Global Village Project. Marco è disposto ad acquistare un LX200 di 30cm, per fare i primi test del sistema. Si pensa di recuperare un telescopio usato che RP ASTRO provvederà a sistemare e ad adattare per un gestione automatica remota di buon livello tecnologico, con il software RICERCA 4. Lo strumento dovrà lavorare in equatoriale, dovrà disporre di due astrografi di 200/300 mm di focale con due digicam CMOS a 12 o 14 bit. Sul 30cm monteremo invece un CCD classico. Marco sistemerà il telescopio, farà dei test in laboratorio, poi vedremo di piazzare lo strumento in montagna. Ha anche proposto una bellissima idea: mettere il telescopio presso un astrofilo che sembra ben predisposto (un suo cliente); la cosa interessante è che potrebbe essere installato a St. Barthélemy! In Italia dovrebbero essere alloggiati due strumenti in remoto alle due estremità della Penisola, in Val d’Aosta e nella punta più meridionale della Sicilia.

Si è anche parlato di una installazione nell’altro emisfero. Abbiamo preso atto che gli amici de la Réunion al momento non hanno una sede sociale: stanno discutendo della possibilità di realizzare un Osservatorio dell’Associazione, ma prima di avere una struttura funzionante dovrà passare almeno un paio d’anni. Marco suggerisce di contattare delle strutture esistenti, ad esempio qualcosa di simile al Tivoli Farm, in Namibia, http://www.tivoli-astrofarm.de/tivoli_astrofarm.htm. E’ un’ipotesi sicuramente da verificare e molto valida dal punto di vista scientifico.

Rimaniamo d’accordo su di un paio di punti fondamentali che devono essere approfonditi:

 

-          chi farà parte del team dell’UGV Project? 

-          E’ credibile l’ipotesi di rendere attivo il progetto, almeno con un solo telescopio, già nel gennaio del prossimo anno?

Nel corso della serata ho parlato con Salvo Massaro che sta completando la versione 4 di RICERCA, che potrebbe essere distribuita già entro settembre. L’ho aggiornato a proposito delle chiacchiere fatte con Thomas, ovviamente è assai interessato, perché l’idea di poter gestire tre telescopi in remoto è davvero grandiosa. Mi ha anche detto che Gambato ha fatto un preventivo per automatizzare la cupola dell’Osservatorio di Monterosso: speriamo che il Comune abbia le risorse per eseguire i lavori!

 

10 settembre: Per rispondere alla prima domanda, rimasta aperta l’8 settembre, penso si possa affermare senza ombra di dubbio che il team di gestione del progetto UGV sarà di livello adeguato. Fino a questo momento, benché non sia ancora stato lanciato un appello per un “arruolamento” in grande stile, possiamo contare sull’apporto di Salvo Massaro, Roberto Musmeci, Angelo Angeletti, Mirco Villi, lo scrivente e Marco Thomas. Con questi nomi in ballo, è garantita una buona copertura di ogni aspetto del progetto, sia per quanto riguarda il livello tecnico/scientifico sia per gli aspetti organizzativi e di comunicazione. In altre parole: questo è un gruppo in grado di realizzare e far funzionare al meglio UGV Project! Le esperienze dei singoli lo confermano: Salvo Massaro e Roberto Musmeci stanno lavorando da oltre un decennio su software avanzati di astronomia. Il loro software di punta, RICERCA, è prossimo alla quarta versione. Angelo Angeletti ha le più ampie competenze scientifiche per gestire programmi astronomici avanzati; Mirco Villi è uno dei più noti scopritori di SN, grandissima esperienza e grandi capacità! Marco Thomas è co-titolare della RP ASTRO ed ha vent’anni di esperienza nel marketing. Infine, chi scrive, si occupa di astronomia da oltre quarant’anni.

La seconda domanda riguardava l’operatività reale già del progetto, con almeno un telescopio, già a partire dal gennaio 2011. Se tutti rispetteranno l’impegno, e faranno la loro parte, è certamente possibile. Mi sbilancerei anche un po’: credo che nel 2011 si potranno  fare anche le prime scoperte!

