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« L'importante per me......Sussurri ... »

E se poi ...

Post n°20 pubblicato il 03 Febbraio 2015 da Om_Siddhartha_Om
 

 

 

 

Un sole timido oggi spunta tra carri di nuvole che

scivolano verso un domani che ha il sapore della

rinuncia.

Le persone sembrano resuscitare, uscendo dai

loro serragli pigramente, via via acquistano piu

sicurezza come in una frenetica discesa veso il

centro del mondo.

Si scambiano sorrisi, strette di mano, notizie sul

tempo che è e che farà.

Se ci si riflette sembra che ogni cosa abbia un pò

perso d'importanza rispetto al tempo, pioverà,

farà la neve,  freddo,  caldo, pare che tutto ruoti

intorno ad un eterna insoddisfazione sul clima,

alimentata dall'ansia di un futuro che rende tutti

attenti a qualcosa che è sempre stato...

la mutevolezza straordinaria del cielo,

il meraviglioso scuotere del vento,

l'agitarsi delle reni del mare, il vorticoso incedere

delle acque di un fiume, il gelo che smuta in tepore,

il bianco mantello della neve, il grigio pennello della

pioggia, e quei raggi di calore di cui ti accorgi solo

quando mancano da un po.

Ricordo quando ancora vestivo con i sandali e i

pantaloni corti, d'estate ovviamente, che  la sera

dopo i rossi tramonti che accendevano e

fortunatamente continuano a farlo, le montagne

della mia terra, prima che il sole le oltrepassasse

inabissandosi nel mare azzuro , mi stendevo

sull'erba guardando il cielo alla scoperta delle

prime stelle.

La luna se era  già li  mi divertivo a cercarla ,

non'è mai stata precisa mi dicevo, o la ritrovavo

li a vegliare il suo gregge di stelle premature

o era del tutto assente, a volte piena,

a volte timida e velata a pezzi.

Insomma una gran furbona, un po' come mi

sembravano le ragazze di allora, non che siano

cambiate più di tanto.

Si perchè anche loro somigliavano alla luna,

e della luna forse hanno conservato i tratti  del

carattere, della sensibilità, del mutevole ordine

dei loro attegiamenti , il trasparente sodalizio

dei loro sentimenti col loro chiaro pensare,

la  bellezza intramontabile che si scopre via via

che  cadono i veli e si vestono d'ombra e luce.

Vi erano giorni nella mia adolescenza precoce,

che le vedevo mostrarsi linde, ragggianti, eppure

sempre ammantate di un alone di incertezza,

conservare un altera semplicità pure nella

costante fragilità del loro essere.

Senza troppi artifici a quell'età erano il frutto

di una spontaneità coerente con la fanciullesca

scoperta di un mondo in continuo divenire.

A me piaceva osservarle nei loro passi,

nell'ìincedere sicuro di un entità multiforme che ti

chiede la mano per attraversare le assi di un ponte

eretto su un abisso,  non per paura, non per pavida

incertezza ma per la condivisione innata di un

emozione forte, o solo per sentirsi parte di un tutto

senza possesso e senza esclusivo dominio

delle cose.

Vedevo i miei coetanei spesso un po goffi nei

confronti di quel concentrato di energia che

sarebbe esplosa negli anni dello sviluppo.

Ragazzini presi da una palla, o da giochi che

saggiavano le forze, stabilendo gerarchie,

forgiando gruppi e amicizie che si sarebbero

spinte negli anni per poi sgretolarsi o cementarsi

per tutta una vita.

Ma erano ancora acerbi rispetto a quelle donne

ancora in erba è vero ma piene di una generosa

concentrazione di vita e sentimento.

Somigliavano frutti ancora chiusi al mondo,

mentre loro stavano sbocciando e tendevano

la mano elargendo sorrisi, e curiosando sul

mondo più che intorno a se stesse.

Ecco a me piaceva osservarle, carpirne segreti,

inebriarmi del fascino della loro voce, delle grida

ancora stridule ma piene di una musicalità

ineguagliata.

