Creato da zancarlo2010 il 02/06/2011
Guardo oltre la collina che sta davanti alla mia casa
 

 

Viaggio Karmico

Post n°42 pubblicato il 06 Novembre 2016 da zancarlo2010

Carissima Bea mi ero proposto di scriverti ma ultimamente ho veramente poco tempo, sia perché devo seguire continuamente dei corsi, ma anche a causa degli impegni a scuola che non sono cosa da poco.

In un momento particolare della mia vita ho avuto tempo e spesso la sera d’inverno mi annoiavo a stare seduto a guardare la televisione; non mi è mai piaciuto più di tanto guardarla, se escludo i bei films per i quali preferisco andare al cinema. Fortunatamente comprai un computer e non essendoci ancora internet ho passato il tempo ad imparare ad usarlo in particolare a scrivere. Altre cose come il foglio di calcolo li ho ben conosciuti a scuola. Ho avuto tanto dalla scuola nella mia formazione personale, non smetto mai di studiare ne di confrontarmi. Quest’anno: sto ripassando e studiando per insegnare ai ragazzi che sono rimasti indietro. A uno di loro ho promesso il mio scooter se prenderà 10 in matematica, manterrò la promessa se lo farà.

Sono andato all’università convinto che mi sarei illuminato di conoscenza come una lampadina e sarei stato un faro nell’ignoranza ma non era cosi e non l’ho è stato neanche con le donne che non sono cadute ai miei piedi per adorarmi. Ho compreso che stimano molto di più il denaro e le cose costose da mostrare alle amiche piuttosto che i livelli energetici dell’atomo ed la congruenza della teoria atomica di Bohr.

Si, certamente gli studi mi hanno illuminato e mi hanno aiutato a comprendere il mondo intorno a me, a leggerlo e capirlo, per il resto sono rimasto una luce nel mezzo delle campagne disabitate della mia terra.

Mia madre per indicare il suo luogo d’origine ne parlava indicandole come Terras nostras. Ne parlava come di un bene comune che apparteneva a tutta la comunità e non soltanto a pochi. Ho lasciato la mia terra, cosa che mai avrei fatto, se non fosse stato il Ministero ad impormi di farlo seduta stante ne giro di due settimane. Oggi si pensa che gli uomini si possano muovere come le mail sui circuiti telematici e tutto deve essere fatto in di corsa altrimenti siamo persone che non riusciamo ed essere versatili e al passo con i tempi. Da poco ho ricevuto una mail da una collega, roba di lavoro niente sesso o cose carine, legendola ho visto che era stata inviata verso le 3 del mattino. Non so se si è svegliata di proposito per farmi vedere il suo attaccamento al lavoro o se dorme di giorno e lavora di notte. Spero non abbia lascito il marito con il pippo in mano ad aspettarla, per dirgli poi che non si faceva più niente considerato che era quasi ora di alzarsi.

Non so bene da dove iniziare il racconto di quanto è accaduto in quel luogo e del perche mi trovassi la.

Nella città in cui sono stato destinato, sono andato a vivere in un ex convento gestito da dei laici. Ebbi quell’alloggio grazie ad un conterraneo conosciuto in quei giorni e che si è prodigato a trovarmi una casa in cui non spendessi tanto. Infatti per quanto la sistemazione fosse veramente spartana il costo era contenuto e inoltre con una modica cifra potevo cenare con loro e mangiare le verdure dell’orto. Mi sentivo male dopo giorni passati a mangiare per strada cibi troppo sapidi e troppo conditi fatti di proposito per i turisti che in un  piatto di spaghetti pagato 9.00 Euro devono far provare qualche emozione al palato.

Grazie  uno smartfone, regalatomi prima della partenza, nei momenti in cui dovevo passare il tempo libero, ho scoperto che il convento in cui mi trovavo aveva avuto sede un manicomio. Negli gli anni 60 dell’800, il neonato Regno d’Italia, confiscò tantissimi beni alla chiesa acquisendoli al patrimonio del demanio dello Stato. L’abate (un laico) del convento mi aveva garantito che l’ultimo monaco era andato via negli anni 80 del secolo scorso. Mi disse anche altre bugie, era un siculo che faceva il capitano del convento e sicuramente abituato a vivere di bugie. Credo gli venisse veramente difficile dire la verità anche quando questa era inoffensiva e doveroso dirla. A tavola portava il suo vino, diverso dal nostro e libava abbondantemente tanto che, nella notte, apriva sempre le finestre per far entrare l’umidità e le zanzare, diceva che aveva caldo, forse la pressione arteriosa risentiva del vino.

In quel convento erano stati ricoverati gli infermi poveri che vivevano ai margini della società e che sicuramente davano scandalo, come accade quando si perde completamente il senso della realtà e del pudore Sicuramente davano loro quanto era necessario e indispensabile ad un uomo: vestiti, cibo e alloggio. Non so bene ma sicuramente, come accadeva in quegli anni e anche dopo, venivano incatenati e percossi senza pietà. Con l'energia elettrica è stato inventato l'elettroshok  e se ne è fatto abuso e senza nessun controllo. Le comunità nella persona del municipio destinavano a loro veramente poco, anche perché, considerata la miseria del nostro paese in quegli anni, buone condizioni di vita avrebbero potuto incoraggiare tanti a diventare matti.

