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Schiaffo svizzero a Bruxelles

Post n°1603 pubblicato il 12 Febbraio 2014 da accorsiferro
 

Stop all'immigrazione, accordi Ue da riscrivere. Il voto popolare di domenica ha sconfessato in un colpo solo governo nazionale, partiti e istituzioni europee. Ma nel mirino finiscono anche i frontalieri

di Andrea Accorsi

Stop all’immigrazione. E accordi di libera circolazione con l’Unione europea da riscrivere. Il sogno della Lega si avvera nella vicina Svizzera, dove il referendum popolare di domenica ha sconfessato in un colpo solo governo, partiti e istituzioni europee. Peccato che l’iniziativa referendaria promossa dall’Udc elvetica (destra conservatrice) accomuni stranieri e richiedenti asilo ai lavoratori frontalieri, estendendo anche a questi ultimi la richiesta di reintrodurre quote che ne circoscrivano il numero nel territorio della Confederazione. Come dire: insieme all’acqua sporca si rischia di buttare via anche il bambino.
A pochi mesi dalle elezioni europee, il referendum svizzero suona come un severo monito a Bruxelles e alla libera circolazione delle persone imposta negli ultimi vent’anni dalla politica comunitaria. E dà ulteriore fiato ai movimenti eurocritici, da sempre contrari a simili politiche.

UDC SOLA CONTRO TUTTI
Nel promuovere la consultazione popolare, l’Unione democratica di centro svizzera si è trovata contro tutti gli altri partiti rappresentati in Parlamento, ad eccezione della Lega dei Ticinesi e del Movimento dei cittadini ginevrini. Eppure l’elettorato ha dimostrato di condividerne gli obiettivi, seppure in stretta misura: si sono espressi a favore il 50,3 per cento dei votanti, contro il 49,7% di no. In pratica, a fare la differenza sono stati meno di 20mila voti.
Ma il risultato è più netto se si prendono in esame i singoli Cantoni: in 17 hanno prevalso i sì al referendum, contro i 9 dov’è stato respinto. Come avvenuto altre volte in passato su argomenti simili, la Confederazione si è divisa tra le diverse componenti linguistiche e culturali: tutti i Cantoni francofoni e solo tre tedescofoni (Basilea Città, Zurigo e Zugo) hanno detto no, mentre i sì hanno trionfato negli altri Cantoni tedescofoni e in Ticino.
Oltre ad aver vinto la partita praticamente da sola, l’Udc ha anche il merito di aver fatto registrare una partecipazione al voto pari al 56% degli aventi diritto: si tratta della più alta partecipazione degli ultimi cinque anni. Bisogna poi sottolineare come, prima di domenica, il voto popolare in Svizzera sia stato quasi sempre favorevole al governo, che stavolta è uscito invece sconfessato dalla volontà popolare.

«SIAMO GIÀ IN TROPPI»
Per i promotori del referendum, occorre frenare l’aumento della popolazione in Svizzera, che nel 2012 ha superato la soglia degli 8 milioni di abitanti, di cui quasi un quarto è straniero. La piccola Confederazione alpina non sarebbe in grado di sostenere questo incremento demografico, dovuto principalmente alla continua crescita dell’immigrazione. Diversamente dall’Italia, però, i “nuovi arrivi” provengono in stragrande maggioranza dalla Ue, con la quale dal 2002 è in vigore la libera circolazione delle persone. Sugli oltre 80 mila stranieri immigrati nella Confederazione nel 2013, circa il 75% proviene da Paesi Ue. Ad essi vanno aggiunte le decine di migliaia di frontalieri che lavorano nelle regioni di confine e che lavorano soprattutto in Ticino e a Ginevra. In quest’ultimo caso, però, si tratta di lavoratori pendolari o che, comunque, non risiedono nella Confederazione. L’iniziativa referendaria “contro l’immigrazione di massa” stabilisce che entro tre anni la Confederazione deve fissare tetti massimi per i permessi di dimora e quote annuali per tutti gli stranieri, calcolati in funzione delle necessità dell’economia nazionale.

«LAVORO, PRIMA GLI SVIZZERI»
Sul mercato del lavoro, la preferenza dovrebbe essere data agli svizzeri. I trattati internazionali contrari a queste regole, come l’Accordo di libera circolazione delle persone con l’Unione europea, dovranno pertanto essere rinegoziati.
Ma per gli oppositori del referendum - oltre agli altri partiti, imprenditori, sindacati e governo - l’immigrazione e gli accordi bilaterali con la Ue contribuiscono in misura considerevole all’economia svizzera e al benessere del Paese. Inoltre disdire l’accordo sulla libera circolazione delle persone rischiera di far cadere tutti gli altri accordi bilaterali con Bruxelles e di porre la Confederazione in una condizione di totale isolamento.
«La formulazione del testo costituzionale approvato domenica è comunque molto generica - si legge sul sito swissinfo.ch -. Non definisce né l’entità dei contingenti né l’autorità chiamata a fissarli e neppure i criteri da applicare». Commentando il risultato del voto, la ministra di Giustizia e polizia Simonetta Sommaruga ha spiegato che il governo di Berna sottoporrà al più presto al Parlamento una proposta per la sua attuazione e parallelamente intavolerà colloqui con Bruxelles e gli Stati membri dell’Ue per discutere i prossimi passi e l’avvio di negoziati. Anche il presidente della Confederazione e ministro degli Esteri, Didier Burkhalter, ha detto che il governo nelle prossime settimane valuterà le possibilità di «porre su una nuova base le relazioni con l’Ue».
Forte del risultato ottenuto, l’Udc ha subito chiesto che sia formato rapidamente un gruppo di lavoro per limitare e gestire l’immigrazione. In una nota, il più grande partito della Svizzera aggiunge che il governo dovrà rinegoziare la libera circolazione e dare la priorità ai lavoratori residenti sul mercato del lavoro. Il principio della “preferenza nazionale” dovrà essere applicato immediatamente come misure di autoregolazione dell’immigrazione.

dalla Padania dell'11..2.14

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Commenti al Post:
eric.trigance
eric.trigance il 12/02/14 alle 15:11 via WEB
Un colpo per l'Europa !
 
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