aiemm onlus

Associazione per L'informazione contro l'Emarginazione dei Malati Mentali

 

" Lo sapevi che.... sommando le varie patologie, depressione, anoressia/bulimia, schizofrenia, ecc.

il problema delle malattie mentali riguarda una famiglia su tre? "

 

LA SITUAZIONE SANITARIA IN ITALIA

 La chiusura degli ospedali psichiatrici decretata dalla legge 180/1978, ha lasciato problemi irrisolti e comunque causato:

  • ritardi nell'identificazione e nella cura del disturbo psichico (tempo medio tra l'insorgere della malattia ed il contatto con la struttura di cura quattro anni e mezzo)      
  • ritardi nel predisporre strutture alternative come le residenze riabilitative;
  • pregiudizi, stigma ed esclusione dei pazienti dovuti a conoscenze incomplete e distorte della malattia psichica, con ripercussione sull'intero gruppo famigliare;
  • alto costo economico che pesa sull'insieme della collettività.
 

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Intervista al Presidente Sergio Orsi aiemm onlus

Post n°3 pubblicato il 15 Ottobre 2010 da aiemm.onlus
Foto di aiemm.onlus

Al servizio dell’uomo

 

I volontari sono gente silenziosa che non ama la pubblicità; fanno ciò in cui credono e credono in ciò che fanno. Non è il clamore degli applausi che li conforta ma il consenso della propria coscienza, unitamente ad una gioia che può comprendere solo chi la prova.

 

Un esemplare esperienza di volontariato nel settore dell’assistenza ai malati mentali è costituito dalla aiemm onlus, creata nel 1996, per l’informazione e contro l’emarginazione dei”malati mentali”,gestita da genitori e parenti di pazienti affetti da psicopatologie. Abbiamo intervistato il Presidente Sergio Orsi.

 D) La malattia mentale è un male da curare o un male da capire?

 R) E’un male da curare e soprattutto da capire.- essendo questa la meravigliosa e dolente dell’uomo.

E’ l’uomo che dobbiamo mettere al centro, nella sua dignità, con lo strano splendore della sua mente ottenebrata, a volte solo temporaneamente, dietro la quale continuano a brillare i sentimenti.

È un uomo  da capire attraverso i sentimenti, tenendo presente che in alcuni casi può essere più facile “acquietare” con una carezza o con la dolcezza di uno sguardo che con una manciata di pillole.

 D) Ma le istituzioni sanitarie non sono fatte per distribuire amore; non le pare?.

 R) E’ vero: ad esse spetta di assistere e curare intrecciando competenza e responsabilità,ma dovendolo fare attraverso donne ed uomini professionalmente qualificati, la miglior cura che essi possono dare rimane pur sempre l’umanità di cui sanno caricare i loro gesti professionali. Si può dare una pillola in tanti modi, si può parlare, e perfino richiamare, un malato con toni che trasmettono compassione e comprensione Quando si ha a che fare con la mente malata questo è ancor più importante.

Certamente, alla base deve esserci la formazione professionale e la disponibilità di confacenti mezzi di formazione e di aggiornamento, nonché la disponibilità di strutture adeguate; purtroppo in proposito si devono lamentare ancora grosse carenze che mettono in gravi difficoltà chi deve gestire e convivere, in ruoli diversi, con un malato mentale.

 D) Forse non viene sufficientemente valutato il disagio in cui si vengono a trovare le famiglie chiamate a gestire il malato mentale. Condivide questa osservazione?

 R) Non bisogna sottovalutare il fatto che l’irrompere della malattia mentale in un contesto familiare provoca una serie di reazioni a catena nei componenti “sani”, ai quali è richiesto di andare ben oltre la semplice accettazione e la passiva adattabilità.

Essi si trovano di fronte ad un mondo assolutamente nuovo che il malato di mente porta con sé e proietta su coloro che gli vivono accanto, obbligandoli all’impatto-spesso duro e ricco di incognite- col mondo sconosciuto  che si porta dentro: mondo ricco di manifestazioni impensabili, imprevedibili, a volte scioccanti; situazioni da metabolizzare sul piano individuale e collettivo, misurandosi col dolore, spesso straziante, che una mente devastata proietta intorno a sé.

 Negli occhi di un malato mentale lampeggia a volte un disperato grido di aiuto  ed una inespressa, fame d’affetto e d’attenzione. Nascono allora,in chi lo scorge, le domande esistenziali di fondo, la ricerca del perché  del dolore, e del dolore innocente.

