Creato da zattera68 il 25/05/2011

UN SOGNO INFINITO

Alla ricerca dei modi migliori di vivere una vita a volte limitata

 

 

ALTRI TEMPI... BEI RICORDI...

Post n°16 pubblicato il 26 Dicembre 2012 da zattera68
 

bello era quando le parole di questa canzone erano la colonna sonora della mia vita, quando amavo vivere la notte quanto il gionro, quando amavo arrivare sino all'alba dopo aver ballato tutta la notte...

Oh the night is my world
city life painted girls
in a day nothing matters
it’s the night time that flatters
oh the night no control
through the wall something breakin’
wearin’ white as you’re walkin’
down the streets of my soul

you take my self you take my self control
you got me livin’ only for the night
before the morning comes the story’s told
you take my self you take my self control
another night another day goes by
i never stop myself to wonder why
you’re makin’ me forget to play my role
you take my self you take my self control

i i live among the creatures of the night
i haven’t got the will to try and fight
against a new tomorrow
so i guess i just believe it that this night will never go
night i’m livin’ in a moment of a dream
i know that life is not as it would seem
i must believe in something
so i make myself believin’ that this night will never go

oh the night is my world
city life painted girls
in a day nothing matters
it’s the night time that falatters

you take my self…

i said i i live among the creatures of the night
i haven’t got the will to try and fight
against a new tomorrow
so i guess i just believe it that tomorrow never knows

 

Ora... è solo un ricordo...

 
 
 

ODIO RECONDITO...

Post n°15 pubblicato il 03 Ottobre 2012 da zattera68

Quel giorno mi si avvicinò... mi strinse le mani e mi disse qualcosa, sorridendo! Quel contatto mi fece stare male, quasi saltare in aria! I miei piedi, presi alla sprovvista, cominciarono a muovere, involontariamente, dei passi indietro! Le mie mani, prese in quella dolce morsa, cominciarono a tremare! Il mio cuore incominciò ad esplodere dentro la mia gabbia toracica! Come la mia pancia! Il suo battito riempì le mie orecchie, impedendomi di sentire la sua voce! La mia mente, nel panico, cercò solo di allontanarsi da quel contatto umano! Mentre io volevo rimanere cosi per sempre! Tra un momento di lucidità e l'altro, notai che ad un certo punto lei smise di sorridere e mi guardò con aria perplessa, forse sorpresa. Allora farfugliai qualche scusa incomprensibile e mi allontanai!

Il mio corpo ha paura di amare!
Proprio perchè incapace di essere amato da me... Lo odio veramente tanto!
La malattia lo ha ridimensionato, dimagrito, sciupato, nei muscoli, nella massa corporea, lo ha riempito di cicatrici...

Credo di essere arrivato ad odiarlo...

 
 
 

CHE GIORNATA INFELICE...

Post n°14 pubblicato il 15 Settembre 2012 da zattera68
 

Mi scuso da subito con coloro che leggeranno questo post, ma ho tanto dolore dentro e con le persone attorno a me non riesco a comunicare, provo a farglielo capire, manca solo che lo urli al cielo... ma forse oggi pecco di incomunicabilità. Anche la mia ragazza non comprende, ma sta lì a dirmi solo cosa dovrei fare... anche se le dico che non ne ho voglia. Questa benedetta malattia mi stravolge l'anima. La definisco benedetta poiché non voglio pensare sia una forma di castigo o qualcosa di negativo che sto vivendo, poiché credo nella bontà del creato e di Colui che sta al vertce della piramide della vita. Ma nonostante tutto io ci soffro, cosa devo farci?

