Creato da varese.cittanuova il 27/11/2006

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MANCO' LA FORTUNA, NON IL VALORE

Post n°291 pubblicato il 11 Giugno 2008 da varese.cittanuova
 

EL ALAMEIN Gli inglesi scoprono gli eroi italiani
(di Maurizio BREDA)

(Articolo tratto dal Corriere della Sera del 12 sett. ’02)

 

A sessant’anni dalla battaglia nel deserto egiziano, che si svolse fra il 23 ottobre e il 4 novembre, due storici britannici riconoscono il valore dei nostri soldati.

Una disfatta causata soprattutto dai mezzi inadeguati

«Tre carri armati britannici avanzarono: erano muniti di altoparlanti che trasmettevano messaggi d'ammirazione per il coraggio dei nemici, completamente accerchiati, e offrivano loro onorevoli condizioni per cessare le ostilità, minacciando l'annientamento totale se si fossero rifiutati. I paracadutisti gridarono "Folgore" e aprirono il fuoco. I tank si ritirarono. Poi prevalsero la sete e la fame».
Non è tratto dal diario di uno dei nostri reduci, questo brano. E' un passo del saggio di John Bierman e Colin Smith, autori di The battle of Alamein , in uscita a Londra per la Viking, che analizza la più cocente sconfitta dell'esercito italo-tedesco nella Seconda Guerra Mondiale. Un libro che riserva parecchie sorprese.
A partire dal racconto di quella resa non accettata, che fa venire in mente «la fucilazione del 3 maggio 1808» di Goya, con i vinti dagli occhi febbricitanti e i volti deformati dal terrore, nel momento in cui si preparano a morire davanti al plotone d'esecuzione: solo che stavolta i vincitori non sparano e non uccidono, perché non ce n'è più bisogno, e lasciano che a sparare, con le ultime cartucce e una platonica fierezza, siano i nemici: i 304 superstiti dei 5.000 uomini con il basco da parà.
I soldati italiani, che possiamo appunto immaginare dentro l'atmosfera evocata da Goya: illuminati dalla stessa disperata dignità umana, che in quel caso è dignità militare.
Si sa che nel Regno Unito non c'è mai stata tenerezza verso le truppe mussoliniane: negate quasi sempre le cosiddette virtù guerriere, si concedeva qualcosa al mito degli «macaroni brava gente», come si è visto nel romanzo Il mandolino del capitano Corelli di Louis De Bernières.
Eppure, alla fine della battaglia di El Alamein, proprio gli ufficiali di Sua Maestà vollero rendere l'onore delle armi al lacero stendardo tricolore. Sul campo.
E adesso, mentre s'avvicina il sessantesimo anniversario della battaglia che (con quella di Stalingrado) invertì le sorti del conflitto, sono gli storici inglesi a giudicare con un inedito rispetto i nostri combattenti. Così, il lavoro di Bierman e Smith, nel ricostruire lo scontro avvenuto nel deserto egiziano tra il 23 ottobre e il 4 novembre 1942, riabilita gli italiani come nessuno aveva fatto sinora, di là della Manica.
Rovesciando la beffarda sentenza tedesca di allora, secondo la quale «i carri italiani erano dotati di 10 marce, una avanti e nove indietro», lo studio analizza le tante facce della nostra disfatta. A partire da certe condizioni d'inferiorità, evidenti nel confronto con il nemico britannico e anche con l'alleato germanico, che aveva quantomeno il vantaggio di un generale leggendario, Rommel, «del quale erano infatuati persino i britannici». Esempi: i nostri tank «erano adatti per controllare i civili o impaurire i cavalleggeri africani, ma non ci si poteva aspettare altro. Scarsamente corazzati, avevano insufficiente portata di fuoco e consentivano dall'interno una visibilità molto limitata. Pochi disponevano di radio, per cui un comandante era costretto a lanciare gli ordini segnalando con i gagliardetti dalla torretta o lampeggiando in Morse. Gran parte dell'artiglieria risaliva a prima del 1918». «Ciononostante», ecco la certificazione d'eroismo, «gli artiglieri dimostravano il loro coraggio e continuavano a ricaricare le batterie fino a che non erano letteralmente schiacciati dai carri nemici».
Ma com'era stato possibile mandare così allo sbaraglio i nostri soldati?
Per due motivi. Per l'azzardo di Mussolini, di cui si ricorda la cinica confidenza a Badoglio nel 1940, dopo le spettacolari vittorie del Blitzkrieg hitleriano: «Mi bastano poche migliaia di morti per poter prendere posto alla conferenza di pace come un uomo che ha combattuto».
E poi per la debolezza dell'Italia che, «a parte le sue ammirate manifestazioni di stile, era uno degli Stati più poveri d'Europa». Sì, il Paese «produceva buoni autoveicoli, aerei e piccole armi, ma non in misura sufficiente». Nel 1939 «la patria della Fiat e dell'Alfa Romeo aveva soltanto 372 mila auto sulle strade, contro due milioni e mezzo in Gran Bretagna e quasi altrettante in Francia». E «i biplani CR42, insufficienti per numero, erano di 170 chilometri l'ora più lenti dei loro avversari». E il raffronto dispari vale pure per l'alleato tedesco.
Come scrisse il colonnello Paolo Caccia Dominioni, citato nel libro, il nostro corpo di spedizione fu presto «esausto di promesse mai mantenute, degradato con armi ed equipaggiamenti farsescamente inadeguati».
Tutto ciò, comunque, non lo fece arretrare.
Neanche sotto il diluvio di bombe dei cannoni inglesi (1000 contro 500). Neanche sotto l'assalto dei carri armati (1500 contro 510).
Neanche dopo l'abbandono delle truppe di Rommel in fuga (già, perché a scappare furono loro). E quando finirono le munizioni, gli italiani, «affamati e senz'acqua», riempirono di esplosivo le scatole di pomodori e usarono quelle.
Furono annichiliti da un nemico che, grazie alla decifrazione del codice «Enigma», aveva un'arma segreta in più: conoscere in anticipo le scelte strategiche dell'Asse, mentre i tedeschi furono sempre persuasi che a informare Londra fossero i «traditori» italiani.
Insomma è giusto, ma tragicamente riduttivo, quanto è inciso sul sacrario di El Alamein: «Mancò la fortuna, non il valore».
No, mancarono troppe altre cose, oltre che la buona sorte, ai nostri soldati. E ora lo si riconosce.

