Creato da vanitoso58 il 05/06/2010
 

ridereperidere

tutto e niente

 

 

Sono bloccato in Spagna!!!!!!

Post n°9 pubblicato il 11 Agosto 2010 da vanitoso58
Foto di vanitoso58

BUON GIORNO A TUTTI.

MI DOVETE SCUSARE PER IL PROTRARSI DELLA MIA

ASSENZA DAL WEB, MA , COME HO DETTO NELL'ULTIMO

MESSAGGIO, SONO IN SPAGNA DA UN AMICO.

PURTROPPO, DURANTE UN'ESCURSIONE, ABBIAMO

AVUTO UN PICCOLO INCIDENTE COL FUORISTRADA.

A PARTE LA DISTRUZIONE O QUASI DEL MEZZO,

SIAMO FINITI AL PRONTO SOCCORSO.

LUI SE L'E' CAVATA CON UN PAIO DI COSTOLE INCRINATE,

IO HO ROTTO UN PIEDE.

FRA TRE GIORNI MI TOLGONO IL GESSO E FORSE DOPO

FERRAGOSTO RIENTRO IN ITALIA.

VI RACCONTERO' L'AVVENTURA, ANCHE SE DEVO DIRE

CHE MI VIEN DA RIDERE PER L'ASSURDA CIRCOSTANZA

NELLA QUALE E' CAPITATA. PENSATE, PER EVITARE UNA

VOLPE CHE STAVA ATTRAVERSANDO LA STRADA IN MONTAGNA.

IN TANTI ANNI NELLA GIUNGLA NON MI E' MAI CAPITATO

DI RIBALTARMI CON LA JEEP. DOVEVA SUCCEDERE ORA.

BUONE FERIE A CHI C'E' E A CHI CI ANDRA'!!!!!


 
 
 

Deluso!!!!!!

Post n°8 pubblicato il 26 Giugno 2010 da vanitoso58

Devo essere sincero. Il primo incontro con coloro che sarebbero stati i miei compagni di vita per almeno due anni, visto il contratto di lavoro che avevo stipulato tramite Ryan, non fu per niente piacevole.

Non so per quale strano motivo ma mi diedero subito l'impressione che fossero gelosi del loro lavoro, come se vedessero in me un rivale, uno da tenere alla larga e con cui parlare il meno possibile.

Quando vennero a prendere erano in due, Paul che era peruviano e che lavorava per l'organizzazione da un paio d'anni e Luis che era arrivato da poco più di sei mesi.

Il primo sui 30/35, robusto, aria decisa. Un tatuaggio a forma di cuore trafitto su di una mano e uno rappresentante una tartaruga sullo stesso braccio, il sinistro. Tutto sommato il più socievole. L'altro, di poco più giovane, magro ma molto alto, non scese nemmeno dalla jeep e mi disse un semplice" BIENVENIDA"........solo più tardi avrebbe aggiunto "HABLAN ESPANOL?" Alla mia risposta "poco" rispose"Aprender con el tiempo"!

Paul, durante il viaggio, un po in spagnolo e un po in un maccheronico italiano cercò di farmi capire quale fosse il grosso del lavoro.

Portavano grossi esemplari di anaconda per studiare il loro adattamento all'ambiante nel tempo, le condizioni ideali per la riproduzione e, soprattutto, spostavano alcuni esamplari da un posto all'altro, dato che la deforestazione e la bonifica di parecchi ettari di terreno, avevano portato ad un minor collegamento tra i corsi d'acqua e quindi un rischio, per alcuni luoghi ,di estinzione. Per darvi un'idea degli esseri con cui avrei avuto a che fare......beh!!!guardatevi questo video!( non parlo dei compagni)

 

