Creato da viburnorosso il 02/06/2011
speculazioni non edilizie

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 27
 

Ultime visite al Blog

cassetta2gianbytePRONTALFREDOLaFormaDellAnimaarianna680maristella750natalydgl7cerebrale_62vladimiromajakovskijlucille.nelventodaunfioremauriziocamagnaJabel.Rmoonatikaiaje_est_un_autre
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
 

 

« Volere è nuotareL’estinzione dei dinosau... »

Di ossitone, perispomene e altri imprevisti

Post n°450 pubblicato il 07 Ottobre 2016 da viburnorosso

Lo zio aveva una di quelle malattie che un po’ alla volta si portano via i ricordi: riponeva i biscotti nello scolapasta e aspettava con impazienza il ritorno dalle vacanze dei suoi genitori. “Sono andati in Calabria?” chiedeva, perché da qualche parte ricordava che era da lì che il padre veniva.

Poi ad un certo punto ha smesso anche di chiedere e ieri se ne è andato definitivamente in quel posto solo suo dove era già da un bel po’ che si era rifugiato.

Abbiamo fatto diverse centinaia di chilometri per andare a salutarlo. Siamo arrivati in tanti, da posti diversi, proprio come succedeva fino a qualche anno fa per il grande raduno familiare di Ferragosto. Solo che lì poi si mangiava la lasagna della Luisa, si beveva il rosso dalla damigiana e il cugino di Lucca portava una cassa di Spumador per i ragazzi e i brigidini per me; la sera ci si stendeva coi plaid sopra al prato col naso in su a indovinare le costellazioni e si era fortunati, si riusciva pure ad acchiappare in caduta qualche stella avanzata a San Lorenzo.
O forse, più probabilmente, questo accadeva qualche sera prima, ma poi nel fotoritocco della memoria si era deciso che quel dettaglio stava meglio lì, e lo si era spostato per farne ricordo.  

I ricordi, appunto, riscritture filtrate e bugiarde della realtà.
Ieri ci ritornavano in continuazione, e ce li scambiavamo, commossi, corrotti, abbelliti di stelle scadute, ma non per questo meno plausibili.

Alla fine del funerale il coro gospel di mia cugina ha intonato un canto di saluto, il Gufetto si è messo a piangere, e a guardarlo che piangeva, veniva da piangere anche a me: credo che sia per effetto dei neuroni specchio, ho sentito dire da qualche parte.
Durante il viaggio di  ritorno, abbiamo parlato: cercava il senso di tutta questa vicenda, ma io non sapevo darglielo, allora gli ho detto che il senso si può trovare nel fatto stesso di essere stati lì.
“Sì, però è successo quello che non doveva succedere, ha replicato”. In effetti…

Poi ci siamo messi a fare i compiti di greco: l’accentazione si spiega con la legge del trisillabismo e del trocheo, ovvero se l’accento cade sulla terzultima sillaba è per forza acuto e la parola è proparossitona, mentre se le ultime due sillabe formano un trocheo, allora l’accento cade sulla penultima ed è per forza circonflesso e la parola è properispomena.

D’accordo.
Il punto è che queste due leggi non rendono conto di tutti i casi possibili, esattamente come le mie spiegazioni non bastano a dare un senso alle cose che non devono succedere.
Vista da questa prospettiva, la morte è simile ad un accento circonflesso che cade dove non te l'aspetti, una perispomena che sfugge alle regole.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963