Creato da ad_metalla il 09/05/2006

RealCaimani Cube

La verità delle parole sta nelle azioni successive

 

Messaggi del 13/04/2007

Tutti per uno

Post n°1274 pubblicato il 13 Aprile 2007 da ad_metalla
 

Poche parole, che siete persone che capiscono e che, soprattutto, ci credono:

GRAZIE

Massimo Manca


immagineLeonida Pandimiglio (Cagliari); Elettra Ruggeri (Cagliari); Pierpaolo Loi (Monserrato); Livia Medda; Alberto Masala (Bologna); Fabiola Ledda (Bologna); Paola Careddu (Sassari); Salvatore Trogu; Andrea Perra (Nuoro); Marco Pisano; Sabrina Sabiu (San G.Suergiu); Roberta Sanna (Cagliari); Efisio Fois (Sinna); Silvio Farris; Patrizia Pisu (Sinnai); Michela Fois; Antonia Tedesco (reg. S. Pietro, SS); Francesco Fois (Selargius); Ninni Tedesco; Antonella Cabiddu; Michelangelo Sardo (Cagliari); Anna Maria Pisano; Fernanda Sau; Mariella Cao; Salvatore Lai (Cala Gonone); Annalisa Scano; Francesca Cinellu; Francesca Balia (Quartu Sant’Elena); Giuseppe Scano (Tempio Pausania); Ugo Atzori; Annapaola Corrias (Quartu Sant’Elena); Eliana Sias (Sorso); Piero Mulas; Tiziana Diana (Cagliari); Kashi Onidi (Villasimius); Andrea Pubusa (Cagliari); Maura Tranquilli; Daniele Melis (Parigi); Gianluigi Spada; Silvia Murgia; Simona Murgia (Gonnesa); Alessandro Murgia; Andrea Angius; Daniele Costenaro (Milano); Carlo Fancello; Marcello Truddaiu (Sassari); Gabriella Barbarossa (Capoterra); Francesca Cucca (Capoterra); Federico Sanna (Lodè); Miali Atzori (Elmas); Sara Fuccella (Quartucciu); Elisabetta Pintus (Cagliari); Corrado Saddi (Oristano); Graziella Deffenu; Loredana Carrogu (Carbonia); Antioco Fenu; Maria Paola Morittu; Francesca Stefanelli (Sassari); Emilia Sanna (Cagliari); Adriano Piga (Cagliari); Carmelanna Zidda (Alghero); Guido Coraddu; Silvia Satta; Selena Ughi (Sassari); Antonella Madau (Sassari); Luigi Bellu (Quartu Sant'Elena); Giorgio Tocco; Andrea Planu (Uta); Maria Grazia Corda (Sassari); Erasmo Calandri (Donori); Filomena Colleo; Maria Teresa Vargiu; Ignazia Corrias (Iglesias); Alessandro Geri (Firenze); Maria Paola Falqui (Firenze); Davide Piras; Antonio Filigheddu; Paolo Stara (Mantova); Felice Caria (Olbia); Ignazio Corrias (Oristano); Giampaola Chiappini (Alghero); Caterina Carta (Quartu Sant’Elena); Matteo Bonafonte; Massimiliano Ledda (Ozieri); Antonio Dessì (Cagliari); Simone Spiga; Francesca Frau (Sinnai); Mauro Peloso (PortoTorres); Davide Garau (Bologna); Marino Bomboi (Siniscola); Annalisa Atzeni; Alessandro Desogus (Cagliari); Antonello Cairoli; Alberto Lorrai; Roberto Copparoni (Cagliari); Rita Nieddu; Piero Pilloni (Cagliari); Tiziana Diana (Cagliari); Liliana Paola Poddighe; Rossana Floris; Laura Marongiu; Martina Casu; Fatiha Benbadaoui (Reggello); Salvatore Gabriele Piras (Reggello); Giovanni Serreli; Luca Ortu (Quartu Sant’Elena); Amedeo Scarpa; Sandra Mereu (Girasole); Riccardo Pittau (Guasila); Luisella Caria (Cagliari); Francesca Frau (Sinnai); Enea Dessì; Andrea Atzori; Angela Guarino (Selargius); Vincenzo Lai (Iglesias); Walter Spanu... ed altri ancora che pian pianino inserirò non appena finirò la revisione dei miei appunti (e mi scuso già da adesso)

Per altri versi, che non sto qui a spiegare (per evidenti ragioni), un particolare ringraziamento a:

Alessandro Ledda, Giovanni Confalonieri, Giulia Dal Co, Paolo Maninchedda, Salvatore Settis, Mario Vecchione, Giovanni Puglisi, Francesco Masala, Tommaso Sodano, Paolo Fiori e i tanti colleghi giornalisti di cui, in questi tempi - lo dico per il loro bene - forse è meglio non palesare l'identità, giusto per evitargli qualche problemino...

