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Messaggi di Marzo 2018

Reddito di Cittadinanza? ahahahhahahaa

Post n°492 pubblicato il 08 Marzo 2018 da MANonTHEmoonMilano
 

Un terzo degli italiani ha votato il Movimento 5 Stelle ingannati dall'offerta del «reddito di cittadinanza», un fiume di denaro pubblico che verrebbe regalato a chi non lavora. Ma si tratta di una truffa perché non è praticabile sul piano finanziario, è sbagliato sul piano economico ed è deleterio sul piano etico

Buongiorno amici. L'Italia dei circa 18 milioni cittadini poveri, di cui circa 7 milioni per sfamarsi fanno la fila alle mense dei poveri e 4 milioni non hanno alcun reddito, l'Italia dei 40% dei giovani disoccupati o inoccupati, ha votato in massa per il Movimento 5 Stelle. Ad attrarre questo 30% di italiani in grave difficoltà economica è il «reddito di cittadinanza». 
Secondo la proposta di legge depositata dal Movimento 5 Stelle (Ddl n. 1148/2013), il reddito di cittadinanza consiste in un sussidio mensile massimo erogato alle famiglie senza reddito pari a 780 euro per un singolo, a 1.014 euro per un genitore solo con un figlio minore e 1.638 euro per una coppia con due figli minori. La spesa per lo Stato sarebbe di circa 15 miliardi di euro all'anno. Il disegno di legge prevede la possibilità di concedere il reddito di cittadinanza anche ai lavoratori autonomi e i pensionati. In campagna elettorale il Movimento 5 Stelle ha detto che il reddito di cittadinanza spetterebbe anche agli immigrati, il che farebbe crescere notevolmente la spesa.
Il reddito di cittadinanza è rivolto ai maggiorenni che risultano disoccupati o inoccupati, oppure ai lavoratori il cui reddito è inferiore alla soglia di povertà. Sulla carta per beneficiarne bisogna fornire la disponibilità al lavoro presso i centri per l’impiego territorialmente competenti; iniziare un percorso per essere accompagnato nella ricerca del lavoro dimostrando la reale volontà di trovare un impiego; offrire la propria disponibilità per progetti comunali utili alla collettività (8 ore settimanali); frequentare percorsi per la qualifica o la riqualificazione professionale; effettuare ricerca attiva del lavoro per almeno 2 ore al giorno; comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito; accettare uno dei primi tre lavori offerti.
Secondo il Movimento 5 Stelle i potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza, individuati tra i disoccupati, inoccupati, occupati sottopagati e pensionati, sarebbero circa 9 milioni di italiani. La spesa, vidimata dalla Ragioneria dello Stato, sarebbe di quasi 16 miliardi di euro. Ma per il presidente dell’INPS Tito Boeri, in un’audizione in Commissione Lavoro al Senato, il costo del reddito di cittadinanza sarebbe di 30 miliardi. Il Movimento 5 Stelle sostiene che i soldi verrebbero garantiti dallo stop a pensioni d’oro, vitalizi, privilegi, opere inutili e spending review. Ammesso che si riuscisse a farlo, la copertura sarebbe garantita per il primo anno. Pensiamo inoltre alle conseguenze per l'esercito di italiani che lavora ma sono sottopagati e a cui lo Stato darebbe una retribuzione addirittura superiore a quella che percepiscono ma senza lavorare.