Questa benedetta (continuo col benedire tutto, sembro un prete oggi) malattia, la retto colite ulcerosa mi ha dato un gratacapo in più. Io ho già sofferto di stenosi intestinale nel 2004 e tra il 2004 e il 2007 ho subito pure degli interventi. Già ero stato operato nell '86 di colectomia totale... rendetevi conto, a 17 anni di età, quando mi fu diagnosticata questa patologia. Poi ho trascorso degli anni di relativo benessere, con ricadute, curate, com'è prassi in questa malattia, col cortisone, la salazopirina, ik pent-Asa ecc. ecc. Ora però il problema si è ripresentato, ed oltre quello anche le aderenze danno noia, specie nella digestione. I problemi della digestione portano ad una subocclusione intestinale. Sono stato ricoverato due volte da maggio di quest'anno ai primi di agosto, per subocclusione intestinale, anche se io ho continuato ad andare al bagno, risolte col digiuno (tre o cinque giorrni) e cortisone. I primi sintomi sono malessere e gonfiore addominale, con abbondanti evaquazioni sempre occompagnate da malessere, talmente abbondanti che mai si potrebbe pensare di restare poi bloccati. A volte si alternano piccole evaquazioni con leggera nausea Doloretti addominali dovuti alla compressione dei gas intestinali.
Di solito il livello degli elettroliti salta, ecco perchè si ricorre al ricovero, per ripristinarlo con le flebo. Altrimenti la carenza di qualche elettrolito può causare forti crampi e tremori In questi casi si verifica una forte disidratazione causata dalla perdita e dal ristagno di liquidi. Come accennato per tre-cinque giorni sono rimasto a digiuno completo, neanche un sorso d'acqua, alimentato da flebo. Poi si riprende per gradi. Qualche sorso d'acqua, semolino liquido, semolino più denso e così via, sino a tornare all'alimentazione normale. Anche negli anni passati ho subito altri due ricoveri, uno nel 2010 e uno nel 2009, per lo stesso problema. Adesso non riesco più ad alimentarmi normalmente, mangio, per semplice costrizione, crema di riso ed omogeneizzati. Ho trascorso la convalescenza a casa quest'estate, perché con quel caldo torrido soffrivo ancor di più. Non riesco a mettere peso, sono alto un metro e 70 cm. e peso 47 chili e mezzo. Questa cosa mi crea un vuoto nell'anima che non so come colmare. Anche il raffronto con le mie immagini passate prima del 2004, mi fa soffrire; come mi fa soffrire il raffronto con le persone che conosco e negli anni sono cambiate, magari con qualche chiletto in più... loro, mentre io molti in meno. Dopo il primo intervento del 1986, non avevo mai avuto problemi di peso, col tempo ero tornato al mio peso forma, 65 chili. Ora invece dopo gli interventi del 2004 e successivi, tutto si è complicato. Dopo i ricoveri di quest'estate ho trascorso tanto tempo a letto, guardando il soffitto, per il dolore dell'anima e la voglia di nulla che avevo. Oggi sono uscito un pò a passeggio, ma non ho provato nulla, nè di piacevole, nè di spiacevole, forse per la grande ed enorme rabbia che ho dentro. Non ho più fiducia nel mio gastro enterologo, ma forse la mia è una pretesa che lui possa risolvere dei problemi che in realtà non hanno molte soluzioni definitive. L'omeopata l'ho mollato perchè mi voleva obbligare ad andare da uno psicologo in terapia, un suo amico fidato diceva, che avrebbe collaborato con lui; io non volevo. Così quando mi sono accorto che era seccato per questo, ho deciso che forse non era più il caso di continuare con una persona della quale non avevo più fiducia. Poi era di una arroganza volgare, poichépretendeva che io lasciassi da parte le medicine tradizionali per prendere solamente gli omeopatici, cosa che io non ho mai fatto, ne mi è stata mai chiesta ad esempio dal precedente omeopata, una cosa del tutto improponibile. Così mi ritrovo senza un medico, omeopata, prendo le medicine a mia discrezione, oramai sono 20 anni che prendo omeopatici, poi leggo qualcosa su internet e vado avanti così per ora. Ecco, ho vuotato il sacco, mi sento meglio? Non lo so... non lo so... Per ora penso di accontentarmi, quindi lascio questo luogo non luogo e chiudo il post sperando che lassù qualcuno mi voglia ancora del bene e sappia consigliarmi con una sensazione, un segno, magari apparendomi anche in sogno...

Ora pubblico un articolo e ringrazio da subito la redazione di Tiscali per averlo pubblicato, sull'efficacia dell'empatia tra il medico e il paziente... quello che manca a me in questo periodo...