Leggi qua e chiedi la, sono venuto a conoscenza che anche i malati mentali della provincia di Nuoro venivano mandati in quella città. Non ci voleva molto bastava una semplice ordinanza del sindaco per essere internati e, se non si era pazzi, dopo un anno lo si diventava sicuramente. Riuscivano a fare prezzi bassissimi che concorrevano con quelli delle altre strutture d'Italia. Spesso venivano organizzati dei veri e propri convogli ferroviari, della pazzia, per portare, in quel luogo, malati delle diverse regioni d’Italia per essere sepolti vivi. I degenti non potevano ne scrivere ne ricevere corrispondenza. Gli ifermieri, per regolamento, non potevano portare fuori dal manicomio nessuna notizia che riguardasse i ricoverati.

Devo dirti che sin dal primo giorno che sono arrivato in città ho recitato la liturgia delle ore: ufficio delle letture,  lodi mattutine. Ero convinto che trattandosi di un luogo sacro dovessi rispettare quel luogo in cui i frati che avevano vissuto e pregato per secoli. La mattina non mi riusciva di ricordare i sogni e l’attività onirica era confusa e disordinata. I sogni mi hanno sempre dato un'indicazione, non mi e riusciva di  trovare la guida per i giorni a venire.

Ora capisco che dovevo aprire gli occhi per vedere la verità nella realtà di quanto mi stava davanti.

Quando ho saputo che quello era stato un manicomio e che era stato un luogo di dolore e di pena, ho continuato la preghiera per coloro che avevano vissuto in quel luogo e per le loro sofferenze e i tanti patimenti.

E in quel posto e in quei giorni che ho fatto memoria di mia madre che mi raccontava con dolore come due fratelli, miei compaesani, fossero stati deportati dal mio paese a seguito di un’ordinanza del sindaco. Ancora ricordava il dolore della loro madre che andava da lei a rimproverarle di non aver fatto abbastanza per impedirlo. Io le dissi che comunque la madre poteva andare a trovarli quando voleva, convinto che fossero rimasti nell’isola. Lei precisò che erano stati portati: “ meda, ma meda allargu”, lontano, lontano oltre il mare dove la povera madre non poteva andare a trovarli anche perché la povertà glielo impediva. Ma le preghiere dei poveri e degli umili arrivano a Dio? Credo che la donna abbia urlato il suo dolore e questo sia arrivato per essere ascoltato da una giustizia divina che non ha limiti nel tempo e neanche nelle generazioni.

Corriamo e guardiamo il presente come se il tempo non esistesse, come padroni che girano per le proprietà facendo progetti e dando ordini. Ma cosa portiamo via con noi? Nulla, nudi siamo nati e nudi andremo via. Guardo all'orologio che ho al polso lo adoro penso che dovrò donarlo a una persona cara che mi dia il piacere di sapere che ancora gira per il mondo. Peggio della Ryanair non è permesso portare bagagli.

Ma cosa poteva fare mia madre? Perché ne era coinvolta? La delibera del consiglio comunale che aveva destinato i due fratelli alla deportazione era stata presa con la partecipazione di un familiare che lei aveva aiutato nelle elezioni, chiedendo i voti a clienti, amici e parenti, perché fosse eletto. Lei lo aveva implorato chiedendogli che votasse contro la deportazione. Non so per quale motivo ha votato a favore dell’internamento dei due fratelli, purtroppo non è più tra noi e non posso chiederglielo. Ma se lui ha votato a favore per stare in linea con il suo gruppo politico ha commesso una grave colpa. Quando tutti nel gruppo dicono si, è difficile andare contro e dire di no.

Tempo fa, a scuola, una collega che non mi aveva mai considerato, mi chiese di firmare una petizione offensiva contro il Preside. Preventivamente mi fece vedere una panoramica della scollatura, poggiò una mano sul mio braccio, mi sorrise e con l'altra mano mi avvicinò carta e penna. Non firmai, feci un gosso sforzo, e fu la scelta giusta.

Una domenica mattina, nel mentre lasciavo il convento, per andare in giro per la città e mangiare un piatto di pastasciutta da 9.00 Euro, ho conosciuto un signore Milanese che abitava la con la sua compagna e andava a fare una lunga camminata. E’ stato lui a dirmi che sulla collina davanti a noi era stato edificato il manicomio ed era nascosto, alla nostra vista,  dagli alberi, un luogo da andare a vedere. Dopo qualche kilometro  io sono andato per la mia strada e lui per la sua. Camminando nel silenzio della domenica mattina ho capito che in quel luogo dovevo andarci per pregare e riconciliare la mia stirpe con i due fratelli la, loro povera madre e la giustizia divina.

