ITALY: SHAME !

Dodici Giorni, di Thomas Cacioski

Nona parte

Era davvero insolito per me vedere un uomo preparare da mangiare avendo tra l’altro l’accortezza di non sporcare più di tanto. Nella mia famiglia i compiti erano stati ben divisi sin dall’inizio, mia madre si occupava della casa e di seguire i figli mentre mio padre usciva presto il mattino per andare a lavorare e ritornava la sera. Quando ci parlava di mio padre diceva sempre che se fosse morta prima lei, lui si sarebbe trovato in grande difficoltà perché “non sapeva neanche come si accendeva il gas”, io sono sicura invece che avrebbe imparato. Ho un ricordo preciso di mio padre, una scena, limpida, incancellabile dalla mia mente, ogni qualvolta penso a lui lo ricordo cosi: era l’appuntamento fisso del venerdì sera, io e mio fratello aspettavamo impazienti il suo ritorno e ai tre suoni del campanello ci avvicinavamo alla porta di ingresso chiedendo “chi suona tre volte a quest’ora ?” mio padre rispondeva “sono il garzone della gelateria, ho in mano tre coni gelato”. Lo vedo ancora adesso, lì, davanti la porta d’ingresso, fermo con i tre coni in mano. Quel viso sorridente è l’immagine di mio padre che porto nel cuore. Non posso giudicare i pochi uomini della mia vita a parte Martino, l’unico con il quale ho convissuto per diversi anni. Di certo la sua indole non era quella di aiutarmi sia in cucina che negli altri lavori, si limitava a sparecchiare di tanto in tanto e le mie timide richieste di aiuto si confondevano con il vociare che proveniva dalla televisione. Era il passato. Mi schiarii la voce ^^grazie per avermi permesso di chiamare Chiara^^ ^^io non ti ho permesso niente Laura, non sei mia prigioniera, se l’auto fosse rimasta aperta avresti chiamato subito e poi… non voglio più ritornare sull’argomento, tu sei libera di fare tutto quello che vuoi adesso… scusa ma io sono così non amo ripetere le cose più volte..….gli hai raccontato tutto ?^^^^no, non potevo raccontargli questa storia per telefono, una storia che non conosco nemmeno io, gliela racconterò al mio ritorno con calma e quando tutto sarà chiaro^^. Mi aspettava una deliziosa cena montanara, un tagliere con affettato, salsiccia, formaggio, cetrioli, pomodori a fette e del burro, dell’insalata mista, pane di segale ed una bottiglia di vino rosso. Abituata alla montagna non disdegnavo niente di quello che vedevo e seduta di fronte a quell’uomo, il fuoco ed il calore del camino, la luce intima, mi sentivo comunque a mio agio. ^^Allora…. ti devo delle spiegazioni…. le avrai tutte, basta non bruciare i tempi ed avere pazienza^^^^credo di essere molto paziente e….^^^^si, lo sei, ma credo tu sia qualcosa di più, molto di più…..credo tu sia una donna speciale^^. Come in un rito propiziatorio versò del vino nei calici  e alzò il suo in direzione del fuoco ^^ecco finalmente il vino di Saverio^^ poi mi guardò e sorrise ^^ma dimmi la verità Laura, tu pensi che io sia matto ?^^^^non credo sia questo il momento per darti la risposta, sarebbe…..come hai detto tu….un bruciare i tempi, giusto?^^^^lo sapevo che eri speciale^^ disse penetrandomi con uno sguardo che a stento riuscii a reggere. ^^Il Merlot giovane che Saverio va a prendere direttamente dalle colline faentine….. non richiede tempi particolari di ossigenazione ma al contrario, se lo lasci decantare troppo, l’ossigenazione ne potrebbe danneggiare il gusto e le indiscutibili qualità olfattive, questo è un vino che va osservato…. annusato….gustato….ma,  solamente se lo bevi in dolce compagnia dà il meglio di se….non credi ?^^. Alzai il calice ed osservai il vino, lo feci roteare delicatamente ed una volta fermo ne bevvi un piccolo sorso ^^credo tu abbia ragione, questo vino sta proprio  cercando di dare il meglio di se, questo vino che dalle colline faentine arriva fino qui…..fino qui….^^^^fino qui a Kals…. in Austria, Laura^^.