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Abbandonare Tara

abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui

 

 

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INCIPIT

Post n°152 pubblicato il 28 Maggio 2007 da odio_via_col_vento

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Raccogliendo l'invito di Sandalialsole , mi viene però spontaneo domandarmi se all'origine del gioco, piuttosto che non una scelta delle opere letterarie che hanno segnato la nostra vita, non ci fosse invece una scelta degli incipit più significativi, quelli che più hanno segnato la nostra fantasia e colpito la nostra immaginazione e fatto fremere le corde del nostro strumento interiore - per dirla con Montale, lo "scordato strumento, cuore"-.

Perché spesso l'incipit non è così significativo come poi il libro per intero, la sua scrittura, la sua trama, i pensieri che suscita.

Ma se di incipit volessimo parlare, allora come non citare lo sfolgorante Marquez di "Cent'anni di solitudine", con la narrazione di memoria e magia che si intrecciano indelebilmente fin da quell'iniziale: "Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. ...... Il mondo era cosí recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito".  

O Proust ("A lungo, mi sono coricato di buonora"): un epitaffio tale da figurare anche sulle magliette d'autore.:)
O “Il Maestro e Margherita” di Michail Bulgakov e il suo: "Non parlare mai con sconosciuti" che prelude all'entrata in scena del diavolo in persona.
Per non tacere di Tolstoj, delle cui considerazioni sulle famiglia ("Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo") al preludio di Anna Kerenina, abbiamo già parlato di recente su questo blog. 
Scivolando poi velocente su Alice Walker ("Il colore viola") il cui leggero e infantile "Meglio non dire niente a nessuno tranne che a Dio. La mamma ne morirebbe", nasconde un terribile segreto e la rovina di una vita.
E sul "Nunc et in hora mortis nostrae. Amen" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ("Il gattopardo").

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Invece se proprio di libri interi vogliamo parlare, di quelli che mi hanno segnata, allora forse potrei cercare di individuarli attraverso quelle che considero le fasi della mia vita. Nel mezzo, durante, prima e dopo, ce ne sono stati (e ce ne saranno) molti altri. Altri che dispiace non raccontare, cui duole non poter dare il credito che si meritano.
Ma DOVENDO scegliere, e con difficoltà, attarverso le centinaia che mi riempiono cuore, anima (e casa!), ecco i due che hanno dato una svolta decisiva alla mia adolescenza: 

1. Iginio Ugo Tarchetti
Fosca
"Mi sono accinto piú volte a scrivere queste mie memorie, e uno strano sentimento misto di terrore e di angoscia mi ha distolto sempre dal farlo. Una profonda sfiducia si è impadronita di me. Temo immiserire il valore e l'aspetto delle mie passioni, tentando di manifestarle; temo obbliarle tacendole. Perché ella è cosa quasi agevole il dire ciò che hanno sentito gli altri - l'eco delle altrui sensazioni si ripercuote nel nostro cuore senza turbarlo - ma dire ciò che abbiamo sentito noi, i nostri affetti, le nostre febbri, i nostri dolori, è compito troppo superiore alla potenza della parola. Noi sentiamo di non poter essere nel vero."

e

2. J. R. R. Tolkien
Il signore degli anelli
"Quando il signor Bilbo Baggins di Casa Baggins annunziò che avrebbe presto festeggiato il suo centoundicesimo compleanno con una festa sontuosissima, tutta Hobbiville si mise in agitazione.
Bilbo era estremamente ricco e bizzarro e, da quando sessant'anni prima era sparito di colpo per ritornare poi inaspettatamente, rappresentava la meraviglia della Contea. Le ricchezze portate dal viaggio erano diventate leggendarie, ed il popolo credeva, benché ormai i vecchi lo neghino, che la collina di Casa Baggins fosse piena di grotte rigurgitanti tesori. E, come se ciò non bastasse, ad attirare l'attenzione di tutti contribuiva la sua inesauribile, sorprendente vitalità. Il tempo passava lasciando poche tracce sul signor Baggins: a novant'anni era tale e quale era stato a cinquanta; a novantanove incominciarono a dire che si manteneva bene: sarebbe stato più esatto dire che era immutato
".

Due passioni diversissime tra loro, ma altrettanto forti, che si comprende bene come possano aver colpito mente e cuore di una adolescente.
Un amour-fou, inspiegabile, illogico, irrazionale, la fascinzione per il brutto, per il malato e il decadente, di "Fosca"; in cui un giovane ufficiale bello, giovane e amato da tutte le donne cade preda dell'attrazione per una donna che sembra un fantasma vivente, la repulsione diviene pian piano una strana forma di amore, passione per la morte che si agita in lei.
La passione per la verità, per il bene, per il sacrificio, per un mondo migliore che si incarna nelle vicende epiche e domestiche di un universo parallelo, così dettagliatamente costruito, con minuzia ma mai pedanteria, anzi, pervaso di un afflato quasi mistico, del "Signore degli Anelli". Un libro che oggi conoscono tutti, ma che io riesco a condividere solo con i pochi "puri" che di Tolkien si sono innamorati in epoca non sospetta, prima, molto prima, delle immaginifiche e semplicistiche versioni di celluloide.