Quanto era accaduto oltre cinquanta anni prima nel mio paese era la sulla collina che ancora gemeva ed erano stati quei gemiti a portarmi in quel luogo.  La mia anima li aveva senti e ancora li sentiva.

Era una giornata piovosa e con l’ombrello in mano, nel pomeriggio, dopo aver riposato, sono uscito e sono entrato nella montagna girandoci intorno e cercando il sentiero in mezzo ad alberi caduti,  rovi e cespugli che impedivano nel camino. Attraversando padiglioni in rovina sono arrivato in quella che credo fosse la sede principale e la davanti all’ingresso ho recitato i vespri con la fede e il sentimento di chi presenta una richiesta di perdono consapevole che solo Dio può perdonare una manchevolezza tanto grande. Ho sentito dietro di me qualcosa che mi toccava i cappelli dietro la nuca. Porto i capelli corti e quando qualcosa si strofina contropelo lo sento subito e in maniera intensa. Non so cosa fosse, non mi sono girato a vedere cosa fosse, non ho avuto il coraggio di farlo. Sono convinto che se anche vi fosse stato qualcosa da vedere credo sia meglio che non l’abbia visto. Non ero la per curiosità o per fare il turista. Ho comunque continuato a leggere i salmi e pregato perché quel luogo fosse benedetto e perchè le tante persone che la erano stati sepolti vivi avessero riposo. Non avevo paura qualcosa dentro di me mi dava coraggio sentivo di fare una cosa che era doverosa, mi presentavo a chiedere il perdono  per quanto era accaduto tanti anni fa in quel consiglio comunale.

Ho parlato altre volte della potenza della preghiera e in particolare della liturgia delle ore e di come vada spesso a recitarla nella collina che io chiamo dello Spirito Santo, da quando ho scoperto che quel luogo è stato donato da tempo immemorabile alla cappella dello Spirito Santo del mio paese.

Quando ho avuto notizia che sarei andato a lavorare fuori dall’isola e alla sono partito ero certo che sarei rimasto in quel luogo per un pò di anni, ma le cose nel corso di qualche settimana sono cambiate e sono ritornato a casa. Forse ho veramente guarito una ferita infetta da tanti anni e non vi era più ragione di rimanere. Quanto è importante fermarsi ad ascoltare e guardare. Il mio maestro diceva che dovevo pormi con l'atteggiamento di chi sta alla finestra a guardare con interesse. Capita a tutti di farlo specialmente nelle sere d'estate.

Da sano di mente, non posso dire di avere certezza delle conclusioni che ho tratto da quanto è accaduto. E’ della serenità che ho sentito nei giorni che seguirono e della consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono che ho consapevolezza.

L’anno scorso sono andato ad un consiglio comunale perché veniva discussa e votata una questione per me importantissima e per la quale avevo organizzato una raccolta di firme. L’ufficio del comune aveva già predisposto le relazioni che avvaloravano le sue posizioni e i consiglieri che, sicuramente non avevano le competenze per opporsi, le hanno votate e confermate senza che si discutesse. Non credo le avessero lette preventivamente. Hanno soltanto confermato quanto deciso in altra sede.

Io ero la davanti a loro impotente potevo guardare e ascoltare ma non intervenire. In quel momento mi sono ricordato del racconto dei due fratelli e della disperazione della loro madre, del grande dispiacere che mia madre a distanza di anni ancora provava, e della delibera del consiglio comunale che li aveva internati. Allora ho iniziato a sospettare qualcosa.

Troppe coincidenze carissima Bea.

 

 
 
 

Dio bono

Post n°41 pubblicato il 03 Ottobre 2016 da zancarlo2010

Non posso certamente dire di annoiarmi e non può dirlo neppure chi vive vicino a me, se dicessi che dormo con lo zaino sulle spalle sono certo di dire la verità e non soltanto di ripercorrere la retorica del regime durante il ventennio. Ho tante cose da raccontare e se soltanto avessi la certezza per quanto lontana di farlo nel futuro mi impegnerei con voi cari amici.

Il 13 di agosto mentre rientravo dalle vacanze, le mie amiche e colleghe mi informavano che, essendo in i quel giorno in corso le assegnazioni delle sedi scolastiche agli insegnanti, non riusciva loro di trovarmi negli elenchi della Sardegna. Nella tarda serata ho letto una mail che mi indicava la mia nuova sede che si trovava oltremare. Così il ferragosto e anche quanto mancava del periodo estivo è trascorso nel fare i preparativi e nel cercare di dare una sistemata a tutte quelle cose che avevo in cantiere e che in qualche maniera necessitavano di essere indirizzate a buon fine prima di partire. Quando si arriva ai cinquanta per poter lasciare la propria casa a cuor leggero bisogna essere dei disperati senza radici e magari perseguitati dai creditori.

Così dopo aver trovato a fatica un posto in aereo, considerato anche l’esodo estivo dei turisti che lasciavano l’isola, sono andato incontro al mio destino con la certezza che per tre anni sarei rimasto in quel luogo lontano e sconosciuto.

