Creato da Vasilissaskunk il 16/06/2008

ALIVE IN THE NIGHT

(foto di viaggioMIE)

 

Messaggi del 04/01/2018

QdAeM_dream or reality

Post n°262 pubblicato il 04 Gennaio 2018 da Vasilissaskunk

quindi buon anno? mah quale stupida idea fù di conteggiare il tempo..così tanto per scandire cio' che non si è fatto ..quindi passano 365 giorni e ti ritrovi così lì tra la coda del nuovo e la faccia del vecchio sbatacchiando nelle onde di una frustrante realtà ...dice il saggio il segreto è nel ammare cio' che si ha e non bramare per quel che si desidera... il saggio ha ragione.,. cio' non toglie che l'intersecarsi di rette vitali generi talvolta ansia ... solo gli incosapevoli vivono felici? O forse essendo noi animali snaturati abbiamo perso come dire l'istinto e la ragione per cui viviamo ...diglielo ad un salmone cosa deve fare nella vita ... lui lo sa bene ..compie la sua missione e poi muore... ma noi cosa siamo ? Un amico mi disse animali che vivono come piante ... certo la mente influenza la realtà, ma le cose accadono e talvolta sono drastiche violente irreparabili ..altre volta solo fastidiose ... 

qui e ora l'unico vero dono e non saperne godere appieno essendo  preda di  angosce l'unico vero paccato 

EPPPI NIU IAR dunque sia 

 
 
 

ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN

Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare  ...

 

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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)

Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.

 

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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA

(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

 

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