 

L'empatia fra medico e paziente rende le cure più efficaci

Il rapporto che i malati, soprattutto quelli cronici, hanno con il proprio medico è molto importante per un buon esito delle terapie, in molti casi cruciale. E' fondamentale, per questo, l'empatia, cioé quella condizione per la quale il medico si sforza di immedesimarsi nel paziente provando a capire più a fondo i suoi problemi. E' quanto dimostra una ricerca della Jefferson University di Philadelphia svolta in collaborazione con la Ausl di Parma e pubblicata sulla rivista Academic Medicine.
Lo studio ha preso in considerazione 20.961 pazienti diabetici e 242 medici di base operanti a Parma e provincia. I ricercatori hanno usato la Scala Jefferson dell'empatia (JSE), che misura il livello di empatia nel contesto della cura dei pazienti. Si è scoperto che più c'é empatia tra medici e pazienti e più questi ultimi, malati cronici, riuscivano a tenere sotto controllo i due valori medici presi come riferimento, ovvero l'emoglobina e il colesterolo.
"L'empatia è un attributo intellettuale, non emotivo come può essere la simpatia, quindi può essere insegnata ai medici – ha detto Vittorio Maio, professore associato della School of Population Health della Jefferson University e co-autore della ricerca –. Questo studio dimostra proprio quanto sia importante educare chi deve intraprendere la professione medica su come relazionarsi con il paziente".
 "C'é una specificità tutta italiana legata a questa ricerca – ha aggiunto Maio – ed è dovuta al fatto che in Italia il sistema sanitario ha alla sua base i medici di famiglia, che sono una figura importante perché permettono al paziente di avere una relazione diretta e che in altri Paesi come gli Stati Uniti non esistono. Questo – ha concluso – fa funzionare meglio il sistema sanitario italiano".

Un saluto a tutti. Alla prossima.

 
 
 

DEPRESSIONE... OCCASIONE DI RISCATTO.

Post n°13 pubblicato il 09 Settembre 2012 da zattera68
 

Gli stati d’animo dell’essere umano sono molteplici, possono essere molteplici. Per lo più riflettono in noi qualcosa che ci è accaduto all’esterno. Così se facciamo esperienza di un accadimento che consideriamo positivo, possiamo provare gioia, felicità, benessere, serenità, spensieratezza; quando esperiamo invece un accadimento che la nostra razionalità considera negativo, i sentimenti possibili sono dolore, malinconia, afflizione, insicurezza e perché no scivolare in uno stato di depressione, quando lo stato del malessere che ci affligge si prolunga per lungo, lungo tempo. Una suddivisione tale è radicata in noi molto spesso perché la educazione, la scuola, la società ci insegnano appunto che quando gli stati d’animo ci procurano benessere diciamo che sono postivi e vorremmo durassero a lungo; quando invece le sensazioni ci procurano malessere diciamo che sono negative e le vorremmo scacciare via il prima possibile. Se solo affrontassimo le esperienze della vita senza per forza di cose affibiare loro una etichetta inutile, questa classificazione svanirebbe come nebbia al sole. Siamo noi a definire con la nostra razionalità cosa è bene e cosa è male, ma siamo sicuri che sia giusto così? Quante volte un avvenimento considerato gravoso si trasforma per noi in una benedizione dal cielo? Anche io, considerandomi ancora un allievo in questa esistenza, commetto questo errore ancora, poiché certe abitudini e certi meccanismi mentali sono difficili da cambiare. Non tratterò qui questo argomento, per non generare confusione; così mantenendo per buona la suddivisione tra eventi positivi e negativi, uno possibile tra questi ultimi è la depressione. Un vocabolo che ci incute terrore, ma anziché considerarlo come un mostro che ci terrorizza e ci annienta, potremmo vederla come a una dimensione emotiva tra le tante, che può concorrere al benessere e alla stabilità personale non meno di quegli stati d'animo che consideriamo di segno positivo, come la gioia e la speranza. Premesso sia bene convincersi che non si guarisce dal "mal di vivere" perché è parte integrante ed essenziale, della nostre possibili esperienze affettive, potremmo incappare in uno stato depressivo per mille motivi. Ho letto che molto spesso a seguito di una crisi depressiva non è insolito che si verifichi un sorprendente miglioramento della qualità della  esistenza di chi ne aveva sofferto, perché è possibile trasformare quei momenti di disperazione e di angoscia in opportunità di recupero, uscendone fortificati, più lucidi e resistenti. Depressione ed ansia non sono incontrollabili, come tendiamo a credere. Al contrario, con adeguate strategie vincenti, si possono affrontare in modo a noi vantaggioso. Dunque conviene sperimentare, affrontare tali strategie mettendo in campo la nostra volontà, la nostra creatività per trovare "protocolli di cura" personalizzati, continuando ad impegnarci energicamente con il vivere quotidiano anche in condizioni di emergenza. Le donne, che più frequentemente degli uomini si trovano a fare i conti con la depressione, anche per ragioni culturalmente fondate, sanno essere capaci di operare in se stesse e nella loro vita grandi cambiamenti, trasformando un oscuro malessere in una formidabile occasione di riscatto. Credendoci si può fare tutto, se solo lo desideriamo fortemente. C’è chi come il sottoscritto sta ancora cercando di imparare…

