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Roma boccia i REFERENDUM per l’indipendenza del VENETO Zaia: siamo ancora più motivati

Post n°1712 pubblicato il 11 Agosto 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

«Fa festa il centralismo ma non pensino di dormire sonni tranquilli. Vogliono continuare a saccheggiarci, finiranno col metterci nelle mani della troika»

di Andrea Accorsi

Lo Stato centrale tenta di fermare il cammino del Veneto verso l’indipendenza. Ma Zaia avverte: andiamo avanti più motivati di prima, questa è la dimostrazione che hanno paura della democrazia.
Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, ha deciso di impugnare le due leggi approvate dal Consiglio regionale del Veneto lo scorso giugno per indire un referendum consultivo sull’autonomia e uno sull’indipendenza della Regione. Motivo addotto dal governo: le due leggi regionali sono in contrasto con alcuni articoli della Costituzione.
«Renzi vuole tappare la bocca al popolo veneto. Lanciamo la resistenza democratica, nel segno del Leone di San Marco. Questa è una battaglia di legittima difesa nei confronti di uno Stato che ci sta uccidendo di tasse»: così i deputati Matteo Bragantini, Filippo Busin, Roberto Caon, Marco Marcolin, Emanuele Prataviera e i senatori Raffaela Bellot, Patrizia Bisinella, Emanuela Munerato, Erika Stefani e Paolo Tosato. «Se pensano di poter azzittire un popolo si sbagliano di grosso - sostengono i parlamentari del Carroccio -. Più tenteranno di accanirsi contro il Leone di San Marco, più scateneranno l’indignazione di una terra che è stanca di regalare ogni anno 21 miliardi di tasse a Roma, per non ricevere in cambio mai niente».
Durissima la reazione del Governatore del Veneto, Luca Zaia: «Roma festeggia il primo sì a una riforma costituzionale contro le Regioni e le Autonomie e nel contempo celebra il ritorno al più bieco centralismo impugnando le leggi venete sull’autonomia e l’indipendenza. Ma noi non ci arrendiamo. Io non mi aspetto dalle stanze del potere centrale un’accoglienza entusiastica di questa assolutamente legittima iniziativa -incalza il Governatore - ma non posso accettare che sia impedito in modo arrogante di ascoltare la voce di un popolo. Significa, di fatto, negare il diritto di espressione».
Zaia cita quindi «l’insegnamento di Voltaire» laddove il grande filosofo illuminista sosteneva: «Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere». Tale insegnamento, per Zaia, «è sconosciuto a questo governo, che dimostra di non sapere che cosa sia la libertà, la democrazia e il rispetto delle altrui opinioni. Perché, lo ricordo e lo sottolineo, la Regione non ha organizzato un’operazione separatista, ma vuole consentire ai veneti di esprimersi sull’autonomia e sull’indipendenza della terra nella quale vivono, nel rispetto delle leggi e della Costituzione. Vorrei rassicurare quanti ingiustificatamente temono l’esito delle consultazioni indette, è doveroso evidenziarlo, da un organismo istituzionale liberamente e democraticamente eletto come il Consiglio regionale del Veneto: se dovessero vincere i sì, avvieremmo un percorso di autonomia o di indipendenza costituzionale, rispettoso delle norme, gandhiano nei metodi. Al contrario, se gli elettori negassero queste prospettive, ne prenderemmo atto e la partita si chiuderebbe nel rispetto di tale scelta. Ma è proprio questo che Roma, il governo, lo Stato con i suoi potenti apparati, vogliano negare ai veneti e ai loro rappresentanti eletti nel Consiglio regionale: di esprimere una scelta, una volontà».

Governatore Zaia, che cosa è successo venerdì?

«Quella giornata verrà ricordata come la festa del centralismo romano. Sono successe cose che si sono viste e altre che invece non si sono viste».

Quali?

«È stato bocciato un emendamento della Lega che chiedeva lo Statuto speciale per il Veneto. Per bocciarlo, hanno accampato scuse di incostituzionalità. È la prova provata che questi sono contro l’autonomia e che di fronte al saccheggio che serpeggia nel Paese, vogliono continuare a saccheggiare il Veneto».

Del resto, basta leggere le riforme costituzionali appena approvate dal Senato per capire in quale direzione si sta andando...

«Certo, la bocciatura dei nostri referendum rientra in un percorso coerente del quale fanno parte anche quelle riforme. C’è un pifferaio magico che li trascina e che andrà avanti a farlo finché la gente si accorgerà di essere stata portata sull’orlo del burrone. Questo governo avrà il merito di metterci nelle mani della troika (Ue, Bce e Fmi, nda)».

Come reagite alle politiche dello Stato centrale?

«Siamo ancora più motivati, nonostante tutte le istituzioni siano contro di noi. Ci saranno dei martiri in questa rivoluzione gandhiana che stiamo portando avanti. Il fatto che di fronte a una consultazione democratica che non ha alcun potere deliberativo ci sia qualcuno che addirittura nega ai veneti di esprimere la propria opinione, significa che questo governo ha paura della democrazia».

È forse il caso di mettere in discussione i metodi gandhiani?

«Io sono un irriducibile pacifista. Non credo che la violenza e i proclami servano. E poi chi amministra ha la responsabilità, come rappresentante delle istituzioni, di indicare la via. Chi è violento sa che non fa parte della mia squadra».

Che cosa farete ora?

«C’è in corso un dibattito di natura giuridica che vogliamo portare avanti fino in fondo. E c’è la volontà di proporre soluzioni alternative perché Roma non dorma sonni tranquilli».

Di quali soluzioni si tratta?

«Ci stiamo lavorando. Non pensino che la bocciatura dei referendum si chiuda con un “vabbè, ci abbiamo provato”. Non esiste. Qui il confronto è tra la coalizione che rappresenta la sopravvivenza e la modernità, che siamo noi, e quella della restaurazione e del passato, che sono loro».

dalla "Padania" del 10.8.14

 
 
 
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