Creato da: didone80 il 05/02/2005

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   Messaggio N° 9 02-04-2005 
 

RICORDI DI SCUOLA : tttrrraggedia !!

Ieri parlavo di profe , mi sono riaffiorati alla mente ricordi di scuola .

Nonostante tutto la scuola mi è sempre piaciuta . No mi correggo , non sempre . tuttavia gli anni migliori sono stati quelli . calcolando che ho passato a scuola sedici anni della mia vita dichiaro che in media ho avuto un’infanzia e un’adolescenza felici . Autocertifico inoltre che la maggior parte delle persone di merda che ho conosciuto è stato in quegli anni e che togliendo una serie di sgradevoli eventi tutto sommato le mie spalle hanno attutito il colpo abbastanza bene . Non dicesi altrettanto per le mie palle , quelle non  ne sono uscite altrettanto bene ma appurando che a superficie non stiamo alla pari dichiaro che alla fine va bene anche così .

 

Approdai alla scuola materna un tiepido giorno di Settembre , avevo tre anni ed ero felice di vedere tanti bambini che avrebbero giocato con me .

Mi bastarono tre orette per capire che l’antifona li girava un po’ diversamente .

Ricevetti un mattone lego di due metri quadrati in testa picchiato con la forza di venti braccia da un bambino ciccione di nome Bruno , venni rapinata dei miei pennarelli da una banda di bambini mafiosi di due anni più grandi che gestivano il racket dei pennarelli dei nuovi arrivati e mi presi una sgridata dalla maestra perché trovò il mio tubetto di dentifricio vuoto e stritolato nel lavandino del bagno.

Come se non bastasse per pranzo fui costretta a mangiare non uno , ma ben due mandarini con i semi, la cosa più disgustosa che per me poteva accadere sulla faccia della terra .

Il secondo giorno uno dei miei compagni, Federico con la scusa di farmi l’orologio , mi diede un morso così forte sul polso che il livido mi rimase due settimane e la maestra mi sgridò perché non si urlava durante il pisolino pomeridiano. Per pranzo ebbi altri due disgustosi mandarini.

Decisi che era necessario che la Svizzera ( cioè io ) , da stato neutrale quale era sempre stato ora doveva entrare in guerra .

Il terzo giorno entrai a scuola , mi sedetti vicino a Bruno e gli picchiai in testa a tradimento il mattone lego più grosso che trovai  , Bruno mi guardò allibito e dopo un singulto lanciò un grido così forte che lo sentirono anche in Africa . Io ero già lontana , la maestra mise in castigo Giuseppe e io strizzai un tubetto di dentifricio nel lavandino estratto a caso dai numerosi tubetti presenti nel sacchetto colorato del bagno.

Venne punita dalla maestra una delle bambine del racket dei pennarelli per aver strizzato un intero tubetto di dentifricio nel lavandino del bagno .

Per pranzo ebbi due mandarini , li sbucciai , li misi nella tasca del grembiulino e li strizzai per bene in modo che nessuno vedesse la sporgenza , poi me ne andai a fare il sonnellino , ma prima passai da Federico e gli diedi un morso sulla guancia tale da mandare a puttane la mia missione di vendetta.

Federico lanciò l’urlo più agghiacciante della storia e io venni deportata nella stanza delle maestre che chiamarono mia madre .

Le raccontarono l’accaduto e lei non sembrava molto felice , fu allora che tirai fuori il mio asso nella manica , feci vedere il polso con il livido che mi aveva fatto la mia attuale vittima e mia madre notò una strana chiazza bagnata sul mio grembiule . Le dissi che mi avevano costretto a mangiare i mandarini così io avevo dovuto fare così , mia madre stavolta si incazzò . Sgridò le maestre ( mia madre era una grande e sapeva anche quanto odiavo i mandarini ) e gliene disse di tutti colori.

Il quarto giorno Bruno picchiò un bambino del racket dei pennarelli , gli rubò una scatola e mi invitò a disegnare con lui , Federico andò a fare il pisolino pomeridiano a un isolato di distanza da me e per pranzo ebbi una fantastica mela .

Il sacchetto dei tubetti di dentifricio rimase illeso e da allora si sistemò tutto.

La vita riserva sorprese davvero meravigliose .

 

E venne la festa di Santa Lucia e la recita di natale . Io aspiravo al ruolo della Santa naturalmente , avevo come si dice , la stoffa .

Purtroppo si sa alcune cose non vanno esattamente così come avevi previsto e il ruolo della santa fu dato ad Angela perché è noto , i santi hanno i capelli biondi. ( ma Lucia non era Siciliana ? ) . A me venne assegnata la parte di uno dei due angioletti ( io sono mora , ma gli angeli non sono biondi ? ) che aprivano e chiudevano il sipario . L’altro angioletto guarda tu il caso era Federico.

Ogni volta che il sipario si chiudeva io e lui ci prendevamo a calci ,pugni e sberle in faccia . per l’occasione però serviva anche un bellissimo angioletto nero. La parte fu assegnata ad Attilio .era un bambino piccolo con le lentiggini.

La maestra gli pitturò la faccia di marrone con la tempera e gli applicò in testa l’estremità di un mocio vileda accuratamente dipinto di nero.

Attilio si guardò allo specchio e quando si vide la faccia nera scoppiò a piangere così disperato che quasi gli vennero le convulsioni , le maestre chiamarono la madre per calmarlo ma nonostante tutto il suo impegno e qualche minaccia di morte riuscì a convincerlo che sarebbe tornato normale con un bagno solo due ore dopo , così la recita iniziò in ritardo e a metà mi trovai un’ala spezzata nel tentativo di strappare il cuoio capelluto di Federico durante una chiusura di sipario .Me la riaggiustarono alla meglio e alla fine della recita io avevo riportato solo ferite lievi e qualche pezzo di carne del braccio di Federico graffiato via con le unghie . Uno a Zero per me.

Angela alla fine della recita tentò di smontare da sola dal carretto dei doni ma inciampò nel vestito e picchiò una testata contro uno dei pacchetti finti issato sul carretto. Si fece un buco in testa e al pronto soccorso le rasarono via un bel pezzo di capelli biondi da santa per poterle dare i punti.

Quello fu l’episodio che mi diede la certezza che Dio esisteva davvero .

Due a Zero per me

Quando arrivai a casa mi misi a saltellare dalla gioia su e giù sui gradini dell’ingresso secondario di casa mia che erano ancora in fase di costruzione , caddi su un ferro aguzzo e mi bucai un ginocchio .

Al pronto soccorso l’infermiera disse che una bambina bella come me era appena stata li anche lei per dei punti .

Conoscevo la storia .

Il detto che ogni tanto mi ripeteva mia madre si impresse a caratteri cubitali nel mio cervello nel file nominato : lezione di vita numero UNO

Il detto era : MAI CANTARE VITTORIA TROPPO PRESTO !!

 
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