Arrivammo a destinazione dopo circa due ore di jeep attraverso un territorio abbastanza accidentato e poco accogliente, anche se a ciò ero avvezzo, con la differenza che, dopo qualche giorno, me ne tornavo a casa ed era finita. Li cominciai a prendere coscienza che la vita sarebbe stata molto più dura del previsto. Arrivammo in questo centro di accoglienza per animali di ogni specie. Aveva un nome buffo, dato dalla figlia minore del responsabile del centro che aveva voluto chiamarlo-UN TECHO PARA TODOS- Per todos si riferiva ovviamente agli animali anche se, per la maggiore, si trattava di rettili. C'era di tutto in quel posto: Alligatori,iguana,tartarughe,un vecchio cavallo spelacchiato al quale la dottoressa del centro era affezionata,due maiali, delle capre,galline e conigli.....(che però scoprii avere un'altra funzione, molto più utilile),e una vasca enorme contenente i famosi lamelici pirhana!

Forse non tutti sanno che in realtà solo alcune speci sono carnivore e che la dieta di questi ultimi è per lo più basata su piccoli pesci e molluschi. Raramente attaccano grossi animali, ameno che si trovino troppo vicini al luogo dove hanno deposto le uova e quindi vengano considerati un pericolo.

La dottoressa Amalia Codrez, colei che aveva fortemente voluto questo centro, mi accolse con un sorriso. Sembrava una persona molto piacevole, anche se , da ciò che mi era stato detto durante il viaggio, molto esigente.

Con lei c'era sempre il padre,  Lorenzo,Il responsabile, un uomo di poche parole ma di grande cuore. Da quando la moglie era morta si era stabilito con la figlia al centro e con lei passava gran parte della gornata ad accudire gli ospiti muniti di arti,,mentre la parte relativa a tutto ciò che strisciava era affidata ad un veterinario locale che, un po per nascita e un po per predisposizione, svolgeva egregiamente il suo compito.

Paul mi accompagnò poi alla baracca dove c'erano le camere da letto. Non che mi aspettassi l'Hilton, ma almeno un minimo di privacy.

Era un'unica camerata, con i letti separati da divisori tipo quelli che si vedono negli ospedali.

Contai otto letti. Paul, Luis, io....mancavano all'appello almeno due persone, visto che tre letti erano probabilmente vuoti.

Paul mi portò a conoscere gli altri compagni di lavoro e cioè Manuel, detto el "mutilado" per via di un piccolo incidente capitogli qualche anno addietro. Aveva perso la mano sinistra, come capitan uncino e...guarda caso, proprio a causa di un coccodrillo che aveva deciso di fare uno spuntino mentre veniva trasportato, pensando fosse sedato. Un uomo abbastanza magro ma dalla muscolatura massiccia, che sopperiva egregiamente alla mancanza dell'arto, sostituita da una protesi in acciaio, con la quale poteva comunque afferrare e rilasciare.

L' altro era Tùlio. Vi ricordate( chi ha la mia età senz'altro) il compagno di Zagor..."Cico"..ecco..era molto somigliante e, come lui, il suo unico interesse era il cibo.Quando si partiva per qualche ricognizione o per qualche trasporto il suo pensiero primario era la borsa con del cibo.

era comunque un valido collaboratore e, in seguito, si dimostrò anche un ottimo amico.Ma questo a suo tempo.

Il giorno successivo, con Paul e Tùlio, partii per il primo tour della zona.

dovevamo solo controllare alcune segnalazioni fatte dagli abitanti del circondario. Sembrava infatti che, troppo vicino alle case e al centro turistico costruito ad un paio di km da li, fossero stati avvistati grossi esemplari di serpenti, presumibilmente anaconda.L'incarico era di valutare la veridicità delle segnalazioni, individuare l'eventuale nascondiglio o tana prima che arrivasse la staionbe dell'accoppiamento se si fosse trattato di esemplari femmina e comunque anche un possibile luogo ove spostarli per evitare danni sia agli esseri umani che alle stesse anaconda.

Per essere il primo giorno potevo essere contento, ma.....il bello doveva ancora venire!



 

 

 

 

 

 
 
 

Un nuovo mondo!!!