In treno ho viaggiato con una bella signora che nell’insieme aveva l’aria di saperne in fatto di uomini ma non mi ha degnato di uno sguardo e tanto meno mi è riuscito di scambiare qualche parola in un viaggio durato quattro ore. Sinceramente, anche se per breve tempo,avevo fantasticato di zuccherare quel viaggio inatteso con la sua compagnia. Dopo il treno il pulman, per altre due ore sono salito su per le colline, le quali,anche se si elevavano per una certa altezza, non possono essere definite montagne e ho proceduto per terre fertili decorate da cipressi e da bei casolari il tutto ordinato pieno di curve pulito e armonioso. Sicuramente Dio Bono nel setacciare la terra mentre si adoperava per fare il mondo aveva gettato in quei luoghi la terra e nella mia isola le pietre. Durante il viaggio sentivo la commozione salirmi dal cuore annodarsi in gola e sciogliersi nelle lacrime che scendevano dagli occhi lungo le guance. Ero commosso da quanto vedevano i miei occhi e forse anche la temperatura moderata e gradevole rendeva il viaggio piacevole. Quei luoghi mi commuovevano, come se dopo un lungo esilio fossi ritornato a casa, non posso spiegarlo altrimenti. Solo il ritorno a casa può suscitare un simile stato emotivo.  Mi ero alzato alle 4,30 del mattino e arrivavo a destinazione che erano le 7,30 della sera. La cittadina era piena di turisti e faticai a trovare alloggio. Considerato che prima di trovare casa da prendere in affitto potevano passare molti giorni ho cercato di risparmiare evitando hotel e ville con piscina da oltre cento euro al giorno.

L’indomani mattina andai a scuola per il collegio docenti e la incontrai tutti i miei colleghi che erano stati portati la dalle diverse regioni. Nell’andito si sentiva un piagnisteo e un lamentarsi che sapeva di ipocrisia e giustificazione per una eventuale fuga.L’indomani mattina erano tutti scomparsi tutti erano rincasati con l’impegno di ritornare nella scuola nei giorni seguenti, cosa che non è accaduta. Sono rimasto la anche perché l’incarico che avevo ricevuto dalla preside non era quello dell’insegnamento  e prendevo servizio subito. Mi venne mostrato il mio ufficio scrivania, un computer tutto mio, poltrona un poco sgangherata ma con poggia schiena alto e braccioli foderati come si conviene ad un manager.

Mi ero presentato  a scuola che mancavano 10 minuti alle 8 e alle 8.30 avevo una grossa cartella sulla mia scrivania. Ho capito subito che quello era un luogo dove si lavorava veramente. Solitamente nelle segreterie delle scuole gli uffici sono individuati per competenze così troviamo l’ufficio alunni, ufficio docenti etc. e in ogni ufficio stazionano almeno due impiegati in quella scuola lavoravano soltanto un impiegato per ufficio e avevano urgente necessità del mio lavoro. Negli anni passati da precario ho svolto la professione tecnica e amministrato un’azienda di discrete dimensioni. Ho iniziato a lavorare utilizzando le conoscenze e la metodologia di lavoro che mi permette di passere dal disordine di un insieme di dati confusi e che non dicono niente, alla loro rappresentazione per valore assoluto, per confronto e altri giochetti  che un foglio di calcolo elettronico permette di fare. Già al secondo giorno mi sentivo dire che ero bravo e le care colleghe hanno continuato a dirmelo per i giorni successivi. Mai nella mia vita mi sono sentito capace e valorizzato. Ero andato via da casa che, per diverse cose che sono accadute, che mi sentivo inutile e incapace,anche la preside mi sorrideva e ogni mattina mi salutava.

Prima di andare via dalla Sardegna ero passato dalla mia ex scuola a ritirare dei documenti che avevo lasciato nel mio cassetto e ho pensato che era doveroso salutare il preside. Il boss era a scuola andava da un parte all’altra e nonostante abbia aspettato  per quasi un’ora non mi ha prestato attenzione e tanto meno mi ha salutato, sono andato via amareggiato e anche umiliato davanti a mio nipote che mi aveva accompagnato. Dopo anni passati in quella scuola venivo scaricato come se non avessi alcun valore.

Una mattina, nel mio ufficio è entrata una bella donna in maglietta rossa e pantaloni e ha salutato chiedendo come andassero le cose nel sollevare gli occhi l’ho salutata con il ciao, chiedendomi dove l’avevo già vista, solo dopo un pò ho realizzato che stavo parlando con la preside che sorrideva così come si fa tra cari amici.

