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Spostarsi verso l'alto sulla catena alimentare

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Spostarsi verso l’alto sulla catena alimentare
Lester R. Brown
www.earth-policy.org/books/fpep/fpepch3
Earth Policy Release
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25 Novembre, 2013

Per la maggior parte del tempo che gli uomini hanno camminato sulla terra, abbiamo vissuto come cacciatori - raccoglitori.
La quota della dieta umana che veniva dalla caccia rispetto alla raccolta variava con la posizione geografica, l’abilità nella caccia, e la stagione dell’anno.
Durante l’inverno nell’emisfero settentrionale, per esempio, quando c’era poco cibo da raccogliere, la gente dipendeva pesantemente dalla caccia per la sopravvivenza.
La nostra lunga storia di cacciatori - raccoglitori ci ha lasciato con un appetito per le proteine animali che continua a plasmare le diete pure oggi.

Fino alla metà del secolo scorso, gran parte della crescita della domanda di proteine animali era stata soddisfatta ancora dalla produzione crescente dei due sistemi naturali: la pesca oceanica e i pascoli.
Tra il 1950 e il 1990, la pesca oceanica salì da 17 a 84 milioni di tonnellate, un aumento di quasi cinque volte.
Durante questo periodo, la cattura di pesce per persona è più che raddoppiata, salendo da 15 a 35 libbre.

Questa fu l’età d’oro della pesca oceanica.
Il pescato crebbe rapidamente mentre le tecnologie della pesca si evolsero e le navi di trasformazione e refrigeranti cominciarono ad accompagnare le flotte dei pescherecci, consentendo loro di operare in acque lontane.
Purtroppo, l’appetito umano per i frutti di mare ha superato il rendimento sostenibile della pesca oceanica.
Oggi i quattro quinti del pesce è pescato pari o oltre le sue capacità sostenibili.
Come risultato, molti sono in declino e alcuni sono crollati.

Anche i pascoli sono sistemi essenzialmente naturali.
Situati in gran parte nelle regioni semiaride, troppo secche per sostenere l’agricoltura, essi sono vasti — coprono circa il doppio della superficie coltivata a colture.
In alcuni paesi, come il Brasile e l’Argentina, i bovini da carne sono quasi interamente nutriti con erba.
In altri, come negli Stati Uniti e in quelli in Europa, il manzo è prodotto con una combinazione di erba e grano.

In ogni società in cui i redditi sono aumentati, l’appetito per la carne, il latte, le uova e i frutti di mare ha generato un’enorme crescita del consumo di proteine animali.
Oggi, circa 3 miliardi di persone si stanno muovendo verso l’alto sulla catena alimentare.
Per le persone che vivono a livello di sussistenza, il 60% o più delle loro calorie in genere proviene da un unico alimento di base amidaceo come il riso, il grano o il mais.
Mentre i redditi crescono, le diete si diversificano con l’aggiunta di proteine animali.

Il consumo mondiale di carne è salito da poco meno di 50 milioni di tonnellate nel 1950 a 280 milioni nel 2010, più di un aumento di 5 volte.
Nel frattempo, il consumo per persona è passato da 38 libbre a 88 l’anno.
La crescita dei consumi durante questo arco di 60 anni si è concentrata nei paesi industrializzati e di nuova industrializzazione.

Il tipo di proteine animali che la gente sceglie di mangiare dipende fortemente dalla geografia.
I paesi che sono ricchi di terra con vaste praterie — vedi gli Stati Uniti, il Brasile, l’Argentina e la Russia — dipendono fortemente dalle manzo o -— come in Australia e in Kazakhstan — dal montone.
I paesi che sono più densamente popolati e privi di ampi pascoli, storicamente, hanno contato molto di più sulla carne di maiale.
Tra questi ci sono la Germania, la Polonia e la Cina.
I paesi insulari e quelli con coste lunghe, come il Giappone e la Norvegia, si sono rivolti agli oceani per le loro proteine animali.