Post n°7 pubblicato il 18 Giugno 2010 da vanitoso58

Mentre mi allontanavo con l'aereo da quella che era stata la mia casa per alcuni anni mi assalì la tristezza.Pensavo ai giorni passati col professore a preparare vaccini, alle notti trascorse all'addiaccio, in tende bucate,in mezzo o ragni e serpenti di ogni genere immaginando che la la mia vita sarebbe continuata li, in quel meraviglioso ed enigmatico continente che mi aveva accolto e svezzato quando avevo lasciato il mio paese in cerca di avventura. Mentre mi avviavo all'imbarco vedevo gente indaffarata che correva, che salutava un amico, un parente. Gente con enormi bagagli e gente con solo una ventiquattro ore. Gente che rideva e scherzava con dei bambini e gente che se ne stava in un angolo triste.

Dopo il decollo slacciai le cinture e mi misi sul viso il mio cappello, abbassai un po il sedile e cercai di dormire. Quei giorni trascorsi a preparare, riordinare,organizzare, mi avevano fatto accumulare un bel po di sonno arretrato che unito a quello causato dai pensieri che mi riempivano la mente stava logorando il mio fisico.

Sotto quel cappello, mentre cercavo di prendere sonno, le immagini di quei cinque anni passati li mi scorrevano come le immagini di un film.

C'erano state anche un paio di ragazze, delle quali non ho mai parlato per pudore più che altro. Non amo raccontare del mio passato sentimentale e comunque non vi è mai stato nulla che valesse veramente la pena di raccontare. Storie iniziate per caso e finite ne giro di qualche mese. Non era destino che l'amore mi accompagnasse nel mio percorso di vita.

Vidi le immagini dei luoghi più suggestivi dove ero stato con il professore,situazioni di pericolo reale in cui ci siamo trovati, persone conosciute nei nostri viaggi ma, soprattutto, le serate passate sulla veranda del giardino a chiacchierare con lui, quando mi raccontava della sua adorata moglie e del cuo angelo che il destino gli aveva rubato.

Parecchie ore dopo  sollevai lo sguardo e inizia a vedere dall'alto cosa mi aspettava e......quello che vidi in seguito.



 

L'aereo fermò a Rio de janeiro e da li un altro velivolo più piccolo mi portò a destinazione,prima a Santarem, poi in battello fino a Belem. Li trovai ad aspettarmi due di quelli che sarebbere stati i mie compagni della prossima lunga avventura.

Stavo per scoprire un mondo nuovo, meraviglioso e pericoloso come quello che avevo lasciato qualche giorno prima, e che mi sarebbe rimasto nel sangue per sempre.

 
 
 

ADDIO PROFESSORE!!!!

Post n°6 pubblicato il 15 Giugno 2010 da vanitoso58

Innanzi tutto qualcuno si sarà chiesto perchè, l'ultimo racconto, era intitolato l'ultima estate. E' presto detto.

Alla fine di ottobre il professore si ammalò. Sembrava una semplice influenza e come tale fu curata.Probabilmente qualcosa non funzionava e nessuno se ne accorse.Sapevo che nel corso della sua vita era stato più volte morso da serpenti e che spesso aveva rischiato la vita, ma ne era sempre uscito trionfante. Il solo motivo per il quale a me non capitò mai, fu che il professore, nonostante avessi acquisito una buona esperienza e una discreta familiarità con i rettili, non mi lasciò mai il compito di catturarli. Ancora oggi non so se fosse per salvaguardare la mia incolumità, o se, inconsciamente, non fosse una continua sfida verso quel pericolo e quella causa che determinò la perdita della sua bambina e lo sfacelo conseguente della sua famiglia.

Da quel malessere che durò un paio di settimane si riprese a malapena e, nel frattempo, io cercavo di sopperire alle mancanze nel suo lavoro rifornendo l'amico compratore con le scorte rimaste che, in breve, andarono assotigliandosi. Faticava a lavorare e cercava sempre più spesso nell'alcol quell'alleato che gli desse il vigore perso e al tempo stesso gli ottenebrasse le mente quel tanto che bastava per dimenticare le sue disgrazie.

