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MONTI AVVOLTOIO INVENTA LA TASSA SULLE MACERIE

Post n°1343 pubblicato il 22 Agosto 2012 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Nessuna proroga per i terremotati emiliani sul pagamento di Imu e altri tributi. I governatori Zaia, Errani e Formigoni scrivono al premier: «Indispensabile far slittare i termini»

di Andrea Accorsi

Nessuna proroga fiscale per i terremotati emiliani. Neppure il presidente della Regione, Vasco Errani, che è anche commissario per la ricostruzione, è riuscito a convincere l’Agenzia delle Entrate a posticipare almeno al 2013 i termini dei pagamenti delle tasse per chi ha subìto danni dal sisma. Così, gli emiliani dovranno rispettare le scadenze valide per tutti gli altri cittadini. E, fra gli altri balzelli, pagare entro il 1° ottobre l’Imu su abitazioni inagibili e capannoni rasi al suolo.
Contro questa politica bestiale, i presidenti di Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno inviato ieri una lettera al presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, in cui chiedono di allineare al 30 novembre, per i residenti nelle zone colpite dal terremoto, le scadenze di tutti gli adempimenti tributari, fiscali, contributivi e amministrativi. Inoltre, per quanti continuano ad avere problemi abitativi o produttivi in conseguenza del sisma, definire un ulteriore slittamento al 30 giugno 2013 dei termini per i relativi versamenti.
Nella lettera Luca Zaia, Errani e Roberto Formigoni sottolineano come «il disallineamento delle sospensioni delle scadenze per i termini di pagamento di oneri e contributi sta creando disorientamento dei contribuenti rispetto agli obblighi in vigore e a quelli sospesi dai diversi provvedimenti». Da qui la richiesta di allineare al prossimo 30 novembre i termini di sospensione degli adempimenti.
«La particolare situazione di difficoltà che interessa poi le zone colpite dal sisma, strettamente legata al tema della ricostruzione, rende necessario anche - continuano i tre presidenti di Regione - uno slittamento dei termini di versamento fino al 30 giugno 2013, in favore dei soli soggetti effettivamente danneggiati, cioè coloro i quali a causa della inagibilità della casa di abitazione o dello studio professionale o delle difficoltà connesse con il riavvio delle attività produttive per la messa a norma dei locali o per la loro ricostruzione, risultino particolarmente esposti a problemi di liquidità e di equilibrio finanziario».
Peccato che contro Errani abbia votato la stessa maggioranza che lo sostiene in Regione, affossando in sua assenza un ordine del giorno della Lega. «La maggioranza, in Regione Emilia-Romagna, si appella a decisioni condivise per risolvere la difficile situazione delle zone terremotate, ma di fronte a proposte concrete fa un passo indietro in nome dei soliti pregiudizi di partito - attacca il consigliere regionale Manes Bernardini, presidente nazionale della Lega Nord Emilia -. Avevamo chiesto un prolungamento dei termini per i pagamenti dei contributi previdenziali, una proroga, rispetto al 31 dicembre 2012, del sostegno al reddito dei lavoratori, un ritorno economico dallo Stato per il mancato gettito derivante dalle esenzioni Imu. Auspicavamo la deroga al patto di stabilità interno anche per il 2013, la sburocratizzazione del sistema delle certificazioni, controlli contro le infiltrazioni mafiose e contro la corsa al ribasso innescata dalle imprese dell’Est interessate a prendere parte alla ricostruzione. La bocciatura dell’ordine del giorno, da noi presentato nella seduta del 14 agosto, è il segno di un Pd sonnecchiante e autoreferenziale. In aula, infatti, il governatore Vasco Errani aveva condiviso la nostra proposta, salvo poi bocciarla approfittando della temporanea assenza del presidente dall’Assemblea».