 

 
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Il fanta-racconto del Borgo di Urania

Post n°2 pubblicato il 09 Settembre 2010 da rucal

Il fanta-racconto sul Borgo di Urania

 Per raccontare la storia del Borgo di Urania, della sua organizzazione e dei suoi possibili sviluppi, ho scritto la prima parte di un fanta-racconto, ipotizzandone una futura realizzazione su di una linea spazio-temporale parallela alla nostra, anche se con scarse probabilità di una convergenza con il "qui" e "ora".  

Per certi aspetti il racconto fornisce una risposta parziale alle numerose critiche che sono state rivolte al progetto del "Borgo" da amici che, quasi sempre, lo ritengono irrealizzabile, non di rado con motivazioni giustificate. 

La forma inconsueta del racconto  è stata scelta per rendere meno noiosa la lettura e per accrescere l’interesse attorno al progetto.  

La scelta dei nomi dei personaggi, invece, NON E’ CASUALE. L’intenzione è di prenderci un po’ giro (a partire dall’autore) con ironia lieve e non greve; l’obiettivo è di rendere meno plumbei i rapporti interpersonali che, nell’ambiente astronomico, sono spesso pessimi. Consiglio a tutti di leggere il racconto e di esprimere il vostro parere, inoltre, come completereste il racconto? Intanto leggetelo: www.eanweb.com/borgo_urania/Prima%20parte_RACCONTO%20Borgo%20di%20Urania.pdf

 
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Inizi progetto Borgo di Urania

Post n°1 pubblicato il 02 Settembre 2010 da rucal

 

Questo blog è esclusivamente dedicato alla realizzazione di un progetto astronomico internazionale, intitolato, appunto, Urania, il villaggio globale della scienza. Il progetto prevede l'installazione di alcuni telescopi automatizzati e da gestire in remoto sparsi per il globo, che dovranno essere utilizzati per la ricerca di supernovae, variabili, extrasolari, comete, GRB, asteroidi.

 

 

Da anni (almeno dal 2005), sto pensando di installare ed organizzare la gestione di uno o più telescopi automatici in remoto. Nel 2007 avevo elaborato un progetto, il Borgo di Urania, sul quale allora puntavo molto. Nel seguito riporto una descrizione del progetto così come era stato elaborato in vista di una sua realizzazione sul territorio nazionale.  PREMETTO CHE IL PROGETTO ORIGINARIO E’ STATO ORA AFFIANCATO DA “URANIA Global Village Project”, DI CUI SI DISCUTE IN QUESTO BLOG.

  

Il progetto originario del Borgo di Urania (2007-2010)

 

Nell’ambito dell’astronomia non professionale il ‘Borgo di Urania” era ed è un progetto assolutamente innovativo: si vuole infatti proporre un modo diverso di fare astronomia a livello divulgativo-didattico e di ricerca scientifica, senza dimenticare, anzi ponendo in posizione assolutamente centrale, i positivi risvolti di promozione turistica per la località che farà suo questo progetto.

I motivi che rendono diverso il Borgo da qualsiasi altra iniziativa nel settore astronomico, sono illustrati nei seguenti punti:

 

1)      Non si punta alla realizzazione di un progetto faraonico di Osservatorio astronomico; per intenderci, non vogliamo ripetere gli errori di molti, di coloro cioè che hanno fatto sorgere Osservatori come  fossero funghi, negli ultimi 20 anni e in diverse località italiane: Si tratta  di strutture che troppo spesso sono  sottoutilizzate per incapacità palese  di gestione. E poi, a cosa servono, infatti, in Italia, telescopi con diametri superiori ai 50 cm? Con questi strumenti non è possibile fare pianeti in alta risoluzione perché il seeing non lo consente; ma anche per molte altre ricerche sono strumenti sovradimensionati e difficili da gestire. Uno dei pochi settori dove un telescopio della fascia >50 cm ha un impiego importante e giustificato è nella costruzione della curva di luce dei pianeti extrasolari in transito. Ora, in Italia ci sono almeno una settantina di Osservatori, muniti spesso di telescopi mastodontici, realizzati con il contributo pubblico (gli Osservatori Comunali) costati milioni di euri, dei quali forse solo il 20% (probabilmente meno) funzionano su di un livello accettabile, per la divulgazione e la volgarizzazione. Il rimanente 80% è su livelli di pura sopravvivenza e spesso con calendari di attività striminziti e di scarso impatto dal punto di vista culturale e scientifico.