Infine, non per ultimi, a color che hanno avuto in questi anni la pazienza e l'amore di starmi vicino, in questa e in altre battaglie, come nella vita. Non faccio nomi, capiranno. Senza di loro tutto non avrebbe avuto senso e, soprattutto, non avrebbe avuto la giusta e meritata fine. A loro, per primi, dedico questo blog e le righe di commiato che tra non molto seguiranno.


m.m.

 
 
 

Il Megafono

Post n°1273 pubblicato il 13 Aprile 2007 da ad_metalla
 
Foto di ad_metalla

Quando si dice "avere faccia di bronzo". Merita senz'altro d'essere divulgato lo scambio epistolare tra l'interventista Stefono Deliperi e Giuseppe Onufrio, direttore campagne di Greenpeace Italia. Ebbene, l'altro giorno si è tenuto a Cagliari un convegno su “La sfida dei cambiamenti climatici: il ruolo delle energie rinnovabili in Sardegna”, convegno - è bene ricordarlo - organizzato dal ministero dell'Ambiente in collaborazione con il Kyoto club, ovvero Greenpeace e Legambiente. Nel convegno, sostanzialmente, si è ribadito che l'Isola "ha tutte le carte in regola per diventare il fiore all'occhiello dell'energia pulita nell'Europa mediterranea". Peccato però - questa la critica di Greenpeace - che il Piano energetico recentemente varato dalla Giunta regionale capitanata da Soru "promuove il carbone e penalizza pesantemente l'eolico". Un passo indietro definito dagli ambientalisti "piuttosto miope e, francamente, incomprensibile di fronte all'avanzare delle nuove tecnologie». "Nel 2007 - ha detto Onufrio - bloccare l'eolico è una politica ambientalmente oscena". Naturalmente, nel dire queste cose, Greenpeace ha pienamente ragione a criticare le scelte di Soru e si basa su dati scientifici e di fatto (che saranno illustrati a Cagliari tra qualche giorno), come ad esempio la decisione assentita dal governatore di raddoppiare la centrale di Fiumesanto (che sarà riconvertita a carbone), le iniziative della Carbosulcis per alimentare col carbone le centrali Enel del Sulcis e, restando allo sciagurato incremento di CO2 che tali politiche comporta, il nuovo mega inceneritore di rifiuti di Ottana. Tutte cose - soprattutto con riferimento al carbone - su cui l'interventista Deliperi e gli Amici della Terra sono rimasti stranamente silenti negli ultimi mesi. Se questa è la cronaca degli eventi, poteva Stefono Deliperi - Megafono di Soru - (e candidato alle ultime regionali nel partito del governatore) non intervenire in una difesa d'ufficio - tanto ridicola quanto non richiesta - delle politiche al carbone e allo CO2 del governatore ? Certo che no. Beh, da qui parte la querelle che potete leggere di sotto. Nel mentre, in attesa non della prossima querelle, ma di una più materiale querela, potete leggere in ultimo perchè gli Amici della Terra, ops, della Serra, sono così affezionati al carbone. Ecco, per l'appunto: "avere faccia di bronzo". Anzi no, di carbone.

ad metalla

PS

Naturalmente Greenpeace non ha mai sposato la politica dell'eolico costi quel che costi, in ogni dove. Questa è solo una strumentale quanto grottesca caricatura interventista.

Eolico a senso unico, che pena

Legambiente, Greenpeace e la loro associazione derivata Kyoto Club, con i soldi pubblici del Ministero dell’ambiente, predicano il ricorso ad ogni costo all’energia eolica in ogni dove. Sembra di sentire i vertici dell’A.N.E.V., l’associazione che raggruppa le industrie di produzione e gestione degli impianti eolici. Il direttore di Greenpeace si spinge anche ad affermare che «la Carbosulcis vanta il record nazionale di inquinamento per ogni kw/h prodotto, rispetto anche alle altre centrali a carbone: 1.000 grammi di CO2 contro gli 800 emessi in atmosfera dagli impianti di nuova generazione». Peccato che la Carbosulcis non abbia alcuna centrale a carbone, ma gestisca temporaneamente l’unica miniera di carbone italiana, quella di Monte Sinni - Seruci (Carbonia - Gonnesa). Sulla Carbosulcis e sul suo progetto di stoccare in miniera rifiuti di origine industriale, così come sul ricorso al carbone come combustibile molto si può e si deve criticare e ci si deve opporre (vds. ad es. “Carbosulcis: carbone o aliga ? ”, http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/rv3242357/) , ma senza parlare a vanvera. E senza dimenticare che non si può riempire la Sardegna di torri eoliche per la bella faccia e gli interessi dei “signori del vento” e dei loro accoliti. Anche perché in questo modo si affossa definitivamente la ricerca sulle fonti energetiche alternative più “pulite” e alla lunga più redditizie, il fotovoltaico ed il solare termico, ad esempio.

Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico

P.S. una buona volta sarebbe bene che Legambiente, Greenpeace, Kyoto Club e chiunque altro (Giovani marmotte comprese) dichiarassero quali rapporti hanno con l’A.N.E.V., se ricevono fondi e quanti ne ricevono per una elementare ragione di trasparenza.


giuseppe.onufrio [Giovedi 12 Aprile 2007 ore 18:57:16]

Le affermazioni fatte dal Deliperi su Greenpeace sono da querela per diffamazione della nostra associazione. Sulle emissioni da carbone il riferimento preciso è la centrale del Sulcis dell'Enel che emette circa 1080 grammi di CO2 per kWh netto, contro una media nazionale di 530, oltre il doppio. L'eolico ha emissioni nulle. Se Deliperi si prendesse la briga di informarsi sui temi ambientali avrebbe scoperto due cose: il dibattito scientifico sul clima si è concluso con il 4° rapporto dell'Ipcc e le conclusioni sono che dobbiamo agire e in fretta per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. La seconda cosa che avrebbe scoperto è che l'Unione Europea ha deciso un taglio del 20 per cento delle emissioni al 2020 rispetto al 1990 e un obiettivo legalmente vincolante di una quota del del 20 per cento di fonti rinnovabili sul totale delle fonti primarie. Oggi siamo a meno del 6 per cento e dovremmo moltiplicare per circa 3.5 volte la produzione da rinnovabili senza aumentare i consumi. Una sfida per la quale dovremo far ricorso a tutte le potenzialità a partire dall'eolico, dall'uso sostenibile delle biomasse e dalle tecnologie solari. Tutte. Invece di darsi tanta pena, Deliperi dovrebbe proporre alla sua associazione di cambiare nome in Amici della Serra: lo sviluppo del carbone che difendete così tanto servirebbe solo ad aumentare le emissioni di gas a effetto serra, non certo a ridurle. Ribadisco: promuovere il carbone e bloccare l'eolico è una oscenità ambientale.

stefano.deliperi [Giovedi 12 Aprile 2007 ore 22:00:28]

gent.mo "giuseppe.onufrio", il riferimento riportato dai mezzi di informazione e non smentito da Greenpeace e da nessun altro è sulla "Carbosulcis" che, di grazia, centrali a carbone non ne ha. Ha una miniera di carbone, temporaneamente. Il che, piaccia al Cielo, non è la medesima cosa. Siamo tutti perfettamente consapevoli di quel che dice il rapporto dell'I.P.P.C. - i cui resoconti stampa sono pubblicati su questo blog - e siamo tutti consapevoli del fatto che si deve cambiare registro. Quello di cui non mi pare che Legambiente e Greenpeace siano consapevoli è il fatto che le torri eoliche possano esser installate dappertutto, soprattutto in Sardegna. Per cui continuo ad invitare Greenpeace, Legambiente, "giuseppe onufrio" e chiunque altro a esplicitare con chiarezza e trasparenza quali siano i rapporti con A.N.E.V. e altri soggetti legati al mondo dell'energia eolica. perchè, su temi così importanti per il futuro della nostra amata Terra, la chiarezza e la trasparenza è d'obbligo. Noi, Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico, diciamo chiaramente che siamo favorevoli alle energie alternative (eolico compreso), ma diciamo anche che i parchi eolici possono essere realizzati in Sardegna "dipende da dove e come", senza alcuna deregulation, senza alcun far west, come accadeva prima del 2004, quando Greenpeace e Lagambiente nulla dicevano sulla spaventosa "cascata" di progetti di impianti eolici in Sardegna, senza pari in Italia. Caro "giuseppe.onufrio", si confronti su queste cose e se ne faccia una ragione: il far west dell'eolico - con grandi vantaggi soltanto per i "signori del vento" - qui in Sardegna per ora non ritornerà. Si metta l'anima, non ventosa, in pace.