La mattina appena arrivavano le segretarie facevano il punto della situazione riprendendo le cose che non avevano funzionato il giorno prima e dal mio ufficio sentivo volare gli intercalari maremma maiala e Dio bono, se ne dicevano di tutti i colori, io prudentemente non ho mai pensato di andare vedere di persona come si atteggiassero nel riprendersi reciprocamente o a cercare di pacificarle. Un quarto d’ora dopo era tutto finito, si riprendeva a lavorare e non si sentiva più borbottare fino all’indomani mattina. Da qualche anno mi accade che mi tiro addosso l’ira di qualche quarantenne collega di lavoro o di viaggio come se, ai loro occhi, diventassi un elemento negativo che porta in se quanto di più disdicevole un uomo possa avere ed essere. Ho vissuto una simile condizione per tre anni di seguito, mi è stato detto che è un conflitto irrisolto con la femminilità e che dovrei cercare di comprendere quando ha avuto origine. Un giorno o l’altro mi metterò a raccontare riepilogando gli incontri karmici con le donne. Posso garantirvi che ho un bel po di cosette da raccontare. Sinceramente penso di essermi comportato male ma anche di averne ricevuto. Mi piacerebbe riuscire a pareggiare i conti tra il male fatto e quello ricevuto, magari rimanendo a credito senza più debiti e tanto meno nuovi incontri.

Nel partire mi sono convinto distare lontano da qualunque situazione di conflitto con le donne.

 Nel nostro bel paese si fanno le leggi e poi subito se ne fanno altre per modificarle come se non si fosse meditato abbastanza nell’adottarle o si avesse la pretesa di accontentare tutti. A fine settembre nel guardare nel sito del ministero ho letto, sbagliando, che sarei rimasto definitivamente la e quando l’ho detto alla cara persona che era il mio direttore, mi ha risposto:” Dio bono bisogna cercare casa!” si stava preoccupando che trovassi casa e che fosse confortevole e non, troppo cara.Poche volte ho incontrato nella mia vita persone come lei che mi stimassero emi apprezzassero dicendomi che ero bravo e capace. Anche lei come me aveva vissuto una vita dura e aveva imparato a guardare nel cuore le persone apprezzando l’affidabilità e la sincerità. Un giorno entrando nel suo ufficio ho trovato un professore che le chiedeva di fargli un ordine urgente di matite compassi e altro che gli servivano per far lavorare adulti rompiballe che non gli davano riposo, la chiamava usando il vezzeggiativo Marziuccia. Mi ha fatto fare l’ordine il giorno stesso come mi sono liberato da un altro impegno. Non è stata la lamentarsi del lavoro che era tanto e che non aveva tempo come si fa solitamente, lei poteva farlo essendone motivata, lasciandolo nella sofferenza per giorni. Il suo comportamento si chiama comprensione, empatia, compassione,misericordia e tanti altri termini ma poche volte e poche persone lo mettono in atto

Così dopo un mese ho saputo che sarei ritornato a casa, il giorno non ho fatto festa, in me non vi era allegria, ho lavorato fino alle due e subito dopo ho preso il pulman. Chiedevano e volevano la mia collaborazione. Ritornavo a casa perché avevo necessità di rientrare, una volta che si è fatto impresa e che si è inseriti nelle varie anagrafi tributarie, previdenziali e così via, si inizia ad esistere e non ci si può più nascondere. Mi vergognavo di andare via lasciando quelle persone che mi hanno fatto sentire importante e messo in evidenza quella bravura mai apprezzata o presa in considerazione e che neanche io conoscevo. Sono nella vecchia scuola in compagnia del vecchio  dirigente, lo stesso che non mi salutava e continua a non salutarmi, lui passa ed io sono un arredo della scuola. Mar, Mo, La, Ti, ed Es, non potrò mai dimenticarvi…… Dio bono.

 

 
 
 

Traumi da combattimento

Post n°40 pubblicato il 25 Luglio 2016 da zancarlo2010

E’ da mesi che non scrivo, ultimamente evito di entrare nel blog, come ho sempre fatto anche per incontrare e avere notizie di quelle persone veramente care che mi divertono e mi tengono compagnia con le cose belle che scrivono sui loro blog.

Cosa è accaduto in tutto questo tempo?

Due cose importantissime una le fine di un’avventura societaria da condanna karmica durata 20 anni l’altra è che nella scuola ho un lavoro certo non sono più precario ma ho le certezza che a settembre qualcuno mi cercherà e non sono più io ad andare in giro nelle scuole o nei provveditorati agli studi a cercare lavoro prendendo  quello che è rimasto dopo gli aventi diritto.

Dovrei essere felice ma non lo sono sento dentro di me impotenza, come se avessi scaricato le batterie. E’ come se fossi arrivato alla fine di un tunnel e invece della luce ho trovato il buio. Forse alla fine della galleria ci sono arrivato che è ancora notte.

Questa notte ho sognato che avevo dimenticato per giorni di dare da mangiare ai maiali,probabilmente era passata una settimana quando mi sono ricordato di loro. Sono andato a cercarli,  mi trovavo in una stazione i maiali dovevano essere ospitati in una struttura simile a un vagone ferroviario partito per una destinazione a me ignota. Chiedevo a mio fratello che mi dicesse dove fossero e lui non mi rispondeva, capivo che li avevo persi per sempre. Il sogno ha il  significano che i litigi e i malumori il nervosismo e le incomprensioni in famiglia presto finiranno.