2) Una considerazione fondamentale che ci spinse a promuovere ulteriormente il progetto 'BORGO DI URANIA" è che sul territorio nazionale ormai si fa pochissima ricerca scientifica nonostante la presenza  di una massa consistente di telescopi piccoli/medi presenti (che sono diverse migliaia), che si trovano nelle mani sia dei professionisti sia degli amatori. Se molti amatori di ogni parte d’Italia, che hanno difficoltà ad eseguire osservazioni sotto cieli inquinati, conferissero la loro strumentazione al ‘Borgo di Urania’ in prestito d’uso, in particolare telescopi con pilotaggio remoto (con diametri tra i 15 e i 35 cm), CCD e digitali reflex, sarebbe allora possibile lanciare una serie di programmi di ricerca di ampio respiro, supportati da un sistema altamente automatizzato di acquisizione ed analisi delle immagini. Disponendo di una cinquantina di telescopi si potrebbero proporre un certo numero di progetti sistematici di ricerca (in settori quasi dimenticati in Italia), con elevate probabilità di scoperta: caccia alle comete, ricerca di pianeti extrasolari, novae, supernovae, variabili, GRB, mappature del cielo a diverse lunghezze d’onda, ecc. I telescopi conferiti al Borgo di Urania restano ovviamente dei proprietari originari, che potranno utilizzarli in remoto via internet.

La bella esperienza di SKYLIVE (www.skylive.it) dimostra in pieno la fattibilità tecnica del progetto.


3) Parallelamente si svolgeranno attività divulgative molto coinvolgenti, sotto forma di conferenze, meeting, convegni e corsi residenziali di astronomia a diversi livelli. Uno degli aspetti fondamentali riguarda lo sviluppo del turismo "culturale": in questo ambito il "BORGO" dovrebbe divenirne uno dei punti focali.


4) Il BORGO dovrebbe essere in grado di autosostenersi economicamente, attraverso i servizi e le prestazioni fornite e i contributi.


5) Una delle domande che ci poniamo è la seguente: BORGO DI URANIA si dovrebbe appoggiare a strutture esistenti? Ad esempio: agriturismo, un parco giochi, museo, ecc.? A voi una prima risposta...


6) Dove dovrebbe essere collocato il BORGO DI URANIA? Noi crediamo che esso debba sorgere in una località italiana facilmente raggiungibile con i mezzi di trasporto pubblico. La via d'accesso deve essere in buone condizioni di manutenzione. L'altezza sul livello del mare dovrebbe andare da un minimo di 500 m ad un massimo di 1500 m. Il centro abitato più vicino dovrebbe essere ad una distanza massima di 3 Km.



7) L'area dove far sorgere il BORGO dovrà essere costituita da un luogo pianeggiante, con orizzonte libero da 10° in su, ampia circa 2 ettari, con facile accesso ad acqua, luce e linea telefonica (ADSL). E' assolutamente auspicabile avere altre strutture abitate stabilmente nel raggio di qualche centinaio di metri.


8) il progetto BORGO DI URANIA prevede la realizzazione di strutture semplici, prevalentemente in legno con tetti scorrevoli che appoggiano su piattaforme in cemento armato. Il tutto si deve facilmente integrare nell'ambiente. Ovviamente il luogo deve essere edificabile senza vincoli particolari.


