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La scrittura raccontata da chi la fa

Post n°58 pubblicato il 13 Marzo 2009 da alfredofiorani
 
Tag: Autori

di: Alfredo Fiorani
in: AbruzzoCultura, 30 ottobre 2008

Nei “Fantasmi gentili” Simone Gambacorta raccoglie venti interviste a scrittori italiani d’oggi.

Se un’intervista entra nella vita dell’intervistato, Simone Gambacorta lo fa con garbo e altrettanto rispetto. Brevi domande che conservano un che di famigliare senza mai abbandonare la distanza necessaria affinché venga tenuta sempre a bada la professionalità, l’attenzione per il lavoro altrui, in questo caso letterario, e viva la capacità di tirar fuori la personalità dell’intervistato che, per paradosso, se ne trascina dietro un’altra a cui s’è ispirato o da cui è rimasto condizionato.

L’insieme di venti interviste a diciotto autorevoli scrittori costituisce il volume di Gambacorta dal suggestivo titolo di “Fantasmi gentili”, ripreso da una definizione di Antonella Cilento, presente nella raccolta, là dove parla dei suoi personaggi che talvolta a distanza di anni tornano a “visitarla”.

L’intervista è un genere letterario “negletto e bistrattato”, come scrive a ragione lo stesso Gambacorta, quando invece gli andrebbe assegnato un valore documentale che potrebbe a futura memoria risultare significativo e rivelatore del “dentro” dell’intervistato, in questo caso di scrittori, per coloro che volessero accostarsi criticamente all’opera e trarne preziose indicazioni, spunti, riflessioni.

Bene ha fatto, dunque, Gambacorta a “fermarle” in volume, così da opporre alla dispersione, alla perdita quasi inevitabile nel tempo, di dichiarazioni/confessioni che testimoniano non tanto un carattere, quanto esperienze in qualche modo epocali, che evidenziano l’atteggiamento di uno scrittore nei confronti del proprio tempo.

A leggersi oggi un’intervista potrà non avere tale connotazione, ma a decenni di distanza chi avrà la fortuna d’imbattervisi rintraccerà evidenti peculiarità di stagioni passate legate ad opinioni, atteggiamenti, vedute intellettuali sempre che si voglia, come noi (e lo stesso Gambacorta, presumiamo), attribuire allo scrittore il ruolo di coscienza critica della società in cui vive e opera, o più sbrigativamente di testimone di un’epoca, poiché sarebbe, per chiunque intenda ritenersi tale, assai difficile prescindere da essa.

Ogni scrittore rappresenta la memoria storica di un tratto di vita dell’umanità, come afferma Raffaele La Capria: e se lo dice lui c’è da credergli. La storia degli uomini non è solo un fitto intrigo di date, di eventi politico-economici, di striscianti mutazioni sociali, ma comprende in sé anche impalpabili atmosfere quotidiane, imperscrutabili stratificazioni sentimentali, impercettibili estasi, svagatezze mentali, rapimenti umorali inafferrabili ad “occhio nudo” che pur tuttavia agitano nel profondo i singoli individui, ma dalla sensibilità degli scrittori colte e stipate per sempre in una pagina.

Cosa ne sarebbe del “fortissimo odore delle zagare” di Raffaele Nigro tra qualche decennio? In definitiva, se la Storia è il corpo dell’umanità, la letteratura ne è lo Spirito. L’intervista, dunque, favorisce la conoscenza di un autore, soprattutto la dove l’opera letteraria e la vita non sono esattamente sullo stesso piano, si discostano, almeno apparentemente. Ed è proprio su quell’apparentemente che un’intervista subentra, riducendone l’ambiguità del campo.

(Simone Gambacorta, “I Fantasmi gentili. Interviste a scrittori”, Media Edizioni, 2008, pagg. 130)

 
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