giuseppe.onufrio [Venerdi 13 Aprile 2007 ore 11:49:15]

esimio "deliperi", Greenpeace non propone affatto un far west per l'eolico. Ripeto: la nostra comunicazione sul Sulcis era riferita alla centrale Enel, come pubblicato sul nostro rapporto che abbiamo sul sito web "Una scomoda verità" lanciato già a dicembre durante l'azione alla centrale di Porto Tolle (vedasi su: http://www.youtube.com/watch?v=zJvshv93LU8) Chi difende la scelta del carbone prima di lanciare insinuazioni provocatorie avrebbe il dovere di spiegare perché gli piace tanto il carbone nonostante abbia le più elevate emissioni di anidride carbonica.
Per quanto riguarda il solare termodinamico anche noi speriamo che abbia un rapido sviluppo ma non possiamo basarci su una tecnologia ancora in fase di sviluppo industriale. Con le stime correnti, al 2020 il contributo potenziale dell'eolico in Europa rimane di oltre 100 volte superiore. Di eolico se ne può e se ne deve fare molto: non dapertutto, d'accordo, ma tante valli dove pascolano le pecore e il bestiame possono benissimo ospitare parchi eolici: che non emettono CO2, non lasciano scorie da custodire per secoli, possono essere smontati a fine vita (se come tutti speriamo, avremo altre fonti pulite da poter sviluppare). Per il resto la nostra associazione non riceve nè contributi dallo stato nè dalle imprese nè da partiti poltici. Ma collaboriamo sul piano tecnico e politico con tutti i soggetti che riteniamo, sia a livello globale che italiano. Per sviluppare le alternative a carbone e fonti fossili queste devono diventare una realtà industriale, altrimenti la battaglia è persa. Con la proposta di PEAR attuale la Sardegna diventerà esportatrice di elettricità nera, invece che l'avanguardia italiana delle fonti rinnovabili. Questo documento non può passare una VAS seria. Siamo un'organizzazione piuttosto tignosa caro "deliperi": se ne faccia una ragione lei perchè noi non molliamo: il carbone è il killer del clima e chi si schiera dalla sua parte non avrà tregua.

Giuseppe Onufrio - Greenpeace


Le ragioni etiche a sostegno di
un maggiore ricorso del carbone in Italia

L’opinione di Rosa Filippini, presidente degli Amici della Terra, la storica associazione ambientalista che, da tempo, in Italia, sostiene un maggior ricorso della produzione elettrica da carbone

«La domanda mondiale di energia è in rapida crescita - afferma Rosa Filippini - e il petrolio resta la fonte energetica prevalente in ragione sia del forte sviluppo di grandi Paesi, quali Cina e India, sia dell'espansione del settore trasporti, passeggeri e merci. Ma il crescente utilizzo di combustibili fossili, e in particolare dei carburanti per autotrazione, non è sostenibile e dovrebbe preoccupare i Governi principalmente per tre aspetti: la pressione sull’ambiente, l’esauribilità delle riserve e l’insicurezza degli approvvigionamenti». «Per questi motivi occorrerebbe porsi con decisione l'obiettivo strategico di sistemi energetici interamente fondati sulle fonti rinnovabili investendo nella ricerca tecnologica in modo da consentire questo passaggio nel più breve tempo possibile. Nel periodo di transizione, i paesi industrializzati dovrebbero ridurre progressivamente il consumo di combustibili fossili attraverso miglioramenti di efficienza - sia dal lato dell'offerta che da quello della domanda - utilizzando tecnologie già oggi disponibili. È in questo quadro che appare ragionevole un impiego efficiente del carbone, la fonte fossile con la più ampia distribuzione geografica di riserve, la meno esposta alle perturbazioni geopolitiche e di mercato».

Le sue sono tuttavia valutazioni di politica energetica e di politica internazionale, poco comprensibili per il cosiddetto “uomo della strada”. Tant’è che ogni qual volta si cerca di realizzare una centrale a carbone, almeno in Italia, occorre fronteggiare contestazioni e ostruzionismi non solo da parte delle popolazioni, ma anche di istituzioni e amministratori locali. Tutti convinti che l’inquinamento delle centrali a carbone sia maggiore. Qual è la posizione degli Amici della Terra rispetto alla questione dell’impatto ambientale?

«È un problema che esiste e che va tenuto ben presente. Le centrali - ovviamente non solo quelle a carbone - hanno un impatto inevitabile sull’ambiente circostante, che tuttavia è possibile controllare, ridurre al minimo e monitorare nel tempo. Per quanto concerne il carbone, le tecnologie oggi disponibili consentono un impatto ambientale di gran lunga inferiore non solo alle vecchie centrali a carbone, ma anche a quelle ad olio combustibile che esse vanno a sostituire. Da questo punto di vista non ha senso opporsi alla riconversione a carbone di centrali obsolete già presenti sul territorio. Il problema, casomai, è nella gestione. E qui sì che è opportuno che le popolazioni si mobilitino per controllare che il gestore della centrale faccia un buon lavoro, nel senso di verificare che le emissioni siano quelle di progetto non solo il giorno dell’inaugurazione, ma anche dopo anni di operatività. Il problema dell’inquinamento locale è dunque, a nostro avviso, gestibile né più né meno che per le altre centrali o per altri grandi impianti industriali”.“Diverso è il discorso per le emissioni di CO2, che nel caso del carbone sono effettivamente superiori. Si tratta però di emissioni climalteranti che hanno valenza globale, non di inquinamento locale. Ed è allora importante sottolineare un ragionamento di carattere etico che richiede che il carbone sia utilizzato prevalentemente nei paesi ricchi».