 
 
 

LE STENOSI INTESTINALI.

Post n°12 pubblicato il 07 Settembre 2012 da zattera68

Premessa: le malattie infiammatorie croniche intestinali.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali (in inglese “IBD”, inflammatory bowel disease), comprendono il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa. Si calcola che in Italia circa 200.000 persone siano oggi affette da queste patologie. Negli ultimi 10 anni la diagnosi di nuovi casi e il numero di ammalati sono aumentati di circa 20 volte. Le IBD colpiscono con la stessa frequenza i due sessi, con un esordio clinico che in genere si colloca fra i 15 e i 45 anni.

 

Le cause e i fattori di rischio

Le IBD sono malattie “idiopatiche” ovvero a causa sconosciuta. L' ipotesi patogenetica prevalente è quella di una reazione immunologica abnorme da parte dell'intestino nei confronti di antigeni (per esempio batteri normalmente presenti nell'intestino). Questo squilibrio immunologico può instaurarsi per un'alterata interazione tra fattori genetici propri dell'individuo e fattori ambientali.
E' noto che le IBD presentano una certa “familiarità”, ovvero la tendenza ad un maggior rischio nei parenti delle persone affette, ma non sono malattie ereditarie.
Recentemente è stato individuato un gene chiamato NOD2 che, se mutato, rende più suscettibili alla malattia di Crohn. Tra i fattori ambientali il più importante è il fumo che, curiosamente, predispone al morbo di Crohn ma sembra essere protettivo nei confronti della rettocolite ulcerosa.
Anche situazioni di disagio psichico (come ansia e depressione) possono essere coinvolte.

 

Quali sono le cause dell'insorgenza della CU?


Restano attualmente sconosciute. Molteplici fattori possono essere implicati.

un fattore genetico: esiste una predisposizione genetica per la CU. La malattia è più frequente nei parenti di primo grado di un paziente affetto, rispetto alla popolazione generale ed è più frequente in determinate popolazioni. La presenza di un familiare di primo grado affetto da CU è, al momento, il maggior fattore di rischio per lo sviluppo della malattia;

un fattore infettivo: sembra che certi batteri o virus possano intervenire quantomeno nei processi di riacutizzazione della malattia;

fattori immunologici: anomalie a livello della regolazione del sistema immunitario sono state ben descritte nei pazienti con CU, soprattutto a livello del sistema immune….. della mucosa intestinale;

ruolo della flora batterica intestinale: vi è evidenza di una ridotta tolleranza immunologica nei confronti della propria flora batterica nei pazienti con MICI; inoltre, vi è evidenza di un'alterazione della flora con evidenza di aumento di batteri potenzialmente patogeni e riduzione delle concentrazione di batteri "protettivi", come lattobacilli e bifido batteri, anche se un unico agente infettivo causale della malattia non è mai stato identificato;

In ogni caso la CU non è né contagiosa né ereditaria in senso stretto.

 

 Come si manifestano e con quali complicanze.