I miei sogni hanno sempre un significato psicoanalitico come tutti noi ma anche profetico come accade soltanto per pochi. Ho acquistato questa caratteristica da mia madre che era una sciamana che ha sempre nascosto le sue doti a noi figli e tanto più al pubblico, credo per paura di essere qualificata come mahiarza e noi bambini derisi come suoi figli. Da quanto raccontavano gli anziani le mahiarzas erano molto diffuse in tutta l’isola e molto ricercate nel momento in cui si voleva guarire dalle malattie, trovare il bestiame rubato o trovare ajudu nella soluzione delle controversie legali. Oggi da adulto ripenso a tanti accadimenti avvenuti nel passato e mi rendo conto che avrei dovuto averlo capito prima se solo avessi collegato tante sue predizioni e avvertimenti alla profezia e non alle ispirazioni di una madre ansiosa. Lo spirito va dove vuole,non vi è uomo che possa chiamarlo o trattenerlo con la sua volontà. E difficile riconoscerlo anche quando parla in maniera inequivocabile, anche quando i segni e le visioni sono vere e reali si continua a zappare l’orto del quotidiano aspettando che il domani diventi oggi come se questo dovesse farci chissà quale regalo.Nella mia vita ho continuato a cercare le sbarre della mia gabbia anche quando avevo avuto una precisa indicazione di un percorso da seguire che mi avrebbe portato lontano .Non credo che il mio sia stato un camino verso il suicido del mio io ma piuttosto un viaggio nell’illusione. Ho percorso una strada convinto che quella come tutte le altre avrebbe portato a Roma. Ma così non è alcune portano la dove finisce la terra e inizia l’oceano ignoto, altre percorrono il camino nella direzione opposta e a meno di non riuscire a girare intorno al mondo, non si ritorna da dove si è partiti

I maiali spesso se lasciati liberi ritornano nel loro recinto ho sentito dire che nelle porcilaie moderne sono incatenati e se lasciati liberi ritornano nelle loro catene. Sono così anch’io la libertà data da un lavoro certo e la fine di un lungo contenzioso anche giudiziario non mi liberano dalle catene ma continuo a cercarle come se non potessi continuare a vivere senza di loro. La si è svolta parte della mia vita e sono diventate la ragione di vivere. E’ come togliere un dente dolorante e continuare a sentirne la mancanza in bocca rimpiangendolo. 

 
 
 

Semi di senape

Post n°39 pubblicato il 27 Ottobre 2015 da zancarlo2010

Quanti semi di senape ho messo nelle mie tasche?

E’ la domanda che mi sono posto dopo che ho letto il blog di un’ amica. Colgo l’occasione per salutarti carissima Bea.

Meditando ho compreso che l’albero più grosso che è venuto su da quello che sembrava un piccolo seme di senape è la scuola. Oggi con una mia alunna ho calcolato che sono a scuola da circa 45 anni. Son tanti e se mi chiedessero di cambiare la vita trascorsa con un’altra magari più comoda e ricca degli oggetti che rendono manifesta la ricchezza non lo farei. Tra ci circa un anno festeggio il ventesimo compleanno della mia macchia, un critico d’arte diceva che ciò che è bello rimane tale anche se cambiano le mode. E’ un buon fuoristrada consuma un pò ma quando si vive nelle campagne sarde, spopolate e dimenticate dagli amministratori dello Stato, la si apprezza in maniera particolare durante l’inverno quando le strade sono allagate perchè prive delle opere idrauliche elementari. Non è in linea con i nuovi Suv  cromati e fatti per girare sulle strade asfaltate,  mi trasporta e potrebbe riuscire a farlo ancora per un pò, a me basta.

Da bambino non avevo particolari qualità che mi mettessero in evidenza nella classe di merda che frequentavo nel paese natio. Forse di quella classe sono l’unico ad essere arrivato a percorrerei corridoi dell’università e ad esserne uscito titolato.

Viviamo in tempi in cui la conoscenza sembra essere alla portata di tutti e che tutti sappiano quanto serve per vivere   e anche di più, Se li frequentate e ci lavorate vicino vi accorgete che molti di coloro che hanno lasciato gli studi dopo la terza media sanno a malapena scrivere non so come sia la lettura o la comprensione di un testo che utilizzi un linguaggio diverso da quello quotidiano. Un mio alunno del corso serale che faceva l’impiegato mi ripeteva ogni tanto che io non sapevo quanto fosse difficile lavorare con la terza media. Si esprimeva come  Dante quando trovava il pane altrui salato.

Come vi dicevo da bambino non ero niente di particolare credo fossi molto al di sotto nella produzione scolastica di un bambino con poche capacità  ma seguito a casa.

Terminai le elementari e passai l’estate in campagna mi erano stati affidati un branco di maiali, li sorvegliai e li pascolai fino all’autunno. Raccontare come trascorsi quei mesi mi è difficile e ancora oggi sento pesare la costrizione e la solitudine che subii.

