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L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

Messaggi del 13/07/2015

CAMINO MONFERRATO - 6

Post n°1941 pubblicato il 13 Luglio 2015 da anonimo.sabino
 

Allievo pessimo, invero, nei confronti di madonna castità. I miei sfoghi solitari continuavano a nutrire le mie angosce e la convinzione non solo che non avessi la vocazione, ma che essa non esistesse. Che non esistesse neanche Dio. Almeno quel Dio.

Mi domandavo come potesse un Padre buono, il più buono, avere piacere o gloria dalla sofferenza dei figli; come avesse potuto volere o almeno permettere la crocifissione del figlio divino. E se era assurdo che ci avesse maledetti per la mela mangiata da un lontanissimo e improbabile progenitore, era ancora più incredibile che ci avesse poi perdonato grazie alla crocifissione di suo figlio.

Dovevo arrivare al fondo di quella storia. No, non mi bastava sapere se avevo o no la cosiddetta vocazione. Se la mia vita, perfino quella eterna, oltre a quella terrena, dentro o fuori di lì, dipendeva comunque dall’evento della redenzione, dovevo vederci chiaro, in quell’evento. Per il nuovo Padre Maestro (e per la dottrina cristiana) il dubbio era già un peccato contro la fede:

“Devi fortificare la virtù della fede; e devi pregare Dio che non ti venga meno, perché è un suo dono”.

“Sono dogmi, che non posso e non intendo discutere, anche se non vedo come un dono di Dio possa essere un merito nostro, una virtù; è uno dei tanti misteri. E non faccio fatica ad accettarlo, senza bisogno di verificarlo, come gli altri misteri, sapendo che essi vengono da Dio. Ma non può essere oggetto di fede la verità preliminare”.

  “Quale, figliuolo?”

“Che vengano da Dio i nostri misteri. Solo così motivata, la fede ha senso e può diventare virtù. Ha senso così la fede di un coniuge nell’altro, la fede come affidamento e quindi come fiducia e riconoscimento nei confronti della persona che si conosce. Ma se non accertiamo prima che la rivelazione ci venga da Dio, non a lui prestiamo fede, ma a chi parla in suo nome. E potrebbe essere un ciarlatano. Per la Chiesa è sempre benedetto (benedictus qui venit in nomine Domini), ma a dispetto del secondo comandamento: non parlare in nome di Dio”.

“Puoi sospettare di ciarlataneria migliaia di pensatori, che hanno versato fiumi d’inchiostro sull’argomento? O ti credi un pensatore più grande dei dottori della Chiesa?”

Per il Padre Mariani era questo il modo consueto di chiudere l’argomento. L’ultima ragione che gli restava era l’ipse dixit

 

 

 

 
 
 


 

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