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Messaggi di Giugno 2015

Visitando paesi Ostili/Parigi e la Francia

Post n°425 pubblicato il 24 Giugno 2015 da MANonTHEmoonMilano

Indossata la fascia tricolore, gonfio d'orgoglio, sono riuscito ad atterrare, senza essere respinto all'aeroporto Charles de Gaulle (si pronuncia degol, ma attenzioni se segni una rete in Francia si dice But, che in Italia si dice quando la rete te la magni...).

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La Francia, come si sa, è un paese ostile e lo capisci subito.

Per arrivare nella Capitale della Grandeur bisogna prendere un treno che costa 10 euro a cranio che si chiama Rer (a e b): per andare da A a B bisogna essere all'aeroporto, mentre per andare da B ad A bisogna essere a Parigi. Un po come unire due puntini geometrici per andare da un punto all'altro.

Poi si giunge alla Chapelle (a Cappella) e tu dici: cazzo! Ma è sbagliato.

Per arrivare a Place de Clichy dove avevamo l'albero oltremodo ostile sito in Rue de Turin, vicino alla fermata Rome della Metro (quindi tutte le strade portano a Rome...).

Una volta arrivati, giusto per confermare l'ostilità transalpina, ci han dato una camera (ma le han date a tutti) con un ridicolo e sottilissimo cuscino, e un piumone, ideale per l'estate bleu. Risultato sudore a tutto spiano, o gelo austroungarico.

Parigi è stupenda, il viaggio aereo non conta nulla, e si va al Trocadero, per vedere la Tour Eiffel: grande emozione!

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Senza fiato (perchè diciamocela tutta ne ho sentito parlare ma pensavo che in realtà non esistesse e che fosse stata inventata per far pubblicità al gruppo musicale degli Eiffel 65) me la sono vista in tutte le posizioni possibili.

I miliardi di uomini di colori che popolano il sottoscala dell'Eiffel hanno provato a rivendermi delle minuscole copie della stessa, ma siccome sono allergico al bario e al tungsteno non le ho prese.

Ho provato a farmi mille foto ma veniva sempre fuori che il mio testone impallava quasi tutta la torre, se non la punta. Quindi assomigliavo più a un unicorno, piuttosto che a un turista della democrazia.

Parigi: la grandeur!

E' tutto grande ed esagerato come lo siamo noi quando decidiamo di non prendere arbitrariamente la Metropolitain (ci sono ben 14 linee tutte vecchissime, scomode e piene di spacciatori, psicolabili, energumeni, peracottari francais ecc.) e andare a piedi facendo circa 42 km.

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Arrivare ai Campi Elisi a piedi passando da uno dei 120 parchi verdi sterminati e incredibili di Francia è stato bellissimo. Anche se sembrava Milano con tutti negozi italiani, o di marche pseudo tali.

Tanti "Risto, Pizza" da Mauro Noci, nome tipicamente italiano, molte brasserie, o balougerie, o bistrot.

A mezzogiorno onesta baguette piena di alimenti dai nomi ostili come jambon (che fa rima con me cojon) e uno strano formaggio dal nome ancora più difficile.

E il Caffè di Illy? Il nespresso? Offerta mani in alto 4 euro a caffè. Da denuncia.

Insomma bello come i turisti Srilanchesi, non se si scrive così, che dopo avermi chiesto in inglese "Whera are you from?" mi hanno chiesto se facevo loro una foto.

I bastoni dei selfie e le sigarette sono molto comuni a tutti a Parigi.

Dopo una certa ora e 140 km a piedi ti viene tanta fame, e dopo essere defunto per due ore in albergo a una temperatura doppia di 120 gradi sotto il piumone, e meno 120 sopra, bisognava mangiare.

Andiamo all'Ippopotamous? Si dai! Bellissimo! Ti portano carne del 1870, spiedini defunti chissà quando, magari meglio il porco con la salsa barbecue. E scopri che l'acqua da rubinetto è gratis, ma fa venire il cancro al pisello quando urini, e che quella in bottiglia costa 7 euro al litro. La quota di 22 euro a cranio per mangiare una sorta di panino ricco di ironia mi ha confermato quanto cara sia la cara patria di Hollande che non è oranje ma francese pure lui.