L'errore di fondo della proposta del reddito di cittadinanza è di concepire l'erogazione di un compenso statale svincolato dalla prestazione lavorativa. Questa proposta è frutto dell'ideologia statalista del Movimento 5 Stelle, che considera lo Stato come il principale imprenditore che dovrebbe provvedere alla creazione dei posti di lavoro. Si tratta di un'ideologia che è clamorosamente fallita ed è stata bocciata dalla Storia. Il lavoro deve invece essere affidato alle imprese e gli stipendi devono essere frutto del lavoro svolto che si traduce nella produzione di beni e di servizi. Lo Stato deve limitarsi a garantire la disponibilità del denaro e delle risorse necessarie per l'attività delle imprese, a definire delle regole che garantiscano la sana concorrenza e gli obiettivi strategici atti a perseguire lo sviluppo virtuoso e il soddisfacimento dei bisogni dei cittadini. Ma è assolutamente e profondamente errato dare soldi ai cittadini senza avere in cambio una prestazione lavorativa. 
Il reddito di cittadinanza del Movimento 5 Stelle è innanzitutto economicamente insostenibile in un'Italia che oltretutto ha perso la sovranità monetaria ed è sottomessa al rigoroso rispetto di parametri finanziari imposti dall'Unione Europea iscritti addirittura in Costituzione (l'obbligo del pareggio di bilancio). È concettualmente sbagliato perché l'eventuale disponibilità di risorse pubbliche devono essere messe a disposizione delle imprese, affinché siano le imprese a creare dei nuovi posti di lavoro e a corrispondere ai cittadini dei compensi avvalorati dal lavoro svolto, che si traducono nella produzione di beni e di servizi, che alimentano il circolo virtuoso della produzione e dei consumi. È comunque eticamente sbagliato accreditare la cultura del parassitismo dando soldi ai cittadini senza chiedere loro in cambio una prestazione lavorativa. Anche se sulla carta ciò avverrebbe per un periodo 
limitato, sappiamo bene che questi periodi potrebbe venire prolungati a dismisura. Con l'ovvia eccezione dei casi di chi è effettivamente impossibilitato a lavorare, ma si tratta di casi per cui lo Stato già riconosce il diritto a percepire dei compensi.
Ecco perché il reddito di cittadinanza è impraticabile sul piano finanziario, è sbagliato sul piano economico, è deleterio sul piano etico. Considerando che si tratta della ragione principale che ha indotto un terzo degli elettori italiani a votare per il Movimento 5 Stelle, prendiamo atto che il reddito di cittadinanza è la più grande presa in giro degli italiani bisognosi e che presto scopriranno di essere stati nuovamente strumentalizzati e ingannati.

 
 
 

Macerata. Ragazzo spara a 6 razzisti

Post n°491 pubblicato il 08 Marzo 2018 da MANonTHEmoonMilano
 

Macerata (FN, no CP, no LN, ah no MC) – “La situazione è ingestibile, chiamate la Croce Rossa, o l’Albero Azzurro, non possiamo più uscire di casa!”, sono queste le urla disperate di una persona residente a Macerata che da qualche settimana ormai è sempre più al centro delle cronache italiane, certo, sempre dopo un gol di Mertens a pallonetto e uno show di Fiorello a Sanremo.

Il fatto eclatante si è verificato sabato, quando un giovane che aveva già dato segni di squilibrio in passato candidandosi per la Lega Nord in un paese del centro Italia, ha iniziato a sparare su persone di colore a caso per vendicare, nella sua testa assente per ferie permanenti, quello che riteneva l’omicidio di una povera ragazza diciottenne da parte di un pusher nigeriano.

Da quel momento in poi non si è capito più un cazzo”, confessa il Brigadiere Rocco Eisuoifratelli, “Si è scatenata una spirale a chiocciola di violenza che non accenna a terminare e che ha portato tutta o quasi la popolazione di Macerata in ospedale, e per fortuna non abbiamo ancora avuto nessun ferito grave, vabbè a parte qualche migrante, ma si sa che quelle non sono vere persone”.

La situazione è degenerata in un clima di vendetta da far invidia ad un film western di quart’ordine: “Due giorni dopo il fattaccio, un ragazzo romanista ha sparato per vendetta a sei razzisti”, spiega il Brigadiere, “tra di essi c’era un laziale, qualche ora dopo un laziale ha sparato a sei romanisti, tra di essi c’era un anziano. Due ore dopo un anziano ha sparato a sei ragazzi, tra di essi c’era un impiegato INPS. Un’ora dopo un impiegato INPS ha sparato a sei anziani, tra di essi c’era un cacciatore. Un’ora dopo un cacciatore ha sparato a sei impiegati qualsiasi, tra di essi c’era un violinista. Un’ora dopo un violinista ha sparato a sei soci di circoli culturali, tra cui uno scacchista. Un’ora dopo uno scacchista, con l’hobby del cucito, muove il cavallo in F4 e spara a sei membri della Philarmonic Orchestra di Macerata Non Campania, tra cui un bancario. Un’ora dopo un bancario spara a sei sarte, poi una sarta a sei correntisti, poi un correntista a sei barboni, poi un barbone a sei preti, poi un prete a sei agnostici, poi un agnostico a sei Testimoni di Geova, poi un Testimone di Geova a sei buddisti poi un buddista a sei incantatori di serpenti, poi un incantatore di serpenti a sei gattare, poi una gattara a sei possessori di cani rigorosamente gay friendly, poi un possessore di cani rigorosamente gay friendly a sei possessori di cani omofobi, poi un possessore di cane omofobo ma con un sacco di amici gay a sei possessori di cani omofobi ma senza amici gay, poi un possessore di cane omofobo ma senza amici gay a sei gay repressi, poi un gay represso a sei gay dichiarati, poi un gay dichiarato a sei scambisti, poi uno scambista a sei masochisti, poi un masochista a sei sadici, poi un sadico a sei medici, poi un medico a sei infermieri, poi un infermiere a sei tirocinanti, poi un tirocinante a sei tirocinanti del secondo anno che lo bullizzavano, poi un tirocinante del secondo anno bullizzante a sei addetti alle pulizie, poi un addetto alle pulizie a sei barellieri, poi un barelliere a sei giocatori di calcetto, poi un giocatore di calcetto a sei organizzatori di calcetto, poi un organizzatore di calcetto si è fatto venire i cinque minuti e ha sparato a tutti quelli che dicono di venire a giocare ma poi tirano il pacco quei cazzo di venti minuti prima della partita porca regina elisabetta. Insomma, un vero e proprio periodo di merda”, afferma Roccoeisuoifratelli prima di stramazzare al suolo.

