Creato da anonimo.sabino il 06/09/2006

L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

Messaggi del 27/04/2015

TATA GIOVANNI - 11

Post n°1888 pubblicato il 27 Aprile 2015 da anonimo.sabino
 

     Mosconi non l’aveva, una madre alla quale chiedere o dare aiuto. Una volta che una suora lo picchiò di nuovo, per punirlo della sua insolenza, le afferrò il velo e tirò giù con tutta la forza, togliendole la cuffia e gridando:

     “Scuffia! Scuffia! Te la levo io, la scuffia. Stronza!”

     La suora emise un urlo e si accasciò semisvenuta. Mentre il “cattivo” si ritraeva nell’altro angolo e scoppiava in un pianto dirotto. Come un bambino.

     Io strinsi i denti e restai. Speravo inoltre che in tre anni (significano l’eternità, per un bambino) qualcosa potesse cambiare. Qualcosa cambiava in me. Imparai tutte le parolacce del vocabolario romanesco. Per forza: nei primi tempi, vedendo come i bambini provenienti dai paesi erano presi in giro e chiamati burini, me ne stavo per lo più taciturno (anche per questo ero considerato un buono); e quando dovevo proprio parlare, cercavo di imitare i romani. Mi riconobbi una rara versatilità linguistica. Ma in un ambiente come quello diventai litigioso e violento, quantunque, rispetto al peggio, continuassi ad essere classificato tra i buoni. Accettavo subito la rissa, schierandomi però con il più debole. “Non è giusto” era la mia parola d’ordine: ero stato già socializzato dal paese. E conobbi cose che non avrei mai saputo: la mafia tra bambini, la sopraffazione, il ricatto, la frustrazione.

     Conobbi anche l’amicizia, il sogno, la speranza. Ma rischiai una deformazione del mio stesso carattere, cadendo in una rete di bande e di rappresaglie fanciullesche (i fanciulli possono essere più crudeli degli adulti), nella quale i più “vecchi” e spregiudicati schiacciavano ogni possibile contendente trattandolo da nemico. Una volta uno mi saltò addosso a sorpresa dopo avermi sgambettato e mi tempestò di pugni. Per scommessa, mi dissero poi.

     Credo di essere stato salvato dalla mia voce.

     Una delle suore che a turno ci sorvegliavano nel terrazzone, una suora nuova, un giorno si mise a cantare, con alcuni bambini chiamati attorno a sé. Di solito me ne stavo lontano dalle scuffie, pieno di rancore contro tutte. Sentendo alcuni canti che avevo imparato da Ulda, mi avvicinai e, invitato anch’io a partecipare, presi a cantare. Mi gradirono al punto che rimasi a cantare da solo; gli altri a sentirmi. 

 
 
 


 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 32
 

ULTIME VISITE AL BLOG

cassetta2giovila1966m.a.r.y.s.emetodiovita.perezdaunfiorem.graziabCoralie.frangela.arieteanonimo.sabinoelrompido5lucre611I.am.Layladitantestelle
 

 

ULTIMI COMMENTI

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963