Ma i maiali sono una costante nella mia vita anche dopo la laurea ritornai da loro. Un mio alunno che aveva avuto il padre gravemente ferito da un grosso maiale ( 80 punti di sutura e quasi rottura dell’arteria femorale) mi racconto che la sua famiglia era stata maledetta in quanto il nonno, aveva messo incinta una ragazza e non avendola sposata, era stato ucciso da un maiale, la ferita provocatagli dalle zanne ai testicoli era andata in cancrena.  

Mi sono chiesto quale maledizione oscura mi avesse colpito, da bambino ero stato morso da un maiale ma in maniera non grave e non ho mai dato peso a questo avvenimento. Però la constatazione del fatto che dopo aver terminato le scuole mi trovassi con loro mi fa ancora riflettere. Sin da bambino mi ero reso conto che quanto mi capitava di desiderare la carne dei maiale o di porcetto quell’animale moriva. Oggi non la desiderò più o quando capita ne tengo sempre una buona provvista nel freezer,per anni evitai di guardarli pensando di mangiarli. Nel Vangelo si legge che Gesù guarì due indemoniati che vivevano vicino a un branco di porci lasciando che i demoni andassero tra i porci. Possiedo un grosso maiale maschio, a detta di un ligure che è capitato dalle mie parti: “è grande da far paura”, riesce a saltare muri dell’altezza di oltre un metro, spesso lo guardo e percepisco qualcosa di diverso dagli altri maiali e come se in lui ci fosse qualcosa di pensante che lo spinge ad essere autonomo e ad esprimere la sua autorità. Sono solo sensazioni ma ci sto attento.  

Riguardo alle cause di una possibile maledizione so per esperienza che le cose vergognose in una famiglia o sono di dominio pubblico o vengono relegate nell’oblio dopo qualche generazione.   Quando arrivai alle medie un grave lutto mi impressionò a tal punto che nella seconda classe avevo dimenticato tutto, insieme alle cose spiacevoli avevo dimenticato anche come si svolgeva una semplice operazione matematica. Grazie a una sorella più grande di me superai anche  momento e riuscii a superare anche l’esame di terza media, nessuno dei miei insegnanti si era accorto quanto avevo vissuto in quegli anni. Mi congedarono con il consiglio che il lavoro manuale sarebbe stato il modo migliore  per guadagnarmi da vivere.

Iniziai le scuole superiori ed ero bravo e nonostante mi fossero rimaste, dalle medie, delle profonde lacune in matematica riuscii a compensare abbondantemente nelle altre materie.

Durante la terza classe mi trovai nella campagna senza un mezzo che mi portasse a scuola. Provai a raggiungere a piedi una strada statale  nella quale avrei potuto prendere un pulman  la strada era distante e non mi riusciva di arrivare in tempo. Così un giorno pur non avendo patente salii su una vecchia moto e andai a scuola. Ancora mi chiedo come ho potuto viaggiare per tanto tempo senza che venissi fermato, oggi credo che non sarebbe possibile. Forse chi aveva il compito di vigilare mi vedeva percorrere la strada che porta scuola che era situata nella periferia e ha lasciato che continuassi. Non avevo la patente e non conoscevo la segnaletica stradale. Un giorno andai nel centro della città e mi infilai in un senso unico contromano, un autista mi affiancò e mi consigliò di girare la moto e scappare via prima che i vigili allertati mi raggiungessero. Fortunatamente allora non esistevano i telefoni cellulari.

Si dice che i maiali se lasciati liberi facciano ogni giorno un passo in più diretto all’esplorazione del territorio e si allontanano tanto che è difficile ritrovarli. Ho visto maiali percorrere ogni giorno chilometri per andare a mangiare le ghiande che durante la notte erano cadute dagli alberi. Anch’io stavo andando in esplorazione allontanandomi un poco ogni giorno. Capii che dovevo recarmi a scuola ed evitare di rischiare inutilmente girando per la città.

 

 
 
 

Giornate d'estate

Post n°38 pubblicato il 16 Luglio 2015 da zancarlo2010

Questa estate è marcata dal silenzio e da tempi che sembrano non avere una precisa collocazione nella mia vita. Sento questa sensazione solitamente a settembre quando i venti sembrano placcarsi e il sole non è impietoso come in questi giorni. Per i sardi settembre è il mese di cabudanne, viene cosi chiamato perchè anticamente era il capodanno. Tutti i contratti agrari si scioglievano e si rinnovavano in questo mese. Padroni e servi, i primi in cerca di maestranze i secondi in cerca di lavoro, si trovavano nelle diverse feste paesane e la tra bevute e mangiate stipulavano i contratti che duravano un anno. Forse percepisco un cambiamento in corso e se ancora non comprendo bene di cosa si tratti aspetto e in silenzio, osservo e ascolto. Che altro potrei fare?

A seguita di lavori che sono stati fatti tempo addietro mi sono preso l’impegno di curare una vasta area nella quale quest’inverno sono state messe a dimore un migliaio di piante,mirto rosmarino, carrubo, querce, elci, fichi, pioppi, salici e diverse altre.

