L'altra campana

AI TESSALONICESI CONTRO GLI EBREI

34.

    “Tessali miei, morire è il gusto estremo

che lo Spirito in noi veste d’incanto;

come ben sa colui che, nel supremo

anelito a fuggire, sia sicuro

che il giudice già pose

il break finale e disse no al futuro.

Morir con voluttà. Non il gran pianto

che voi fate sul morto d’overdose,

che avrebbe perso appena

la parusia vicina…

In guardia! Che l’errore non vi porti

col punk e l’hippy e l’altra merda allessa

pagana, all’ozio e a luridi rapporti.

Risorgeranno al suono della tromba

i morti e, avanti a noi

sopravvissuti, dalla loro tomba

in carne attorno a Dio faranno ressa.

Arcano è il dì. Ma intravederlo puoi

appena la stoltezza

profana annunci pace e sicurezza.

     Ora scrivo dalla vecchia

empia Atene. Tempio d’arte?

Di sapienza? Di’ una secchia

di ciarpame! E è qui che, in parte,

ho fallito… Ma la rabbia

contro gli atei permissivi

non è quanta ne sentivi,

cuore mio, tra i tuoi laggiù;

quanta è lecito che n’abbia

contro i boia di Gesù.

     Tanto il piacere

che da voi fans e imitatori ha questo cuore,

quanto m’è invisa

l’anima trista del giudeo, avara e astiosa:

     stirpe a tutti ostile ed antipatica ai pianeti

come a se stessa, razza killer di profeti

prima, poi di Cristo, di me infine sitibonda,

di trappole circonda

l’uomo che più teme, questo sgorbio che non piace

né vuol piacere a cazzi umani; e non lo tace.

Voglio, sì, convincere; aver gloria presso Dio;

a lui far ciao,

che mi fece apostolo, che in me il suo genio esalta,

ed al mio verbo esulta.

Chi tra di voi ad imitarmi ben s’adopra

sa come volto ogni cervello sottosopra…”

     Se in Salem dove Mattia

già di Giuda prese il posto

trattenesti l’albagia

umiliato, Gobbo tosto,

ora, lungi dai Priori,

nome apostolo esibisci.

Ma se badi dove pisci

andrà meglio pure a te:

resta là dove s’ignori

anche il nome di Mosè!

Fratelli tessalonicesi, amati da Dio, siete stati eletti da lui… così diventando imitatori nostri e del Signore… che non cerchiamo di piacere agli uomini, ma a Dio… Voi che avete sofferto da parte dei Giudei, assassini del Signore Gesù e dei profeti, nostri persecutori, antipatici a Dio e nemici dell’uomo… siete la nostra gloria e la gioia nostra…  Né vogliamo lasciarvi nell’ignoranza circa i fratelli già morti, affinché non vi deprimiate come i disperati… Noi vivi, che cioè sopravviveremo fino alla venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio sui morti… perché prima risorgeranno i morti in Cristo, poi noi sopravvissuti saremo rapiti con loro tra le nubi…Circa il tempo preciso… quando si parlerà di pace e di sicurezza, allora cadrà la rovina… (Paolo, I Epistola ai Tessalonicesi. Nulla sul fiasco di Atene. Morire con voluttà è in Tertulliano)