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L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

Messaggi del 26/12/2014

I DUE CROCIFISSI

Post n°1797 pubblicato il 26 Dicembre 2014 da anonimo.sabino
 

30.

     “Forse io so dov’è sta Maddalena”.

Raggiunto il Cristo evaso dalla destra

del Padre camminando di gran lena,

a lui s’accompagnava per la strada

altro punk, raso il crine,

alto, le orecchie in su, gli occhi di giada.

“Vieni e ti mostrerò quella maestra

del mio culto che viene dalle brine

di Magdala, Maria”.

“Hai una chiesa tua?

Ma chi sei tu?” gli chiese incuriosito.

Rispose: “Anch’io son come te disceso

da una croce…” “Serapide, ho capito”.

“Sì, son colui che prima di te vissi

le pene e gl’ideali

dei figli dalla Gloria crocifissi”.

Ed ecco un fano con un lume acceso.

Davanti a un crocifisso con le ali

e la testa di ciuco,

a fianco una donnina ed un eunuco,

     prega e prega un mesto crocchio

di fedeli che dinanzi

al suo Cristo sta in ginocchio,

vi consuma magri pranzi

benedetti, vi battezza

nuovi adepti e vi discute

come e quando la salute

Gesucristo porterà

agli eletti e la certezza

della vita che verrà.

     Ove si tinga

di fregatura quell’attesa troppo lunga,

dolce e sicura,

ad incuorare è sempre lei, l’anziana suora:

     “Tanti,troppi numi di salvezza il dubbio danno

che sia qualunque salvatore un nuovo inganno.

Questo non è un mito, o miei fratelli: ve lo giura

colei che rese pura

lui, con le sue mani e le sue labbra e il suo respiro;

il Gesucristo che vivente ancora miro

e che vivo al boia consegnò un governatore,

per registrare

come un gesù storico, non figlio d’una fiaba,

calcò la nostra gleba,

dettò il vangelo e sulla croce fu immolato

quando i Giudei li governò Ponzio Pilato”.

    Maddalena, che la morte

quasi avvolge nelle spire;

ed al sogno ch’ebbe in sorte

impedisce di morire…

Piange il Punk di gioia accanto

alla vera e giusta fede

di colei che manco vede,

annebbiata, il suo gesù.

Mentre mesto leva un canto

di speranza il suo gurù.

 

Gli adoratori di Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi Vicari di Cristo (Storia Augusta, vita di Saturnino, 8, 2 Adriano). Tra le sue pratiche è documentata fino al II sec d.c. la katoché (la clausura), mentre risultano distrutte sistematicamente tutte le memorie storiche di quello che fu il dio che più di ogni altro venerano i credenti (Tacito), con vari templi anche a Roma (serapei) e con dottrina e culti presi in due secoli dagli altri misteri più antichi, ma anche con la sostituzione graduale della sua effige tradizionale con quella del crocifisso di Pilato. E’ una mia ipotesi; ma  che, oltre ad essere suffragata da vari riferimenti storici, risponde a domande altrimenti prive di una risposta accettabile, sulla sua repentina scomparsa , sulla parallela avanzata del nuovo cristianesimo e sulla sua rapida assimilazione di riti, dottrine e sacramenti misterici.

 
 
 


 

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