Mi rendo conto, ora come non prima, di vivere in un’area quasi desertica o perlomeno è tale per oltre sei mesi in un anno. Dopo un viaggio in Israele , ho compreso l'importanza dell’utilizzo degli impianti d’irrigazione a goccia in cui dei tubi relativamente sottili portano l’acqua alle piante dando loro quanto serve senza sprecarne e con veramente poco lavoro umano. La genialità tipica degli ebrei ha permesso loro di trasformare in giardino un deserto, io ho lavorato e lavoro per fare un’oasi in un semi deserto. Farlo mi riempie di gioia e da un senso alle mie giornate.

Quest’anno è dal mese di marzo che non piove, ero certo che il problema di dare acqua alle piante si sarebbe presentato a fine giugno ma così non è stato e già da aprile vedevo le piante più esposte al sole e quelle che dimoravano nei punti più aridi iniziare ad appassire. Il sole e il vento sembravano portare via i germogli e anche qualcosa in me che si adagiava su un senso di impotenza e di abbandono che definisco atavico.

Vi è un posto particolare in quei luoghi, non è che sia diverso dagli altri, nei quali accadeva che si guastassero tutti i mezzi che andavano a lavorarci, io in anni di lavoro ho visto diverse macchine portate via a traino o riparate alla bella e meglio sul posto perché potessero essere portate via. Un giorno d’estate di qualche anno fa, credo in questi stessi giorni, un funzionario particolarmente arrabbiato e zelante venuto a verificare lo stato dei lavori ha visto la sua auto chiudersi davanti a lui, i vetri sollevarsi e lui rimanere la a piedi. Lo ricordo, fermo come un sasso, con i piedi nella polvere a frugarsi nelle tasche cercando le chiavi che non aveva, erano rimaste in bellavista infilate nel quadro dell'auto e con loro il telecomando per aprirla. Qualunque cosa ci fosse o ci sia in quel luogo ho compreso che in quel momento mi aveva difeso, infatti, l’ispettore appiedato in mezzo al deserto ha avuto tutta la giornata per parlare e vedere le difficoltà del lavoro e comprendere quanto le era impedito dallo stare seduto alla sua scrivania.

Nel momento che dovevano essere messe a dimora le piante, nel mese gennaio nulla si muoveva, non si riusciva ad iniziare i lavori. Compresi che dovevo andare la a recitare il mattutino, nei giorni successivi sono stati iniziati i lavori i quali hanno proseguito con celerità come se stessimo, tutti uniti nelle forze e negli intenti, percorrendo una strada in discesa. Quando a seguito della siccità dovevo salvare gli alberi ho ripreso a recitare le lodi e, nei giorni successivi, ho iniziato a stendere i tubi e a collegare i gocciolatoi nelle aree più secche. Quando andavo via continuavo nel progettare l’impianto che si estende per una superficie di circa 70.000 metri quadri con diversi dislivelli per i quali dovevo regolare la quantità dell’acqua data alle piante, quelle più in basso ne arrivava molta e a quelle più in alto poca cosi ho adattato la portata dei gocciolatoi alle diverse pressioni.

Credo che la in quel punto particolare vivesse qualcuno, tempo fa trovai i resti di una brocca per l’acqua, forse la capanna di pastori vissuti la in tempi forse non troppo lontani. Un giorno mentre, sotto una quercia da sughero, recitavo i salmi della liturgia delle ore, per qualche motivo ho ripescato nella mente il centenario della fine della prima guerra mondiale e mi è venuto in mente che potrebbe trattarsi dell’ovile di un giovane morto nei campi di battaglia e lui  è ancora la nei luoghi dove ha trascorso la sua gioventù. Forse dovrei fare delle ricerche nel paese, ma coloro che vissero in quegli anni non ci sono più.

Anch'io amo questi luoghi e dopo la morte non potrò fare a meno di ritornarci. Mio padre prima che morisse, un  pò di tempo prima, aveva iniziato a vedere i suoi amici e conoscenti già morti. Un giorno in giardino, credo parlasse con loro, mi aveva chiesto se anch'io li vedessi, ero bambino e mi ero spaventato non per gli amici di babbo ma perché credevo che fosse impazzito. Ero un bambino razionale e pratico. Forse anche a me un giorno sarà permesso di vedere quanto gli occhi, ora, non vedono o non possono vedere.

Anche questa sera andrò la a recitare i salmi, rivolgerò invocazioni dei Vespri  a coloro i quali abitarono quel luogo e che ancora sono la perché mi accolgano come amico e mi permettano di fare quanto sto facendo a casa loro.

Nel silenzio e nelle solitudini di questi luoghi non posso che paragonarmi a un viandante che percorre un lungo camino in una terra straniera e ascoltando i dialoghi delle persone cerca di comprendere in quale luogo si trovi.

P.S. Ricorderò anche te carissima Bea.

 
 
 
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