Messaggi di Novembre 2014
PUO’ ESSERCI DI PEGGIO “Questo è il mio carcere, la mia parola è legge”. E’ un’espressione familiare anche agli ospiti di qualche carcere italiano, dove il boss della mala continua a fare il boss e i deboli continuano a subire le prepotenze dei più forti. Ma quello che è successo nel carcere di Baltimora (Maryland) ha fatto tirare un sospiro di sollievo anche a qualche nostro blogger: nel mondo c’è di peggio. Là a esprimersi in quel modo era un detenuto di nome Tavon White detto Bulldog, il quale non solo continuava a gestire dall’interno della struttura carceraria la sua attività di trafficante di droga lucrando decine di migliaia di dollari a settimana, ma se la spassava con le guardie carcerarie, fino a ingravidarne quattro. La cosa si può spiegare in tanti modi, a cominciare dalla supposizione che molte guardie fossero tossicomani e quindi facili prede del grande spacciatore. Ciò che è più difficile da comprendere è come all’interno delle carceri si possano riprodurre gli scenari e i fenomeni che dalla società civile conducono al carcere. Misteri della fede… nella Giustizia con la G maiuscola. |
10. Il Figlio, più che incredulo, è disfatto. Ma il Padre agli eufemismi è poco aduso: “Del prete proprio tu scegliesti il tratto: chiedendo fede, lui muove i consensi e cura le magagne; lui vive di promesse e brucia incensi. E non sei tu Parola? O non deluso restò chi dal gesù sperò cuccagne? Un credo nel futuro produsse il tuo lavoro; una fede, null’altro, per pilastro di chi spera e per prova a chi ne chiede. Ma, prete santo, brilli come l’astro del giusto che sa gemere per gli empi”. “Ma sì”, tornò a nitrire l’umana voce: “Diciassette esempi di patriarchi io so, che per la fede tremende pene seppero patire…” E il Vento: “Saprà pure se presero altrettante fregature?” Non ci sta Javè, né ingoia: “Il redento che io vedo sa spogliarsi d’ogni gioia per gli orgasmi che dà il credo; né sei figlio e il nerbo eludi”. Fa il Parà: “Dove sta il nuovo?” Li precede il Ladro: “Provo a scoprirlo io laggiù? Fa’ che i santi anch’io denudi, per sottrarli a Belzebù!” “Il Nuovo Patto”, mormora il Vento, “è da chiarire ancora tutto…” “E sarà bravo colui che sappia recepirlo come nuovo”, geme il Crocefisso. Prova il Ladro a dar conforto: “Sei mica il prete falso, ingordo e beccamorto, che con l’acquasanta non deterge mezza macchia! Sei sacerdote”, gracchia, “sommo; che espiasti tutti i falli; e col tuo sangue!” Il Vento fischia: “Bello, il nuovo!” Il Figlio langue: “Dio assatanato del mio sangue?” E il Padre erutta lava contratta lungo il suo paziente esistenziale disimpegno di presule benigno: “Il nuovo! Il nuovo! Un giorno nuovo sarà quello che Dio si adori e non si tratti da zimbello”. “E mo basta!” aggiunge duro: “Sia la Fine. E Fine seria: solo all’anima un futuro, condannata la materia; pochi giorni per l’imbarco dei sottratti a Satanasso; a te Spirito lo spasso d’allestire il mio landò. Vai, ch’è l’ora!” “Ehi tu, nel parco, vieni, umano!” E giù planò.