L’unica speranza è che questa spirale di violenza si fermi”, si augura Don Burlone parroco del luogo, “con tutti all’ospedale poi i soldi delle offerte se li prende il prete che fa messa lì dentro. Ormai in città sono rimasti in cinque. Vi prego, smettetela di spararvi: debbo campare anche io!
Di fronte a quest’ultimo scenario, allora, speriamo tutti che il suo desiderio si esaudisca presto, sempre che un malato di insonnia poi non spari a sei sognatori.

 
 
 

4 Marzo...

Post n°490 pubblicato il 08 Marzo 2018 da MANonTHEmoonMilano
 

Chi ha vinto e chi ha perso le elezioni politiche in Italia? È fin troppo chiaro e le percentuali sono sotto gli occhi di tutti, quindi non partirei dai numeri per raccontare cosa questo voto significhi. Preferisco partire da quella parte di Italia dove spesso le cose si riescono a leggere in maniera più chiara, quella parte di Italia che meno è entrata in questa campagna elettorale e che meno entra in tutte le campagne elettorali ormai da moltissimo tempo. Quella parte di Italia dove le forze politiche amano dragare voti, ma che, finché possono, evitano come la peste. Partiamo dal Sud Italia che ci siamo abituati a considerare feudo di Berlusconi e, allo stesso tempo, sede di un forte consenso al Partito democratico retto da ras locali che per decenni hanno assicurato valanghe di voti.

E proprio Forza Italia e Pd, in queste politiche, hanno vissuto un'emorragia di elettori confluiti in Lega e M5S. Quest'ultimo, con la promessa del reddito di cittadinanza, ha avuto un consenso quasi plebiscitario proprio nelle regioni in cui, non esistendo un'economia competitiva, l'unica speranza è la politica dei sussidi.

E anche in questo caso - sono anni che ne scrivo! - il Sud Italia è una ferita attraverso cui si può guardare lontano. Accade che siano proprio le regioni del Sud, abbandonate dalla politica nazionale e tenute fuori dal dibattito pubblico, a condizionare la direzione che il Paese intero è destinato a prendere.

Ma oltre alle promesse di politiche assistenziali, sul voto al Sud, soprattutto in Campania, ha pesato la sfiducia (più che giustificata) verso i potentati politici tradizionali. Dal caso mediatico-giudiziario seguito all'inchiesta di Fanpage.it è emerso un quadro sconfortante di corruzione, malcostume, familismo e conflitto di interessi; è stata la conferma, per molti italiani, che i partiti che fino a questo momento hanno avuto in carico la gestione della cosa pubblica non sono altro che centri di potere marci e che da loro nulla di buono ci si può aspettare.

