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Il giovanilismo nella liturgia

Post n°32 pubblicato il 04 Maggio 2014 da Veritatis1973

IL GIOVANILISMO NELLA LITURGIA / COMPLIMENTI A GIULIANA: UN’ANALISI DI UN REALISMO STRAORDINARIO

 Padre Pio dice Messa

 

di Giuliana Calastri

Provate ad immaginare se si può parlare di un culto buddista o buddismo, un culto islamico o islam, un culto ebraico o ebraismo… per i giovani! Detto così sembra molto strano, no?! Anche perché un buddista, un islamico o un ebreo si chiederebbero subito: ma che hanno di speciale questi giovani rispetto agli altri?! La cosa incredibile è che, dalle nostre parti, si arriva a parlare di un “cristianesimo” e di “un culto cristiano” per i giovani e nessuno dice nulla. Come mai? E’ tipico della cosiddetta religione - intesa in senso lato - mostrare valori perenni che superino le generazioni e le stringano tra loro (non a caso il termine latino religio è simile a religo, lego) perché il continuo mutamento è antitetico e contrario alla fede, a qualsiasi fede. Questo riguarda la religione in tutti i sensi e tutte le religioni: l’atteggiamento di fondo della fede è quello di porsi al di sopra di tutti per collegarli tra loro, non di settorializzarli in base all’età. Bisogna poi tener conto di un atteggiamento psicologico perenne: i giovani osservano con attenzione gli adulti quando hanno qualcosa di importante da imparare. Un adulto di valore attira realmente la stima dei giovani, che, sembra, non aspettino di vedere altro. I bambini a loro volta osservano i genitori. Un bambino non è felice se lo facciamo sentire piccolo, ma se gli diciamo: «ora fai una cosa da grande». Un bambino osserva il “grande”, con il desiderio di essere come lui, di fare le cose che fa lui. Se un adulto, davanti ad un bambino si comporta infantilmente, in qualche modo tradisce le attese del bambino. Quando nel culto si dà molto peso alla componente “didattica”, allora si inizia a settorializzarlo: esisterebbe un culto per i bambini, uno per i giovani, uno per gli adulti, uno per la terza età. Ma il culto è innanzitutto diretto a Dio, non a delle fasce d’ età! Pensare questo significa trasformare la Chiesa da tempio ad aula scolastica. Il giovanilismo, un atteggiamento favorevole in tutto ai giovani, finisce per far diventare, poi, “vecchio” tutto quello che ai giovani potrebbe non piacere. Affermando questo si cancella quanto di alto, nobile e durevole ci precede. Lo stesso riguardo alle persone le quali non sono valutate per il loro spessore di vita ma per la loro età. Chi non è giovane, si pensa, è ritenuto inutile, non è in grado di dire e di trasmettere nulla. Ma questa è una pessima ideologia, per giunta totalmente errata: è contraria alla storia e alla cultura e non può portare a nulla di buono, quel buono che solo il tempo può provare e ritenere tale! Sempre per la stessa ideologia, quanto può essere patrimonio della tradizione liturgica viene allontanato e si fa entrare nel culto quanto si ritiene di gradimento alla gioventù. Ma cosa può piacere alla gioventù quando la gioventù stessa, si aspetta, in realtà, di ricevere cose sostanziose? I giovani si innamorano di quanto gli si mostra di meglio, soprattutto quelli che sono di buona volontà ed intelligenti ( 42 anni di insegnamento me lo fanno dire a ragione). Il giovanilismo è un atteggiamento realmente insensato: è simile a quello di un maestro che, entrato in aula, si aspetta di ricevere risposte dai suoi alunni invece di tentare di fornirgliene. Così, abbassare tutto indefinitamente, culto compreso, significa abdicare ad un ruolo educativo e svuotare il tesoro ricevuto. Se si osserva attentamente, la liturgia tradizionale ha un ruolo educativo per tutti, giovani e meno giovani. Ha un aspetto che va oltre il tempo perché è animata da quanto è perenne. Si presenta sempre con un tenore molto alto. La liturgia tradizionale insegna che la vera didattica si fa non abolendo il senso del sacro, del bello, dell’arte spirituale; la pietà, la preghiera… E’ necessario per tutti che queste cose rimangano; non per un tradizionalismo statico, ma perché sono un altissimo patrimonio. Purtroppo non sono ancora in molti a vederla così.Perciò la televisione italiana continua a trasmettere idee diseducative: in occasione del viaggio del Papa a Madrid (16-21 Aprile 2011), la televisione ci fa giungere l’ opinione di un ragazzo italiano che vi partecipa, il quale in due parole, lancia un velenoso strale contro «le vecchie preghiere della parrocchia» e si pronuncia a favore di tutto ciò che è bello per i giovani. Costui, che dovrebbe parlare solo dopo aver capito la differenza tra il sensato e l’ insensato, riporta, ne sono convinta, il pensiero di un certo clero il quale, evidentemente, continua a sparare a zero contro quello che ancora c’ è di tradizionale nel culto cattolico. La corsa dal facile al facilissimo è chiaramente finita nel cattolicesimo. Non vedo in tale corsa nulla di duraturo e costruttivo e temo che potrebbe terminare solo nel vuoto.Mi si affaccia, in questo momento, un’ immagine nella mente: ma dove sono i giovani nella mia chiesa? Io vedo solo teste grigie o bianche che ovviamente tendono diminuire e che si debbono sorbire squallide esibizioni istrioniche dedicate a chi non c’è.


