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Comunione agli adùlteri: l'insegnamento di San Giov. Paolo II e Ben. XVI

Post n°77 pubblicato il 17 Ottobre 2015 da Veritatis1973

Giovanni Paolo II, Ratzinger e i novatori

 

http://4.bp.blogspot.com/-phNCYMuqJA8/ViEG8tC4buI/AAAAAAAAA3M/OWLhc64bz6g/s320/GPII%2BRatzinger.jpg

A cura di Antonio Socci

La persona di Gesù ‘è’ la sua dottrina, e la sua dottrina ‘è’ lui stesso. Pertanto, la fede cristiana, ossia la credenza in Gesù visto come Cristo, è davvero una ‘fede personale’… Una fede così impostata non è l’accettazione d’un sistema, bensì l’accoglimento di questa persona che è il suo Verbo; è la ricezione del Verbo in quanto persona, e della persona in quanto Verbo.
JOSEPH RATZINGER

Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio. Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo; poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse.
(2 GV, 9-11)

Come ebbi a scrivere nella Esortazione Apostolica Familiaris consortio, i divorziati risposati non possono essere ammessi alla comunione eucaristica “dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa che è significata ed attuata dall’Eucaristia” (Familiaris consortio, n. 84). E questo, in virtù della stessa autorità del Signore, Pastore dei Pastori, che cerca sempre le sue pecore. Ciò vale anche per la Penitenza, il cui duplice e unitario significato di conversione e di riconciliazione risulta contraddetto dalla condizione di vita di divorziati risposati che tali permangono.
GIOVANNI PAOLO II

Maria condivide la nostra condizione umana… Non avendo conosciuto il peccato, ella è in grado di compatire ogni debolezza. Comprende l’uomo peccatore e lo ama…Per lo stesso motivo NON ACCETTA CHE L’UOMO PECCATORE VENGA INGANNATO DA CHI PRETENDEREBBE DI AMARLO GIUSTIFICANDONE IL PECCATO.
GIOVANNI PAOLO II

Per concludere vorrei toccare l’altra questione… quella che riguarda il COME della fede. In Paolo si trova in proposito una parola singolare, che ci potrà aiutare. Egli dice che la fede è un’obbedienza di cuore a quella forma di insegnamento, alla quale siamo stati consegnati (Rom6,17). Si esprime qui in fondo il carattere sacramentale dell’atto di fede, l’intimo legame fra confessione di fede e sacramento. È propria della fede una “forma di insegnamento”, dice l’apostolo. Non la inventiamo noi. Non ci viene come un’idea dal di dentro di noi, ma come una parola dal di fuori di noi.
JOSEPH RATZINGER

Tutte le “verità della fede” sono sviluppi dell’unica verità, che noi scopriamo in esse come la perla preziosa, per la quale merita dare tutta la vita. Si tratta di Dio… Tutto ciò che viene detto nella catechesi è sviluppo dell’unica verità, che è Dio stesso – ‘l’amore che muove il sole e l’altre stelle’ (Dante, Paradiso XXXIII,145).
JOSEPH RATZINGER

Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti (anche i papi, nda), per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e DOTTRINA. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la SANA DOTTRINA, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla VERITA’ per PERDERSI DIETRO ALLE FAVOLE. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.
SAN PAOLO APOSTOLO, 2 Tm 4,1-5

***

Fonte: Mil - Giovanni Paolo II, Ratzinger e i novatori

 
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