Creato da Magic_Rat1961 il 05/08/2010

ali su 2 ruote

Quattro ruote trasportano il corpo, due muovono l'anima...

 

 

5 della sera...

Post n°12 pubblicato il 17 Febbraio 2011 da Magic_Rat1961
 

 

 

Inizio anni 70

Estate

P pedala sotto il sole di una strada della Tuscia, incurante del caldo, della fatica e della salita che lo attende.

Come ogni estate si gode la sua libertà via dai banchi di scuola. Ha superato gli esami di terza media, si sente grande, sente grandi anche i suoi viaggi clandestini che compie ogni giorno verso i paesi limitrofi.

L'odore del fieno e del concime che sale dai campi, lo fanno sentire lontano dalla città dove vive, lontano dagli odori metropolitani, quelli degli scarichi delle auto, degli interni stantii degli autobus, della marana vicino casa.

La marana vicino casa...

A quell'epoca a Roma ce ne erano molte, erano diretta conseguenza del boom edilizio degli anni 60. Quella di cui ricorda ora, si trovavava ai bordi di uno spiazzo di terra battuta, dove 5 anni prima era accaduto qualcosa di importante.

Aveva 8 anni, la sua prima bicicletta, una 20 senza rotelle troppo grande forse.

Sua mamma teneva la sella: ancora non sapeva stare in equilibrio.

Era tardo pomeriggio, con il sole negli occhi, tentava le prime pedalate, che rendevano tutto più precario obbligando la donna ad uno sforzo maggiore.

Ad un certo punto, un dislivello, una lieve discesa e la bicicletta sfugge dalle mani di sua madre, però... non cade!

P scopre che non deve cercare nessun equilibrio, tutto va da se, basta solo lasciarlo andare.

La sensazione che prova è bellissima: di fiducia nelle cose e di libertà assoluta, di non aver bisogno di nulla e di nessuno, il mondo gira da se e lui vuole solo starci sopra.

 

E' Domenica pomeriggio, questi pensieri mi accarezzano mentre percorro l'Aurelia verso il mare.

Tra un ora sarà buio e sono vestito leggero, non prevedevo questo giro.

Sarei dovuto andare a casa a fare una doccia e riposare, una volta uscito di lì.

Ma non ce l'ho fatta, dopo essere stato chiuso 22 ore in quel posto, dove molte vite finiscono e l'umanità che lo frequenta (da protagonista o comprimaria), da il peggio ed il meglio di sé.

Avevo bisogno di vento...

Stavolta non è la discesa di uno spiazzo sterrato a spingermi, non è la mano di mia madre che involontariamente mi ha lasciato andare.

Il battito del V twin è sempre un compagno fedele, è lui che spinge con forza e dolcezza insieme.

E non mi abbandona...

Ho lasciato l'Aurelia per una strada secondaria, non mi importa del sole rosso negli occhi, non mi importa se tra poco sarà sceso, l'odore dei campi è invernale, ma è lo stesso...

 

 

 

 
 
 

Notte gelida (fuori)

Post n°11 pubblicato il 20 Dicembre 2010 da Magic_Rat1961
 

Sabato sera mezzanotte e mezza circa.

Esco da un Cinema dalle parti dell'Alberone, sono qui da un paio d'ore, non per vedere un film, ma per fare in modo che altri lo vedano nel migliore dei modi.

Il freddo di due ore fa ora è un ricordo, la tangenziale gelata non ha vinto, nonostante il casco jet.

Non ha vinto e non ha perso, perchè non c'era nulla in palio; ho constatato per l'ennesima volta che il freddo, come tutto ciò che percepiamo come ostile,  può diventare un compagno di strada, basta non opporgli resistenza.

Al ritorno la tangenziale è chiusa, devo attraversare il centro ho voglia di strade buie, ce ne sono ovunque, basta non evitarle...

Percorro la via Appia direzione piazza vittorio, ad ogni semaforo qualcuno da un occhiata per capire cosa causa quel borbottio che passa attraverso lo sportello coi vetri chiusi, guarda e non capisce, non capisce perchè quella cosa di metallo nero e cromato sia li ora e non sia chiusa in garage, ad aspettare giornate migliori... non capisce...

Tengo il motore basso di giri, come al solito...

Percorro due volte la piazza nella sua circonferenza, è una piazza anomala qui a Roma, ricorda Torino, è circondata di portici dove gli scoppi ravvicinati del V Twin echeggiano, questa è l'unica zona risorgimentale in senso letterale, sarà per questo che l'hanno abbandonata a se stessa, siamo pur sempre nella città del papa.

Dicono che ormai questa sia la Chinatown romana,  in realtà è la town di tutto,  ma poco romana.

I negozi cinesi sono la maggior parte, giro a destra a metà della piazza, in direzione della stazione termini, non è li che voglio andare, ho fatto pochi metri ed ora sono in africa, o meglio nella zona degli uomini africani, che forse ora provano nostalgia di altri climi.

Il rumore del motore avverte del mio arrivo chi, tra i vicoli,  non gradisce visite a sorpresa, non so perchè, ma in qualche modo questo mi rassicura.

Guardo le insegne sulle finestre,  ovunque ci sono pensioni di quarto ordine, con la mente ne immagino il contenuto: corpi stanchi che cercano riposo, menti senza illusioni, amplessi appassionati o mercenari.

Mondi diversi ma tutti a pochi metri da me.

