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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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"Ritmo sincopato e pactum sceleris"

Post n°909 pubblicato il 09 Gennaio 2012 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

Leonardo Sciascia, che ha sdoganato il genere giallo, ci ha insegnato che questi è solo uno schema conchiuso dove esercitare le proprie qualità narrative. Deve avere pensato a questo, nel suo sesto giallo, “Merce di scambio (pagg. 240, euro 15; Todaro editore), il 55enne scrittore partenopeo Ugo Mazzotta, che abbandona il suo personaggio il Commissario Prisco, e la sua zona di influenza, l’appennino abruzzese. Protagonista della nuova indagine è l’ispettrice Alice Caturano, con cui Prisco ha più volte collaborato, e teatro della sua azione è finalmente Napoli. La Caturano dopo una separazione dolorosa ritorna nella sua città ma il lavoro impiegatizio che le viene affidato in un commissariato di zona al Vomero non la soddisfa, facendosi molti nemici tra i colleghi. Poi un sms di un bambino, Federico, amico della sua sovrintendente Giorgia, mette in moto il meccanismo di una lotta senza quartiere per salvare il piccolo da uno scambio odioso e globale. Quello che colpisce della nuova lingua di Mazzotta, che abbandona qui il vecchio registro più piano e classico, è la sperimentazione di un nuovo ritmo narrativo più vicino ai classici americani che fanno del ritmo e della velocità, quasi cinematografica, il motore delle spy stories. Frutto chiaramente di un‘evoluzione voluta, dettata anche dall’acquisizione del mestiere e dalla voglia di divertirsi con la lingua. La storia continua incalzante con un finale a sorpresa, ma quello che si chiederanno i fan del Commissario Prisco è se l’autore abbia rinunciato per ora al personaggio principale dando un po’ di spazio ad un personaggio forte come la Caturano. Così Mazzotta: “"No, Prisco ritornerà. Il prossimo romanzo lo vedrà sradicato dal suo piccolo commissariato di montagna e catapultato in una realtà tutta diversa; e anche la sua vita privata subirà una rivoluzione. Ma di Prisco parleremo ancora, ora lascerei che Alice si goda le luci della ribalta".

 

 

 

 
 
 
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