Messaggi del 06/03/2015
Il doppio lavoro di carbonaio e di carrettiere non sembrava pesare sulle forti spalle di Ottavio. Fu per un preciso calcolo che, dopo qualche tempo, anziché affaticarsi lui a tagliare legna e ad allestire e infuocare le carbonaie per i boschi, prese a raccogliere di preferenza il carbone fatto da altri, per i clienti sempre più numerosi che la sua cordialità gli aveva procurato; nei paesi vicini, ma anche a Tivoli, a Monterotondo, ai Castelli e a Roma. Diventò così, con il suo tir a muli, il commerciante di carbone atteso per i dintorni, non esigendo pagamenti immediati e sigillando i contratti con una stretta di mano. Non tardò quindi ad acquistare anche la vignarola, il carrettino da passeggio che utilizzava per viaggiare senza carico. Vi attaccava sempre Picchione, il mulo ribelle, suo preferito. E girando per andare a riscuotere o per le fiere a comprare finimenti, attrezzature e merci non reperibili in paese, si faceva accompagnare dalla giovane sposa. Trovava comunque il tempo per le serate all’osteria e per le mattinate a caccia. Così che in casa non mancava mai la cacciagione: erano cibo consuetudinario, oltre i maccheroni impastati dalla mamma, quaglie e lepri; che ormai sono scomparse appresso ai lupi, nonostante i tentativi di ripopolamento. Era stato il babbo a volere per mia sorella il nome della vamp, Vanda, per me il nome romano (ma mi chiamava Biotto) e per l’ultimo nato il nome del caudillo spagnolo ammirato e spalleggiato dai fascisti nostrani. Quando sento oggi (lo faccio io stesso) etichettare con il titolo di fascista la persona altezzosa e facile alle discriminazioni pregiudiziali, non posso fare a meno, ripensando a mio padre, di considerare come allora essere fascista significasse per molti di loro tutt’altra cosa. Ed ecco l’evento. Si preparava da tanto tempo che alla fine la guerra scoppiò. Il 1° settembre del 1939 la Germania invadeva la Polonia e l’anno successivo conquistava in un lampo mezza Europa, inginocchiando la Francia. Il sogno dell’Impero sembrava diventare una facile realtà, al fianco dell’alleato tedesco. E a Monteflavio, come altrove, i camerati cantavano: Slungheremo lo Stivale / fin all’Africa Orientale. |
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