Naturalmente non concordo con questa generalizzazione; i partiti sono composti da persone e ciascuno risponde della propria onestà, del proprio lavoro e del proprio impegno, ma qui non si tratta di ciò che penso io, quanto piuttosto del sentimento che hanno provato gli italiani di fronte all'ennesima conferma dell'inadeguatezza dei partiti tradizionali. Le inchieste, gli scandali, le prassi disinvolte e spregiudicate hanno spinto molti elettori del Sud ad accorciare il proprio sguardo, a smetterla di puntare all'Europa per iniziare invece a occuparsi e preoccuparsi solo di ciò che accade a un metro da sé. Come si può pensare all'Europa se le cose qui non vanno bene? Lo scetticismo diffuso è stato una chiamata alle armi e il partito che più di tutti ha risposto al bisogno di essere coinvolti in prima persona è il M5S.

È evidente che la promessa di rottamazione di Matteo Renzi è stata rottamata da Renzi stesso e dall'unico modo che ha trovato in questi anni per occuparsi di Sud: la plateale promessa della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina(cavallo di battaglia del più becero berlusconismo) e la Apple Developer Academy di Napoli, spacciata come il primo segnale di una ripresa economica sul territorio. Un corso per sviluppatori Apple, un unico corso e per giunta calato in un contesto economicamente depresso, avrebbe dovuto fruttare a Renzi il titolo di "amico del Sud". Una presa per i fondelli.

L'abbandono del Sud da parte dei partiti tradizionali ha portato a una necessità di partecipazione, talvolta spinta fino alle estreme conseguenze e incline a stravolgere prassi politiche e regole, pur di sentire che il proprio voto, che la propria preferenza ha avuto un effetto reale. Gli italiani, oggi, soprattutto gli italiani del Sud, vogliono sapere esattamente come il loro voto cambierà la loro quotidianità; e se le aziende continueranno a delocalizzare il lavoro, se il lavoro nel Sud Italia resterà una speranza frustrata, almeno vogliono la certezza che chi governerà si occuperà di loro, solo di loro, prima di loro.

E molti diranno: ecco che nasce il partito della rabbia, ma di che rabbia stiamo parlando? Ancora di una rabbia cieca? Ancora di un voto di ribellione? No. Il voto al M5S e alla Lega (ormai partito nazionale che aspira a rappresentare tutti) non è un voto esclusivamente di ribellione, ma è un voto ormai ragionato che, tra le altre cose, avrebbe il merito di aver asciugato (e molto) il voto di scambio. Questa volta l'elettorato è stato coeso nel dare consenso a due partiti che sono specchio fedele dei loro elettori. Il voto non è stato semplicemente un voto di protesta o di opinione, ma un voto di identità.

Lo storytelling renziano ha prodotto malanimo che a sua volta ha innescato una sorta di egoismo sociale. Ormai quello che mi interessa è che a stare bene sia io, quindi quella forza politica che promette attenzione a me che sono italiano è l'unica che posso ascoltare. Quella che mi promette il reddito di cittadinanza in un Sud dove non solo manca il lavoro, ma anche la speranza di lavoro, sta parlando proprio a me.

In Campania il M5S ha stravinto, e la sua vittoria si configura come un voto di liberazione dal presidente della Regione Vincenzo De Luca, che è espressione di quella politica che Renzi aveva promesso di rottamare. A Sud Renzi aveva due possibilità: un percorso lungo di riforma, che significava scelta di candidati nuovi, oppure affidarsi ai feudi elettorali - un voto un lavoro, un voto un favore - e ottenere velocemente vittoria sperando dall'alto di far cambiare rotta al Sud una volta preso il potere. Ha scelto la strada più semplice e, sul tema politico più importante, non è riuscito a impegnarsi su una strada di trasformazione.

Il ragionamento avvenuto al Sud è questo: se il Pd mi ha sempre proposto belle idee, apertura, giustizia, ma poi non è mai riuscito a darmi nulla di tutto questo o ad avvicinarsi, allora preferisco l'assenza di progetto morale, preferisco ragionare rispetto a ciò che mi conviene adesso e che può non convenirmi domani, preferisco un movimento che non è né di destra né di sinistra, che si definisce post-ideologico, che non si pone questioni morali, che rivendica con orgoglio la propria incoerenza: un giorno europeisti e un giorno antieuropeisti; un giorno provax e un giorno antivax. M5S e Lega non hanno preso in giro gli elettori, tutto era palese, tutto cambiava di giorno in giorno - un flusso continuo di notizie orecchiate, story di Instagram, post su Facebook e qualche Tweet - a seconda dei sondaggi.

Finanche i casi di cronaca nera (Macerata docet) sono stati utilizzati per fare comunicazione politica. E paradossalmente questo agli italiani è piaciuto, la possibilità di non avere obblighi morali, di poter essere liberamente incoerenti a seconda delle esigenze del momento.

