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«STOP agli 80 euro in busta paga a carico di REGIONI e COMUNI»

Post n°1715 pubblicato il 14 Agosto 2014 da accorsiferro
 

Il Veneto deposita il ricorso alla Corte Costituzionale contro i meccanismi di copertura del bonus. Zaia: «L’esecutivo dà con una mano ma toglie con l’altra e premia gli Enti spreconi»

di Andrea Accorsi

Veneto contro il prelievo a carico degli Enti locali per finanziare gli 80 euro di Renzi in busta paga. Questa mattina, attraverso l’Avvocatura, la Regione del Veneto depositerà alla Corte Costituzionale il ricorso per impugnare alcune disposizioni normative contenute nel decreto con il quale il governo ha disposto il bonus mensile da 80 euro a favore di alcune categorie di contribuenti.
Il ricorso, come da delibera adottata all’unanimità lo scorso 28 luglio dalla Giunta regionale veneta, non contesta il bonus in sé, ma l’impostazione dei tagli alla spesa imposti a Regioni e Comuni, così da recuperare le risorse per la “mancia” offerta dal premier.
Anziché distinguere le Regioni virtuose da quelle con gravi dissesti finanziari, infatti, il provvedimento del governo «comprime indebitamente l’autonomia di spesa regionale in tutta una serie di ambiti (acquisti di beni e servizi, incarichi e collaborazioni, canoni di locazione...) utilizzando il concetto della spesa storica anziché ricorrere a parametri standard di spesa». È quanto si legge in una nota della Regione Veneto, che lamenta come, con questa procedura, «si penalizzano ulteriormente gli Enti - come il Veneto - che nel frattempo hanno razionalizzato fortemente la spesa con azioni contenitive e riduzione dei costi a partire dal 2010». Di conseguenza, la Giunta regionale ha adottato un provvedimento di aggiornamento delle direttive di contenimento della spesa già emanate a suo tempo.
«Nessuno contesta la libertà del governo di prevedere sgravi o bonus a favore di chiunque - puntualizza il Governatore della Regione, Luca Zaia - ma sia chiaro che deve trovare autonomamente le coperture senza gravare ulteriormente sulle Regioni virtuose, semmai facendo pagare di più i territori che hanno sprecato risorse pubbliche. Altrimenti significa dare i soldi ai cittadini con una mano e toglierglieli con l’altra. Sperando che non vengono a toccarci la sanità, la migliore d’Italia, con i conti in attivo. Perché allora ci arrabbiamo sul serio».
Per Zaia, è «troppo facile fare copertura togliendo soldi a Regioni e Comuni. Non abbiamo niente contro chi gli 80 euro li prende, al di là del fatto che vengono lasciati fuori i più bisognosi, i disoccupati e i pensionati. Ma il modo per recuperare le risorse, il “montepremi” che vale 6 miliardi e 400 milioni di euro, è una farsa: se decidi di fare un finanziamento, lo devi fare con soldi tuoi. È troppo facile, e c’è il rischio che passi il principio, farlo togliendo soldi alle Regioni e agli Enti locali, tanto più con tagli orizzontali, basati sulla spesa storica del 2013. Così si premiano le Regioni più sprecone: se, ad esempio, per i siciliani si tradurrà in una limatura di unghie, a noi taglierebbero un braccio». Dunque l’idea del bonus non è in discussione, tira le somme Zaia, anche perché la Regione non ha riguardo ad esso alcuna competenza.
«Ma il governo i soldi non li ha, ha fatto un provvedimento senza coperture, e vogliamo che sia chiaro anche alla gente che quel che le danno con una mano, lo sottraggono al territorio con un caterpillar». Un territorio che ci rimetterà in termini di minori servizi o, peggio ancora, di ulteriori costi a carico di cittadini e famiglie.

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Una “mancia” SERVITA solo a comprare VOTI

L’arrotondamento degli stipendi è stato l’unico risultato concreto finora ottenuto dal governo. Ma non ha avuto alcun effetto sui consumi, né tanto meno sull’andamento dell’economia, ormai in piena recessione

L’ultima sonora bocciatura della politica economica del governo è dell’altroieri, quando l’agenzia di rating Moody’s ha tagliato le sue stime sul prodotto interno lordo italiano portandole in negativo su tutto il 2014: -0,1 per cento. Pochi giorni prima, era stato l’Istat a emettere l’impietoso verdetto: la variazione prevista per il Pil nazionale quest’anno è pari a -0,3%. Altro che crescita, altro che fiducia nel futuro: il Belpaese è in recessione. E vi sprofonda per la terza volta in sei anni, dopo un solo trimestre di fragilissima crescita positiva (appena il +0,1% a fine 2013). Il tutto con buona pace dei conti fatti dal governo nel Def, dove la previsione per il 2014 era di un Pil in crescita dello 0,8%. Roba da sbellicarsi dalle risate, se non ci fosse da aggiungere altre lacrime a quelle già versate. Intanto, altri Paesi, altre economie galoppano: Usa e Germania, tanto per citarne due. Altri mondi, appunto.
Figuriamoci se bastavano gli 80 euro in più in busta paga a cambiare le cose. Eppure, la “mancia” renziana a beneficio dei lavoratori con salari bassi, è stata finora l’unico risultato tangibile del governo in quasi sei mesi. Un po’ pochino, se raffrontato alla caterva di tasse già rincarate e alle altre in arrivo dopo l’estate. Perché la contrazione del Pil, come avverte Moody’s, «avrà effetti sul gettito»: dato che col Pil “sballato” di quasi un punto e in negativo gli introiti saranno inferiori, sarà necessario reperire nuove entrate.
Ottanta euro non cambiano la vita, anche se in un anno significa trovarsene in tasca quasi mille in più. Non la cambierebbero a chi è senza lavoro, o sopravvive con una pensione da fame: e infatti disoccupati e pensionati quegli 80 euro non li hanno visti, e tutto fa presagire che mai li vedranno.
Ma quel che è peggio è che il bonus sull’Irpef non ha giovato neppure a chi l’ha ricevuto, visto che, come certificato da Confcommercio, l’attesa ripresina dei consumi non c’è stata. «Cercando l’effetto bonus a tutti i costi - fa sapere l’organizzazione dei commercianti - si può rinvenirlo nella crescita tendenziale dei consumi a giugno pari allo 0,4%, corrispondente a un +0,1% sul mese di maggio. Segnali positivi ma straordinariamente deboli e insufficienti per affermare che la domanda delle famiglie sia giunta ad un incoraggiante punto di svolta».
Giudizi che non sono andati giù al premier, secondo il quale è prematuro stimare gli effetti del bonus e «undici milioni di italiani la pensano in modo diverso». Guarda caso, undici milioni (e 172.861, per l’esattezza) è il totale dei voti incassati dal Pd alle scorse Europee. È evidente che Renzi si sia riferito ai suoi elettori per tentare di rimbeccare critiche e attacchi più che legittimi mossi alle sue alte strategie economico-finanziarie. Alte strategie che fin qui si sono ridotte al classico piatto di lenticchie elargito (sulla carta) appena prima della scadenza elettorale. Un piatto che, di questi tempi, buona parte degli italiani hanno dimostrato di gradire: basti questo a dimostrare come siamo messi.

dalla "Padania" del 13.8.14

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