Nel corso del tempo, i modelli globali del consumo di carne sono cambiati.
Nel 1950, il manzo e il maiale dominavano totalmente, lasciando il pollame terzo ma distante.
Dal 1950 fino al 1980, la produzione di manzo e maiale aumentò più o meno rapidamente.
La produzione di carni bovine premette contro i limiti delle praterie, tuttavia, più capi di bestiame furono messi nei recinti.
Dato che i bovini non sono efficienti nel convertire il grano in carne, la produzione mondiale di carni bovine (che salì da 19 milioni di tonnellate nel 1950 a 53 milioni nel 1990) non si è ampliata di molto da allora.
Al contrario, i polli sono altamente efficienti nel convertire il grano in carne.
Come risultato, la produzione avicola mondiale (che crebbe lentamente in un primo momento) ha accelerato, superando le carni bovine nel 1997.

I 2 principali consumatori di carne del mondo sono la Cina e gli Stati Uniti.
Gli USA sono stati il leader fino al 1992, quando è stato superato dalla Cina.
A partire dal 2012, la Cina mangia il doppio della carne mangiata negli Stati Uniti — 71 milioni di tonnellate contro 35 milioni.

L’enorme crescita del consumo di carne in Cina, principalmente di maiale, venne dopo le riforme economiche nel 1978, quando i grandi gruppi di produzione furono sostituiti da aziende a conduzione familiare.
Oggi la carne di maiale è prima a livello mondiale, e la metà di essa è consumato in Cina.
La forte dipendenza dalla carne di maiale non è nuova in Cina.
Nel tentativo di minimizzare gli sprechi, le famiglie dei villaggi in Cina hanno una vecchia tradizione del tenere un maiale che è alimentato con i rifiuti della cucina e della tavola.
Quando il maiale è adulto, viene macellato e mangiato e sostituito con un altro piccolo suino, svezzato da poco.
Anche se oggi la produzione su larga scala di porco commerciale domina la Cina in uscita da un’urbanizzazione, il posto di rilievo del maiale nella dieta cinese ha profonde radici culturali.

Con 1.350 milioni di persone cinesi che chiedono a gran voce più carne di maiale, la produzione laggiù è salita da 9 milioni di tonnellate nel 1978, l’anno delle riforme economiche, a 52 milioni di tonnellate nel 2012.
La produzione di carne di maiale in USA è aumentata da 6 a 8 milioni di tonnellate nello stesso periodo.

Questi cambiamenti nel mondo del consumo di carne sono stati guidati principalmente dalle notevoli differenze fra i costi di produzione, con i consumatori in movimento verso le offerte a basso costo.
Nel 1950, il pollame era costoso e la produzione era limitata, per il montone era lo stesso.
Ma dalla metà del secolo in poi, i progressi nell’efficienza della produzione del pollame fece scendere il prezzo e sempre più persone poterono permetterselo.
Negli Stati Uniti — dove mezzo secolo fa il pollo era qualcosa di speciale, di solito servito a cena la Domenica — il prezzo basso del pollo di oggi lo rende la carne di scelta per il consumo quotidiano.

Forse la più grande ristrutturazione è avvenuta con il consumo di frutti di mare.
Storicamente, i paesi costieri e insulari, in particolare, hanno cominciato a contare più pesantemente sugli oceani mentre la richiesta di pesce aumentava e le tecnologie della pesca avanzavano.
In Giappone, sempre più terra è stata necessaria per produrre il suo alimento di base, il riso mentre la pressione demografica aumentava le costruzioni.
All’inizio del XX secolo, il Giappone stava usando praticamente tutte le sue terre coltivabili per la produzione di riso, non c’era terra per produrre mangimi per bestiame e pollame.
Così il Giappone scelse i frutti di mare per soddisfare la crescente domanda di proteine animali.

