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Nota su Capitan Harlock

Post n°900 pubblicato il 23 Luglio 2015 da amici.futuroieri
 

Riedizione di un ricordo
Di I. Nappini

Oggi ripresento ai lettori un pezzo di alcuni anni fa.
Esso nonostante il tempo non ha perduto la sua ragion d'essere, anzi.
Va da sé, quanto più volte ho scritto.
La serie classica di Harlock è un prodotto commerciale che ha fatto per qualche ignoto miracolo un salto oltre la sua ombra e si è trasformato in opera d'arte; la censura appare quindi scontata in questo caso.
Non so spiegarmi perchè è successo questo, e se dovessi trovare delle spiegazioni porterei ai miei lettori le mie considerazioni, forse banali.
Tuttavia c'è un elemento tipico dell'arte ed è il fatto che il fruitore di essa trova sempre nuove valenze, nuove suggestioni.
Ho rivisto la scena del Daiba che spara sulla bandiera a distanza di quasi cinque anni e mi sono accorto che essa è attuale.
Anche oggi poiché qui nel Belpaese i punti di riferimento si dissolvono e in tanti si considerano traditi e svenduti dall'Europa, dalla politica, dal centro, dalla destra, dalla sinistra.
In questo contesto la scena del Daiba e del suo secco NO a bandiere di fedeltà morte e folli o criminali e corruttrici diventa una sorta di specchio deforme di un elementare e infantile desiderio di chiudere i conti e ripartire da zero, forse di fuga dalla realtà ormai divenuta irrespirabile.
Nel gesto elementare e radicale del personaggio inventato dal maestro del fumetto giapponese Leiji Matsumoto scorgo un luogo comune, un desiderio represso, una volontà inconscia di dire ORA BASTA che emerge come un sogno ricorrente nella testa di tanti.
Ne sono convinto.
Perchè altrimenti così tanti talenti e persone di merito che cercano di andar a vivere altrove, perchè questa forte attrazione che molti sentono per epoche morte o passioni politiche di un diverso secolo, perchè al contrario molti cercano di nascondersi la realtà con suggestioni ideologiche.
Il Daiba di ieri appartiene con forza all'oggi.


Nota sulla libertà sostanziale e sull’eroe virtuale

La nota riguarda, manco a farlo apposta, una cosa che ho visto su youtube durante questa pasqua del 2010.
Si tratta di un video che presenta uno spezzone di tre minuti sulla serie classica di Capitan Harlock andata in onda in Italia nel lontano 1979, allora ero un bambino e la serie mi fece una grande impressione.
Solo che uscì censurata e non solo per questioni morali o culturali ma anche per motivazioni vagamente politiche, l’Italia era allora nei suoi anni di piombo.
Adesso che trenta lunghi anni sono passati la serie è già stata oggetto di una riedizione integrale in DVD con le parti censurate riportate in giapponese sottotitolato in lingua italiana.
Fra queste parti c’è il giuramento di Daiba un giovane scienziato che per vendicare il padre assassinato dalle aliene si unisce alla ciurma di Harlock, il pirata dello spazio che con la sua astronave da guerra combatte una lotta impari contro i nemici dell’Umanità.
Le scene allora censurate che il video ripropone sono quella nella quale il giovane Daiba è indignato per il comportamento imbelle, scellerato e criminale del governo terreste retto da un presidente autoritario, corrotto e dissoluto; il giovane spara alla bandiera del suo paese al grido di “Tu non sei più la mia bandiera” e con un congegno chiama l’astronave pirata per farsi arruolare.
La seconda scena censurata è quella del giuramento nella quale Daiba giura di combattere sotto la bandiera pirata, bandiera nera con i teschi e le tibie incrociate, per gli ideali di libertà, di giustizia e per la sua vendetta.
Queste due scene davano fastidio e furono rimosse, il montaggio non rese giustizia alla puntata che davvero merita di essere vista integralmente a distanza di così tanto tempo.
Oggi si può guardare al passato della Prima Repubblica con la certezza che essa temeva anche i cartoni animati giapponesi.
Qui occorre fare una riflessione: o il popolo italiano aveva dei fifoni al potere oppure questo minuscolo episodio fa pensare che il problema sia dato da una identificazione fra cittadino e Stato debolissima, così debole da far sì che la serie classica di Harlock poteva essere un problema tale da consigliare tagli e censure che hanno distorto il senso dell’opera nipponica in quarantadue puntate.

Per saperne di più e vedere la cosa: http://www.youtube.com/watch?v=7Cn3n-PxouE
Su Harlock e la sua ricezione in Italia cfr. Elena Romanello, Capitan Harlock , Avventure ai confini dell'Universo..., Iacobelli Edizioni, Roma, 2009

 
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