Creato da vanitoso58 il 05/06/2010
 

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ADDIO PROFESSORE!!!!

Post n°6 pubblicato il 15 Giugno 2010 da vanitoso58

Innanzi tutto qualcuno si sarà chiesto perchè, l'ultimo racconto, era intitolato l'ultima estate. E' presto detto.

Alla fine di ottobre il professore si ammalò. Sembrava una semplice influenza e come tale fu curata.Probabilmente qualcosa non funzionava e nessuno se ne accorse.Sapevo che nel corso della sua vita era stato più volte morso da serpenti e che spesso aveva rischiato la vita, ma ne era sempre uscito trionfante. Il solo motivo per il quale a me non capitò mai, fu che il professore, nonostante avessi acquisito una buona esperienza e una discreta familiarità con i rettili, non mi lasciò mai il compito di catturarli. Ancora oggi non so se fosse per salvaguardare la mia incolumità, o se, inconsciamente, non fosse una continua sfida verso quel pericolo e quella causa che determinò la perdita della sua bambina e lo sfacelo conseguente della sua famiglia.

Da quel malessere che durò un paio di settimane si riprese a malapena e, nel frattempo, io cercavo di sopperire alle mancanze nel suo lavoro rifornendo l'amico compratore con le scorte rimaste che, in breve, andarono assotigliandosi. Faticava a lavorare e cercava sempre più spesso nell'alcol quell'alleato che gli desse il vigore perso e al tempo stesso gli ottenebrasse le mente quel tanto che bastava per dimenticare le sue disgrazie.

In quel periodo contribuii molto più direttamente alla preparazione dei vaccini, anche se le dosi e gli eccipienti rimasero per me un mistero, altrettanto quanto alcuni prodotti dai quali erano state accuratamente abrase le etichette  e che solo lui sapeva distinguere.

Certo, lui segnava tutto sul suo"diario" che portava sempre con se, ma mai mi sarei sognato di appropriarmene anche solo per dargli una sbirciatina.

Lo confesso, ci ho pensato in alcune circostanze, anche perchè il suo stato di salute peggiorava ed io dovevo in qualche modo pensare oltre che alla sua sopravvivenza, anche al mio futuro, ma furono solo pensieri, nulla più. Stimavo quell'uomo e non lo avrei ferito in alcun modo. Se avesse voluto rendermi partecipe delle sue conoscenze lo avrebbe fatto no???

Dieci giorni prima di Natale volle andare a farsi un giro in città, visto che da quando si era ammalato non era più uscito.

Stava abbastanza bene da qualche giorno e aveva ripreso il lavoro alla grande, tant'è che mi aveva detto:

Figliolo, mi sa che l'ultimo giorno dell'anno lo passeremo nel deserto, a caccia.

Per spostarci da un punto all'altro del continente, a seconda del periodo e quindi del clima, ci affidavamo spesso a dei Cargo di una piccola compagnia aerea. A febbraio avevamo raggiunto Alice Springs con un velivolo che mi ricordava i residuati bellici con cui volavamo a militare, ma con a bordo il nostro furgone attrezzato a dovere, poi da li indietro fino ai confini del Queensland, in una zona assolutamente desertica.In quel periodo dell'anno si potevano in alcune zone raggiungere i quaranta gradi. Temperatura ideale per la nostre ricerche.

Quella sera sarei dovuto andare con lui ma non ne avevo una gran voglia e avevo ancora parecchie cose da sistemare.

La cella frigorifera andava sistemata prima della partenza e i filtri delle ventole del motore andavano accuratamente puliti. Il vento  quasi perenne che porta con se spesso la sabbia del deserto e gli insetti che si insinuano, sono infatti un grosso problema e se fossimo rimasti via per alcune settimane non si potva rischiare che i motori si bloccassero col rischio di mandare all'aria mesi di lavoro.

Dopo aver pulito tutti i filtri, ingrassato un paio di ventole che gracchiavano ed essermi fatto una doccia mi misi a letto. Era quasi mezzanotte, ma sapevo che avrebbe tardato.

Mi svegliai il mattino successivo di buon ora e dopo aver preparato il caffè  andai a svegliare il professore.

La porta era aperta e lui no c'era.