 
 
 

EL ALAMEIN NEL 2008.....

Post n°290 pubblicato il 11 Giugno 2008 da varese.cittanuova
 

El Alamein (arabo:العلمين, al-‘Alamayn), che in arabo significa due bandiere, è una città del Governatorato di Matruh, del nord dell'Egitto sul mar Mediterraneo, 106 Km a ovest di Alessandria d'Egitto e 240 Km a nord de Il Cairo. La popolazione era circa 5.788 abitanti secondo il censimento del 1996.

Fino a poco tempo fa la località è stata principalmente un porto utilizzato per il trasporto di petrolio. Da qualche anno, con lo sviluppo turistico che ha interessato tutta la costa settentrionale dell'Egitto, anche ad El Alamein sono sorti impianti alberghieri e attrezzature di lusso per il turismo d'élite. Di particolare interesse e' il villaggio turistico di Marina El Alamein (arabo:مارينا العلمين), che dispone di 11 km di spiaggia e di un marina realizzata nel 2005, dotata di un porto turistico in grado di ospitare fino a 500 imbarcazioni.

http://www.porto-marina.com/

 
 
 

NON SEMPRE L'ORGOGLIO E' UN PECCATO...!!!

Post n°289 pubblicato il 11 Giugno 2008 da varese.cittanuova
 

SACRARIO DI EL ALAMEIN

 

FRA SABBIE NON PIU' DESERTE SONO QUI DI PRESIDIO PER L'ETERNITA' I RAGAZZI DELLA FOLGORE FIOR FIORE DI UN POPOLO E DI UN ESERCITO IN ARMI. CADUTI PER UNA IDEA, SENZA RIMPIANTI, ONORATI DAL RICORDO DELLO STESSO NEMICO. ESSI ADDITANO AGLI ITALIANI NELLA BUONA E NELL'AVVERSA FORTUNA IL CAMMINO DELL'ONORE E DELLA GLORIA.

VIANDANTE ARRESTATI E RIVERISCI. DIO DEGLI ESERCITI ACCOGLI GLI SPIRITI DI QUESTI RAGAZZI IN QUELL'ANGOLO DEL CIELO CHE RISERBI AI MARTIRI E AGLI EROI.