In quel periodo contribuii molto più direttamente alla preparazione dei vaccini, anche se le dosi e gli eccipienti rimasero per me un mistero, altrettanto quanto alcuni prodotti dai quali erano state accuratamente abrase le etichette  e che solo lui sapeva distinguere.

Certo, lui segnava tutto sul suo"diario" che portava sempre con se, ma mai mi sarei sognato di appropriarmene anche solo per dargli una sbirciatina.

Lo confesso, ci ho pensato in alcune circostanze, anche perchè il suo stato di salute peggiorava ed io dovevo in qualche modo pensare oltre che alla sua sopravvivenza, anche al mio futuro, ma furono solo pensieri, nulla più. Stimavo quell'uomo e non lo avrei ferito in alcun modo. Se avesse voluto rendermi partecipe delle sue conoscenze lo avrebbe fatto no???

Dieci giorni prima di Natale volle andare a farsi un giro in città, visto che da quando si era ammalato non era più uscito.

Stava abbastanza bene da qualche giorno e aveva ripreso il lavoro alla grande, tant'è che mi aveva detto:

Figliolo, mi sa che l'ultimo giorno dell'anno lo passeremo nel deserto, a caccia.

Per spostarci da un punto all'altro del continente, a seconda del periodo e quindi del clima, ci affidavamo spesso a dei Cargo di una piccola compagnia aerea. A febbraio avevamo raggiunto Alice Springs con un velivolo che mi ricordava i residuati bellici con cui volavamo a militare, ma con a bordo il nostro furgone attrezzato a dovere, poi da li indietro fino ai confini del Queensland, in una zona assolutamente desertica.In quel periodo dell'anno si potevano in alcune zone raggiungere i quaranta gradi. Temperatura ideale per la nostre ricerche.

Quella sera sarei dovuto andare con lui ma non ne avevo una gran voglia e avevo ancora parecchie cose da sistemare.

La cella frigorifera andava sistemata prima della partenza e i filtri delle ventole del motore andavano accuratamente puliti. Il vento  quasi perenne che porta con se spesso la sabbia del deserto e gli insetti che si insinuano, sono infatti un grosso problema e se fossimo rimasti via per alcune settimane non si potva rischiare che i motori si bloccassero col rischio di mandare all'aria mesi di lavoro.

Dopo aver pulito tutti i filtri, ingrassato un paio di ventole che gracchiavano ed essermi fatto una doccia mi misi a letto. Era quasi mezzanotte, ma sapevo che avrebbe tardato.

Mi svegliai il mattino successivo di buon ora e dopo aver preparato il caffè  andai a svegliare il professore.

La porta era aperta e lui no c'era.

Chiamai Jamil, del quale avevo conservato il numero telefonico e chiesi se il professore fosse stato li.

Era stato li. Per l'esattezza era nacora li, seduto su quel gradino dove lui lo aveva lasciato la sera prima.

Cercai un passaggio e raggiunsi la città ma nel frattempo era stato portato alla morgue.

Un attacco di cuore se l'era portato via in un soffio, ridandogli finalmente quella libertà tanto agognata e liberando finalmente quei fantasmi che lo avevano accompagnato dopo la morte della sua bambina.

Lo avevano trovato con la sua fotografia in mano. Forse aveva capito che per lui era arrivato il momento e voleva fare il grande passo guardando negli occhi la cosa che più aveva amato al mondo e che il destino gli aveva strappato prematuramente.

Rimasi da Jamil un paio di giorni, giusto il tempo per sbrigare tutte le pratiche, dato che non aveva nessuno e della moglie si erano perse da tempo le tracce e dargli una degna sepoltura.

Tornai col furgone a casa. Rimasi per degli istanti che parvero interminabili, seduto in macchina, a fissare la casa da fuori, come paralizzato dal pensiero di aver perso un amico e dal terrore di un futuro incerto.