Abstract: www.enel.it

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Balle spaziali

Post n°1271 pubblicato il 13 Aprile 2007 da ad_metalla
 
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E c'è ancora chi si ostina a parlare di "carbone pulito". Pulito da cosa ? Forse tra 10, 15 anni la tecnologia potrà dare risposte appena appena soddisfacenti, oggi è pura gazzosa, tutta roba sperimentale, alla ricerca di finanziamenti pubblici, che quindi verrebbero sottrati alle tecnologie pulite. I signori del carbone vogliono fare sperimentazione ? La facciano a casa loro, coi loro soldi. Come fanno in America, dove da 4 anni hanno cominciato a lavorarci sopra e dove prevedono di raggiungere risultati su scala industriale non prima del 2015. E poi, detto degli inquinanti, questa fantastica tecnologia non risolve assolutamente il problema della CO2, che comunque dovrebbe essere smaltita da qualche parte. Dove ? Ma certo, magari dentro le miniere vuote della Sardegna, che siamo la pattumiera del Mediterraneo. L'ha detto Rubia, l'ha ricordato il ministro Pecoraro: non esiste il carbone pulito. Esiste solo la coscienza sporca.

Massimo Manca


Energia pulita dal carbone
Sotacarbo presenta il progetto Zero Emission Fine Co2

Sarà presentato lunedì pomeriggio alle 16, nella sala convegni del centro delle culture del carbone, a Carbonia, il progetto “Zero Emission Fine Co2”. L’iniziativa è della società Sotacarbo che, in questo progetto di ricerca la ha ottenuto la collaborazione di Ansaldo Energia, Itea (gruppo Sofinter) con un protocollo d’intesa già sottoscritto da tempo. Ai lavori prenderanno parte Alvise Sassignano, ad Sofinter, Grigio Palazzi, direttore dipartimento Energia-Enea, Mario Porcu, presidente Sotacarbo, Roberto Marosi Ansaldo Energia. E’ preannunciata la presenza del presidente della giunta regionale, Renato Soru, dell’assessore regionale all’industria Concetta Rau, dei sindaci di Iglesias e di Carbonia, Giuliano Murgia presidente Sardegna Ricerche, Giorgio Cau direttore Dimeca dell’università di Cagliari e Gianni Tedeschi presidente gruppo Sofinter spa. «Il progetto - preannuncia Mario Porcu - si propone di realizzare un impianto dimostrativo della tecnologia Isotherm che consiste nell’ossidazione di combustibili in assenza di fiamma, utilizzando l’ossigeno come comburente. Le alte temperature del combustore consentono la completa fusione delle ceneri con cattura dei metalli pesanti e distruzione dei composti organici».(e.a)
 
La Nuova Sardegna del 13 aprile 2007


Tvn, i no-coke su Annozero

La vicenda relativa alla conversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord ieri sera è stata al centro della puntata di “Annozero”, condotta da Michele Santoro. In studio una nutrita delegazione del Movimento No-Coke Alto Lazio che, come noto, si batte contro la trasformazione del sito produttivo.

La trasmissione si è aperta con le immagini del presidio ancora in corso presso la sala consiliare del comune di Tarquinia, nel giorno della visita di Beppe Grillo ai manifestanti in sciopero della fame. Quindi la parola è passata al rappresentante di Enel, presente in studio che ha ribadito le posizioni dell’azienda. Il carbone pulito utilizza tecnologie avanzate, grazie alle quali si ridurranno le emissioni rispetto all’impianto configurato a olio. Una definizione, quella del carbone pulito, contestata dal Ministro per l’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, citando le dichiarazioni del premio Nobel Rubia.

Nel corso della trasmissione via via hanno preso la parola i volti noti da anni a Civitavecchia nella protesta no-coke, con una richiesta netta al ministro: riaprire la valutazione di impatto ambientale sulla conversione a carbone ed estenderla ai comuni dell’hinterland di Civitavecchia. Eppure le parole conclusive di Pecoraro Scanio non lasciano aperte molte strade. L’impegno è quello per fare una Vas, ovvero una valutazione ambientale strategica, che allarghi il raggio del territorio sotto osservazione, ma promossa dai comitati. La via su Tvn, peraltro, è contenuta nel procedimento unico autorizzativo alla conversione, rilasciato dall’allora ministero per le Attività Produttive con il Governo Berlusconi. Oggi Dicastero per lo Sviluppo Economico di Pierluigi Bersani. 