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Poi i libri dell'età adulta:

3. Joseph Conrad
I duellanti

"Napoleone I, la cui carriera ebbe il carattere di un duello contro l'Europa intera, disapprovava il duello fra gli ufficiali del suo esercito. Il grande imperatore militare non era uno smargiasso e aveva poco rispetto per la tradizione".

e

4. Edith Wharton
L'età dell'innocenza
"Agli inizi degli anni Settanta, una sera di gennaio, Christine Nilsson cantava nel Faust all'Accademia di Musica di New York. Sebbene si parlasse già di costruire in una zona metropolitana lontana dal centro un nuovo teatro dell'opera, che per l'alto costo e per lo sfarzo avrebbe retto il confronto con quelli delle grandi capitali europee, il bel mondo si accontentava ancora di tornare a radunarsi ogni inverno nei mal ridotti palchi addobbati di rosso e oro dell'accogliente vecchia Accademia".

L'inutilità e l'insensatezza della vita, legata a manierismi, rituali, etichette, di cui non si ricorda nemmeno le motivazioni, di cui non si rintraccia nemmeno dentro di sé il perché. In entrambi questi libri. Due mondi e due epoche altrettanto affascinanti per me, che di storia sono malata. L'inseguirsi insensato e quasi da malia di due uomini che si vogliono uccidere e di un uomo e una donna che prima si vogliono, poi rifiutano di amarsi.
Amore e dovere; dovere e odio; riconoscere l'assurdo e all'assurdo soccombere.
E nel frattempo la vita passa, nel frattempo la vita scorre, trasforma, trova i suoi ritmi. Passano gli anni, incatenati all'assurdo. E poi, davanti allo scioglimento dell'artificio, al recupero della ragione, ci si accorge che la vita è passata anche essa, insieme a quei miti e a quei tabù.

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E i libri di sempre, delle mie passioni dominanti, dei leit-motif della mia vita:

5. Ian McEwan
Bambini nel tempo

"Da tempo ormai, tanto il governo quanto la maggioranza dei cittadini associavano mentalmente le sovvenzioni ai trasporti pubblici con la negazione della libertà individuale. I vari servizi subivano due regolari collassi giornalieri nelle ore di punta ed era opinione di Stephen che si impiegasse meno tempo a raggiungere Whitehall a piedi che prendendo un taxi. Era fine maggio, da poco passate le nove e mezza e la temperatura sfiorava già i 25°. Stephen si diresse sul Vauxhall Bridge superando doppie e triple file di vibranti automobili intrappolate, ciascuna abitata da un conducente solitario".

e

6. Antonio Tabucchi
I volatili del Beato Angelico

"Il primo volatile arrivò un giovedì di fine giugno, all'ora del vespro, quando tutti i frati erano in cappella per la funzione. Fra' Giovanni da Fiesole, dentro di sé, chiamava ancora se stesso Guidolino, che era il suo nome che aveva lasciato nel mondo per il chiostro; si trovava nell'orto per raccogliere le cipolle, era il compito suo, perchè abbandonando il mondo non aveva voluto abbandonare il mestiere di suo padre Pietro, che era ortolano, e nell'orto di San Marco coltivava pomidori, zucchine e cipolle".

Figli e rigenerazione della vita; spes contra spem; orrore e gioia, infanzia e rimbambimento; scoprire le proprie radici e in queste trovare la forza per affrontare il futuro è per me "Bambini nel Tempo". Un Ian McEwan quasi dolce, meno crudo e crudele del solito, in cui l'orrore quotidiano che tanto lo appassiona trova una uscita quasi imprevedibile e rassicurante.
Come avrei potuto non avere tra i miei preferiti un libro in qualche maniera legato ai figli?
Arte come magia, come incontro con il soprannaturale, ma un soprannaturale domestico, un Quattrocento bambinesco, in "I volatili del Beato Angelico". E una scrittura insuperabile nei piccoli tagli, la dimensione giusta di Tabucchi, un piccolo gioiello di lingua e di fantasia.
Come avrei potuto non avere tra i miei preferiti un libro in qualche maniera legato all'arte?

Sono sei e non cinque?
Va be?: ma parlavamo di libri, mica di quesiti matematici, no?

E adesso il passaggio di testimone:
a ilpresidente77, releardglfabiochepassa, nuvolaviola, qis, thefairyround, sunnysmiling
Avrei invitato anche upmarine, ma lui non ha più un blog, ha un sito archeologico!

 
 
 
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