Zacinto mia

Ciò nonostante ognuno, se non proprio felice, almeno non è infelice. E tira avanti.

 

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Messaggi di Luglio 2016

PROBLEM SOLVING

Post n°348 pubblicato il 29 Luglio 2016 da Oxumare81

Ho alcune pratiche giacenti da 2 mesi perché manca la firma di autorizzazione al pagamento da parte di un dirigente. Interpellato quest’ultimo, afferma che, in seguito a ispezione, gli è stato fatto presente che le istruzioni a suo tempo emanate, prevedono la firma di un solo dirigente. Il format di autorizzazione ne prevede ancora due. Ho detto alle mie collaboratrici di mandare in pagamento le fatture con una firma sola. Sentito il collega della contabilità di Milano, mio pari grado, ha condiviso lo stesso modo di operare. E’ emerso l’ulteriore problema che ogni provincia ha un format diverso, tutti, però con due firme, alcuni dei quali con altri dati incompleti. La collega che si occupa di procedure, a cui ho riportato il problema, si è detta d’accordo a distribuire un format unico. Ce l’aveva in pdf, lo voleva in word. Poco male, glielo ho sistemato io, togliendo la seconda firma. Glielo ho mandato, scrivendo “il format DOVREBBE contenere gli elementi previsti dalla procedura. Ciao”. Va da sé che, se fosse stata d’accordo, l’avrebbe inoltrato al territorio, se non lo fosse stata, l’avrebbe cestinato, come è giusto che sia. E’ lei che si occupa di procedure, è lei che lo manda. Al telefono mi dice “ora non ho tempo, ne riparliamo domani”. Benissimo. Cosa fa? Tempo mezz’ora e lo manda a tutti quelli della sua struttura sul territorio, scrivendo “Ecco il format predisposto dalla struttura contabile di Brescia e condiviso con la struttura contabile di Milano”. Il collega della contabilità di Milano mi chiama alterato ”io non ho condiviso nulla, se viene l’ispezione chissà cosa succede”. E’ vero, una volta accettato il format, la collega di procedure non avrebbe dovuto scrivere “format predisposto dalla struttura contabile di Brescia e condiviso con la struttura contabile di Milano” ma parlare per conto proprio, ma ormai la mail l’ha inviata. E poi, che paura hai? E’ stata proprio l’ispezione a dire che il format vecchio, con le 2 firme, non andava bene.  Ho chiarito con la collega di procedure che non avrebbe dovuto scrivere così, ma non posso crocifiggerla. M’ha fatto venire l’angoscia. “No, scrivi a Roma ecc” dice il collega della contabilità di Milano. Io non scrivo a nessuno. Anzi, se scrivessi, farei anche bella figura perché sono stato propositivo. C’era un problema, fatture giacenti da mesi e l’ho risolto. Poi, capirai cosa ho fatto, ho tolto una firma da un file word. Io non sono qui per girare le mail o firmare le ferie; sono qui per risolvere dei problemi, perché il lavoro vada avanti. Non sono uno di quei vecchi che aspettano che le cose piovano dal cielo.

 
 
 

L’IMMAGINE DEI MERI ESECUTORI

Post n°347 pubblicato il 27 Luglio 2016 da Oxumare81

L’altro ieri è venuto a Brescia il nostro ex capo a salutarci. E’ vero, sono passati 4 mesi dall’ultima volta che è venuto e 3 mesi da quando il mio ufficio non appartiene alla sua struttura e alcuni me l’avevano fatto notare tempo fa, però che 5 persone non si siano alzate dalla scrivania mi è parso un gesto maleducato.