 
 
 

Sardegna fatti furba

Post n°1270 pubblicato il 13 Aprile 2007 da ad_metalla
 
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Pubblicità istituzionale, la magistratura formalizza l'inchiesta sulla gara d'appalto vinta dalla Saatchi&Saatchi: abuso d'ufficio contro ignoti. Non solo: frugando tra le carte sono saltati fuori altri due appalti sospetti sui quali la Procura di Cagliari ha aperto due distinti fascicoli ipotizzando il falso ideologico.

La prima gara ha assegnato un milione di euro alla Saatchi&Saatchi per la campagna "Sardegna fatti bella" sull'educazione alla raccolta dei rifiuti, la seconda riguarda una convenzione da 30.000 euro per il nuovo logo della Regione, assegnata a una società, la Pentagram, già esclusa dalla gara. Pubblicità istituzionale. La formalizzazione dell'inchiesta penale è un passaggio tecnico indispensabile per consentire, con la nomina di un consulente, la trascrizione delle registrazioni dell'interrogatorio dei commissari e del segretario chiamati ad aggiudicare l'appalto da 56 milioni di euro più Iva. Finora il sostituto Mario Marchetti si è mosso nel ristretto ambito dei "fatti non costituenti reato" che, però, non consente spese giudiziali. Di lì la necessità di aprire un'inchiesta formale e individuare un'imputazione. Per il momento non c'è neanche un nome sul registro degli indagati ma si procede spediti: per la prossima settimana sono stati riconvocati in Procura la responsabile del procedimento Michela Melis e i commissari Giovanni Maria Filindeu (architetto), Letterio Bernava (esperto in certificazioni di qualità) e Roberta Sanna (dirigente dell'assessorato all'Agricoltura). Quasi certamente il magistrato vorrà mettere a confronto le loro dichiarazioni con quelle rese nel corso della seconda audizione da Aldo Brigaglia, il pubblicitario quarto componente della commissione (presieduta del direttore generale della Presidenza della giunta regionale Fulvio Dettori) e dal segretario Carlo Sanna. Il passo successivo sarà il controllo dei tabulati telefonici dei commissari, tutti, incluso quelli del presidente Dettori: questa mossa è indispensabile per ricostruire un episodio riferito da Brigaglia, relativo alla seconda votazione, quella del 15 novembre 2006, scomparsa dalle carte, scordata da tutti durante il primo interrogatorio in Procura, saltata fuori durante le audizioni in Consiglio regionale attraverso Brigaglia e poi confermata da Sanna. In quella votazione la Saatchi&Saatchi, vincitrice pur di misura nella prima gara (annullata), era risultata al terzo posto dietro la McCann e la Tbwa. Dopo il voto la Sanna, Brigaglia e Bernava erano andati a pranzo insieme: stando al racconto di Brigaglia qualcuno aveva sentito Dettori mentre al telefono assicurava che nel giro di qualche ora l'esito sarebbe cambiato. Quindi la Sanna avrebbe ricevuto una telefonata dall'assessore all'Agricoltura Franco Foddis e sarebbe andata alla Regione. Poche ore dopo si era votato di nuovo e la Saatchi era balzata al primo posto. Con chi ha parlato Dettori al telefono? Davvero Foddis ha chiamato la Sanna? I tabulati telefonici confermeranno o meno il racconto di Brigaglia. A questo proposito vanno ricordate le parole del segretario: «Unanimemente la commissione aveva ritenuto non valida la seconda votazione, alla fine di questa seconda votazione era infatti risultata vincitrice una terza ditta, esito di una votazione svoltasi in maniera totalmente irrazionale e illogica». Ebbene, se con l'annullamento è stato commesso