Il Giappone ora consuma 8 milioni di tonnellate di pesce l’anno come parte della sua dieta di “pesce e riso”.
Ma con la pesca oceanica spinta ai suoi limiti, ci sono poche opportunità per gli altri paesi di passare al mare nello stesso modo per le proteine.
Ad esempio, se il consumo pro capite cinese dei frutti di mare oceanici dovesse raggiungere il livello giapponese, consumerebbe quasi tutto il pescato mondiale.

Quindi, anche se la Cina è un attore leader per la pesca oceanica, con una cattura annua di 15 milioni di tonnellate, principalmente essa ha promosso l’allevamento del pesce per soddisfare i suoi bisogni di frutti di mare in rapida crescita.
A partire dal 2010, la sua produzione di acqua coltura — soprattutto carpe e frutti di mare — è pari a 37 milioni di tonnellate, più del resto del mondo messo insieme.
Con i redditi che ora aumentano nell’Asia densamente popolata, altri paesi seguono l’esempio della Cina.
Tra loro ci sono India, Thailandia e Vietnam.

Negli ultimi 20 anni, l’acqua - coltura è emersa come una fonte importante di proteine animali.
La resa dell’acqua - coltura mondiale si espanse e si quadruplicò tra il 1990 e il 2010 spinta dalla elevata efficienza con cui le specie onnivore come la carpa, il tilapia e il pesce gatto convertono i cereali in proteine animali.
Le prime stime indicano che ha eclissato la produzione bovina in tutto il mondo nel 2011.

Non tutte le operazioni dell’acqua - coltura sono benefiche per l’ambiente.
Alcune sono sia dirompenti per l’ambiente che inefficienti nell’uso dei mangimi, come l’allevamento di gamberi e salmoni.
Queste operazioni rappresentano solo una piccola quota del totale mondiale del pesce allevato, ma crescono velocemente.
L’allevamento dei gamberetti spesso comporta la distruzione delle foreste costiere delle mangrovie per creare habitat per i gamberetti.
Quelli di salmone sono inefficienti in quanto sono alimentati con altri pesci, di solito farina di pesce che viene sia dai rifiuti degli impianti di trasformazione del pesce o da pesci di scarso valore pescati appositamente per questo scopo.

Dato che le persone consumano più carne, latte, uova e pesce d’allevamento aumenta indirettamente il consumo di grano.
Il Confronto dell’uso del grano per persona in India e negli USA fornisce un’idea di quanto grano ci vuole per salire la catena alimentare.
Nell’India a basso reddito — dove il consumo di grano annuo ammonta a 380 libbre per persona, ovvero circa 1 libbra al giorno — quasi tutto il grano va consumato direttamente per soddisfare le esigenze energetiche alimentari di base.
Solo il 4% è convertito in proteine animali.
Non a caso, il consumo della maggior parte dei prodotti animali in India è piuttosto basso.
Il latte, le uova e il consumo di pollame, tuttavia, stanno iniziando ad aumentare, in particolare nella classe media indiana in espansione.

L’americano medio, invece, consuma circa 1400 libbre di grano all’anno, 4/5 dei quali indirettamente, sotto forma di carne, latte e uova.
Così il consumo totale di grano per persona negli Stati Uniti è quasi quattro volte quello dell’India.

La carne di maiale e di pollame sono le principali fonti mondiali di proteine animali terrestri, ma le uova non sono molto indietro, con 69 milioni di tonnellate prodotte nel 2010.
La produzione di uova è cresciuta costantemente nel corso dell’ultimo mezzo secolo e sembra probabile che continuerà a farlo.
Le uova sono relativamente poco costose, ma una porzione/fonte preziosa di proteine.
In tutto il mondo, le persone mangiano in media tre uova a settimana.

Come per la carne di maiale, la produzione di uova in Cina è cresciuta a un ritmo esplosivo, passando dai 6 milioni di tonnellate del 1990 a 24 milioni di tonnellate del 2010.
Come risultato, la Cina domina totalmente la produzione mondiale di uova.
Gli Stati Uniti sono secondi, ma distanti, con poco più di 5 milioni di tonnellate all’anno.
L’India è terza, con 3 milioni di tonnellate.