E si impone la necessità di trovare una risposta che si può tradurre in comportamenti diversi: il rifiuto, l’accettazione forzata, la perdita di fiducia nella vita, la convivenza forzata e quasi conflittuale col malato, che a volte può essere considerato quasi come un nemico, o quantomeno come un personaggio responsabile di una situazione insopportabile, di cui  ci si vorrebbe a tutti i costi liberare: una situazione da rimuovere nell’inconscio fino a giungere ad una pacifica convivenza di facciata, non già ad una serena accettazione in una “nuova” ritrovata armonia.

A sua volta il malato può avvertire questo suo involontario ruolo di soggetto che “turba” profondamente la pace familiare, aggiungendo così sofferenza a sofferenza,fino a sentirsi colpevole anziché vittima. Deve essere aiutato ad inserirsi con dignità e consapevolezza. in un contesto umano caratterizzato da una grande immaturità di fronte al dolore.

 D)  Mi sembra di capire che a questo punto  si crea un vuoto da colmare, in un certo senso ci possono essere dei “malati” intorno al malato, anch’essi da aiutare?

 R)  Più che malati si tratta di soggetti, che si dibattono in una profonda situazione di disagio;combattuti fra il dover fare e il non sapere a volte cosa fare, fra la spinta dell’amore tentato di inventare nuove terapie e la cruda legge della dinamica della malattia che richiede anche il freddo-a volte pesante- intervento farmacologico.

E, quando la stanchezza del logorante quotidiano invoca un consiglio o un rifugio ove trovare conforto al proprio dramma interiore si scontra con la carenza e l’affollamento delle istituzioni, impropriamente chiamate a fare i conti con miseri bilanci e carenze strutturali, ai quali i pur lodevoli sacrifici del personale sanitario non riescono ad ovviare.

Ed è qui che si esplica l’attività del volontariato, fatta di esperienze condivise e tenute insieme da un profondo rispetto per l’uomo, per la sua sacralità che viene prima di ogni religione. Se poi questa sacralità  si sposa con la religione è l’immagine di Dio che affiora nel volto del sofferente; e la stessa sofferenza ha il profumo di una croce che  redime.

Ma stiamo andando troppo in là, forse in una dimensione in cui non tutti possono trovarsi d’accordo.

 D) Comunque, al di là di questa sua nobilissima interpretazione, alla base rimane la proficua azione del volontariato che forse non tutti riescono a capire nella sua vera essenza.

 R) Non si può capire il volontariato se non si tiene conto dello spirito che lo anima; il resto è cronaca di interventi diversificati, ma il collante è l’amore per l’uomo. Fare volontariato è credere nell’uomo. Quello della nostra Associazione è un intervento che potremmo definire “globale”,in quanto da un lato “assistiamo” il malato lungo un percorso individuale integrato con terapie di gruppo, dall’altro promuoviamo incontri guidati fra coloro che sono chiamati a vivergli accanto. Questi incontri, oltre ad alimentare un tessuto di umana solidarietà,costituiscono anche utili occasioni per lo scambio di esperienze,dalle quali possono nascere indicazioni operative .La nostra attività,non pretende certamente di sostituire l’operato delle istituzioni sanitarie, ma le integra e le affianca, colloquiando con esse quando necessario.

Parallelamente l’Associazione sviluppa azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica attraverso manifestazioni culturali intese ad inquadrare il problema della malattia mentale e del suo trattamento, evidenziandone gli aspetti sanitari, sociali, giuridici e proponendo le iniziative utili suggerite dall’’esperienza.

                                                        Giovanni Esposito

 
 
 

CHI SIAMO

Post n°1 pubblicato il 06 Novembre 2009 da aiemm.onlus
Foto di aiemm.onlus

aiemm è un'associazione di volontariato onlus creata nel 1996, per l'informazione e contro l'emarginazione dei "malati mentali".

E' presente al tavolo del "Coordinamento Salute Mentale ASL - Città di Milano" ed è gestita da genitori e parenti di pazienti affetti

                                da psicopatologie.

DOVE TROVARCI

Associazione per l'Informazione contro l'Emarginazione dei Malati Mentali

corso Garibaldi 18 - 20121 Milano

Tel. 02.72.00.15.49

Fax 02.72.00.15.46

e-mail : aiemm.onlus@libero.it

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: aiemm.onlus
Data di creazione: 06/11/2009
 

GLI OBBIETTIVI

Avvalendosi di una conoscenza diretta dei percorsi terapeutici che integrano aspetti farmacologici, psicoterapeutici e riabilitativi , aiemm si propone di:

  • fornire assistenza pratica al malato e alle famiglie;
  • imporsi come interlocutore di rilievo nei confronti delle istituzioni sanitarie;
  • divulgare le informazioni relative al disagio psichico attraverso campagne di sensibilizzazione e l'organizzazione di eventi mirati.

aiemm è fortemente impegnata "in prima linea" nella difesa dei diritti dei malati mentali.

 

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