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La politica demografica iraniana

Il Pendolo oscillante della politica demografica in Iran
Janet Larsen
www.earth-policy.org/plan_b_updates/2014/update124
Earth Policy Release
Plan B Aggiornamento
25 Giugno 2014

L’alto costo della vita e le opportunità economiche limitate in Iran sono una manna per il controllo delle nascite, mentre le coppie decidono di mantenere le loro famiglie piccole.
Ma il Parlamento iraniano ha discusso di recente di punire chi promuove la contraccezione.
E il 24 giugno 2014, ha votato 106-73 a favore di renderla illegale per promuovere le operazioni di sterilizzazione.
La discussione significa un drammatico dietro-front da quando il governo ha offerto la vasectomia gratuita, se questo diventerà legge.

L’Iran è spesso salutato come una storia di successo della popolazione.
Laggiù i tassi medi di fertilità sono scesi dai più di 6 bambini nati per donna dei primi anni 1980 ai 2 bambini dei primi anni di questo secolo, incoraggiati da una vasta campagna di pianificazione e dall’educazione familiare sostenuta da chierici religiosi.
In una sola generazione, l’Iran ha ottenuto una transizione demografica che l’Europa ha ottenuto in alcuni secoli.
Mentre recentemente la leadership iraniana è tornato alla retorica e alle politiche a favore della natalità, esortando le donne a stare a casa e a avere più figli, è improbabile che la popolazione giovane altamente istruita e pressata economicamente torni ai tassi di natalità elevati del tempo dei nonni.

Già nel 1967, la pianificazione familiare era riconosciuta come un diritto umano in Iran, sancito in una politica nazionale introdotta dallo Shah Mohammad Reza Pahlavi.

L’obiettivo era quello di accelerare la crescita economica e di migliorare la condizione delle donne, incoraggiandole a lavorare.
E anche se i religiosi conservatori predicavano contro il controllo delle nascite, molte donne — soprattutto quelle di città — acquisirono la capacità di controllare il numero e la differenza di età dei figli con le pillole contraccettive orali.
Una legge del 1973, entrata in vigore nel 1976, allentò le restrizioni alla sterilizzazione maschile e femminile.
A metà degli anni ‘70, la promozione della pianificazione familiare colpì i mass media.

Poi arrivò la rivoluzione islamica del 1979.
I programmi di pianificazione familiare furono smantellati a causa della loro associazione con gli ideali occidentali.

Il governo incoraggiò la procreazione, pagando assegni alle famiglie per ogni bambino nato.
Durante la guerra dal 1980 al 1988 contro l’Iraq, più bambini significavano più soldati, e il leader rivoluzionario l’Ayatollah Ruhollah Khomeini decantò i vantaggi delle grandi famiglie.
Il tasso di crescita della popolazione iraniana salì a quasi il 4%, secondo le statistiche ONU — una delle più alte al mondo.
Nel 1986, quasi la metà della popolazione iraniana era sotto l’età di 15 anni.

Dopo la fine della guerra, l’economia vacillò.
La gente in città sovraffollate e inquinate affrontava le difficoltà a trovare lavoro.
Il programma di pianificazione familiare iraniano fu rilanciato, con l’obiettivo di limitare le dimensioni della famiglia a tre figli.
Delle risorse importanti furono destinate per fornire gratuitamente una vasta varietà di contraccettivi moderni per le coppie sposate.
Nel 1990, l’High Judicial Council affermò che le vasectomie erano coerenti con i principi islamici, rendendole di nuovo socialmente accettabili.
Farzaneh Roudi del Population Reference Bureau (PRB) scrive che una legge di pianificazione familiare nazionale fu approvata nel 1993 per promuovere una campagna intensiva di sensibilizzazione nel paese.
Le scuole inclusero corsi sulla demografia, e i media popolari furono usati per diffondere il messaggio “meno figli per una vita migliore”.

Tutto questo accadde quando l’istruzione femminile era in aumento veloce.

La campagna si estese dalle città alle campagne, con le “case della salute” rurali che integrarono la pianificazione familiare nella assistenza sanitaria di base.
I leader religiosi predicarono sui benefici sociali e sulla responsabilità di avere famiglie più piccole, e emesse delle fatwa — disposizioni religiose con la forza degli ordini del tribunale — che incoraggiavano la contraccezione che i fidanzati dovevano conoscere in un corso da frequentare prima di ricevere la licenza di matrimonio.
Nel 1994, poco più della metà delle donne in età fertile in Iran usava la contraccezione moderna, rispetto al 30% del 1989.
La pillola anticoncezionale era la scelta più popolare.
Un ulteriore 19% usava metodi tradizionali per limitare le dimensioni della famiglia.

La pianificazione familiare si diffuse ancora.
Un sondaggio del 2011 indica che circa l’82% delle donne iraniane cercano di controllare la loro fertilità, con oltre il 70% di loro che utilizza metodi contraccettivi moderni.

I preservativi sono diventati popolari quasi come la pillola anticoncezionale (un dato del ruolo crescente degli iraniani nel limitare le dimensioni della famiglia) grazie ai grandi acquisti governativi di fabbriche di preservativi iraniane.