Avevo il diario, questo è vero, ma non solo non volevo più continuare a stare in quel luogo, mi resi subito conto che non sarei mai stato in grado di lavorare da solo, nemmeno se avessi voluto.

Decisi di chiamare Ryan, l'amico del professore, per dargli la triste notizia e chiedere un consiglio.

Rimase un attimo sconcertato, erano amici da tanti anni, poi la necessità di proseguire col lavoro ebbe il sopravvento e mi chiese di portargli il diario che il professore teneva sempre con se. Gli risposi che quello era il mio lasciapassare per un nuovo lavoro e che se avesse voluto aiutarmi sarei stato ben felice di consegnarglielo. Suonava un po come un ricatto ma in quel momento non sapevo dove sbattere la testa e non sarei certo tornato da Jamil a fare il lavapiatti.

Mi chiese un paoi di giorni per trovarmi una sistemazione.Il terzo giorno mi chiamò e disse che, se non mi fosse pesato spostarmi da li, aveva sotto mano un lavoro molto simile a quello che avevo fatto fino a li  e che era anche ben pagato.

Mai avrei pensato che si sarebbe trattato di trasferirsi in Amazzonia, a lavorare per un centro che si occupava di reintrodurre femmine di anaconda in zone a bassa concentrazione.

Gli dissi che gli avrei dato la risposta l'indomani.

Presi il furgone, un vaso e dei fiori freschi da portare al professore,assieme ad una sua foto che,molto spartanamente, avevo incollato a quella della sua bambina che gli avevano trovato fra le mani quando è morto.Probabilmente aveva capito che era arrivato il suo momento e con quel gesto si era preparato a ricongiungersi con lei, che aveva amato più della sua vita.

Mi sedetti accanto alla sua tomba quasi ad aspettare un consiglio e rimasi li per più di un ora poi tornai a casa.

Dovevo organizzare l'ultima spedizione di vaccini, anche perchè col ricavato avrei dovuto vivere fino a chissa quando.

Il giorno dopo chiamai Ryan dicendo che accettavo la sua offerta ma che gli avrei spedito il diario appena fossi arrivato a destinazione e sicuro del lavoro.Prenotai un volo per la settimana dopo, così da avere il tempo di sistemare tutto e di raggiungere l'aeroporto.

Cominciai a girare per la casa cercando conforto fra i ricordi di quegli ultimi anni. Entrai in camera del professore. Non lo avevo più fatto da quella mattina.Tutto mi sembrò nuovo.

Sulle pareti le foto della sua bambina che correva sorridente e della moglie, quando ancora erano una famiglia felice, prima che il destino decidesse che lui non dovesse avere quella felicità.

Sul vecchio comodino, accanto ad una lampada che aveva visto altri splendori, un album di fotografie impolverato.

Lo presi tra le mani ma non ebbi il coraggio di aprirlo, per non violare l'intimità che racchiudeva.Non potevo fare questo all'uomo che mi era stato per quegli anni padre, amico, confidente e maestro. Lo rimisi al suo posto, spensi la luce ed uscii.

 
 
 

L'ultima estaste.

Post n°5 pubblicato il 13 Giugno 2010 da vanitoso58

Credo proprio che il mio portatile sia irrimediabilmente giunto alla sua fine. Sto scrivendo da quello di un'amica che mi ha gentilmente concesso l'utilizzo mentre lei e fuori casa per sbrigare delle faccende, quindi non mi dilungherò molto e appena rientra termino. Certe cose non sarebbero successe col mio vecchio "COMPAQ armanda1572. Pesava come una mitragliatrice ed era anche abbastanza lento ma andava sempre. anche se spesso si riempiva di sabbia del deserto. Giunti a casa gli davo una bella soffiata col compressore ed era nuovo.

