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Genocidio armeno: questione di onestà storica e di chiarezza politica

Post n°1820 pubblicato il 23 Aprile 2015 da accorsiferro
 

Convegno della Lista Maroni a Palazzo Pirelli con Pagliarini e il console armeno

di A. A.

Il 24 aprile del 1915 le milizie turche iniziarono a deportare le élite intellettuali armene che vivevano a Istanbul e l’intera popolazione armena nell’Impero Ottomano. Fu l’inizio di un genocidio, il primo del Novecento, che provocò almeno 1.200.000 morti. Seguì un lungo silenzio della comunità internazionale, rotto soltanto pochi giorni fa da Papa Francesco, che ha ricordato il genocidio degli Armeni, prima Chiesa cristiana della storia, ad opera dei Turchi di fede musulmana, suscitando la scomposta reazione del leader di Ankara, Erdogan. Secondo alcuni storici, quel genocidio potrebbe essere stato una vendetta contro gli Armeni in quanto sostenitori della Russia, nemica della Turchia nella Grande Guerra. In realtà, si trattò di un progetto di “pulizia etnica” pianificato e messo in pratica per rafforzare la centralità di uno Stato, quale I’Impero Ottomano, allora in via di disgregazione. Del Genocidio degli Armeni si è parlato a Milano, a Palazzo Pirelli, in un convegno organizzato dal gruppo consiliare “Maroni Presidente”. In apertura dei lavori, il capogruppo Stefano Bruno Galli ha ricostruito la storia della mozione, della quale è stato primo firmatario, approvata all’unanimità la scorsa settimana dal Consiglio regionale della Lombardia; la mozione invita la Giunta a promuovere iniziative pubbliche per commemorare il centenario del Genocidio degli Armeni. “Per un caso fortuito – ha detto Galli – la mozione è stata approvata all’indomani delle parole del Papa, perché presentata già a gennaio e per una serie di circostanze slittata fino alla metà di aprile. In questi mesi si sono sollevate polemiche prima ancora che la mozione venisse discussa, al punto che il console turco a Milano aveva chiesto un incontro con i gruppi consiliari per censurare questa mozione. Intervenire a gamba tesa prima ancora della discussione in Aula è una cosa da respingere con fermezza, perché interferisce con un processo decisionale che vede protagonista la terza assemblea elettiva nazionale”. Per Galli, che è docente universitario di Storia delle dottrine politiche, la mozione approvata dal Consiglio “ha avuto un impatto significativo anche dal punto di vista politico. Si tratta di difendere le ragioni di chi ha subìto un genocidio e ha visto negato nella memoria collettiva e nei libri di storia un massacro che per i Turchi, secondo il diritto internazionale, non è un vero e proprio genocidio. Ma la questione non è giuridica, bensì storica e politica. È una questione di chiarezza, di equilibrio e di onestà storica, che non vogliamo sia dimenticata, anche a fronte degli altri importanti anniversari di quest’anno quali il 70° della Liberazione”. Giancarlo Pagliarini, presidente dell’Associazione G. Pagliarini per la riforma federale e fra i relatori del convegno (moderato dal giornalista de "L’intraprendente" Gianluca Veneziani), ha ricostruito il lungo e tormentato iter al termine del quale, nel 2000, il governo italiano ha riconosciuto per legge il Genocidio degli Armeni. “Peccato che poi, però, l’Italia non abbia fatto mai nulla – ha rimarcato l’ex ministro – perché ha una fifa nera delle ripercussioni economiche con la Turchia. Per molti, la libertà dei popoli è un pericolo per il proprio potere. La Turchia – ha aggiunto Pagliarini, che è sposato con una donna armena – è molto combattiva su questo tema”: basti dire che punisce fino a tre anni di carcere chi parla del Genocidio degli Armeni, l’esatto opposto di quanto avviene in Francia, dove viene condannato chi lo nega. “Ad oggi – ha detto nel corso del suo intervento il console armeno Pietro Kuciukian – sono 22 i Paesi che riconoscono ufficialmente il Genocidio degli Armeni. Dopo l’inaspettata affermazione del Papa, la Ue ha subito rinnovato il riconoscimento del genocidio, sollecitando gli Stati membri a fare altrettanto. I primi sono stati l’Austria e la Germania”. Kuciukian ha ringraziato Galli per la mozione presentata in Regione e ha poi ricordato episodi paradossali quali gli assalti ai negozi Armani in Turchia, confusi con quelli armeni. “Ora – ha proseguito il console – la situazione sta cambiando e io ho buone speranze. Gli Armeni possono aspettare altri cento anni, perché un genocidio non va mai in prescrizione. I Turchi sono ancora orgogliosi dei grandi carnefici del passato, ai quali dedicano statue, piazze e strade. Vorrei spingerli ad esserlo di quei giusti Ottomani che hanno fatto anche del bene, salvando gli Armeni. Almeno 15 Turchi hanno perso la vita per non aver obbedito agli ordini di eliminare una popolazione che viveva sul loro territorio da tremila anni e che, secondo i Giovani Turchi, non poteva convivere con la ‘turchizzazione’ forsennata di quelle aree”.

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