Chiamai Jamil, del quale avevo conservato il numero telefonico e chiesi se il professore fosse stato li.

Era stato li. Per l'esattezza era nacora li, seduto su quel gradino dove lui lo aveva lasciato la sera prima.

Cercai un passaggio e raggiunsi la città ma nel frattempo era stato portato alla morgue.

Un attacco di cuore se l'era portato via in un soffio, ridandogli finalmente quella libertà tanto agognata e liberando finalmente quei fantasmi che lo avevano accompagnato dopo la morte della sua bambina.

Lo avevano trovato con la sua fotografia in mano. Forse aveva capito che per lui era arrivato il momento e voleva fare il grande passo guardando negli occhi la cosa che più aveva amato al mondo e che il destino gli aveva strappato prematuramente.

Rimasi da Jamil un paio di giorni, giusto il tempo per sbrigare tutte le pratiche, dato che non aveva nessuno e della moglie si erano perse da tempo le tracce e dargli una degna sepoltura.

Tornai col furgone a casa. Rimasi per degli istanti che parvero interminabili, seduto in macchina, a fissare la casa da fuori, come paralizzato dal pensiero di aver perso un amico e dal terrore di un futuro incerto.

Avevo il diario, questo è vero, ma non solo non volevo più continuare a stare in quel luogo, mi resi subito conto che non sarei mai stato in grado di lavorare da solo, nemmeno se avessi voluto.

Decisi di chiamare Ryan, l'amico del professore, per dargli la triste notizia e chiedere un consiglio.

Rimase un attimo sconcertato, erano amici da tanti anni, poi la necessità di proseguire col lavoro ebbe il sopravvento e mi chiese di portargli il diario che il professore teneva sempre con se. Gli risposi che quello era il mio lasciapassare per un nuovo lavoro e che se avesse voluto aiutarmi sarei stato ben felice di consegnarglielo. Suonava un po come un ricatto ma in quel momento non sapevo dove sbattere la testa e non sarei certo tornato da Jamil a fare il lavapiatti.

Mi chiese un paoi di giorni per trovarmi una sistemazione.Il terzo giorno mi chiamò e disse che, se non mi fosse pesato spostarmi da li, aveva sotto mano un lavoro molto simile a quello che avevo fatto fino a li  e che era anche ben pagato.

Mai avrei pensato che si sarebbe trattato di trasferirsi in Amazzonia, a lavorare per un centro che si occupava di reintrodurre femmine di anaconda in zone a bassa concentrazione.

Gli dissi che gli avrei dato la risposta l'indomani.

Presi il furgone, un vaso e dei fiori freschi da portare al professore,assieme ad una sua foto che,molto spartanamente, avevo incollato a quella della sua bambina che gli avevano trovato fra le mani quando è morto.Probabilmente aveva capito che era arrivato il suo momento e con quel gesto si era preparato a ricongiungersi con lei, che aveva amato più della sua vita.

Mi sedetti accanto alla sua tomba quasi ad aspettare un consiglio e rimasi li per più di un ora poi tornai a casa.

Dovevo organizzare l'ultima spedizione di vaccini, anche perchè col ricavato avrei dovuto vivere fino a chissa quando.

Il giorno dopo chiamai Ryan dicendo che accettavo la sua offerta ma che gli avrei spedito il diario appena fossi arrivato a destinazione e sicuro del lavoro.Prenotai un volo per la settimana dopo, così da avere il tempo di sistemare tutto e di raggiungere l'aeroporto.

Cominciai a girare per la casa cercando conforto fra i ricordi di quegli ultimi anni. Entrai in camera del professore. Non lo avevo più fatto da quella mattina.Tutto mi sembrò nuovo.

Sulle pareti le foto della sua bambina che correva sorridente e della moglie, quando ancora erano una famiglia felice, prima che il destino decidesse che lui non dovesse avere quella felicità.

Sul vecchio comodino, accanto ad una lampada che aveva visto altri splendori, un album di fotografie impolverato.

Lo presi tra le mani ma non ebbi il coraggio di aprirlo, per non violare l'intimità che racchiudeva.Non potevo fare questo all'uomo che mi era stato per quegli anni padre, amico, confidente e maestro. Lo rimisi al suo posto, spensi la luce ed uscii.

 
 
 
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