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Ideologia di genere: appunti per genitori 1/2

Post n°19 pubblicato il 24 Aprile 2014 da Veritatis1973

 

IDEOLOGIA DI GENERE

Prima parte


E’ attualmente in corso un tentativo di introdurre la cosiddetta ideologia di genere nelle scuole. Dietro al pretesto di sconfiggere bullismo e discriminazione – cosa giusta –, si nasconde in realtà l’obiettivo di inculcare nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre.


Un tentativo dittatoriale degno dei “campi di rieducazione” o per utilizzare le parole di un insospettabile Piero Ostellino degno di uno “stato teocratico”.


Lo dico io? No lo dice tra gli altri anche il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, nel corso della prolusione al consiglio episcopale permanente. «In questa logica distorta e ideologica, si innesta la recente iniziativa – variamente attribuita – di tre volumetti dal titolo “Educare alla diversità a scuola”, che sono approdati nelle scuole italiane, destinati alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado. In teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione – cosa giusta –, in realtà mirano a “istillare” (è questo il termine usato) nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre… parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte. È la lettura ideologica del “genere” – una vera dittatura – che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di “indottrinamento”. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione? I figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti. I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga».



Per fare questo vorrei innanzitutto


  1. Introdurre brevemente l’ideologia di genere: cos’è e come nasce

  2. Raccontare come si sta diffondendo in particolare attraverso organismi sovranazionali e quali sono i suoi effetti sulla famiglia

  3. Analizzare la situazione in Italia: leggi e scuola





Nel linguaggio comune i termini sesso e genere spesso sono usati come sinonimi: si dice che una persona è di sesso maschile/femminile o anche che appartiene al genere maschile/femminile.

Contro questa visione una delle principali sostenitrici della teoria del genere, la femminista radicale americana Judith Butler in “Il problema del genere: il femminismo e la sovversione dell’identità scrive che il genere è una costruzione culturale, esso non è il risultato causale del sesso, né è fisso come il sesso … il genere è una costruzione indipendente dal sesso … (è) un artificio libero da vincoli, la maschilità potrà essere riferita sia a un corpo maschile sia a uno femminile e la femminilità sia a un corpo maschile sia a uno femminile.


(Il concetto di “ruolo di genere” viene creato nel 1954 dallo psicologo americano John Money (1921-2006) che lavorava nel dipartimento di endocrinologia pediatrica di Baltimora e sosteneva che la differenziazione uomo-donna è dovuta all’educazione più che alla biologia. (John Colapinto Bruce, Brenda e David, Il ragazzo che fu cresciuto come una ragazza)


Lo psicanalista Robert Stoller (1925-92) dell’Università di Los Angeles è il principale sostenitore della separazione tra sesso e genere (1960).

Il pensiero costruttivista del filosofo Paul Michel Foucault (1926-1984) che l’impossibilità di distinguere tra verità e falsità oggettive perché tutte le teorie sono rappresentazioni costruite dall’uomo.


Tra tutti questi filoni emerge per rilevanza il femminismo radicale che si afferma negli USA alla fine degli anni Sessanta.

Gli studenti americani ed europei leggono Marx e gli autori della Scuola di Francoforte e, sulla scia della critica alla famiglia autoritaria e alla repressione sessuale, riprendono la lettura di Engels

Nel 1884 Friedrich Engels che, nel saggio L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato aveva individuato l’inizio della schiavitù della donna con l'istituzione della famiglia monogamica fondata sulla proprietà privata; all’inizio i popoli vivevano pacificamente, la società era fondata sul matriarcato, la proprietà privata e l’oppressione non esistevano. Quando gli uomini hanno preteso di conoscere la loro paternità hanno schiavizzato le donne nel matrimonio, creato la famiglia monogamica e la proprietà privata. Da questo fatto è derivata l’oppressione e la necessità della lotta di classe.


Secondo il femminismo radicale, alle radici della subordinazione della donna non c'è lo sfruttamento economico o l'esclusione dai diritti civili, ma la subordinazione sessuale e riproduttiva, cioè la traduzione della differenza sessuale e riproduttiva in differenza sociale e culturale impone alle donne un ruolo subordinato: il sesso-ruolo biologico della donna determina il suo genere-ruolo sociale e culturale. La proposta del femminismo radicale è di rompere la servitù sessuale delle donne con strumenti diversi che vanno dall'incremento dei mezzi di contraccezione alla legalizzazione dell'aborto assistito, al rifiuto dell'eterosessualità come forma unica di rapporto sessuale normale, non deviante.

Secondo questo pensiero la rivoluzione comunista, che aveva identificato le ragioni dell’oppressione nello sfruttamento economico, avrebbe sbagliato diagnosi. La rivoluzione deve puntare a cancellare la distinzione delle “classi” sessuali, cioè eliminare le differenze tra i sessi e perciò non deve avere come obiettivo la distruzione della proprietà, ma della famiglia patriarcale che sta all’origine dello sfruttamento femminile. Siccome generare figli e crescerli rende la donna economicamente vulnerabile e rende possibile lo sfruttamento, bisogna orientare le donne a lavorare a tempo pieno e consegnare loro il controllo totale della riproduzione.

Il femminismo radicale apre la strada alla teoria del gender.


Da allora il femminismo si propone di cancellare quella che chiamano società “patriarcale” asserendo che il femminile non dipende da caratteristiche ontologiche, ma da logiche storiche e sociali di produzione dell'identità sessuale e di genere, secondo la nota affermazione di Simone de Beauvoir che nel Secondo sesso affermava che “donne non si nasce, lo si diventa”.


La teoria del gender, nata nel contesto del movimento femminista, ha lo scopo di rivendicare l'emancipazione: si nega la differenza per fondare l'eguaglianza dei diritti.


(La diffidenza verso l'idea di differenza è in una certa misura comprensibile perchè nasce come reazione a una cultura che aveva inteso la differenza come diseguaglianza, inferiorità ed esclusione.

Dimenticando che si può essere differenti senza essere per forza diseguali e che la differenza non è sinonimo di discriminazione.)


Secondo questa teoria la differenza sessuale tra uomini e donne non sarebbe definita dalla natura, ma sarebbe costituita solo dalla cultura e sarebbe diversa in ogni società.

In altri termini il sesso non sarebbe una realtà data, ma un ruolo costruito socialmente: il sesso è un fenomeno determinato dal contesto, è un effetto delle “assegnazioni normative”.

La differenza maschio/femmina non avrebbe alcun fondamento nella realtà, trattandosi di nozioni costruite dalle pratiche del potere politico,


L’individuo deve scegliere liberamente il genere cui appartenere, se essere cioè maschio o femmina, in base al proprio orientamento. Il sesso biologico non è e non deve essere il punto di riferimento nella formazione dell’identità sessuale della persona perciò bisogna intervenire sin dall’inizio del processo educativo per consentire la costruzione del proprio genere di appartenenza liberi da ogni vincolo culturale che orienti all’eterosessualità come condizione naturale dell’uomo.


 Continua...

 
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