La Lega non si arrende: «Non ci fermeremo qui - promette Bernardini - ma continueremo ad essere pungolo delle istituzioni e a monitorare e vigilare sulla delicata fase della ricostruzione». In Aula, nell’ultimo Consiglio regionale, il capogruppo leghista, Mauro Manfredini, ha rilevato come «ad oggi possiamo contare solo su 500 milioni di euro certi, gli stessi stanziati per l’emergenza libica. In compenso - ha sottolineato Manfredini - il Governo è subito soccorso in aiuto della Sicilia che rischiava di affondare sotto il peso dei debiti, stanziando a piè di lista 400 milioni di euro, e ha sbloccato altri 343 milioni di fondi Cipe per coprirne il debito sanitario».
Manfredini ha poi rilanciato l’ipotesi, a firma Lega, della “no tax area” invocando, da parte di Errani, l’avanzamento della richiesta per la zona franca all’Europa come auspicato da Verdi, Confindustria, Confcommercio, diocesi di Carpi, Confagricoltura e tanti amministratori, anche di centrosinistra, e cittadini. E dal Segretario nazionale emiliano, Fabio Rainieri, arriva l’invito alla Regione a «bloccare, per quest’anno, i premi di produttività per quei dirigenti le cui posizioni dipendono direttamente dalla Regione». Mentre il Carroccio insiste a dare battaglia, destra e sinistra fanno a gara nell’insorgere contro il Governo avvoltoio di Monti & C. «Non si può pretendere il pagamento delle tasse da zone colpite dal sisma solo pochi mesi fa - ammoniva ieri la vice presidente dei deputati Pdl, Isabella Bertolini -. Per questo presenterò alla Camera un ordine del giorno per chiedere al Governo di prorogare di almeno un anno le scadenze per il pagamento dei tributi per chi vive e lavora nelle aree colpite dal terremoto».
Prima della Bertolini aveva alzato la voce il Prc emiliano: per il leader regionale, Nando Mainardi, e quello di Modena, Stefano Lugli, la decisione del Governo è «vergognosa» e «ancora una volta si sacrificano gli interessi dei cittadini e dei territori, in nome del rigore di bilancio».
Anche la Confesercenti Modena è intervenuta contro la riduzione del periodo di sospensione del pagamento delle tasse nelle zone terremotate, giudicandola «una scelta incomprensibile, presa a tavolino, senza tenere conto della realtà, grave e al limite dell’offensivo per quanti, con enormi sacrifici e tra mille difficoltà, stanno faticosamente cercando di tornare ad una vita normale dopo un sisma devastante».
In definitiva, a tre mesi dalla prima fortissima scossa di terremoto di magnitudo 5.9, che il 20 maggio devastò molti centri della Pianura Padana, poi ferita di nuovo il 29 maggio da un’altra grave replica di magnitudo 5.8, la posizione del Governo è chiara: arrangiatevi. Per i “tecnici” i terremotati emiliani sono cittadini e imprenditori come tutti gli altri e non devono godere di alcuna agevolazione. Eppure il sisma nella regione ha contato 27 vittime e circa 350 feriti: ai 7 morti del primo terremoto se ne sono aggiunti altri 17 con la seconda devastante scossa, poi, a distanza di qualche giorno, altri feriti non ce l’hanno fatta.
A pagare il prezzo più alto molti operai rimasti uccisi sotto calcinacci, muri sbriciolati, macerie di aziende e capannoni crollati a terra come castelli di carta. Un dramma anche per l’economia del territorio: in base agli ultimi dati diffusi dalla Regione, il sisma ha colpito una popolazione di 767.483 abitanti con 65.788 aziende presenti, in una zona che produce l’1,8% del Pil nazionale. Basti pensare che le scosse hanno lasciato una scia di danni stimati in 3,2 miliardi di euro per gli edifici civili e in 5 miliardi per industria, agricoltura e servizi. Insomma, un disastro. Proprio come la politica seguita fin qui dal Governo.