Abbiamo un sacerdote così grande che… espiò una volta per sempre, col proprio sangue… non come i sacerdoti che offrono continui sacrifici senza eliminare il peccato… Voi che accettaste con gioia di essere spogliati delle vostre sostanze… avete solo bisogno di costanza, perché… ancora un poco, poco appena e colui che ha da venire verrà a loro perdizione… e a salvezza dell’anima nostra… E’ la fede il fondamento della speranza e la prova dell’ignoto. Per mezzo suo gli antichi ricevettero buona testimonianza (seguono i diciassette esempi biblici)…Per essere corretti voi soffrite… Qual è il figlio che non è corretto dal padre? Solo il bastardo… Il nostro Dio è fuoco divoratore… Perseverate nell’amore fraterno… Contentatevi… E fate che i vostri capi possano esercitare con gioia, non gemendo (Ebrei 8-ss). |
9. S’apre in cielo il diverbio che raggiunge qua otto secoli, un record di durata, e che sangue di martiri pur munge per seme d’ortodossi: il Figlio è dio? “Nuovo Mosè è per quelli che lui guidò, fuori del razzolio, dai uadi a me. E’ la vittima immolata e il prete che la immola; e suoi fratelli fa quanti dietro il duce s’incollino la croce”. E’ il Fuoco che col Padre interloquisce: “Mosè ed Aronne insieme? Sempre umani…” “E umano è lui”, ripicchia. E definisce: “Cosa vuol dire umano? Sofferente di limiti e di pene. E’ così che pietà per gli altri sente e la ottiene per sé dalle mie mani”. “Pietà…? Ma non t’è figlio?” “Intendi bene: chi è pio mi fa pietoso, ma un solo è dio, per quanto generoso”. “Aspettiamo un po’ il Concilio!” fa il Parà. Gesù sospira: “Anche prete! E pur mi umilio; e sui preti ho buona mira…” Gli fa, a parte, il Paracleto: “Ma se è Dio, che in terra irrompe, come mai miserie e pompe che ci stavano stan lì?” “Ero un uomo…” il Cristo è inquieto: “Ma non prete. Prete a chi?” Forse più amara sente a quel punto la sentenza che lo schiera da prete in campo che il ritrovarsi degradato dall’Olimpo. Voce,sembra, umana cerca un varco e vi si perde: “Sono il Ladrone…” “Oddio! Sta ancora lì nel verde?” “Prego il Santo Spirito, se sta prendendo il volo, di riportarmi al suolo”. “Bene, aspetta lì… Ma tu sentisti la diatriba”. “Sì. Detterò una bella lettera allo scriba”. “E perché vuoi scendere?” “Passati son due mesi per me di stasi sterile e inattiva (perdonatemi l’ardire) mentre laggiù un altare nuovo di zecca chiama un nuovo seminario. Sarò il priore. E non vi chiedo alcun salario”. “Sai, tra un po’ sarà la fine”. “Che ben venga! Ma frattanto viva il Figlio con le spine, che salvifico fa il pianto! Viva il Padre, che ridona agli eletti la Promessa e la Fede genuflessa! E a te Spirito alalà! Giù riportami e perdona. Poi sarà quel che sarà”.
…Gesù, apostolo e sacerdote della fede che professiamo, è fedele a Colui che lo costituì nuovo Mosè… E a chi giurò Dio che non sarebbero entrati nel suo riposo, se non a quelli che non avevano creduto a Mosè? … Abbiamo ora un nuovo sommo sacerdote che ha attraversato i cieli, Gesù, figlio di Dio… Il sacerdote è in grado di sentire giusta compassione… proprio perché anch’egli è debole…espiando per sé e per il popolo, come Aronne. E come Cristo… che pregò e supplicò anch’egli con grida e lacrime a Chi poteva liberarlo da morte; e fu esaudito per la sua pietà, pur essendo figlio… Né Dio è con lui ingiusto, che dimentichi… i servizi resi ai santi da voi… Come i Leviti ebbero l’autorità di esigere la decima… c’è un nuovo sacerdozio che sorge… sotto un sommo sacerdote santo… (Ebrei 3-7) |
Post n°1771 pubblicato il 26 Novembre 2014 da anonimo.sabino
8. Non rise il Padre. E si rivolse ai due Uguali non da uguale, tra lo sdegnoe il gioco, ma piuttosto sulle sue. “Il mio futuro sta in gesù e madonnespuri e tra le pareti d’un Club dei Testimoni di Sionne?” E il Fuoco: “Oh sì, lo so che è mio l’impegno, come ispiravo un tempo i tuoi profeti, d’illuminare l’arte del teste estratto a sorte”. Lo Spirito, coltissimo e faceto, tanto estroverso quanto permissivo, Parà in casa, tra amici Para-cleto, entrò da dio Futuro nel discorso. “Dunque per i paesi va’”, disse il Padre, “ e vedi che soccorso puoi dare alla Dozzina del tuo divo Gesù, che lascerebbe là non mesi ma secoli il disperso gregge in attesa d’un gesù diverso”. “Divo a me?” fa il Cristo, acerbo. “Beh, sei quasi un serafino”, fa Diopadre al Figlio Verbo: “Sì, direi quasi divino”. “Quasi? Allora, voglio i legni”. “Tieni i legni”. E lui vi monta. Javè duro: “Sai che conta pure quella più di te, la tua croce? E miei son segni e prodigi, o mio bebè”. Sapeva un corno cosa significa esser figli a un padreterno? Forse per questo Figlio dell’Uomo si chiamò da gesucristo. “Noi non siamo dio come sei tu, Padre?” interruppe fiero il Paraclito. Javè allertò le truppe: “Manco sei persona; non esisti, tu, che solo nel Padre o nel Figliuolo”. Fu il silenzio, scettico il Parà, Gesù col muso. “Nemmeno l’uomo rivelai”, pensò nel chiuso del suo cuore il Figlio: “Non sa Dio, dal proprio nembo, quanto in un bimbo bruciano le lacrime cocenti come braci, quelle che le nutrici dall’alta loro vacuità vedono sciocche”. “Dio è sapienza”. Il Padre legge nelle brocche: “Se saziasti il mio bisogno di conoscere il dolore, non ripago solo il cogno che ti spetta, ma un onore a te rendo e all’altro Coso che non resi, lo proclamo, né a Michele né ad Abramo”. Il Diofiglio sussultò. Ed il Vento: “Spiritoso!” nel sussurro commentò.
