Post n°1601 pubblicato il
24 Giugno 2012 da
mony2222
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Vogliamo tutto – è questo lo slogan con il quale la comunità glbt italiana ha dato via all’attesissimo Gay Pride 2012 di Roma. In circa 2000 partecipanti hanno preso parte alla parata dell’orgoglio gay, iniziata a piazza della Repubblica e che, proseguendo per le vie centrali della capitale, giungerà al termine in piazza Bocca della Verità.
Tra le maschere, i travestimenti e i colori Rainbow che ogni anno, caratterizzano la manifestazione del Gay Pride, erano presenti alcuni slogan contro Israele, in cui era scritto: “Boicotta il turismo in Israele” e “Smash The Apartheid Wall”.
Vogliamo tutto, ovvero vogliamo gli stessi diritti delle coppie eterosessuali, è questo il significato del motto di quest’anno, secondo le dichiarazioni di Andrea Berardicurti, del circolo Mario Mieli. No alle unioni civili o ai pacs, siamo stanchi, ora puntiamo direttamente al matrimonio e i partiti devono saperlo: se vogliono i voti della comunità devono accogliere le nostre richieste senza se e senza ma. Inoltre, anche quest’anno si continuerà a parlare delle vittime di omofobia che ogni anno vengono aggrediti per il semplice fatto di essere se stessi, da chi, omofobo, non li tollera. Le aggressioni omofobe sono sempre più frequenti e sempre più violente e nessuno interviene per impedirle, magari con una legge che punisca tali atti, come sottolinea lo stesso Aurelio Mancuso,
Stando a quanto dichiarato dall’Ufficio Stampa del movimento politico cattolico, i manifesti sarebbero stati affissi da alcuni militanti di Militia Christi. Sui manifesti, inoltre, sono state stampate alcune frasi del precedente pontefice Giovanni Paolo II, come: “A nome della Chiesa di Roma non posso non esprimere amarezza per l’affronto recato e per l’offesa ai valori cristiani di una città che è tanto cara al cuore dei cattolici di tutto il mondo. La Chiesa non può tacere la Verità perché non aiuterebbe a discernere ciò che è bene da ciò che è male”.
Una nota che non si è risparmiata nei commenti, quella del movimento politico cattolico, che giudica la manifestazione come un qualcosa di oltraggioso in cui si rivendicano orgogliosamente comportamenti innaturali, un’offesa per chi ancora ha a cuore una sana visione antropologica della società, sono un modello nefasto per i giovani oltre ad essere deleterie verso chi sente dentro di se tendenze omosessuali. Inoltre non servono a combattere i cosiddetti pregiudizi ma solo ad aumentare diffidenza, squallore, volgarità e irriverenza.
Tali manifestazioni sono l’espressione ideologica di movimenti che altro fine non hanno se non quello di promuovere falsi diritti e legittimare comportamenti disordinati e dei quali bisognerebbe vergognarsi per intraprendere, al contrario, un percorso di ricostruzione dell’affettività che – conclude – conduca alla riscoperta del vero significato della differenza complementare della sessualità umana, maschio-femmina”.