Eppure i consumatori di alcuni paesi vivono in cima alla catena alimentare, ma usano relativamente poco grano per nutrire gli animali.
Ad esempio, i giapponesi usano solo moderate quantità di cereali per mangimi perché la loro assunzione di proteine è dominata dal pesce oceanico pescato.
Questo è pure il caso di Argentina e Brasile, dove quasi tutto il manzo è nutrito con erba.

Negli ultimi decenni, il Brasile, terzo nella classifica dei consumatori di carne del mondo, ha registrato una marcata ristrutturazione del suo modello di consumo di carne.
Nel 1960 il manzo era assolutamente dominante, con la carne di maiale al secondo posto e il pollame quasi inesistente.
Dal 2000, con la sorpresa di molti, la rapida crescita del consumo di pollame in Brasile eclissò quella del manzo.
Il consumo di maiale è ancora molto indietro.

Con le praterie del mondo che sono pascolate ai loro limiti o al di là, la produzione di carni bovine supplementare ora viene in gran parte dal mettere più capi di bestiame nei recinti.
Un manzo in un recinto richiede 7 libbre di grano per ogni libbra di peso.
Per il maiale, ogni libbra di peso vivo supplementare richiede 3,5 libbre.
Per il pollame, è poco più di 2.
Per le uova il rapporto è di 2 a 1.
Per le carpe in Cina e in India e il pesce gatto negli USA, ci vogliono meno di 2 libbre di mangime per ogni libbra di ulteriore aumento di peso.
Così il cambiamento a livello mondiale dei modelli di consumo di carne riflette i costi di produzione della carne, che a sua volta riflette i livelli molto diversi di efficienza con i quali i bovini, i suini, i polli e i pesci d’allevamento trasformano il grano in proteine.

Le recenti tendenze della produzione danno un certo senso del dove è diretto il mondo.
Tra il 1990 e il 2010, la crescita della produzione dei bovini è stata in media meno dell’1% all’anno.
La carne di maiale, nel frattempo, è aumentata di oltre il 2% all’anno, le uova di quasi il 3%, e il pollame del 4%.
La produzione dell’acqua - coltura, che fissa il gold standard in termini di efficienza di conversione del grano, è cresciuta di quasi l’8% all’anno, salendo dai 13 milioni di tonnellate del 1990 ai 60 milioni di tonnellate del 2010.

La quota del raccolto mondiale di cereali utilizzata per l’alimentazione del bestiame, del pollame, e del pesce di allevamento è rimasta straordinariamente stabile negli ultimi decenni.
Una ragione per la quale non è aumentata molto è nella pratica, ormai di tutto il mondo, di incorporare la farina di soia nelle razioni alimentari con un rapporto di circa 1 parte di farina di soia e 4 parti di grano.
Questo porta ad una conversione molto più efficiente del grano in proteine animali.
Poiché la domanda di proteine animali è salita nel corso dell’ultimo mezzo secolo, la domanda di soia è salita ancora più velocemente.

In tutto il mondo, circa il 35% dei 2,3 miliardi di tonnellate di grano raccolto annualmente è usato come mangime.
Al contrario, la quasi totalità del raccolto di soia finisce come mangime.
Sia il maiale che il pollame dipendono molto dal grano, mentre il manzo e la produzione di latte dipendono più da una combinazione di erba e grano.

I tre più grandi produttori di carne del mondo — Cina, Stati Uniti e Brasile — si basano molto sulla farina di soia come integratore di proteine nelle razioni di mangime.
Infatti, la quota di farina di soia nei mangimi in ogni paese ora varia tra il 15 e il 18%.

La crescente pressione sulla terra e sulle risorse idriche ha portato ad alcuni nuovi modelli promettenti di produzione di proteine animali, uno dei quali è la produzione di latte in India.
Dal 1970, la produzione di latte in India è aumentata di quasi sei volte, saltando da 21 a 117 milioni di tonnellate.
Nel 1997, l’India ha superato gli Stati Uniti nella produzione di latte, il che la rende il principale produttore di latte del mondo.

