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UNA PASSIONE INNATA

Allevatore da una vita(alleva varie specie di uccelli :canarini di colore,cardellini,verdoni ancestrali e relative mutazioni,ciuffolotti,merli e tordi mutati ,carpodachi messicani…..)diviene un “manipolatore genetico”:il merlo ancestrale(nero), ad esempio ,che è un classico soggetto che tutti conoscono ,lui lo vuole bianco ,ed il bianco è un’altra cosa da vedersi;il verdone ancestrale è bello ma…il lutino(giallo)è…un’altra cosa.Giudice nazionale degli ornicoltori italiani nel settore I.E.I.(indigeni esotici,ibridi) raccoglie le massime soddisfazioni di allevatore nel 2009 aggiudicandosi due titoli mondiali,in gennaio, a Piacenza .

 

 

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C'era una volta...il merlo:tra leggenda e realtà.

Post n°22 pubblicato il 26 Dicembre 2010 da ValterW
Foto di ValterW

merlo albino (allev.e foto dell'autore)

Testo pubblicato su"ITALIA ORNITOLOGICA"n° 11 e n° 12 novembre(prima parte) e dicembre(seconda parte) 2010.

 

PRIMA PARTE

 

Ecco la vera storia (tramandata nel tempo ) del perché il merlo,ai giorni nostri, è nero.

 

In un tempo lontano,capitò a Milano un inverno molto rigido. La neve aveva steso un candido tappeto su tutte le strade e i tetti della città. I protagonisti di questa storia sono un merlo, una merla e i loro tre figlioletti,in origine bianchi…Erano venuti in città sul finire dell'estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova. Poi, per l'inverno, avevano trovato casa sotto una gronda al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante.Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni per sfamarsi; il merlo volava da mattina a sera in cerca di becchime per la sua famiglia e perlustrava invano tutti i giardini, i cortili e i balconi dei dintorni. La neve copriva ogni briciola. Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare. La merla, per proteggere i piccoli intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore.Tre giorni durò il freddo. E tre giorni stette via il merlo. Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino. Nel primo dì di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine.Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un'eccezione di favola.

 