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«Aiutano tutti, tranne noi. Così navighiamo a vista»
Fabbri, sindaco di Bondeno: il Governo ha sottovalutato l’emergenza

BONDENO (FE) - «Sembra quasi che ogni volta che gli emiliani sono in difficoltà, contino sulla loro bravura e darci una mano sia una cosa scandalosa». È a dir poco indispettito Alan Fabbri, sindaco di Bondeno (Ferrara), uno dei comuni più colpiti dai terremoti dello scorso maggio. È qui che, a luglio, il Segretario federale della Lega Nord, Roberto Maroni, ha annunciato l’intenzione di stanziare un milione di euro per la ricostruzione, “girato” dai rimborsi elettorali per il Carroccio. Ma qui, come in tanti altri comuni emiliani colpiti dal sisma, i cittadini si aspettavano anche una mano dal governo per ricostruire e ripartire. Ad esempio quella proroga, condivisa anche da alcuni “tecnici” di Monti, sui pagamenti di alcuni tributi. Invece Roma non ha voluto saperne. E così i terremotati emiliani pagheranno Imu e balzelli vari come tutti. Anche su case e capannoni finiti in pezzi.
«Il discorso è semplice - ragiona Fabbri -. A tre mesi dal sisma, prorogare il pagamento dell’Imu e di altre tasse darebbe respiro a tutto il sistema economico e sociale che è stato colpito. Poi, è ovvio che si arriverebbe a una stabillizzazione dei pagamenti, recuperando col tempo tutto quello che è dovuto. E invece, niente».
Per Fabbri «il dato di fondo è che il terremoto dell’Emilia è stato un po’ sottovalutato dal governo. È finito sotto i riflettori solo dopo che sono capitati i morti della seconda scossa, quella del 29 maggio, e a tutt’oggi non ne parla più nessuno. Ovvio che tutto deve ripartire e le cose si devono fare. Ma soltanto tre mesi fa avevamo la prima scossa, e bisognava dare la possibilità alla nostra gente di riemergere attraverso un aiuto di questo tipo». Invece, nessuna proroga fiscale per i cittadini. E nessuna agevolazione per le Amministrazioni locali. «Come Enti locali vorremmo capire perché neanche il patto di stabilità è stato allentato, nemmeno per le opere di ricostruzione. E così ci muoviamo navigando un po’ a vista».
Il borgomastro leghista di Bondeno non se la prende invece con il presidente della Regione, Vasco Errani. «Si è mosso abbastanza bene da questo punto di vista. Quando càpitano catastrofi come questa, si sono sempre aiutati tutti i territori d’Italia. A noi sembra che ci facciano un piacere a darci una mano. Siamo una delle regioni più ricche del Paese, se fosse a statuto autonomo e potesse gestire i propri soldi, problemi di questo tipo non ne avremmo. Ma non è così».
A Bondeno il quadro dei danni, a tre mesi esatti dalla prima scossa del 20 maggio di magnitudo 5.9, il quadro della situazione rimane drammatico. Gli edifici inagibili fra case, fienili, capannoni sono 1.700 (su diecimila) e vivono ancora fuori dalle loro case un migliaio di persone (su 15 mila). «Due settimane fa - ricorda Alan Fabbri - sono stati annunciati con decreto governativo 6 miliardi di euro dal 1° gennaio 2013: l’80% servirà come contributo a fondo perduto per riaggiustare e incrementare l’antisismicità delle strutture. Ma c’è da capire bene il sistema burocratico di assegnazione dei contributi, che passerà attraverso i Comuni con regole ancora tutte da precisare». E c’è un altro problema all’orizzonte. «Non è stata ancora affrontata la questione dei prossimi mesi, quelli da settembre a dicembre, fino all’arrivo dell’inverno. Un “buco temporale” preoccupante: in tanti hanno cominciato a sistemare le case, ma chi non ha i soldi per farlo, come gestirà la situazione?».

A. A.

dalla "Padania" del 22.8.12

 
 
 
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