Erano ormai due anni che vivevo e lavoravo col professore. Avevo imparato molto, anche se lui era spesso restio a mettermi al corrente di ciò che stesse facendo nello specifico del suo lavoro. Aveva grande stima di me ma forse, inconsciamente, era geloso.Ormai tenevo io i contatti con l'amico della ditta farmaceutica e mi stavo accorgendo che le sue forze stavano cominciando a mancare.Quell'estate, credo fossimo all'inizio di settembre, stavamo risalendo in canoa il corso del fiume Blyth, per non dover fare un giro troppo lungo con il furgone.

Dovevamo raggiungere un'ampia radura situata sulle rive del fiume e quindi lasciammo il furgone in una zona riparata e ci portammo quanto ci potesse servire per un paio di giorni. Sulle rive del fiume sorgevano parecchi villaggi di aborigeni e io avevo imparato a farmi capire daparecchio di loro anche se a distanza di pochi chilometri si potevano parlare diversi dialetti.Avevo qualche conoscenza di wulaki, di balurb, di murrungun, per citarne alcuni, altri avevano parole simili che potevano essere capite e in più molte tribù ci avevano gia visto all'opera e non davamo loro alcun fastidio, ma quel giorno ci accorgemmo che,  dal momento in cui mettemmo la canoa in acqua, di essere spiati. Non riuscivamo a vedere di che tribù fossero ma decidemmo di fingere indifferenza e proseguire nel nostro itinerario, rimandando le domande di rito qualora ce ne fosse stata la necessità.

Non eravamo mia stati disturbati e non vedevamo il motivo di iniziare ora, però, el sapere di essere tenuti sotto controllo, anche se a debita distanza, non ci faceva stare tranquilli. Per dare maggior credibilità al nostro operato, non sapendo con chi avessimo a che fare, il professore catturò un paio di serpentelli che incontrammo sulla strada, anche se sapeva che non ne avremmo fatto un granchè.Appena infilai il secondo serpente nel sacco ci rendemmo conto che alcuni uomini si stavano avvicinando.Avevano un andatura decisa ma non minacciosa, per cui non avevamo motivo di temere alcunchè, ciononostante restammo immobili a guardarli mentre si avvicinavano.Erano armati. portavano coltelli e lance,facendoci per alcuni istanti temere il peggio, alla stregua del miglior film di Tarzan et company. Quello che sembrava guidare il gruppo venne da me, e mi chiese nel suo dialetto se era lui il professore dei serpenti. Rispose egli stesso, conoscendo anche meglio di me l'idioma con cui si esprimeva e chiedendo il perchè. Ci disse che il giorno prima il loro capo era stato morso da un serpente e che sarebbe morto se non fossimo andati in loro aiuto.

Ci guardammo per pochi secondi e, raccogliendo quanto ci potesse servire dalla canoa che si trovava poco distante, decidemmo di seguire quegli uomini.giungemmo al villaggio dopo circa un'ora di marcia attraverso la boscaglia.Si trovava ai piedi di un grande roccia,accanto ad un ruscello dalle acque cristalline. Una posizione direi strategica, ed alquanto azzeccata.Ci condussero subito nella capanna del capo, dove lo sciamano(termine improprio) esguiva inutilmente i suoi riti.

Una giovane donna piangeva al suo capezzale e venendoci incontro ci disse fra le lacrime che se avessimo guarito suo padre ci avrebbe ricompensato. Estrasse da un sacchetto di pelle di animale alcune pietre che, anche se non eravamo intenditori, apparvero subito nella loro magnificenza e dai colori che la tenue luce all'interno della capanna veniva amplificata dai riflessi che emanavano.Erano alcuni rubini e una decina di smeraldi.Erano ancora grezzi ma credo che il valore si aggirasse in totale sui cinque seicento mila euro attuali. In quel momento comunque il problema era stabilire quale serpente avesse morso il malcapitato, per poter intervenire tempestivamente, anche se, gia da una prima occhiata alla ferita e il fatto che fosse successo il giorno prima ci lasciarono alcuanto perplessi.