In seguito il pendolo della politica di pianificazione familiare ha oscillato nella direzione opposta, come dimostra il recente voto del Parlamento.

Nel 2006, il presidente Mahmoud Ahmadinejad disse al Parlamento che 2 figli non erano abbastanza e che le donne avrebbero dovuto adoperarsi per farne di più.
Nel 2010, ripristinò i pagamenti per ogni nuovo bambino. Dal 2012 il fondo del “controllo della popolazione” del Ministero della Salute è stato eliminato e destinato invece a far crescere le famiglie più numerose.
Il controllo delle nascite non è più sovvenzionato, anche se la presenza di un’industria privata vivace significa che è ancora ampiamente disponibile.

Il controllo sulla fertilità personale è visto ancora una volta da alcuni conservatori come una pericolosa influenza occidentale.
Il leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei definì le azioni degli anni 1990 che avevano portato le donne a controllare le dimensioni e la tempistica delle loro famiglie, incluso il suo ruolo nella campagna di pianificazione familiare, “un errore”.
L’attuale presidente, Hassan Rohani, non è stato particolarmente attivo con la popolazione, ma nel maggio 2014, l’Ayatollah Khamenei ha pubblicato un piano di 14 punti per aumentare i tassi di crescita della popolazione.
Il progetto di oggi è che la popolazione iraniana raddoppi a 150 milioni entro il 2050.
I vecchi messaggi televisivi che invitavano le famiglie a fermarsi a 2 figli sono stati sostituiti; l’Economist ha raccontato di una recente trasmissione statale nella quale un prelato eminente invitava le famiglie ad avere almeno 5 figli —come la famiglia del profeta Mohammed — ma una dozzina sarebbe ancora meglio.

Attualmente i tassi di fertilità più alti del Medio Oriente sono in Yemen (uno Stato in fallimento secondo molti criteri) dove le donne hanno 4 figli o più, in media (in calo dai quasi 7 registrati alla fine degli anni ‘90).
Nell’ultimo sondaggio a livello nazionaled nel 2006, solo il 19% delle donne in Yemen faceva uso di contraccettivi moderni.
Solo la metà delle donne yemenite sa leggere, e mentre tutti i ragazzi sono andati alla scuola elementare nel 2012, almeno il 58% delle ragazze è rimasto a casa.
Questo contrasta con l’Iran, dove la scuola è in gran parte universale e le donne superano gli uomini a livello universitario.
Alcune università in Iran hanno introdotto anche le quote per impedire che la presenza maschile cali ulteriormente.

In tutti gli stati, quando più ragazze vengono istruite e rimangono a scuola più a lungo, i tassi di natalità cadono.
Con l’alfabetizzazione tradizionale e con l’uso di Internet molto diffusi in Iran (anche se è un Internet ufficialmente censurato), sarà difficile tornare indietro con l’orologio per convincere i giovani iraniani correre ad avere più figli.
Roudi di PRB dice che “Il programma di pianificazione familiare iraniano degli ultimi 2 decenni, ebbe successo perché adatto alle esigenze delle famiglie. La nuova politica è solo crescita e non prende in considerazione le esigenze delle persone; è per questo non avrà successo”.

Inoltre, tutto ciò che rende più difficile l’ottenimento di servizi di salute riproduttiva e di informazioni potrebbe portare a un incremento della realizzazione di gravidanze indesiderate e di aborti.
L’aborto è illegale in Iran, punibile con una multa e con la reclusione fino a 5 anni, ma si verifica in condizioni segrete e spesso non sicure.
Inoltre, vi è il serio rischio che, se i preservativi diventassero più costosi o difficili da trovare, la trasmissione di infezioni a trasmissione sessuale, compreso l’HIV/AIDS, potrebbero aumentare.

Il pensiero del raddoppio veloce della popolazione iraniana — altre città affollate, ingorghi peggiori del traffico, aule strapiene, e aumento della disoccupazione — ha messo di nuovo la paura nei leader iraniani.
La popolazione del paese è giovane (una reliquia dai tassi di crescita molti alti del passato), e ancora in crescita al 1,3% all’anno, anche se le persone partono in cerca di opportunità.
Se l’attuale tendenza verso famiglie più piccole resistesse, nonostante i solleciti a cambiare rotta, il tasso di crescita annuale dell’Iran scenderebbe al di sotto dello 0,5% entro la metà del secolo — un tasso simile a quello di un certo numero di paesi, tra i quali il Giappone e molti altri in Europa occidentale, che hanno quasi stabilizzato le loro popolazioni.

Anche se l’invecchiamento della popolazione porterà alcuni problemi, essi impallidiscono in confronto a quelli che accompagnano la sovrappopolazione.
Un gran numero di giovani con limitate prospettive di lavoro e con un futuro incerto può rivelarsi molto volatile, come la storia recente ha dimostrato.
E ancora, le scarsità d’acqua sono considerate ormai un grave rischio per la sicurezza in Iran.
Con i laghi in contrazione e le falde acquifere che abbassano a causa degli usi eccessivi per le dimensioni della popolazione attuale, il percorso più sicuro per l’Iran è quello di continuare a muoversi verso la stabilità della popolazione.

# # #
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per i media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto il 01/11/2014 da F. Allegri.

 
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