9) RIASSUMENDO: il Borgo di Urania dovrà accogliere alcune decine di telescopi e teleobiettivi automatizzabili e gestibili via - internet (esempio: montature Meade LX200 e simili), il diametro massimo accettato è 40 cm; sono considerati inutili i diametri superiori. Gli strumenti lavoreranno in batteria per ampie survey del cielo, il più possibile automatizzate. Per fare esempi concreti:


una decina di teleobiettivi da 200 mm di focali, montati su teste equatoriali gestibili in remoto, per la caccia automatica a comete, novae, variabili. Poi 3-4 S-C su montatura tipo LX200 per la ricerca di pianeti extrasolari in transito. Quindi 3-4 S-C LX 200 di 25-35 cm per la caccia alle supernovae. Alcuni newton 30-40 cm, gestibili in remoto, per l'osservazione planetaria in alta risoluzione. Infine, 4-5 telescopi (di buona qualità) per l'osservazione visuale.

10) Il progetto prevede, nel corso del tempo, la creazione di un parco didattico, costituito da un percorso dotato di piazzole con strumenti e modelli del sistema planetario, della galassia, ecc.

11) Dovrà disporre di un piccolo planetario.

 

Ulteriori considerazioni sul progetto Borgo di Urania

 

a)      E' un progetto di respiro nazionale, inusuale, anzi, diremmo pure unico e mai prima proposto, sia per le modalità di acquisizione della strumentazione sia per le finalità e la gestione. 

b)       Per lanciare un progetto come questo occorre un gruppo di persone con le idee chiare, assai determinato e che intenda lavorarci in modo professionale. Questo è un progetto che si propone di conseguire risultati scientifici e culturali fuori dal comune, cercando, nello stesso tempo, di creare le condizioni per una gestione economica. In Italia si parla molto di fare ricerca amatoriale (quella professionale, negli Osservatori INAF, purtroppo è quasi estinta o lo sarà a breve), in realtà dei famosi 70 Osservatori e delle migliaia di telescopi in possesso di privati, pochissimi sono quelli che fanno una ricerca sistematica e continuativa (assai meno del 5%).

c)      Gran parte dei telescopi in possesso degli amatori sono inutilizzati: il Borgo di Urania potrebbe accoglierne una cinquantina, con i proprietari che li mettono a disposizione per progetti collettivi di ampio respiro.

d)      E' ovvio che gestire un progetto del genere richiede la messa in campo di competenze diverse, che però, fortunatamente, sono  anche ampiamente diffuse: 

-          un direttore del Borgo

-          uno staff tecnico (un paio di softwaristi, un meccanico)

-          uno staff osservativo (almeno 4 persone che si alternano nel lavoro notturno, non è     

-          necessario che siano in loco)

-          uno staff scientifico che analizza e interpreta i dati

  Ora, questa può sembrare un’organizzazione fuori dalla portata dei non professionisti; in realtà mettere insieme un gruppo del genere non è così difficile, perché, con internet, non hai quasi mai la necessità di muoverti da casa per le attività connesse con il Borgo!


e) I risultati delle ricerche dovranno essere diffusi attraverso gli organismi internazionali, il web, bollettini, newsletter, articoli informativi su riviste divulgative.

 

Le domande che segue sono rivolte a tutti coloro che hanno un atteggiamento propositivo nei confronti del progetto


1)  Questa domanda è rivolta in modo particolare alle associazioni astrofili, ai gestori di agriturismo, strutture turistiche, ecc., per verificare l'eventuale :

a)      esiste una vostra disponibilità a candidarvi quali gestori del BORGO DI URANIA, in quanto possessori del terreno sul quale erigere il Borgo e di pensare ad un investimento mirato in tale ambito?


2) In linea di massima saresti disponibile a partecipare al progetto?

b)      fornendo uno strumento;

c)      mettendo a disposizione la tua competenza tecnico/scientifica (specificare quale) per lo sviluppo delle attività del Borgo?


3) Se il Borgo fosse realizzato, pensi di poter essere tra i fruitori, sia sul luogo sia tramite il web?

4) Tuttora cerchiamo una associazione, un agriturismo, una struttura turistica, interessata ad ospitare un meeting dedicato alla discussione del progetto "BORGO DI URANIA" nel prossimo anno 2011. Il meeting ha lo scopo di discutere i diversi aspetti del progetto, mettere a punto delle strategia ed elaborare la versione definitiva dei programmi del Borgo.

 

 

 
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