Le vedevo muoversi con grazia, stuzzicare l'aria

e il vento con i capelli, incedere superbe e allo

stesso tempo timide con una umanità che riconciliava

il mondo.

Erano fiori d'armeria sui cigli delle colline che

respiravano l'aria del mare ed erano bucaneve

apparentemente  fragili ma forti e resistenti al

caldo e al gelo che la vita le avrebbe riservato.

Oggi che i miei occhi si posano su un mondo meno

fanciullesco vedo molti di quei fiori  recisi nel pieno

del loro fulgore, a volte privati dell' acqua o esposti

ai venti e al sole cocente finiscono per inaridire .

Allora tutto questo non faceva parte dei miei pensieri,

 vedevo ragazze felici che coltivavano sogni e visioni

colorate di stanze illuminate dal sole di una felicità

semplice e meravigliosa. Oggi molti di quei sogni

sono svaniti nella disillusione e nel disincanto,

ma è la vita,

quella strada fatta di slarghi e crocicchi, di soste e

incontri che ognuno di noi decide di compiere

operando scelte e incontrando il destino e il caso,

due compagni a volte infidi e a volte generosi 

di doni.

A quell'età in cui il mondo ruota sempre intorno

a noi, facevo le mie prime esperienze col

femminino incanto.

Non parlo di baci o di sesso,

che serbo di quei tempi nella mia intimità,

come un segreto di un epoca d'oro pudica e

primitiva,

chiuso in quel retrobottega della mente che geloso

si serra nella regione più inaccessibile dell'animo.

Forse per mantenerne intatta la grazia, la purezza

di una scoperta che è avanzata a volte per gradi,

altre nelle irruenza dei sensi infatuati dal mistero

di un fuoco che ardeva in ogni angolo del corpo.

No...qui mi riferisco  alle esperienze che segnano

la diversità dei generi, l'esatta compenetrante

certezza che nel guardare l'altra la si riconosce

come metà di un qualcosa che è uguale a noi

stessi ma così profondamente diversa.

E' un concetto complesso e semplice allo

stesso tempo ma che mi ha accompagnato per

tutti questi anni senza mai mutare.

Quell'esatto momento di cui ci si accorge che

quell'essere diverso da noi è speciale e non'è più

solo una compagna di giochi, di scuola, o di casa,

ma è una persona di cui si inizia a comprendere

la meraviglia, i dettagli  e un richiamo che ha il

profumo di un misterioso bisogno.

Quel preciso momento che segna l'abbandono di

noi stessi come punto fisso dell'universo, per

spostarsi sull'altra togliendo parte dell'interesse

riflesso sul proprio io, per donarlo a una donna di

cui si avverte la neccessità della presenza e così ci

si rende conto che quella bastevolezza che  riempiva

le nostre ore col gioco e col possesso di noi stessi

non è più il gratificante e totalizzante partecipare

di noi al mondo che ci circonda, ma ci scopriamo

fragili con la certezza che quell'incontro o quelle

presenze, così delicate, generano una mancanza

che andrà riempita della profondità dei loro sguardi,

dei suoni cristallini della loro voce ,

del calore di  corpi  levigati dal vento e dal corso

delle maree, per sentirci veramente appagati,

completi in un equilibrio che non' è e non sarà

 mai  perfettamente stabile e definitivo .

Avevo meno di dieci anni ma la felicità di

appartenere a un mondo che regalava la

presenza di quell' universo femminile era già

la costatazione della grandezza di Dio e

della felicità che il mondo ci avrebbe regalato

in quella straordinaria esperienza che è

la vita...

Siddy

 

 

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Commenti al Post:
khenan
khenan il 04/02/15 alle 08:56 via WEB
******Buongiorno! Buon mercoledì!!!! un sorriso, ^*:_________:*^ A.*
 
 
Om_Siddhartha_Om
Om_Siddhartha_Om il 04/02/15 alle 09:20 via WEB
e che sia un mercoledì da leoni...
Un sorriso A.*
 
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Un blog di: Om_Siddhartha_Om
Data di creazione: 18/01/2015
 

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