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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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Messaggi del 07/09/2014

 

"Non ci siamo neanche visti"

Post n°1172 pubblicato il 07 Settembre 2014 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

Massimo (Alessandro Gassmann) e Paolo (Luigi Lo Cascio) sono due fratelli borghesi – il primo è un avvocato penalista, l’altro è un chirurgo pediatrico. Hanno due moglie belle: Sofia (Barbara Bobulova), seconda moglie del pratico del diritto, Chiara (Giovanna Mezzogiorno). Ed anche due figli: Benedetta e Michele che sono i classici cuginetti inseparabili e confidenti. In una Roma, che fa sfondo senza disturbare, si muovono queste due coppie che oltre ai legami di parentela non hanno altro: perché si odiano visceralmente. “I nostri ragazzi (2014)” del bravo regista romano Ivano De Matteo – da tenere d’occhio la sceneggiatura di Valentina Ferlan, la compagna di De Matteo – già dai primi minuti mostra lo scollamento che c’è tra questi contesi familiari ed umani e la finzione che cerca di tenerli in un quadro d’insieme. Lo si percepisce visceralmente al di là degli artifizi delle inquadrature: pure interessanti. Poi il puzzle scomposto si polverizza in un istante in una quantità di sentimenti, arroganze, violenze verbali derivanti dall’eventus damni: l’omicidio – preterintenzionale? Sì… - che coinvolge una senza fissa dimora romana. Si scoprirà che gli omicidi sono i due ragazzi fatti a feste borghesi, sesso ed alcol in un tentativo determinato ed odioso di spostare la cd. barbona dal selciato di un marciapiede che ostruiva l’uscita della loro minicar. In una società’ che ha sospeso il dolore, imbelletandolo, i nostri ragazzi sono alla ricerca di una formazione e si sono confinati nella vita digitale pervasiva anche e soprattutto mentalmente. Una società che sospende il dolore può generare solo violenza ad uno stato incontrollato. Nessuno ha visto il fatto, ma c’è un telecamera di sorveglianza che dà indizi, ma non certezze di identificazione. Tocca al senso civico ed a quello di giustizia dei genitori denunziare il tutto. Il finale da tragedia greca con un deus ex machina finale lasciato allo spettatore. Alessandro Gassmann e la Bobulova interpretano perfettamente i loro personaggi, mentre meno efficaci sono il Lo Cascio e la Giovanna Mezzogiorno non riuscitamente invecchiata.

Vincenzo Aiello

 
 
 
 
 

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