Essere elettore di un partito progressista presuppone portare sulle proprie spalle valori che nemmeno il partito per cui voti segue più. E allora che senso ha? Perché vivere il dissidio tra una coerenza autoimposta, e per cui bisogna quotidianamente lottare, e la possibilità di essere egoisticamente liberi?

Il M5S agli elettori del Sud non ha dato alcuna soluzione su come far partire davvero l'economia, se non banali ricette di razionalizzazione delle spese e generiche promesse di lotta alla corruzione. Ha dato però una cosa ben più grande: bersagli da colpire. Ha capitalizzato la frustrazione, non chiedendo in cambio condotte di comportamento diverse, anzi, supportando sintassi da haters e impiantando una politica basata sulla percezione della realtà e non sulla realtà.

Ma alla rivendicazione della mancanza di coerenza, la Lega aggiunge un dettaglio che faremmo bene a non trascurare, ovvero la libertà di essere anche cattivi. Salvini, che senza distinzione di età, sesso e provenienza manderebbe via tutti gli immigrati, che ha sempre disprezzato il Meridione e che ora si presenta come leader di tutto il Paese, giurando sul Vangelo sembra aver detto: essere contrari all'accoglienza, utilizzare un eloquio violento e apertamente razzista non è in contraddizione con le radici cattoliche. La devozione di Salvini per il Vangelo è identica a quella che hanno i boss della mafia per la Madonna: si può essere cristiani parlando in quel modo di chi scappa dalla miseria e dalla guerra? No. Si può credere nel Vangelo e impedire a migliaia di bambini nati in Italia di avere la cittadinanza? No.

In Italia il 4 marzo ha vinto il malessere, non ha vinto la speranza e non ha vinto la voglia di un futuro migliore. Il 4 marzo ha vinto l'idea di Stato chiuso, di nazione con confini alti e invalicabili, invalicabili per gli esseri umani ma non per i capitali criminali (per loro le frontiere sono sempre aperte). Il 4 marzo ha vinto l'euroscetticismo, trainato dell'America di Trump e dalla Brexit, e ha perso l'idea di un'Europa unita e fiera dei suoi diritti, che l'avevano resa il posto migliore in cui vivere. Il 4 marzo ha vinto una strana forma di nichilismo che, proclamando la propria libertà da ogni coerenza, diventa libertà di essere cattivi.
Ma qual era l'alternativa? Questa volta non c'era. Lega e M5S hanno vinto perché dall'altra parte non c'era niente. Più niente.

 
 
 

Vere origini della festa della donna

Post n°489 pubblicato il 08 Marzo 2018 da MANonTHEmoonMilano

L'idea di una giornata internazionale della donna nasce nel febbraio del 1909 negli Stati Uniti, su iniziativa del Partito socialista americano. L'anno seguente, nel 1910, la proposta venne raccolta da Clara Zetkin a Copenaghen, durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste.

Dai documenti del congresso non sono chiare le motivazioni che spinsero alla scelta di quella data, l'8 marzo, e in realtà e fino al 1921 i singoli Paesi scelsero giorni diversi per la celebrazione. È solo in occasione della Seconda conferenza delle donne comuniste (Mosca, 1921), che viene proposta e approvata un'unica data per le celebrazioni, in ricordo della manifestazione contro lo zarismo delle donne di San Pietroburgo (1917).

 

FALSI STORICI. Alcune tradizioni fanno anche riferimento a un episodio drammatico accaduto negli Stati Uniti, nel 1857, quando alcune operaie chiuse in fabbrica dal padrone perché non partecipassero a uno sciopero, persero la vita a causa di un incendio.

In Italia e altri Paesi si è fatto spesso riferimento a un presunto episodio analogo avvenuto a New York l'8 marzo del 1911, quando nel rogo di una fabbrica di camicie persero la vita 134 donne. Sembra però che la fabbrica fosse inestente e che un drammatico rogo avvenne effettivamente, ma in febbraio. In realtà, a seconda dei Paesi dove si è affermata questa tradizione cambiano la date, il luogo e il numero delle vittime.

 

Secondo Tilde Capomazza e Marisa Ombra, che nel libro 8 marzo(Utopia) hanno studiato le origini della celebrazione, le motivazioni date nel 1921 a Mosca erano troppo legate a un preciso momento politico e vennero presto abbandonate e sostituite da eventi più simbolici.