La scintilla di questa crescita esplosiva venne nel 1965, quando un intraprendente giovane indiano, il dottor Verghese Kurien, organizzò il National Dairy Development Board, un’organizzazione ombrello di cooperative lattiero - casearie.
Lo scopo principale della coop è stato quello di commercializzare il latte delle due o tre mucche di proprietà in genere di ogni famiglia del villaggio.
Furono queste cooperative lattiero - casearie che hanno fornito il nesso tra il crescente appetito per i prodotti lattiero - caseari e i milioni di famiglie del villaggio che avevano solo un piccolo avanzo da vendere.

La creazione del mercato del latte ha spinto la crescita di sei volte.
In un paese dove la carenza di proteine blocca la crescita di tanti bambini, l’ampliamento dell’offerta di latte da meno di mezzo bicchiere al giorno a persona di 25 anni fa a più di una tazza di oggi rappresenta un passo importante.

Quello che è unico qui è che l’India ha costruito la più grande industria del mondo lattiero - caseario quasi interamente sul foraggio grezzo, per lo più residui del raccolto — paglia di grano, paglia di riso e stocchi di mais — ed erba raccolta ai lati della strada.
Le mucche sono alimentate spesso nelle stalle con residui del raccolto o erbe raccolte quotidianamente e portate da loro.

Un secondo modello di produzione di proteine, relativamente recente, che si basa anche sui ruminanti, è quello sviluppato in Cina, soprattutto in 4 province della Cina centrale orientale — Hebei, Shangdong, Henan e Anhui  — dove il doppio raccolto di frumento invernale e di mais è comune.
Una volta che il grano invernale cresce e matura all’inizio dell’estate, deve essere raccolto rapidamente in modo che il letto di semina possa essere preparato per piantare il mais.
La paglia che è rimossa dalla terra prima di preparare il letto di semina alimenta il bestiame, come fanno le foglie del mais che restano dopo il raccolto di fine autunno.
Integrando questa foraggio grezzo con piccole quantità di azoto, tipicamente sotto forma di urea, la microflora nel complesso apparato digerente dei bovini con quattro stomaci è in grado di convertire in modo efficiente il foraggio grezzo in proteine animali.

Questa pratica permette a queste quattro province che producono raccolti, di produrre pure molti bovini del paese.
Questa regione centro - orientale della Cina, soprannominata la cintura di manzo dai funzionari cinesi, produce grandi quantità di proteine animali utilizzando solo scarti.
Questo uso dei residui delle colture per la produzione di latte in India e di carne in Cina significa che gli agricoltori ottengono un secondo raccolto da quello originale.

Un altro modello di produzione di proteine animali molto efficiente, uno che si è evoluto in Cina nel corso dei secoli, è nell’acqua - coltura.
In un sistema di produzione di policoltura della carpa, 4 specie di carpa crescono insieme.
Una specie si nutre di fitoplancton.
Una si nutre di zooplancton.
Una terza si nutre di erba acquatica.
E il quarto è un alimentatore di base.
Queste 4 specie sono così un piccolo ecosistema, ognuno riempie una nicchia particolare.
Questo sistema multispecie rappresenta la maggior parte del raccolto dei 16 milioni di tonnellate di carpa cinese del 2011.

Sebbene questi 3 modelli di produzione delle proteine si siano evoluti in India e Cina, entrambe nazioni molto popolate, essi possono trovare un posto in altre parti del mondo mentre le pressioni demografiche si intensificano e mentre le persone cercano nuovi modi per convertire i prodotti vegetali in proteine animali.