Iddio che già parlò… ai Padri tramite i profeti, in questi giorni, che sono gli ultimi,ha parlato a noi tramite il Figlio… Irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, che sostiene tutto con la potenza del suo logos, compiuta la purificazione, egli si assise alla destra della Maestà nell’alto dei cieli…Egli promulgò la salvezza, confermata dai testimoni e garantita da Dio stesso con i segni miracolosi… Né agli angeli Dio assoggettò il futuro… ma a quel Gesù che, fatto di poco inferiore agli angeli, vediamo coronato di gloria e d’onore nella morte che ha subito… Dio rese perfetto, col patire, il capo guida di molti figli alla salvezza…e non disdegna di chiamare fratelli santificatore e santificati… (Epistola agli Ebrei 1-2 non paolina come vuole l’intestazione apocrifa ma alessandrina, credo; nega la divinità al Figlio e una entità distinta allo Spirito Santo) |
Post n°1770 pubblicato il 25 Novembre 2014 da anonimo.sabino
IL CLUB DEI TESTIMONI 7. “…Ho inteso che mia madre lo conserva”. “E’ mio marito. Vuoi che io lo presti alla tua Chiesa? Ockèi. Ecco la serva!” “Sei dispiaciuta? A te pensa Giovanni”. “Sarò presto defunta. Ma sappi che tra milleottocent’anni la tua vergine madre, in mano a questi, Immacolata diverrà ed Assunta”. “Vedrò come evitarlo. Ma il Verbo ho da riaverlo”. Come a un filo invisibile di vento legato sale al cielo l’aquilone, saliva il Redentore al firmamento, dicendo: “Allora ciao! E fermi in loco finché io non vi mandi il dono del battesimo di Fuoco!” “E poi sarà la manifestazione della tua gloria, il Regno dei tuoi bandi?” “Sì, presto. Però prima dovrete predicarmi fino a Roma”. Mentre lui che in tutto il dramma mai gradì una sola goccia di consiglio dalla mamma va, lo Spirito in saccoccia, geme il fido: “Presto e presto! Ma poi lascia a noi l’impresa d’inventarci la sua Chiesa. E Dio stesso scese giù, con Passione e tutto il resto, solamente a far cucù?” Indegni!Il Regno a vostro vanto vuole aver di voi bisogno: l’Onnipotente percorrerebbe come un lampo l’orizzonte. Cielo di Betania (allora c’era). Là ricorda il terzo impegno. Ed in picchiata l’Ade abborda; libera migliaia di fantasmi dalla muffa del Limbo; breve zuffa con sorpresi diavoli. Anche i suoi quindi sorprende sbucando al Monte degli Ulivi. E al cielo ascende. Ora che al completo la Trimurti al trono assurge, ecco, si sporge già sui santi apostoli Diopadre dal sereno col Fuoco in una mano… E già si sente bestemmiare: “Che commedia! Undici sono le tribù?” Pietro rimedia… “Siamo in undici al controllo, ché subì Giuda il malestro di finire a scapicollo… No? Schioppato o nel capestro morto Giuda, tra Mattia e Barsabba a testa o face scelga il Cristo il più capace di giurare che apparì”. “Si può dar cristologia più verace di così?”
“…Sarete battezzati in Spirito Santo” … “Poi sarà l’ora che ricostituirai il Regno d’Israele?” … “Non spetta a voi sapere l’ora: il Padre l’ha riservata alla sua scelta. Ma dallo Spirito Santo che scenderà su voi avrete forza per essermi testimoni… fino agli estremi confini della terra” … Ciò detto, fu elevato in alto… Ed essi tornarono dal Monte degli Ulivi a Gerusalemme (da Betania in Luca 24,50) … In quei giorni Pietro si alzò tra i fratelli, comunità di circa centoventi persone, e disse… “Giuda con i proventi del suo crimine comprò un pezzo di terra; e là buttandosi da una rupe si scapicollò sfracellandosi (s’impiccò per Matteo 27,5)… Quindi un altro discepolo deve divenire testimone della resurrezione” … E la sorte cadde su Mattia, che così fu associato agli Undici (Atti 1, 5-ss). |
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