Già lui non era di luna buona, l’avevo chiamato la mattina e, con una voce dell’oltretomba, mi aveva risposto male. Poi, arrivato da noi, è apostrofato da una collega su qual era il suo ruolo in azienda 40 anni fa, alle 12 in punto uno se ne va perché è ora di pranzo, sale un altro con una fattura, la prende la collega che prima discuteva sulle sue occupazioni 40 anni fa, l’altro, considerandola un’ebete, dice davanti a tutti: “ma la fa lei?”, mentre quest’ultima inizia una lunga discussione telefonica ad alta voce. Finalmente quelli che erano rimasti seduti si alzano, solo perché l’ex capo li chiama personalmente e si mette a litigare col sindacalista: “nel contratto c’è scritto che…”, “non è vero, non sai leggere”, “hai capito male”, “non sai che”

Ero basito. 20 minuti di follia collettiva. E’ proprio vero che non si finisce mai di imparare. In questi 6 mesi era filato praticamente tutto liscio: finché si tratta di lavoro, tutto procede senza intoppi. Appena però c’è qualcosa che esula dall’ordinaria amministrazione, non sono in grado di interagire. Sono dei meri esecutori, fanno le loro rilevazioni contabili, sempre uguali, stampano contratti e fatture, li pinzano ecc da 30 anni, ma quando si tratta di questioni un minimo d’immagine, di relazione con l’esterno, rivelano tante lacune. Mancano proprio le basi, ma tante cose sono di educazione: devo insegnare io l’educazione a persone che potrebbero essere mio papà o mia mamma? Fossero questioni di lavoro, potrei capire, ma questo esula il rapporto capo-collaboratore.

Ieri era prevista la visita del nostro dirigente da Roma. Memore degli eventi di lunedì, ho dovuto istruire il personale: “la visita è alle 15, durerà all’incirca fino alle 16,30, se avete ore da recuperare, recuperatele domani, altrimenti entrate più tardi la mattina, non fate la figura di quelli che uscono come sempre alle 15,30. Sedetevi nelle prime file, portatevi blocco e penna, vestitevi eleganti”. Ecco, vestitevi eleganti. Passino le donne, che hanno un senso dell’eleganza più accentuato degli uomini e che, se mettono anche un vestito comprato al mercato, talvolta riescono a mascherarne la provenienza, ma gli uomini, almeno una camicia! No, tutti con polo, jeans e scarpe sportive. Non dico la cravatta, quella la metto io tutto l’anno, anche quando ci sono 40 gradi e non accendo l’aria condizionata perché mi dà fastidio, ma mettetevi almeno la camicia! Ce ne fosse uno che l’abbia messa! Anche in questo avrei dovuto essere preciso, specificando che “eleganti” significa almeno con la camicia. Non ho detto “spegnete i cellulari”, infatti due sono squillati. Il resto, invece, l’hanno fatto. Non c’era molto da interpretare: si sono seduti tutti davanti e avevano fogli e penna. Ecco, meri esecutori. La prossima volta chiederò loro di mettersi la camicia.

 
 
 

LA FAMIGLIA

Post n°346 pubblicato il 25 Luglio 2016 da Oxumare81

Forse ho sempre considerato sacra la famiglia e non ho mai messo in discussione alcune situazioni che, viste dall'esterno, potrebbero apparire scorrette o poco lineari.

Mia moglie, talvolta, mi fa notare certi fatti che si verificano nella mia famiglia, che valuta negativamente e ai quali dovrei reagire diversamente.

Da diverso tempo mi ha fatto notare che sua nonna è più affettuosa di mia nonna (ma io credo sia comprensibile perchè le persone di campagna sono più schive di quelle di città, mia nonna, inoltre è di origini contadine, sua nonna s'è laureata, era di famiglia benestante, è tutta un'altra educazione) e che mia sorella risponde male a me o a mia mamma. Io, probabilmente, sapendo che alcune cose le dice senza cattiveria, non ci avevo mai fatto caso. Mia moglie sostiene che dovrei farglielo notare. Ieri, per esempio, mia sorella affermava di aver detto una cosa che io non avevo sentito. Quando l'ho rilevato, mi ha detto che sono sordo, al ché, mia moglie è intervenuta e le ha detto che anche lei non aveva sentito, per cui non aveva parlato abbastanza chiaramente. E' calato il gelo e dopo poco mia sorella se n'è andata in camera. Mia moglie mi ha ripetuto che non dovrei farmi schiacciare, che mia sorella dovrebbe crescere un  po' e che nostro papà non dovrebbe difenderla sempre. Diventata amica della fidanzata di mio fratello, mia moglie sostiene inoltre che nostra sorella esercita un forte ascendente su mio fratello e, spalleggiata dal papà, per non farlo allontanare da casa, mette i bastoni tra le ruote alla fidanzata. Può essere che io parta dal presupposto che è la figlia più piccola, che ha 14 anni meno di me, che quando mi sono sposato era una bambina e quindi non me ne accorga, però è più forte di me. Confrontandomi, comunque, le ho detto che, al suo posto, io avrei lasciato che nella sua famiglia le cose se le vedano tra di loro prima di intervernire io. Non voglio farle fare la figura di quella che non si sa difendere così come non avrei voluto fare io stesso questa figura.