COMPLIMENTI A GIULIANA: UN’ANALISI DI UN REALISMO STRAORDINARIO
Fra l’originale e la fotocopia, solitamente, potendo, si sceglie l’originale

di Diego Vanni

Cara Giuliana, ho letto con molto interesse il tuo articolo sul giovanilismo nella liturgia e devo dire che l’ho apprezzato moltissimo. L’ho trovato di un realismo e di una franchezza straordinari. In effetti, quello a cui spesso ci tocca assistere ha del demenziale, del ridicolo! La giovanilizzazione della liturgia. La cosa – la giovanilizzazione della liturgia – non è grave, tuttavia, solamente all’atto pratico. E’ sì grave nella sua dimensione concreta perché svilisce il Rito nella sua dimensione “estetica”, lo abbassa a dimensione di bassa lega, ma è ancora più grave, a mio giudizio – io infatti odio l’estetismo puro in liturgia – a livello teorico, nella misura in cui questa giovanilizzazione liturgica – non richiesta dai diretti interessati, peraltro (ma approfondirò dopo) – presuppone che la liturgia, la divina liturgia, i sacri misteri dell’altare, sia un po’ deficiente (nel senso letterale del termine), che manchi di qualcosa. Mancanza alla quale, evidentemente, pone rimedio certo clero illuminato. Beh… questo è grave! Sostenere che i sacri riti siano deficienti in quanto non in grado di “trasmettere” ai giovani è, a mio giudizio grave. Il bello (si fa per dire) è che questo clero che accusa (implicitamente) il nuovo Rito della Messa di essere deficiente quanto a “trasmissione ai giovani” è quello stesso clero cha accusa i lefebrviani di contestare il nuovo Rito! Ma – sarebbe da chiedere a questi preti – voi non fate (implicitamente) altrettanto quando lo modificate per adattarlo ai giovani?! Quindi, al limite, siete uguali, ma, in tutta franchezza – e pur senza addentrami nel complesso dibattito e senza prendere posizione – la “contestazione lefebrviana” poggia su argomentazioni un tantino più profonde, dottrinali! Ciò detto, riprendo un argomento accennato prima, per inciso. Scrivevo poc’anzi che questa giovanilizzazione della liturgia non è stata mai richiesta dai diretti interessati. E’ un aspetto non di poco conto, sintetizzabile nel toscanissimo: «Ma chi ti ha chiesto nulla!». Già! Perché se già sarebbe sbagliato modificare la liturgia su richiesta – e chi sei tu per richiedere! – quanto più assurdo e farlo (se in modo peggiorativo) non su richiesta. Chi scrive, infatti, tanto per non andare a cercar lontano, è giovane! Chi scrive non ha mai richiesto ai preti alcuna giovanilizzazione del Rito! E con me la stragrande maggioranza dei miei coetanei, anno più anno meno! Fra l’originale e la fotocopia, infatti, solitamente, potendo, si sceglie l’originale! Questo per dire che quando si riduce la Messa ad una baracconata, ad un fenomeno circense, ad una sottospecie di movida, di discoteca, non solo si fa un danno sacrilego enorme – i preti ne risponderanno al Padreterno – ma non si ottiene nemmeno il risultato sperato (riempire le chiese) visti i dati statistici al riguardo. Eh sì! Perché, come scrivevo poc’anzi, fra l’originale e la fotocopia, infatti, solitamente, potendo, si sceglie l’originale! Per cui, fra una Messa discotecara e la discoteca vera, i giovani preferiscono la discoteca vera (giustamente e razionalmente); fra una Messa da movida e la movida vera, i i giovani preferiscono la movida vera; fra una Messa karaoke ed il karaoke vero, i giovani preferiscono il karaoke vero. Questo è tanto evidente ad una mente logica, ma… tant’è! Certo non si capisce come possano certi preti aver studiato (fruttuosamente) materie complessissime come la teologia trinitaria, quando non capiscono concetti di una tale semplicità come questo! Bah!


Da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico) edizione n° 19 di luglio 2012 - riproduzione riservata  (richiedere autorizzazione a segretario@ragionarcattolico.it)

Fonte: http://ragionarcattolico.blogspot.it/2012/10/il-giovanilismo-nella-liturgia.html

 
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