un reato, quell'«unanimemente» potrebbe essere fonte di guai per tutti. Lo stesso discorso potrebbe valere per la prima votazione, con la Saatchi vincente di misura: il bando di gara prevedeva che il voto della commissione dovesse essere incrociato con la valutazione economica, ma lo scarto tra le concorrenti era pochissimo e dunque era ancora tutto in gioco. Il voto venne aggiustato, Brigaglia se ne andò ma poi si decise di rivotare e il pubblicitario ritirò le dimissioni. Quella votazione non fu firmata dalla responsabile del procedimento (che non venne informata dalla seconda) che pretese il rispetto di alcuni criteri: il 17 gennaio la terza votazione assegnò la gara alla Saatchi&Saatchi. Il logo. È stato presentato dall'assessorato al Turismo l'11 ottobre 2006 in occasione del Salone nautico di Genova. Anche su questa gara sta indagando il sostituto Marchetti che ha letto l'articolo di Alberto Soi pubblicato in gennaio da una rivista specializzata, "Progetto grafico". Soi è uno dei componenti della commissione che ha aggiudicato la gara insieme a Dettori, Brigaglia e la grafica Sabina Era (consulente della Regione). Sono stati presentati 227 progetti, tra i 21 esclusi c'era la Pentagram che aveva violato le norme sull'anonimato scrivendo il mittente sulla busta. Hanno vinto in tre, ex aequo, come si legge nel verbale: «La commissione giudicatrice assegna il più alto punteggio (79 punti su 100) a tre proposte che risultano vincitrici ex aequo. Ciascuna delle tre proposte è il risultato di un'attenta analisi delle identity visive già note in ambito nazionale e internazionale. Scegliendo di non battere gli abusati temi della solarità e delle attrattive vacanziere, le proposte puntano invece in modo coerente sul posizionamento di unicità del soggetto Sardegna con una differenziazione concettuale, formale e di contenuti. Ciascuna delle tre proposte si distingue per l'adozione di un linguaggio, uno stile e un tono adatti a veicolare un innovativo segnale di identità presso il target di riferimento. La coerenza, l'essenzialità, l'immediatezza di lettura, il forte legame visivo e tematico con la Sardegna come valore storico, paesaggistico, culturale sono ben espressi in ciascuna delle tre proposte che rispondono in maniera altamente soddisfacente a tutti i criteri di valutazione enunciati nel bando di concorso». Esame superato a pieni voti. Però, la determinazione di Dettori che annuncia gli esiti del concorso contraddice quel verbale: «La commissione ha ritenuto che nessuno fra gli elaborati presentati avesse qualità e contenuti tali da raggiungere i risultati richiesti dal bando di gara. Conseguentemente la commissione ha ritenuto che il concorso dovesse concludersi senza un vincitore». Poi: «Riguardo ai progetti che la commissione ha ritenuto di non poter valutare per mere irregolarità formali, il presidente della commissione ritiene doveroso evidenziare che fra essi ve ne sono alcuni che si distinguono per le eccellenti qualità della proposta presentata». La vittoria è andata alla Pentagram. Sardegna fatti bella. Questa campagna pubblicitaria da un milione di euro il 25 luglio 2006 è stata affidata alla Saatchi. L'obiettivo era quello di rendere la Regione più accogliente con un'operazione di sensibilizzazione collettiva. La delibera auspicava «un avvio immediato della campagna con l'utilizzo dei media regionali». Anche qui la Procura indaga per falso ideologico contro ignoti: il problema è l'assegnazione dell'appalto senza una gara pubblica.