Vi suggeriamo di visitare lo stupendo seguente sito, dal quale è possibile intuire la tragica bellezza e la stupefacente drammaticità dei luoghi del nostro viaggio nella Storia:

http://www.carabinieriparacadutisti.it/effettivi_del_tuscania.htm

 
 
 

QUOTA 33

Post n°288 pubblicato il 11 Giugno 2008 da varese.cittanuova
 

Cardine del viaggio che il nostro Club sta organizzando, è la visita ai luoghi dell'epica Seconda Battaglia di El Alamein e, in particolare, al Cimitero dei Soldati Alleati ed al Sacrario Italiano degli Eroi di El Alamein.

Allo scopo di iniziare a ben comprendere il senso di ciò che andremo a visitare, da oggi inizieremo la pubblicazione di notizie, brani di lettere, stralci di pubblicazioni disponibili su questo episodio dell'Umana Storia.

Di seguito, tratta da "Wikipedia", la descrizione del Sacrario.

Il Sacrario Militare Italiano di El Alamein si trova in Egitto, al 120° km della strada litoranea che congiunge Alessandria con Marsa Matruh, a circa 14 km a ovest di El Alamein. Il sacrario fu eretto tra il 1954 ed il 1958 dal governo italiano a ricordo dei caduti italiani della prima e seconda battaglia di El Alamein del 1942. Il progetto e la realizzazione dell'opera furono affidate a Paolo Caccia Dominioni, che era stato comandante del 31° Battaglione Guastatori del Genio impiegato sul fronte di El Alamein nel 1942.

Il Sacrario e' formato da tre blocchi di costruzioni:

  • il Sacrario propriamente detto,
  • il complesso di edifici posti lungo la strada litoranea,
  • la base italiana di Quota 33.

Il Sacrario e' costituito da una torre ottagonale alta circa 30 metri che va leggermente stringendosi verso l'alto. Alla base della torre vi è una galleria semicircolare, illuminata da 5 finestroni che guardano verso il Mediterraneo, al centro della quale si trova l'altare. Ai lati est e ovest della galleria, sporgenti rispetto alla torre, si trovano due padiglioni all'interno dei quali sono custoditi i resti di circa 5.200 soldati italiani caduti e ritrovati in vari cimiteri nel deserto circostante. In ogni nicchia contenente le spoglie e' scritto il nome e grado del caduto, ovvero IGNOTO quando sconosciuto. Circa la metà dei loculi recano la scritta IGNOTO. All'interno del Sacrario un busto ricorda il Colonnello Dominioni ideatore del progetto.

Gli edifici situati lungo la strada sono costituiti dal porticato d'ingresso al Sacrario con la Corte d'Onore alla cui sinistra si trova il cimitero degli Ascari libici, con le spoglie di 232 Caduti e la annessa moschea. Sulla destra si trovano invece alcuni edifici di servizio, un piccolo museo contenente cimeli bellici ritrovati durante la ricerca delle salme e una sala di proiezione. Dal porticato si accede alla Corte d'onore e da quì una strada bianca in leggera salita, contornata da cespugli, conduce alla collinetta della torre del Sacrario. Lungo la strada, sui due lati, dei cippi ricordano le divisioni italiane impegnate nella battaglia.

La base di Quota 33 si trova su una collinetta ad ovest della torre del Sacrario, alla distanza di circa 500 metri dalla torre stessa. La costruzione fu eretta nel 1948 (completata nel 1953) sul punto, detto appunto "Quota 33" ove il 10 luglio 1942 fu attaccato e distrutto dagli australiani dell'8° Armata britannica il 52° Gruppo cannoni da 152/37.

 
 
 

LA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN

Post n°287 pubblicato il 05 Giugno 2008 da varese.cittanuova
 

Viaggio ad El Alamein
dal 18 ottobre 2008 al 25 ottobre 2008!!!

Al seguente indirizzo potrete verificare l'offerta del Tour Operator per cui tramite, in occasione dell'anniversario della storica quanto epica battaglia, il Club "Varese Città Nuova" sta organizzando una bellissima settimana in Egitto.

http://www.caesartour.it/Offerte/Egitto_Mediterraneo/Alba_Club_El_Alamein/Club_Alba_El_Alamein.htm

L'offerta (Euro 465,00) è comprensiva di viaggio aereo e pensione completa per una settimaana.

La stagione ancora calda (in Egitto!!!) consentirà splendidi bagni nel Mediterraneo, e sarà inoltre possibile fare escursioni nella vicina Alessandria oppura al Cairo.

Un'occasione veramente da non perdere!!!!!!!!!!

Gli iscrittti al Club saranno contattati personalmente dal Presidente Vitaliti, il quale provvederà altresì a raccogliere le quote d'anticipo occorrenti a "fissare" il viaggio. 

 
 
 
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