Guardando al futuro, ci sono alcuni cambiamenti piuttosto evidenti che si verificano nel modello di consumo di carne mondiale.
Questi sono in gran parte guidati dallo spostamento costante dal convertitore di cereali in proteine animali meno efficiente (come il manzo nutrito a foraggio), a quelli più efficienti, come il pesce di allevamento e il pollame.
Se le tendenze recenti continueranno, la produzione avicola, che ha già eclissato il manzo, probabilmente supererà il maiale nel 2020 o poco dopo, rendendo il pollame leader a livello mondiale.
Nel giro di pochi anni, è probabile che la produzione di pesci d’allevamento sorpassi sia il pollame che il maiale, diventando la principale fonte mondiale di proteine animali entro il 2023.

Negli USA, il consumo di carne (che era salito costantemente per oltre mezzo secolo) raggiunse un picco nel 2007, cadendo del 6% nel 2012.
Questo picco e declino non erano ampiamente previsti.
Tra i fattori che contribuiscono ci sono i prezzi elevati dei mangimi e, di conseguenza, i prezzi della carne; la persistente incertezza da parte dei consumatori circa la ripresa economica, e una crescente consapevolezza tra i consumatori delle conseguenze negative sulla salute del mangiare troppa carne, tra le quali le malattie cardiache, il cancro e l’obesità.
C’è anche una crescente opposizione da parte delle associazioni per i diritti degli animali e delle associazioni ambientaliste ai metodi di produzione disumani ed inquinanti connessi con l’agricoltura di fabbrica.
Per un motivo o per un altro, gli americani stanno riducendo il loro consumo di carne.
Gli Stati Uniti sembrano essere il primo tra i paesi più popolosi a sperimentare un tale brusco declino — uno che sembra destinato a diventare una tendenza a lungo termine.

Le persone con la speranza di vita più lunga non sono quelle che vivono molto in basso o molto in alto nella catena alimentare, ma coloro che occupano una posizione intermedia.
Gli italiani, che vivono più in basso degli americani nella catena alimentare, possono aspettarsi di vivere per 81 anni, a fronte di un’aspettativa di vita americana di 79.
Gli italiani beneficiano di ciò che è comunemente descritta come la dieta mediterranea, che include bestiame e pollame, ma in quantità moderate.

Anche se il mondo ha avuto molti anni di esperienza nel nutrire quasi 80 milioni di persone in più ogni anno, ha molta meno esperienza nel nutrire anche 3 miliardi di persone con redditi in aumento che vogliono risalire la catena alimentare e consumano più prodotti ad alta intensità di grano.
Considerando che la crescita della popolazione genera domanda di grano e riso, i due prodotti alimentari dell’umanità, ciò aumenta la ricchezza che sta guidando la crescita della domanda di mais, il grano che nutre il mondo.
Storicamente, le tendenze mondiali della produzione di mais e frumento si sono spostate più o meno insieme dal 1950 fino al 2000.
Ma poi il mais è decollato, salendo a 960 milioni di tonnellate nel 2011, mentre il grano è rimasto a meno di 700 milioni di tonnellate.

Sono l’aumento del consumo di prodotti animali, più la conversione dei cereali in carburante che hanno favorito la crescita annua della domanda mondiale di cereali da circa 20 milioni di tonnellate di dieci anni fa a oltre 40 milioni di tonnellate negli ultimi anni.
Mentre i redditi continuano ad aumentare, la pressione sugli agricoltori per produrre abbastanza grano e soia per soddisfare il crescente appetito di bestiame e pollame può solo intensificarsi.
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Questo è un testamento tanto necessario e un documento storico di uno dei grandi ambientalisti del nostro tempo”. — Edward O. Wilson, University Research Professor, Harvard University, il libro di memorie di Lester Brown Scoprire nuovi terreni.
Full Planet Empty Plates: La nuova geopolitica della scarsità alimentare di Lester R. Brown (New York: WW Norton & Co.)
I dati di supporto, i video e le slides sono disponibili per il download gratuito su www.earth-policy.org/books/fpep.
Sentitevi liberi di trasmettere queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Media Contact: Reah Janise Kauffman
Contatto per la Ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 1 aprile 2014.

 
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