 
 
 

STILI DI COMUNICAZIONE

Post n°345 pubblicato il 18 Luglio 2016 da Oxumare81

Ma capitano tutte a me?

A Milano avevo la collega nevrotica e frustrata, sola al mondo, che urlava tutto il giorno; qui a Brescia ho due collaboratori che proprio non si sopportano. Il problema è che sono seduti uno di fronte all'altra e fanno lo stesso tipo di lavoro.

L'altro giorno, in assenza di lei, ho assegnato a lui una pratica che doveva per forza essere iniziata quel giorno. Mi ha fatto presente che era piuttosto impegnato, al chè gli ho chiesto di fare solo la prima parte del lavoro, strettamente necessaria quel giorno. Il giorno successivo avrebbe continuato la collega.

La mattina dopo arrivo, musi lunghi da parte di entrambi. Avevano appena litigato: lui le aveva comunicato di dover continuare il lavoro, lei che, arrivata prima di lui, aveva già sentito i colleghi di Milano perchè pensava di iniziare da zero il lavoro. La collega lamentava la mancanza di comunicazione: lui avrebbe dovuto mandarle una mail così che lei, all'arrivo alle 7,30 (?) in ufficio, avrebbe saputo a che punto era. Lui non si sentiva autorizzato a far ciò perchè non è il capo. Ho detto che, al mio arrivo, avrei comunicato ad entrambi a che punto era la pratica così che lei, istruita sull'attività, avrebbe saputo cosa fare. Il problema è che lei arriva in ufficio all'alba e, con frenesia, deve far tutto il più velocemente possibile. Mi sono assunto la responsabilità dell'accaduto e lei ho detto che la prossima volta le manderò una mail così non succederanno eventi spiacevoli. Ho comunque ricordato ad entrambi che l'azienda mi ha data un telefono cellulare affinché io sia raggiungibile anche quando non sono in ufficio, pertanto, la prossima volta, anche quando sono in treno o in ferie, mi possono sempre contattare.

Lei lamenta sempre la scarsa comunicazione, il mio vice, del quale "non ha nessuna stima", le mail inoltrate senza spiegazioni. Ma se sono già chiare, perchè aggiungere qualcosa nell'inoltrarle? Ha affermato che il collega è un "manipolatore che travisa la realtà". Sinceramente mi è parsa un po' esagerata. Certo, a differenza sua, che è nervosa e frenetica, lui ha tempi molto più rilassati, ciononostante afferma sempre di essere pieno di lavoro. Ho già capito che non è vero. Per fare 4 registrazioni contabili banali e uguali ci ha messo 3 giorni. Quando gli chiedi una cosa, tira in ballo lavori che si fanno una volta l'anno e che impiegano 10 minuti come se fossero lavori di settimane. Lui ha affermato che lei "gli fa paura". Anche qui mi pare un po' esagerato. Con le sue prese di posizione teatrali, il mettersi le mani nei capelli, gli occhi fuori dalle orbite, sempre ai limiti del pianto, è sovente agitata, anch'io sto attento a ciò che scrivo e dico, anche perchè talvolta si è lasciata andare determinate affermazioni ("questi capi che non scrivono", "questi capi dovrebbero insegnare ai loro collaboratori cosa significa lavorare") che mi hanno fatto riflettere. Non erano rivolte a me, però io preferisco dare ordini verbali, raramente scrivo. Ciò che si scrive potrebbe essere usato contro di te, inoltre preferisco guardare negli occhi le persone, accertarmi che abbiano capito. Non sono d'accordo coi capi che mandano le mail a persone che stanno a 2 metri da loro. Io li chiamo nel mio ufficio e spiego cosa devono fare, oppure vado da loro. Non li chiamo neanche col telefono interno, vado da loro, mi muovo tra le scrivanie. Non sto chiuso nella mia stanza a scrivere. Nel sistemare le carte della precedente responsabile (che, tra l'altro, stampava tutto, ogni stupidissima mail, mentre io non stampo quasi nulla) ho trovato una mail mandata ad una collega, che esce alle 14, alle 16, in cui le chiedeva la programmazione delle ferie. Costei le ha risposto il sabato, quando la responsabile non era in ufficio. Ma che genere di comunicazione è questa? So che le due non si sopportavano, motivo per cui l'impiegata s'è fatta 1 anno di malattia e un'altra volta le ha mandato una mail dicendole che non si sentiva bene e tornava a casa, mentre la capa era fuori a bere il caffè. Con me questa impiegata non ha fatto un solo giorno di malattia. Un motivo ci sarà. Io parlo, non scrivo a chi ho a 2 metri di distanza.