Pochi giri delle ruote e sono su via Giolitti, costeggia la stazione, al mio fianco una monovolume ha l'impianto stereo che palesa la sua presenza, dentro ci sono ragazzi che ridono, i vetri sono leggermente appannati, per motivi di pura mobilità attraversano questo posto, ma chiusi, isolati... in realtà non sono qui, sono completamente altrove. Oltre la macchina, sotto le pensiline vedo una stanza da notte improvvisata, 4 o 5 persone dormono sotto spesse coperte, ancora un altro mondo.

Supero piazza della Repubblica, il Grand Hotel...

Via Veneto Hotel Excelsior....

Gente che dorme o no... anche qui.

Da piazza Vittorio ho superato 4 o 5 ministeri chiusi... le stanze del potere... anche loro riposano, tutto è accaduto in poco più di un km.

La spia gialla si accende, lo prevedevo.

Avevo deciso che quando sarebbe accaduto avrei puntato verso casa, così faccio.

Percorro il lungotevere quasi deserto, per essere sabato sera.

Di fronte allo stadio ci sono dei prefabbricati trasparenti che ospitano varie attività di ristoro, una è una pizzeria a taglio, mi fermo tolgo il casco ed entro.

Il caldo è piacevolissimo, la banchista dell'est mi serve un pezzo di pizza margherita, vede il casco appannato e non resiste a domandarmi chi me lo fa fare ad andare in giro così, con questo freddo, sorrido, esco fuori.

Mordo la mia pizza calda, non capirebbe....


 
 
 

oramai è di tutti i motocicisti...

Post n°10 pubblicato il 04 Dicembre 2010 da Magic_Rat1961

Qualcuno ha rielaborato ancora una volta questo testo bellissimo di un autore anonimo, credo che ormai sia un patrimonio collettivo di tutti i motociclisti, ogni volta mi commuove...

 

 
 
 

Show must go on...

Post n°8 pubblicato il 05 Settembre 2010 da Magic_Rat1961
 

Oggi era una giornata di quelle in cui avevo più che mai bisogno di vento e di strada.

Ho rinunciato ad un giro ad una festa di motociclisti perchè avevo voglia di girare da solo, senza meta, senza orari; scelta giusta.

Verso le 16 dopo molti km fatti, mi fermo in un bel bar nella pineta di Fregene, litorale romano, uno dei posti preferiti da Federico Fellini durante il suo periodo a cinecittà.

Prendo posto ad un tavolo, mi affaccio al bancone, chiedo se hanno dei frullati senza latte, concordiamo per una macedonia frullata, noto lo sguardo curioso dei ragazzi e rispondo divertito che, nonostante l' abito (da biker) a volte mi comporto da monaco.

L'aria è stupenda sorseggio il mio frullato al termine del quale una Camel ci sta tutta, non sono un salutista praticante.

La radio manda  il notiziario, si parla di un ragazzo giapponese che è morto in pista a Misano, lo spettacolo è andato avanti e dopo il moto 2, conclusosi regolarmente, si è corso pure il moto gp;  la gara in corso non era stata neppure momentaneamente  sospesa.

Da tempo ho smesso di seguire questo tipo di spettacoli, fingo di non pensarci.

Pago il conto e riparto, mi dirigo verso l'Aurelia, mi diverte sentire le marce alte ed il motore che gira bassissimo a 100 all'ora, sono passati i tempi in cui l'urlo di un 4 cilindri era per me una melodia da ascoltare in posizione accucciata, col casco integrale, bucando l'aria.

Ora il vento mi accarezza e vedo tutto intorno... e penso.

Penso a come si può morire a 20 anni inseguendo un sogno che è stato usato  come merce pregiata.

Penso a tutte le mani che questa merce l'hanno trattata, traendone un buon utile: le case costruttrici, gli sponsor, gli organizzatori , le televisioni, troppi per pensarli tutti.

Penso a gli "utilizzatori finali", quelli che, comodi in poltrona dopo un abbondante pasto domenicale, si sono goduti la morte in diretta, sopratutto penso a quanti tra questi, che su una motocicletta non  sono mai saliti, stasera saranno al bar a dire la loro; quel coglione che mi appena sorpassato, perchè tenevo la distanza di sicurezza, appartiene sicuramente a questa categoria!

Mi mette tristezza pensare a quel ragazzo che credeva di correre per se, ma correva per tutta un altra cosa.

Preferisco godermi l'Aurelia, che ormai è sotto le ruote e non pensarci, preferisco il battito del motore a meno di 3000 giri, preferisco questa sella ad una poltrona, preferisco pensare solo al Sogno, di quel ragazzo giapponese...

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Vento...

Post n°7 pubblicato il 24 Agosto 2010 da Magic_Rat1961

E' uno di quei giorni in cui ho bisogno del vento, è il mio compagno più fedele, è sempre li quando i pensieri tentano un assedio.

Corro con la visiera del casco alzata, ricordo quando tanti anni fa mi era sembrato difficile respirare ad una certa velocità in queste condizioni. Poi ho imparato a non opporre resistenza, a lasciare entrare l'aria necessaria, ne di più ne di meno. Ho imparato a non irrigidire i muscoli nel tentativo di contrastare la spinta, basta rimanere morbidi e tutto va da se...

La necessità del vento è tutta qui, non per ricordare, ma per vivere ogni volta questa sensazione che altro non è che una metafora della vita.

Il corpo vi  si adagia  e la mente non è separata...

 

 


 
 
 


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Buon Viaggio...

 

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