Sia il morbo di Crohn che la colite ulcerosa sono malattie ad andamento cronico o ricorrente, che si presentano con periodi di latenza alternati a fasi di riacutizzazione.
I sintomi delle due patologie sono diversi.
Per il morbo di Crohn la diarrea e il dolore addominale, soprattutto localizzato nella parte inferiore destra dell'addome (corrispondente all'ultima ansa ileale, la sede più frequente di malattia) sono i sintomi iniziali più frequenti.
La rettocolite ulcerosa invece si presenta quasi sempre con diarrea ematica (contenente sangue rosso vivo e muco commisti a feci), associata a “tenesmo” (sensazione di incompleta evacuazione) e talvolta ad anemia.
Entrambe le malattie possono avere periodi di latenza alternati a fasi di riaccensione dell'infiammazione. Quando l'infiammazione intestinale si riacutizza compaiono anche sintomi costituzionali quali febbre, dimagramento, profonda stanchezza, inappetenza. Nella rettocolite ci possono essere delle complicanze, spesso come conseguenza di interventi chirurgici subiti. Le parti di intestino resecate tendono col tempo a cicatrizzarsi, come è naturale che sia. Tuttavia questa naturale evoluzione porta ad un restringimento del lume intestinale. Ecco che si manifestano allora le stenosi, che portano come conseguenza difficoltà nella eliminazione dei gas e dei residui fecali. Altre complicanze tipiche della rettocolite ulcerosa sono il megacolon tossico (quadro acuto di dilatazione del colon che necessita di intervento chirurgico), lo sviluppo di cancro sulla mucosa infiammata del colon.
Col tempo anche il morbo di Crohn può complicarsi con la formazione di stenosi dovute all'infiammazione dell'intestino (stenosi che sono restringimenti del lume del tratto di intestino colpito fino all'occlusione intestinale), fistole (comunicazioni tra intestino e cute, o fra organi addominali) o ascessi. Queste complicanze possono richiedere un intervento chirurgico.
In alcuni casi possono essere presenti manifestazioni extra-intestinali come patologie articolari, oculari, cutanee, epatiche, ecc. Nel tempo una malattia può tramutarsi nell'altra. Ad esempio può benissimo accadere che la rettocolite ulcerosa possa tramutarsi in Morbo di Crohn. In questo caso solo gli esami clinici (biopsie) possono stabilire questa eventualità. Io ho sempre fatto queste contro analisi, soprattutto quando ho sofferto di fistola entero-vescicale, ma hanno sempre dato esito negativo. Questo perché i disturbi di cui a volte soffro sembrano orientare la diagnosi verso il morbo di Crohn anzichè verso la colite ulcerosa. Tuttavia le analisi non hanno mai confermato questa mutazione. I medici non hanno risposte esaustive, poichè dicono che sono malattie non ancora completamente definite.

Gli esami consigliati.

Gli esami strumentali che aiutano una corretta diagnosi delle malattie infiammatorie croniche sono:

  • la colonscopia con eventuale ileoscopia retrograda
  • la definizione del quadro anatomo-patologico delle biopsie intestinali mediante esame istologico
  • l'ecografia addominale e dell'intestino con radiografia del tenue, tac enteroclisi o risonanza magnetica addominale
  • gli esami ematici (emocromo ed indici di infiammazione).

 

Le cure.

Le IBD sono malattie che necessitano di terapia di tipo medico, di stretta sorveglianza clinica e di un appropriato regime terapeutico. La terapia medica ha lo scopo di indurre la remissione clinica della malattia e di mantenere i pazienti liberi da riacutizzazioni della patologia.
La terapia medica nelle forme non complicate si basa sull'uso di farmaci come la mesalazina, il cortisone, gli immunosoppressori (es. azatioprina/6-mercaptopurina), alcuni antibiotici ad azione sui batteri del tratto digerente, e sui farmaci biologici di nuova generazione come gli anticorpi bloccanti il Tumor necrosis factor (TNF).
Il fallimento della terapia medica e l'insorgenza di complicanze può porre l'indicazione alla terapia di tipo chirurgico (come nel caso di stenosi intestinali).

 
 
 
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