Maria Francesca Chiappe

Abstract: L’Unione Sarda del 17 aprile 2007



Il più contestato appalto nella storia recente della Regione sarda.La gara dei misteri è un maxi pasticcio.Documenti spariti, passerelle in Procura, dimissioni-farsa.Dal memoriale pro Saatchi di Dettori al festoso comunicato del presidente a pochi minuti dal verdetto

Il caso Saatchi è già finito male. Questo pasticcio da 120 miliardi non ha precedenti, nella storia degli appalti della Regione. È successo di tutto, sono perfino spariti e poi miracolosamente riapparsi documenti ufficialmente protocollati. Non sono mancate dimissioni a sorpresa, duri scontri politici, passerelle in Procura e clamorose sconfessioni del lavoro della commissione di gara, con un ricorso al Tar che pende da quindici giorni. Con due passaggi, in questa vicenda, che alimentano dubbi, fortissimi dubbi sulla limpidezza della gara: l'ufficio stampa del presidente Renato Soru che, pochi minuti dopo l'apertura delle buste (o forse durante l'operazione, visto l'orario d'arrivo della mail nelle redazioni), decanta con impressionante dovizia di particolari le straordinarie capacità tecniche della Saatchi&Saatchi; e il braccio destro del governatore, il direttore generale della Regione e presidente della commissione di gara, Fulvio Dettori, che scrive e diffonde all'interno della Regione un memoriale a sostegno della campagna della Saatchi con il procedimento ancora aperto. Due dettagli, fra i mille di questo sconcertante passaggio di legislatura, che hanno attirato anche l'attenzione della Procura della Repubblica, oltre che quella della grande famiglia dei pubblicitari nazionali. Una comunità in silenziosa rivolta, dei «vorrei dirne tante ma non posso parlare», che aspetta con febbrile coinvolgimento i risvolti giudiziari e politici. Tutto questo, mentre il colosso multinazionale fondato dai fratelli iraniani Saatchi sta lavorando alla campagna sulla Sardegna, perché dal punto di vista tecnico il "suo" appalto l'ha vinto. La storia. Il bando da 18 milioni all'anno più Iva, della durata di tre anni, vedeva sei concorrenti, i maggiori gruppi - eccetto Young & Rubicam - della pubblicità nazionale, con una serie di agenzie sarde nel ruolo di compagne minori della cordata. La gara viene indetta all'inizio di agosto del 2006, in piena calura estiva, e i criteri eccessivamente selettivi fanno infuriare i pubblicitari sardi: «La Regione non consente la nostra partecipazione». Indiscrezioni, illazioni, previsioni sul nome dell'agenzia vincitrice trovano conferma il 21 novembre, quando la gara se la aggiudica la Saatchi, in accoppiata con la Equinox. Il giorno dopo, l'unico commissario "tecnico" fra i cinque scelti dalla Regione, il decano dei pubblicitari sardi Aldo Brigaglia grida, sull'Unione Sarda: è uno scandalo, ha vinto la campagna peggiore, questo progetto non rispetta le aspettative della Regione. Sullo sfondo di una battaglia politica fra maggioranza (silenziosa) e opposizione (fuoco e fiamme), con il centrodestra guidato dal deputato Pili che propone un dossier dopo l'altro, va in scena una guerra fra uffici confinanti, nella presidenza della Regione. La responsabile della gara, Michela Melis, non si decide a dare il suo fondamentale via libera (una firma da 120 miliardi di vecchie lire) e il suo superiore, Dettori, che cerca in qualsiasi modo di convincerla. Fino a riuscirci, ma solo dopo quasi tre mesi di riunioni e contrasti. La Procura convoca tutti i protagonisti proprio in quei giorni, siamo alla fine di gennaio. La commissione politica di inchiesta lavora fra diverbi e interrogatori (inquietanti) dei commissari di gara, il suo presidente (Dedoni) che si dimette dopo aver denunciato pressioni e ingerenze. E ieri, un altro colpo di scena, la risposta del palazzo di giustizia.

Enrico Pilia

Abstract: L’Unione Sarda del 13 aprile 2007


Quella vittoria troppo veloce
 

La battuta non è malvagia: parafrasando lo slogan della campagna "Sardegna fatti bella", un pubblicitario navigato ne aveva coniato un altro, "Saatchi, fatti bella". Con un milione di euro, concesso in tutta fretta alla diramazione italiana della multinazionale e senza uno straccio di gara perlomeno fra le menti pensanti dell'advertising locale. Un affidamento diretto che aveva fatto gridare allo scandalo i pubblicitari di casa nostra e perfino qualche senatore del marketing, legato un tempo da stretti rapporti con Renato Soru, come Gavino Sanna. Il 25 luglio 2006, pochi giorni prima della pubblicazione on line del bando sulla pubblicità, il presidente della Giunta «manifesta la necessità e l'urgenza di provvedere alla realizzazione di una campagna di pubblicità istituzionale che accompagni e rafforzi il progetto "Sardegna Fatti Bella"». Un'esigenza, afferma il governatore in quella occasione, «ancor più pressante in considerazione della concomitanza con la stagione estiva e con il sovraffollamento delle zone turistiche». Una campagna da avviare «con immediatezza, in considerazione del carattere di urgenza evidenziato e che sia realizzata con l'utilizzo dei media regionali». Soru (e Fulvio Dettori) firmano la deliberazione numero 33/21, dove si stabilisce che «la campagna sia ideata con il supporto della Saatchi&Saatchi e che complessivamente, per consulenza e realizzazione, siano stanziati un milione di euro». Ai Comuni sardi, intanto, vengono destinati 30 milioni di euro per l'abbellimento dei centri abitati e la pulizia degli arenili e delle strade. Critiche e sospetti. «Questa campagna va avanti a fatica», aveva ammesso, a fine estate, il presidente Soru all'assemblea dell'Anci. Mentre sul progetto di sensibilizzazione, alcuni pubblicitari sardi affermarono che quel mezzo milione di euro assegnato direttamente alla Saatchi (il milione è stato diviso con un'agenzia sarda che curò la diffusione dle messaggio sui media regionali) è eccessivo, se si considera che il capitolo "creatività" venne finanziato «con 200 mila euro, un record in Italia». Sanna, pubblicitario sassarese e milanese d'adozione, alla fine dell'autunno scorso fu particolarmente critico: «La campagna per la pubblicità istituzionale era da vincere a tutti i costi, quella che se la è aggiudicata è certamente l'agenzia di fiducia del presidente Soru, lo abbiamo visto anche nel luglio scorso - affermò Sanna - quando si è trattato di assegnare urgentemente e senza una gara la campagna sulla pulizia della Sardegna».

(e. p.)

Abstract: L’Unione Sarda del 13 aprile 2007

 
 
 

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