La collega litigiosa, evidentemente, non è della stessa opinione. Ha anche avuto da ridire quando ho chiesto solo per telefono una cosa alla mia capa di Roma. Il problema è che ti sfinisce, continua a lamentarsi, strabuzza gli occhi, finchè le ho mandato una mail per chiederle quella cosa, salvo leggere la sua risposta "perchè mi chiedi questo?" Eh, certo, l'avevamo già concordato per telefono! La mia capa è probabilmente d'accordo con me, mentre l'impiegata vuole sempre avere tutto per iscritto. Non m'ha fatto fare una bella figura. Dovrei imparare ad ascoltarla meno e far più affidamento su ciò che penso io. Dopo tutto sono io il capo.

 
 
 

A MILANO FA CALDO

Post n°344 pubblicato il 12 Luglio 2016 da Oxumare81

Sarò ripetitivo, ma certe situazioni si ripropongono a distanza di tempo.

I miei suoceri sono insegnanti e ritengono di dover fare 2 mesi di vacanza, non restando neanche un giorno a Milano. Due anni fa mia moglie ha avuto problemi di salute e loro sono partiti per 3 settimane per il Portogallo. Quest'anno, con mia moglie, che soffre di attacchi di panico e non può star sola, oltretutto al quinto mese di gravidanza, non possono rimanere un po' qui? Io vorrei conservare qualche giorno di ferie per il momento in cui nascerà mio figlio, pertanto non posso prendere ferie in funzione delle loro per non lasciare da sola mia moglie.

"A Milano fa caldo" No!!! E io non ho caldo? Lavoro tutto luglio e metà agosto. Io faccio in genere 2 settimane di vacanza d'estate, per il resto lavoro, con o senza caldo. Avessi io 3 mesi di vacanza! Non si rendono proprio conto di cosa significhi lavorare 8 ore al giorno (più quasi 4 di viaggio) e avere solo 2 settimane di vacanza d'estate, senza Natale, Pasqua, Carnevali, ponti, scioperi, malattie, elezioni, referendum, ballottaggi.

Oltre a non averci pensato (in linea teorica una mamma pensa al bene della figlia e non la mette in difficoltà), si lamenta se le si chiede di rinunciare alle vacanze. Anzi, non si tratta di rinunciare, perchè comunque non dovrebbe lavorare, ma di passare 2 settimane in più a Milano e non in montagna, visto che mia moglie soffre di ipertensione e quindi non è consigliabile che ci vada.

E tutto questo a mia moglie che, in sua assenza, va dalla nonna in casa di riposo, le lava e le stira, prepara da mangiare, la manda in banca e in posta a fare commissioni varie? Proprio a lei che, deve solo ringraziare Dio, abita ancora vicina e può farle da serva. In linea teorica, dopo il matrimonio, dovrebbe pensare solo a me, invece pensa ancora fin troppo alla famiglia d'origine e meno male che io sono autonomo, a diffrenza di qualcuno, non pretendo e mi so arrangiare. E questo è il ringraziamento? Quando mia moglie ha bisogno, vai in vacanza perchè fa caldo?!?

 
 
 
 
 

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