Il merlo (Turdus merula) è un uccello dell’ordine dei passeriformi e della famiglia dei turdidi.Il maschio,di dimensioni medio-piccole,lungo circa 25 cm é inconfondibile per il piumaggio, in genere completamente nero,lucente, uniforme,morbido e folto, per l’orlo palpebrale e becco giallo-arancio vivo,quest’ultimo robusto,per zampe brune e squamose. La femmina , invece,per il colore bruno scuro uniforme,con striature più scure visibili sulle parti inferiori, gola più chiara e striata (particolare fondamentale in allevamento per poterla distinguere dal maschio,senza doverla sessare in ambulatorio, prima dell’arrivo della primavera, nelle nuove mutazioni con fattori non legati al sesso od il bianco),per il becco bruno con poco giallo .I giovani ,simili fenotipicamente tanto che solo l’occhio di un esperto può cogliere la leggera differenza ed intuirne in anticipo il sesso,si presentano più chiari e più fulvi della femmina,colore che diviene gradatamente sempre più scuro con il passare dei mesi fino a distinguerne il dimorfismo sessuale, con striature delle parti inferiori più evidenti e con una leggera macchiettatura della piuma. Dopo il passero il merlo è il passeriforme più diffuso in tutto il territorio europeo ad esclusione della Scandinavia settentrionale. È presente nell’ Africa nord-occidentale,nelle Canarie,nelle Azzorre e in buona parte dell’Asia Minore sud-orientale, è stato inoltre introdotto tra il 1850 ed il 1860 in Australia ed in Nuova Zelanda. Durante gli inverni si trasferisce dai paesi più settentrionali,freddi, in quelli più caldi, mentre nelle zone temperate come l’Italia è presente tutto l’anno e qui da noi lo possiamo considerare un migratore parziale, residente, nidificante e svernante. E’ un volatile che si adatta all’ambiente in cui vive. Se sceglie di seguire gli insediamenti dell’uomo, stabilisce con questi un rapporto cordiale,viceversa,se sceglie di vivere tra rovi e fitte boscaglie,allora il rapporto con l’uomo-cacciatore,dal quale si deve difendere,diventa più riservato,distaccato,diffidente. Non è una specie gregaria,ognuno ha il suo territorio che condivide con la partner,altrettanto territoriale ed il canto ha una duplice funzione:marcare il territorio ed attirare la femmina per la riproduzione. Mostra una grande vivacità, possiede un volo basso e di breve durata,a volte diritto a volte sfrecciante a zig-zag;sul terreno si muove saltellando rapidamente,quando si posa tiene la coda aperta ed eretta,le ali quasi cascanti,se eccitato muove frequentemente le ali. Essendo un passeriforme molto diffuso è prevedibile immaginare che abbia diverse sottospecie distribuite nei vari continenti, e così é.Ricordiamone alcune: l’azorensis(una razza piccola che nidifica nelle Azzorre,il maschio è più scuro e lucido del nostro merula) , l’aterrimus (più opaco e più piccolo del merula,lo troviamo nella penisola balcanica,Crimea,Ucraina,Asia Minore,Iran settentrionale), il massimo(sottospecie che vive nelle montagne,localizzata nell’Afghanistan orientale,nel Tibet meridionale,nell’Himalaya),il mandarinus(vive in Cina,parzialmente migratore,il maschio è nero fuligginoso come la femmina,più chiara però sul ventre,di struttura più robusta del merula),il cabrerae,prende il nome dal suo scopritore zoologo Cabrera(assomiglia all’azorensis e popola le isole Canarie)ed ancora altre distribuite in Asia ed Africa. Il suo habitat naturale è il bosco,con preferenza per le latifoglie con fitto sottobosco. Tuttavia l’intervento dell’uomo sulla natura ha determinato in pochi anni un avvicinamento ed un adattamento nelle aree urbane. Lo vediamo saltellare tranquillamente pei parchi cittadini,lungo i viali alberati,nei giardini”privati”,nidificare tra le siepi,cespugli ,piante rampicanti vicino a case o nei vigneti ed i più fortunati avranno visto la femmina covare nel vaso dei fiori sul proprio terrazzo,nella grossa pianta di rosmarino o sui rami del melograno,un pericolo però per i piccoli pullus ancora incapaci di volare,facili prede per gattie cani o vittime del traffico. Questa socializzazione da parte del merlo con l’ambiente umano era già una realtà ben 30 anni fa nel nord-Europa. In quegli anni ho avuto modo di visitare città come Copenaghen,Oslo e il numero di merli presenti era molto consistente;camminando sembrava che passeggiassero al tuo fianco sul marciapiede,lungo le vie,in prossimità di piazzuole alberate,per la docilità e socievolezza dimostrata. Purtroppo sappiamo che questi uccelli sono soggetti a temporanei decrementi in seguito a patologie aviarie,come verificatesi tra il 2000 e il 2001.E’ un uccello onnivoro,si nutre di una vasta gamma di insetti:coleotteri, lepidotteri,ragni,millepiedi,larve,piccoli molluschi, vermi di terra che estrae dal terreno(nel vederlo saltellare e fermarsi improvvisamente,razzolare, cercando,da l’impressione che abbia incorporato un rilevatore di vermi,per quanto efficace e precisa sia la ricerca,invece oltre alla vista utilizza anche l’udito). Si ciba poi di semi e bacche selvatiche,è dannoso per le coltivazioni di alberi da frutta,è amante infatti di mele,pere, fichi,ciliegie,uva… La stagione riproduttiva del merula nel nostro paese inizia verso la fine di febbraio e si potrae fino ad agosto.Sono noti anche casi di nidificazione autunnali,soprattutto in ambiente urbano. Nidifica come accennato prima un po’ dovunque,tra le siepi,cespugli, alberi, vigneti, cavità di tronchi,sui cornicioni o sulle sporgenze delle case… Non è sempre solo la femmina a costruire il nido,talvolta anche il maschio l’aiuta a portare il materiale formato da rametti,erbe secche,fogliame vario cementati con il fango. Depone dalle 3 alle 5 uova con colore di base bluastro,macchiate di bruno-rossiccio e grigio e vengono covate dalla femmina per 13-14 giorni e dopo due settimane circa i piccoli sono pronti a lasciare il nido,sotto l’occhio attento dei genitori,accuditi per altre due settimane,tempo necessario per poter essere indipendenti.Allevo i turdidi da ...   

                                        Testo di Valter V.

Continua...............

 
 
 
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Un blog di: ValterW
Data di creazione: 27/11/2008
 

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