L'altra campana

IL DIO DI SALVEZZA

35.

un nome proprio, ma attributo d’uso,

in Dusares o Dhiesu circonciso.

     Bacco in Beozia, Libero fra i Dori,

Zagreo in Tracia, concepiti o quasi

di solo padre, sono i salvatori

in fasce, i diònisi dall’Ade evasi.

Poi che furon dei Titani

o dei cani cibo, ahimè,

pasti sacri danno e strambi

ditirambici evoè.

 Sbocciato il venticinque di dicembre,

con Petra andrà sepolto in sabbie ed ombre

Dusares l’idumeo; come sconfitti

sono altri dionisi, gesù là detti.

     Viventi ne trovai, perfino, a Lidda

e a Cipro e in tutto quel siriano raggio;

fino al gesù BarAbba che la ridda

pasquale minacciava di linciaggio.

Ché in un dioniso dolente

il vincente suo Messia

troppo atteso pur trasforma

ogni torma di Giudia.

Fatto passare dall’ennesima mistificazione cristiana per un dio particolare, Dioniso (= dio di salvezza, come le sue deformazioni fino a Jesus) è attributo dato in particolare a Dei bambini, sottratti all’utero della madre incenerita o concepiti nella coscia del Padre (Bacco), o divorati da mostri (Zagreo), o crocifissi (Serapide). Famose le processsioni dei coribanti, che indussero i bempensanti alla repressione; come famosi erano i riti eucaristici, spunto per reciproche accuse di orge e cannibalismo. L’idumeo Dusares, festeggiato dai Nabatei il 25 dicembre, è riemerso dalle inquietanti rovine di Petra. A dionisi aramei l’equivalente epiteto di gesù, compresi  BarAbba (Jesus BarAbba nel più antico manoscritto di Matteo) e Serapide.