Che facciamo allora il giorno dopo? Dopo avere provato lu Pan au Cioccolat (una briosche anonima al cioccolata, con un bicchiere di caffè quasi da codice penale) siamo andati a MontMartre, scegliendo ovviamente la strada più in salita possibile, facendo 189999 scale, sudando come dei maiali al macello prima del machete, quando bastava passare dal Pigalle, che era vicinissimo al nostro albergo, e salire su strade più comode. Ma a noi piaceva soffrire.

Mont Martre è stupendo ed ha una vista mozzafiato: sembra Piazza di Spagna, perchè tutti sono seduti la sotto, ma la vista di Parigi da la è unica. Tutto bianco, con stesso stile e comignoli inconfondibili ovunque.

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Ritorniamo a parlare del Pigalle, del Moulin Rouge e di tutte le cose che fanno parte del quartiere a Luci Rosse di Parigi: la concorrenze dei sexy shop è incredibile.

Offertissima: vibratore con la forma della Tour Eiffel a 10 euro! Parliamone!

Il Clou è però il Louvre: dopo una accesissima battaglia in Metropolitana, dove ho scoperto che dicendo Pardon potevo fare tutto (ne riparlerò dopo), finalmente l'ho visto.

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Anche il Louvre pensavo fosse finto perchè bisognava pubblicizzare il Codice Da Vinci, ma è tutto vero: ho visto pure la Monna Lisa! Quindi vi giuro che esiste!

La coda non è stata neanche tanto lunga, l'unica rottura che ho beccato davanti a me i siciliani più cretini del mondo, con la fidanzata scemetta di uno di loro che si è lamentata per 34 ore prima di comprare il BASTONE DEL SELFIE dopo una acre trattativa con il Negrita di turno che ha chiesto 12 euro e alla fine ha preso 12 euro.

Dentro il Museo è un sogno ad occhi aperti: le sale Danton, Richelieu ecc. ecc. sono stupende.

La serata di sabato è stata passata a Saint Germain de Pres, un posto pieno di vita.

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Abbiamo trovato posto da Gregoir, Gregorio per gli amici, uno strano figuro che faceva il buttadentro: ci ha detto che in dieci minuti avremmo trovato posto e dopo una buona ora eravamo dentro. Il simpatico oste era anche proprietario della pizzeria italiana che c'era dall'altro lato e di uno squallido negozietto che vendeva arancini siciliani tarocchi perennemente vuoto che c'era dall'altro lato. Insomma un maneggione.

Però abbiamo mangiato bene, il giorno dopo sono riuscito pure a fare la cacca.

I giri poi di Buolangerie, brasserie, Platini, Bistrot e Vinetot hanno completato l'opera.

Per concludere la teoria del Pardon!

La teoria del Pardon!

Mi han detto in metro che se avessi voluto passare per uscire in quel marasma, e non lamentiamoci di Milano se chiamo i Carabinieri, avrei dovuto dire Pardon (una sorta di scusatemi).

Il Pardon è il lasciapassare della gloria in Francia. Con una popolazione così ostile (se no a Ventimiglia chi respingevano?), e piena già di immigrati a livelli siderali, per uscire alla fermata doveva partire la battaglia. E via con pugni, gomitate, falli da dietro, sputazzate, ho urinato pure su una signora che non si sposata semplicemente, e poi: "pardon!"

E tutto passava. Anche i lividi, le umiliazioni, i fallimenti di una vita intera. Anche le gomitate passavano in secondo piano.

Una sera alla ferma di "Etienne Marcell", vicino a Gare du Nord (Gare non è la partita ma vuol dire stazione), con la tecnica del "Pardon" ho atterrato due piccoli teppisti francesi appartenti a qualche gang assurda facendola franca senza nessuna ritorsioni!

Facendo la Franca, in Francia, si può fare molto. Facendo l'Italo, non si fa l'Italia.

Ma siamo tornati sani e salvi: Viva la France! Viva la Trans! Viva i Fans.

Alan Paul Panassiti

 
 
 

Oggi sul leggo...pezzone sulla Rubentus?

Post n°424 pubblicato il 24 Giugno 2015 da MANonTHEmoonMilano
 

Cosa accade quando si hanno collaboratori sottopagati o scarsi o entrambe le cose...

Ecco...su Leggo

 

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INFO


Un blog di: MANonTHEmoonMilano
Data di creazione: 30/12/2009
 
 

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