LA MIMOSA. La scelta dei fiori gialli della mimosa risale invece al 1946: le organizzatrici delle celebrazioni a Roma cercavano infatti un fiore che fosse di stagione e costasse poco: la mimosa, appunto.

 
 
 

Morte Astori/ La bradiaritmia...

Post n°488 pubblicato il 06 Marzo 2018 da MANonTHEmoonMilano
 
Tag: Astori

Davide Astori è deceduto a causa di una «morte cardiaca senza evidenze macroscopiche, verosimilmente su base bradiaritmica». Il cuore del capitano della Fiorentina ha lentamente rallentato il suo battito, fino a fermarsi. Sono le prime conclusioni dell’autopsia eseguita dal direttore Centro di patologia vascolare dell’Università di Padova, Gaetano Thiene, e dall’ anatomopatologo, professore di medicina legale all’Università di Udine, Carlo Moreschi. Per chiarire le cause di morte del calciatore e che cosa ha provocato l’aritmia fatale sarà però necessario attendere gli esami genetici.

 

La morte improvvisa

Astori è stato vittima di una morte improvvisa cardiaca, che si verifica in modo istantaneo, in apparente assenza di qualsiasi sintomo. La morte improvvisa, nella maggior parte dei casi è causata da un’aritmia grave, più spesso da una fibrillazione ventricolare, in molti casi preceduta da una tachicardia ventricolare . Meno frequentemente (ed è a quanto pare il caso di Astori) il meccanismo è rappresentato da una bradiaritmia (asistolia, ovvero assenza di battiti). «Nei soggetti giovani le bradiaritmie sono un fenomeno eccezionale, generalmente causate da patologie organiche o genetiche non sempre intercettate. Quando il cuore rallenta possono verificarsi pause di alcuni secondi, e poi riprende il battito, oppure il cuore rallenta fino a fermarsi. La bradiaritmia si manifesta con capogiri o svenimenti» spiega il dottor Patrizio Mazzone, cardiologo dell’unità di aritmologia ed elettrofisiologia cardiaca all’ospedale San Raffaele di Milano.

 

 

 

Disturbo degli atleti

Ma è vero che la brachiaritmia è un tipo di disturbo caratteristico degli atleti, di quelli molto allenati il cui cuore ha un battito più lento del normale, intorno ai 50-60 battiti al minuto. «In questi casi - spiega il professore Valerio Sanguigni, cardiologo e docente di Medicina interna all’Università di Roma Tor Vergata - il ritmo del cuore può scendere molto al di sotto di una soglia di sicurezza, soprattutto durante la notte con conseguenze anche fatali». Il problema nasce quando il battito del cuore, durante il sonno scende fino a 30-35 battiti al minuto. «In questi casi - aggiunge - le pause tra un battito e l’altro possono essere troppo lunghe e portare o a un arresto cardiaco, oppure alla interruzione di ossigenazione del cervello con conseguente ischemia». Nei casi più gravi questo problema si può correggere con lo stop immediato alle attività sportive e con l’applicazione di pacemaker.

 

La bradiaritmia

La bradiaritmia è un’aritmia che si caratterizza per un disturbo nella formazione o nella conduzione dell’impulso elettrico del cuore. «Le aritmie lente possono essere causate da molti tipi di malattie legate alla trasmissione dell’impulso cardiaco: cardiomiopatie, oppure malattie genetiche come la laminopatia (un disturbo del cuore che non si contrae bene e si verifica un blocco nel passaggio dell’elettricità tra l’atrio e il ventricolo) o la sindrome di Brugada dove le aritmie insorgono soprattutto durante il sonno, spiega la professoressa Silvia Priori, ordinario di Cardiologia dell’Università di Pavia, Direttore Scientifico Fondazione Salvatore Maugeri che però chiarisce: «L’impulso cardiaco parte da cellule che si chiamano “pacemaker”, localizzate nell’atrio destro del cuore. In altre zone del cuore sono dislocati altri pacemaker che, nei soggetti sani, in caso di malfunzionamento dei primi, entrano in funzione e agiscono come sistema di scorta. Se l’intero meccanismo non si attiva il motivo è certamente una malattia, molto probabilmente di natura genetica».

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: MANonTHEmoonMilano
Data di creazione: 30/12/2009
 
 

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