E difficile trovare serpenti velenosi che non siano letali in poche ore, diversamente, se si ha un fisico robusto come era quello del capo tribù, in 24 ore sarebbe già dovuto stare meglio.Infatti molte specie non sono letali per l'uomo, anche se provocano una specie di coma che può durare anche 24/48 ore, ma con un decorso progressivo ed evidente.

C'era qualcosa che non quadrava ed era impossibile comunicare con lui che mostrava evidenti segni di irrigidimento degli arti e dei centri nervosi e un principio di paresi facciale.

Il professore consultò a lungo un piccolo diari che portava sempre con se, scritto nel corso degli anni.

a giovane donna piangeva e supplicava che facessimo qualcosa, mentre io cercavo di calmarla spigandole che probabilmente non era stato un serpente a morderla e che avremmo fatto quanto possibile appena fossimo stati in grado di identificare il colpevole.

Il tempo sembrava essersi fermato. Al villaggio nessuno si era mosso dalla posizione che aveva quando eravamo arrivati.Tutte le attività di gruppo erano state sospese per rispetto del moribondo e non sarebbero riprese se non alla guarigione o alla morte dello stesso.Trascorse quasi un 'ora ma ad un tratto il professore saltò in piedi dicendo:

"Atrax Robustus.......ecco il colpevole, ne sono quasi certo".

 

Atrax  robustus

 

Il particolare che seguì, non affatto irrilevante, fu che noi non avevamo antidoti per quel tipo di veleno.

Il professore aveva qualche conoscenza anche in quel campo, in quanto da giovane aveva trattato spesso l'rgomento aracnidi, anche se marginalmente.

Quel piccolo diario non diceva come curarlo, ma dalla sintomatologia e dal decorso postumo gli fece supporre una certa analogia con un paio di razze di serpenti conosciute, che vivono nel sud del paese, molto più piccoli del Taipan e meno pericolosi, ma altrettanto tosti.

Non c'erano molte alternative .Se volevamo evitargli la morte avremmo dovuto tentare iniettando i due differenti sieri a distanza di pochi minuti uno dall'altro, sperando in un miracolo e che i due diversi vaccini non creassero una specie di rigetto nel suo corpo. Inoltre un eccesso di reazione avrebbe potuto provocare un arresto cardiaco. Da un punto di vista umano sarebbe stato snz'altro meglio, in quanto non avrebbe sofferto, ma spiegarlo alla figlia e al villaggio non fu altrettanto semplice.

La figlia sembrò favorevole nell'immediato, ma alcuni anziani decisero di consultarsi.

Il consulto fu breve e alla fine si resero conto che non avevano scelta.

Le due iniezioni si susseguirono a distanza di cinque minuti.

Ore non bisognava fare altro che aspettare.

Gli uomini del villaggio ci guardavano e dentro di noi cresceva ad ogni istante la domanda se saremmo riusciti ad andarcene qualora il tentativo fosse fallito.

Passarono quasi cinque ore prima che alcuni movimenti dell'uomo e alcune parole biasciacate ci facessero capire che forse ce l'avevamo fatta.

Due ore dopo ci stava ringraziando di persona, anche se ancora molto debole e provato.

La ragazza, sorridendo, si avvivcinò a me  per mettermi fra le mani quanto promesso ed io gia pregustavo il ritorno a casa per poter cambiare quei preziosi in banconote ma il professore la fermò dicendo che la vita di un uomo non è merce di scambio.

Avrei capito molto più tardi il significato di queele parole, che ora mi risuonano nella testa come monito per la vita.


 
 
 
Successivi »
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

ULTIME VISITE AL BLOG

alicelodicegraziano.castoldiliomax1dadalo2008DgVoiceannalisa.princivallefania67dgliouomo.mmgiostella2ritaserretiellomoniarembowskapsicologiaforensefrizzoli_nasybilla_c
 

ULTIMI COMMENTI

CHI PUŅ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
Template creato da STELLINACADENTE20